sabato 23 aprile 2016

Quasi me.me. cinematografico

Non ho mai parlato granché di cinema sul mio blog, ma in un'occasione in cui l'ho fatto ho suscitato un certo interesse, perciò, partendo dall'iniziativa di Ivano seguita anche da altri bloggers (vedi qui o qui) propongo le mie risposte alle

25 INDISCRETE DOMANDE CINEMATOGRAFICHE

1. Il personaggio cinematografico che vorrei essere?
Probabilmente il buon vecchio Indiana Jones.

2. Genere che amo e genere che odio?
Generi che amo: cartoni animati (Disney ma non solo), commedie americane, polizieschi, guerra.
Che odio: Nanni Moretti (non è un genere, lo so, ma è l'unico al quale posso applicare la parola "odio". I cinepanettoni non li considero neppure cinema, quindi non li conteggio).

3. Film in lingua originale o doppiati?
Ormai quasi sempre doppiati.

4. L'ultimo film che ho comprato?
Tutta la saga di 'Shreck'.

5. Sono mai andato al cinema da solo?
Non avrei problemi a farlo, tuttavia, no, ci sono sempre andato in compagnia.

6. Cosa ne penso dei Blu-Ray?
Non so neppure esattamente come funzioni e cosa lo distingua dal dvd...

7. Che rapporto ho con il 3D?
Mah, purtroppo spesso la scelta del produttore di creare la versione 3D del film implica che la sceneggiatura è assai carente... Comunque ho visto alcuni cartoni animati usufruendo del servizio.

8. Cosa rende un film uno dei miei preferiti?
La capacità di suscitare emozioni profonde.

9. Preferisco vedere i film da solo o in compagnia?
É uguale, basta che il compagno di visione non sia uno di quelli che ha la fissa di chiedere chiarimenti e opinioni ogni cinque minuti...

10. Ultimo film che ho visto?
'I Fantastici 4 e Silver Surfer' in televisione.

11. Un film che mi ha fatto riflettere?
'Dead man walking' di Tim Robbins.

12. Un film che mi ha fatto ridere?
'Il mio grosso grasso matrimonio greco' di Joel Zwick.

13. Un film che mi ha fatto piangere?
Più che il film in sé, a volte sono le scene. Per dire, quando il corpo di Mozart viene gettato in una fossa comune in 'Amadeus' di Milos Forman, o il soldato americano piange sommessamente nella scena finale di 'Hamburger hill' di John Irvin, come si possono trattenere le lacrime? Io non ci riesco.

14. Un film orribile?
Ho già risposto - elevato alla decima potenza - nel post che ho linkato in prefazione.

15. Un film che non ho visto perché mi sono addormentato?
'Ritorno a Cold Mountain' di Anthony Minghella (da notare che lo stesso regista aveva quasi rischiato di farmi addormentare con 'Il paziente inglese'... perseverare è diabolico e io, evidentemente, ho perseverato).

16. Un film che non ho visto perché stavo facendo le "cosacce"?
Cosa si intende per 'cosacce'? Abbiate pazienza ma uno scrittore aborrisce termini così qualunquisticamente generici ;-P

17. Il film più lungo che ho visto?
Sicuramente 'Bravehart' di Mel Gibson.

18. Il film che mi ha deluso?
La trilogia del 'Signore degli Anelli' di Peter Jackson: ha dato troppo spazio agli aspetti spettacolari del romanzo tralasciando quelli più spirituali.

19. Un film che so a memoria?
Nessuno in particolare.

20. Un film che ho visto al cinema perché mi ci hanno trascinato?
Di recente 'Star wars: il risveglio della Forza', perché francamente non avevo voglia di assistere a un reboot della saga (anche se tecnicamente è il capitolo settimo).

21. Il film più bello tratto da un libro?
'L'amico ritrovato' di Jerry Schatzberg, persino migliore del romanzo di Fred Uhlman.

22. Il film più datato che ho visto?
Direi 'Una donna vivace' di George Stevens, commedia del 1938, con James Stewart e Ginger Rogers.

23. Miglior colonna sonora?
'The Wall' dei Pink Floyd (che come saprete è un film, prima ancora che un album musicale).

24. Migliore saga cinematografica?
'Ritorno al futuro' di Robert Zemeckis.

25. Miglior remake?
'Cape fear' di Martin Scorsese mi ha colpito per la capacità di attualizzare l'originale di J. Lee Thompson senza però banalizzarlo.

lunedì 18 aprile 2016

Adesione a KDP Select

Breve post di servizio per informare i tre frequentatori abituali del blog che il donwload gratuito di alcuni miei ebook è temporaneamente sospeso.
Il motivo è l'adesione del qui presente scribacchino al programma KDP Select di amazon, che implica  per l'autore l'obbligo di non rendere disponibile i propri libri in nessun altra piattaforma eccetto amazon, includendo nel discorso anche il proprio blog o sito.
Ovviamente ne consegue che chi è abbonato al servizio Kindle Unlimited può scaricare gratuitamente gli ebook in questione (per chi non fosse al corrente: Kindle Unlimited è un servizio offerto da amazon che permette, pagando un piccolo abbonamento, di scaricare gratuitamente tutti gli ebook che aderiscono - appunto - al programma KDP Select).
Non so se questo mi permetterà di aumentare le vendite, ma vi terrò aggiornati in merito con un post apposito.
Ripensandoci, non c'è bisogno di scriverci un post: manderò un'e-mail ciascuno ai tre frequentatori abituali del blog ;-)
E visto che trattasi di messaggio pubblicitario, con l'occasione rammento l'intero elenco degli ebook in vendita su amazon che potete visualizzare CLICCANDO SU QUESTO LINK.

mercoledì 13 aprile 2016

Il mio passaggio al Romics 2016

Non essendo spalmato su una città come a Lucca, ma confinato in padiglioni sia pure ampi però limitati, il mio primo Romics mi ha dato più la sensazione di una metropolitana affollata il giorno di Halloween.
Comunque, la mia principessa è stata felice di aver partecipato: ha incontrato le autrici di "Hadez" Ilaria Catalani e Silvia Tidei come sperava, e ha trascorso un sabato diverso dal solito.
Ma le parole servono a poco, e a dire il vero non ne ho neppure molte, perciò preferisco passare direttamente alle foto.

Ingresso al padiglione 9

Folla, ovunque folla

Naturalmente cosplayers ispirati a fumetti e videogiochi


Il blogger e la sua principessa si scattano una selfie sul soffitto a specchi curvi che sovrasta la passerella sopraelevata di collegamento fra i padiglioni

I trofei portati a casa da Vanessa: una collana harrypotteriana, un cappello-Totoro e dei mochi alla marmellata di fagioli rossi.

venerdì 8 aprile 2016

Una notizia letteraria, un premio e un dubbio

La notizia è quella già ampiamente enfatizzata nei giorni scorsi dai mass media (un esempio lo trovate sul sito dell'Ansa): fra le ventisette opere di narrativa candidate a formare la rosa dei dodici che poi si contenderanno il prestigioso premio letterario Strega, per la prima volta compare un testo il cui editore è Amazon. Insomma, un self-publishing.
Il premio è - appunto - quello citato, una delle più vetuste istituzioni culturali dell'Italia repubblicana.
Il dubbio riguarda il valore da attribuire a questo fatto. É un segnale che l'establishment letterario nazionale ha finalmente riconosciuto il valore dell'auto-pubblicazione? O forse, se si vuole pensare male, non è cambiato assolutamente niente e questa inclusione fra i papabili è puro folklore?
Perché in effetti, per chi non lo sapesse, per poter entrare a far parte della sporca dozzina che può permettersi di sognare la vittoria dello Strega occorre essere 'presentati' da due persone appartenenti al gruppo che gestisce e organizza il premio, i cosiddetti amici della domenica, secondo quanto previsto dall'articolo 1 del regolamento di votazione.
Quindi, affermare come fa il quotidiano La Stampa che "Il self publishing di Amazon debutta tra i candidati al Premio Strega" mi pare eccessivo.
La notizia è, piuttosto, che due 'amici della domenica' hanno presentato un libro ai loro amici che decideranno chi deve vincere il premio tra tutti quelli presentati da altri amici degli amici.
Ecco, così suona molto più realisticamente italiano.

lunedì 4 aprile 2016

Letterati suicidi - seconda parte

Come dicevo nel post precedente i motivi di un suicidio sono fondamentalmente lo stato di depressione causato da turbe mentali o da mortificanti delusioni o dalla scomparsa di una persona amata, oppure il rifiuto di affrontare qualche grave malattia e la vecchiaia, o ancora una via di fuga estrema per evitare di assistere al proprio pubblico ludibrio o di essere arrestati o uccisi.
Nel caso di Yukio Mishima (1925-1970) l'impressione è che si sia trattato piuttosto della volontà di concludere la propria esistenza in modo spettacolare (sul piano individualistico) e di lasciare un messaggio al suo paese (sul piano storico e sociale). Il suicidio si svolse dopo un teatrale tentativo di aizzare i soldati di una caserma a compiere un colpo di stato contro il Giappone molle e politicamente sottomesso agli Stati Uniti del dopo guerra. Lo scrittore, insieme ad alcuni suoi seguaci coi quali aveva fondato un'associazione paramilitare, dopo aver arringato inutilmente le truppe regolari della caserma si tolse la vita compiendo un seppuku, il suicidio rituale dei samurai, come richiamo agli antichi valori del suo paese e come forma di protesta contro il governo.
Come è stato notato da molti studiosi del letterato giapponese, numerosi dettagli lasciano pensare che quel gesto fosse accuratamente pianificato da circa un anno. Egli sapeva che il suo improbabile colpo di stato non aveva alcuna speranza di riuscita e le sue motivazioni erano di natura "estetica" per così dire: morire nobilmente come un antico samurai dopo aver compiuto il proprio dovere. Una frase scritta su un biglietto il giorno in cui compì questo gesto è assai significativa, quantunque ambigua:

La vita umana è limitata, ma io vorrei vivere per sempre.

"Vivere per sempre" entrando nella Storia? E quale modo migliore se non compiere un gesto clamoroso di grande risonanza mediatica, più ancora che grazie alla sua fama letteraria? Ecco, forse nel caso dello scrittore giapponese la scelta di darsi la morte segue una logica "artistica" anziché esistenziale. Come ulteriore conferma è opportuno notare che Yukio Mishima aveva già messo in scena il proprio seppuku. Nel 1966 aveva infatti girato con alcuni amici un breve film ispirato a uno dei suoi racconti, Patriottismo, in cui il protagonista, un ufficiale, si toglie la vita per motivi di onore e rispetto verso i propri commilitoni che hanno appena tentato un fallito colpo di stato (coincidenza sospetta, non è vero?) Lo scrittore stesso recita in tale cortometraggio impersonando il personaggio principale e la sequenza del suicidio rituale, pur essendo estremamente realistica, è grondante di febbrile esaltazione (se vi interessa, l'intero filmino è visibile su youtube).
Un altro scrittore giapponese, Osamu Dazai (1909-1948), ha vissuto l'intera sua vita adulta cercando di togliersela. La sua biografia denota costanti comportamenti autodistruttivi, abuso di alcolici e medicinali, cure psichiatriche e cinque tentativi di suicidio in vent'anni, quattro dei quali evidentemente falliti.
Ancora più inquietante è il fatto che in tre occasioni convinse le sue compagne occasionali (anche la sua vita sentimentale fu alquanto disordinata) a condividere il gesto. Fu così che Shimeko Tanabe morì annegata nel 1930 mentre Dazai venne salvato da alcuni pescatori. Hatsuyo Oyama, sua moglie, si salvò invece dall'avvelenamento volontario da medicinali che lo scrittore aveva progettato per entrambi (si salvò anche lui in effetti, e ciò lascia presupporre un ripensamento dei coniugi, o più verosimilmente della sola Hatsuyo) mentre nell'ultimo e riuscito tentativo di darsi la morte, nel 1948, insieme a Dazai si suicidò anche la sua ultima amante, Tomie Yamazaki.
Vi sono stati anche suicidi di natura incerta. Il caso più noto è quello dello scrittore americano Jack London (1876-1916), di cui si dice genericamente che si sia tolto la vita poiché questa è anche la fine che sceglie Martin Eden, il protagonista semi-autobiografico di uno dei suoi romanzi più noti, e l'accostamento fra uno scrittore e un suo personaggio sembra sempre una spiegazione plausibile. Inoltre London era alcolizzato e le sue condizioni di salute ne risentivano parecchio. In assenza di un messaggio scritto, l'unico dato certo è che il decesso venne causato da una dose eccessiva di morfina che il romanziere stava assumendo per sopportare il dolore fisico causatogli da un'uremia acuta che lo tormentava. Anche se così diventa assai più banale, forse si è trattato di una morte accidentale dovuta a un avventato sovradosaggio. Il dubbio dell'incidente è spesso presente nei suicidi, che diventano quindi presunti. Persino nel caso di Primo Levi c'è stato chi ha ipotizzato che il tragico volo nella tromba delle scale del palazzo in cui viveva sia stato causato da un malore e non dalla volontà di farla finita.
D'altronde il suicidio viene spesso ammantato di un'aura quasi romanzesca. Di Guido Morselli si dice che si sia tolto la vita per la delusione di vedere i propri manoscritti puntualmente respinti dagli editori, ma in effetti è più corretto affermare che egli viveva in un'Italia post-monarchica che ai suoi occhi appariva di giorno in giorno più disgustosa e nella quale non si riconosceva più da tempo; inoltre aveva raggiunto uno stato di alienazione mentale e deperimento fisico tali da non sentirsi più legato in nessun modo alla sua vita terrena.
Nel caso di Emilio Salgari e di Ernest Hemingway è possibile ipotizzare addirittura una predisposizione genetica al suicidio. É altamente probabile che nel loro DNA allignasse il gene di una qualche paranoia ereditaria, considerato che anche il padre e due figli di Salgari, e il padre, due fratelli e una nipote di Hemingway si sono tolti la vita volontariamente.
Per concludere, con riferimento ancora a Osamu Dazai, si potrebbe inoltre stilare una lista di letterati che pur non essendosi materialmente suicidati hanno lucidamente e volontariamente scelto una serie di comportamenti autolesionistici tali da far supporre che stessero inconsciamente cercando la morte. La vita di Charles Baudelaire, per dire, non è forse caratterizzata da un costante abuso di oppiacei, alcolici e compimento di azioni autodistruttive? Quali nomi potrebbero comparire in una lista del genere?

venerdì 1 aprile 2016

Meglio evitare

... tanto, qualunque cosa scrivessi oggi, sicuramente pensereste a un pesce d'aprile ;-P