venerdì 30 ottobre 2009

Compendio sui centri commerciali - 2

continua il poco serio compendio sui sacri templi del consumismo alla voce "Commesse"

La psicopaticasnob è un’altra tipologia tipica. In genere si incontra più facilmente in quelle catene dove le commesse devono indossare una divisa. La classica situazione in cui capita di vederla è di fronte a uno scaffale, mentre rimette in ordine due articoli fuori posto bisbigliando frasi tipo “Tutte le volte, tutte le sante volte!” con una voce che sembra il sibilo di un demone infernale che si è appena impadronito della sua anima. In genere basta guardarla negli occhi per decidere che, tutto sommato, forse è meglio rivolgersi a un’altra commessa. Però c’è anche qualche incosciente che si azzarda a chiedergli se può aiutarlo a trovare un certo articolo. In genere lei non risponde subito. Si volta con un’espressione del viso a volte sarcastica, altre volte minacciosa, e risponde: “Ma certo, io sto qui apposta per fare la schiava! E fai questo, e fai quest’altro, metti a posto, servi il cliente, magari vai pure alla cassa a fargli lo scontrino…”. Mentre finisce di pronunciare le ultime parole si allontana, e uno non capisce se sta cercando l’articolo che gli è stato richiesto o se piuttosto sta andando a prendere la sega elettrica e lo scatolone dove conserva i resti delle sue vittime. Nel dubbio è meglio andarsene e non tornare mai più in quel negozio.

La psicopaticasnob viene quasi sempre abbinata alla cicciottellasimpaticona, che sembra fatta apposta per integrarsi con lei. Si riconosce subito per l’evidente sovrappeso, ma anche per lo stile tipo Flash con cui si muove. In genere serve sette clienti contemporaneamente e attraversa l’intera area del negozio alla media di venti volte al minuto. Mentre conclude la vendita trova comunque il tempo di rimettere al loro posto tutti i 104 articoli che gli hanno fatto tirare fuori, e riesce anche a rispondere alla tua domanda “Sa dove è il bagno?” sorridendo in modo sincero e indicandoti dettagliatamente dove puoi trovarne uno. Ride e scherza con tutti, riesce a scovare la taglia M o la scarpa n. 42 che parevano terminate, corre al bar a prendere un caffè per tutte le colleghe e contemporaneamente finisce di servire la signora anziana e noiosa che tutte cercano di evitare, e al momento della chiusura abbassa le serrande, azzera il registratore di cassa e controlla il magazzino con un’ubiquità quasi paragonabile a quella di Sant’Antonio da Padova. Nello stesso tempo in cui lei è riuscita a fare tutte queste cose, la psicopaticasnob sta ancora finendo di rimettere in ordine i due articoli fuori posto…

La raffinataesclusiva è un livello di commessa più elevato, tipico delle catene di prestigiose marche di abbigliamento e accessori, ma talvolta è possibile trovarne alcuni esemplari anche in negozi di secondo piano. La si riconosce perché indossa sempre vestiti di colori pastello, tutti perfettamente abbinati con scarpe, foulard, cinta e persino con lo smalto alle unghie (sempre rigorosamente tenue perché i colori accesi sono troppo volgari). Mentre serve i clienti fa venire il dubbio che il tempo si stia per fermare: ogni passo, ogni gesto, tutto viene eseguito al rallentatore, perché i movimenti troppo rapidi sono roba da cafoni. Capire la sua provenienza geografica è impossibile. Ha una voce così totalmente priva di accenti regionali che potrebbe benissimo fare la speaker radiofonica, ma non lo farebbe mai perché la radio ha un difetto mostruoso: fa sentire la voce, ma non fa vedere le immagini, e la povera raffinataesclusiva non potrebbe mostrare in pubblico i suoi vestiti… la sua esistenza sarebbe priva di uno scopo. Gli abiti che indossa una commessa raffinataesclusiva in effetti sono sicuramente qualcosa di unico al mondo. Non accetterebbe mai di indossare un vestito che potrebbe essere visto anche addosso ad un’altra donna: sarebbe una situazione orribilmente volgare. Questa sua particolare esigenza spesso ha delle conseguenze piuttosto dolorose. C’è un caso documentato di una commessa raffinataesclusiva che, dopo aver trovato un abito perfetto per il suo gusto, ha chiesto alla boutique che lo vendeva se ne esistessero esemplari identici. La padrona della boutique ha spiegato che ne aveva fatti otto, due per ogni taglia. Dopo una meditazione lunga e sofferta, la raffinataesclusiva ha firmato un assegno da 800 euro e li ha presi tutti. Ha conservato una taglia M per se, e gli altri sette esemplari li ha bruciati nel caminetto. Quelle con un fidanzato danaroso e paziente in genere cercano di farsi portare in vacanza in luoghi dove nessun loro connazionale si sognerebbe mai di mettere piede, così da essere certi di riportare a casa capi di abbigliamento mai visti in Italia. Quando ti capita di leggere notizie tipo: “Due turisti italiani in vacanza nel Bhutan sono stati presi in ostaggio dai guerriglieri locali” o “Giovane coppia rapita dai predoni del Gabon”, quasi certamente era una raffinataesclusiva col suo fidanzato.

(continua)

giovedì 29 ottobre 2009

Letteratura di intrattenimento vs Letteratura impegnata

E' un tema che riguarda riguarda tutte le forme espressive dell’arte. Personalmente ritengo che un libro non debba per forza essere “a compartimenti stagni” nell’uno e nell’altro senso. Ci deve essere una certa compenetrazione fra le due cose, anche se in alcuni casi diventa difficile capire quando l’aspetto “impegnato” è troppo carente rispetto all’ “intrattenimento” o viceversa.
Soprattutto, credo che sia fondamentale la possibilità di scegliere fra più prodotti. Per fare un esempio cinematografico attinente alla mia generazione, ciò che dava un senso di “squallore” nella filmografia italiana fine anni ’70 / inizi anni ’80, non era il singolo film con Banfi, con Franco & Ciccio, con Celentano, con Edvige Fenech, con Bombolo e Cannavale… non erano peggiori di certe “vacanze di natale” vanziniane di oggi. Il senso di squallore nasceva dal fatto che QUEI film rappresentavano il 90% del totale. Non c’erano alternative.
Ecco perché i film con De Sica dei nostri anni non creano senso di squallore, perché comunque sono una piccola parte di una produzione più variegata con tanti titoli anche interessanti e “impegnati”.
I libri “squallidi” hanno il diritto di esistere, anzi, rivendico il diritto ad usufruirne se un giorno avessi voglia di leggermene uno. L’importante però è che non si finisca con l’avere un’offerta libraria composta quasi esclusivamente da interviste a tronisti defilippiani, biografie di calciatori, memoriali dei tre mesi trascorsi nella caaaasa del Grande Fratello, romanzi firmati da Maurizio Costanzo o Sandro Mayer, e via dicendo. Datemi la più ampia varietà possibile, please.

lunedì 26 ottobre 2009

Il mio primo romanzo...


Alcuni anni fa, quando la Cina ancora non andava di moda, scrissi un lungo racconto poi adattato a romanzo.
E' un ibrido tra uno "swords & sorcery" (anche se l'aspetto fantastico é quasi inesistente) e un "racconto filosofico" stile settecentesco, in cui la storia narrata é il pretesto per affrontare temi seri senza mortificare troppo la trama (provate a leggere "Zadig" o "La principessa di Babilonia" , noterete che Voltaire avrebbe potuto scrivere anche storie di "puro intrattenimento" a giudicare dalla sua creatività).
La storia si svolge nella Cina della dinastia Han, dominata dall'ideologia di Kong Fuzi (Confucio) che costituisce la base ideologica del potere e della società. Fino al momento in cui...
La storia ha momenti di azione, colpi di scena, tipici scenari da romanzo storico o fantasy alla Howard, ma anche lunghi dialoghi incentrati sull'analisi degli insegnamenti di Kong Fuzi e sui doveri dei governi, sulla loro "legittimità" e sul ruolo delle ideologie.
Non so se sono riuscito a bilanciare nel modo giusto queste due anime (azione/riflessione) del romanzo. Ho deciso di metterlo a disposizione gratuitamente (prego notare i link in alto sulla barra laterale sinistra). Se qualcuno ha voglia di stroncare un libro e fare a pezzi il suo autore questa potrebbe essere la sua grande occasione... ;)

Libri vissuti - 3


"Il libro dell'inquietudine" di Fernando Pessoa é piuttosto un non-libro. E' stato "ricostruito" postumo mettendo insieme i tantissimi foglietti scritti a penna (all'epoca non esistevano i personal computer...) dell'autore, e quindi non si potrà mai dire con certezza come sarebbe stato il testo finale se l'avesse curato Pessoa personalmente. A dire il vero non si può neppure dire fosse stato concepito come un testo unitario o se, semplicemente, l'eteronimo "Bernardo Soares" (uno dei tanti creati da Pessoa) sia solo un alter-ego tramite il quale l'autore esprime pensieri propri, una parola comunque rischiosa quando si parla di Pessoa vista la sua tendenza a inventare delle nuove identità letterarie tramite le quali esprimere stili e concetti diversi...
E' comunque un non-libro nel senso che non ha una trama vera e propria. Si compone di un insieme di riflessioni, meditazioni, descrizione di stati d'animo, intuizioni, pensieri... Pessoa fu principalmente un poeta, e questo ipotetico "libro" ricostruito postumo con un lavoro quasi filologico si avvicina ad un raccolta di poesie in prosa... lo slancio lirico ha il sopravvento, anche se viene sempre elegantemente incasellato all'interno della razionalità "emotiva" di Pessoa. Non seguendo una trama precisa, può essere letto in modo discontinuo o riletto più volte, e ogni volta lascia addosso delle sensazioni diverse. E' una mano che scava nella testa che scrive, un'esplorazione dell'anima di Pessoa o di un personaggio inventato (o forse entrambe le cose...). E' un "Libro dell'inquietudine" che, paradossalmente, non lascia addosso alcuna inquietudine, ma piuttosto un indescrivibile senso di serenità, visione profonda e vastità.

mercoledì 21 ottobre 2009

Il valore di un libro pubblicato

Facendo la figura dello scemo, del rompiscatole e dell'eccentrico (peraltro tre aggettivi che mi si addicono) per la seconda volta ho annullato la richiesta di pubblicazione a Boopen di "Trilogia veneta sognata" perché mi sono accorto di alcuni refusi... Piccole cose per carità, ma ci terrei a pubblicare un libro ineccepibile almeno sul piano formale.
Il punto é che io credo che PUBBLICARE un libro (non semplicemente "stampare") implichi il dovere di renderlo perfetto almeno a livello grammaticale, sintattico e linguistico. E così, la "Trilogia veneta sognata" é rimandata di qualche giorno. E anche la mia credibilità presso Boopen...

martedì 20 ottobre 2009

E-book gratuiti

Come faceva notare Mirco qualche giorno fa, sul web é possibile reperire e-book gratuiti sulla cui qualità si può anche discutere, ma d'altronde sono gratis...
Purtroppo resto fisiologicamente predisposto alla lettura del libro cartaceo, una lettura di lunga durata in digitale mi risulta difficile, quindi problematica soprattutto per i romanzi. Per quanto riguarda i racconti invece, che sono comunque il mio genere letterario preferito per la possibilità di essere letti in un'unica soluzione (magari durante la pausa pranzo o in altri momenti di relax) ho spesso sfruttato l'offerta del web restando soddisfatto.
Per quanto riguarda gli amici di questo blog, ci tengo a segnalare alcuni racconti di Glauco magari meno noti di altri ma che a me sono piaciuti tantissimo: Sogna Sarajevo una fantasia che unisce angoscia e speranza intorno al tema della guerra, Gloria, un emozionato (ed emozionante) omaggio a un grande campione sportivo, e Strage che rammenta purtroppo uno dei momenti più bui della nostra storia recente.
Di Alex ho letto invece la raccolta Brandelli, e benché io non sia un appassionato del genere horror sono rimasto colpito intanto dalla nitidezza della scrittura (una dote tecnica che molti non hanno, me compreso) ma soprattutto dalla capacità di "spostare" di colpo la prospettiva del lettore facendogli scoprire all'improvviso che stava vivendo la narrazione dal punto di vista... non "sbagliato", ma sicuramente "diverso" da ciò che lui credeva.
Mirco mi ha colpito in particolare con due racconti fantastici molto originali, "Nato di donna" e "L'antro del Fauno", e uno comico-surreale davvero gustoso ("Appuntamento a tre") che si possono scaricare direttamente dal suo blog
Parlando invece di autori che non ho avuto il piacere di conoscere personalmente, ho trovato estremamente creativo, sia nelle idee che nel linguaggio, "Statemi bene e grazie per il caffé"  di Peter Patti, chiaro ammiratore di Burroughs.
Struggente e malinconico "Il collegio" di Alessandro Fort.

lunedì 19 ottobre 2009

Meglio ridere...

Ogni tanto mi capita di sentirmi sotto pressione, tra lavoro, famiglia e piccole rotture quotidiane che mi vengono a cercare contro la mia volontà, e divento serio. Se poi "indosso" lo pseudonimo Ariano Geta divento ancora più serio, un Batman della letteratura sempre all'inseguimento di intellettualismi, significati e riflessioni profonde.
Ma in realtà S.D.P.V. (ovvero il Bruce Wayne che sono nella vita di tutti i giorni) quando é lontano da pc, carta, penne e libri, é piuttosto "scazzato", cerca di scherzare su ogni cosa... "E lasciatemi divertire", scrisse Aldo Palazzeschi, e tutto sommato approvo.
Quindi, da oggi inserisco una nuova "rubrica" saltuaria, un post dedicato alle cose scritte con leggerezza, senza significati particolari. E incomincio con un

COMPENDIO SUI CENTRI COMMERCIALI
Scritto per passare il tempo mentre stavo in fila per pagare

I centri commerciali sono perfetti per trascorrere uno o due pomeriggi al mese. Il problema è che quando hai una partner di sesso femminile più o meno fissa, più che “pomeriggi” diventano intere giornate. I sabati, le domeniche, le festività infrasettimanali, eventuali giorni di ferie che hai preso per motivi personali, tutti si trasformano in pellegrinaggi ai sacri templi dello shopping.
Alle 9 della mattina entri nel parcheggio, e LEI è già stressata perché gli hai detto che alle 19 bisognerà andare via, quindi ha a disposizione APPENA 10 ORE per visitare accuratamente tutti i 206 negozi di abbigliamento disponibili. Infili la macchina in uno dei mille posti auto ancora vuoti (praticamente siete arrivati prima ancora dei commessi che ci lavorano) e già LEI si lamenta perché l’hai posteggiata troppo lontana dall’ingresso, è tutto tempo che si perde a camminare. Allora riaccendi il motore e la avvicini, però anche questa è una perdita di tempo, i negozi sono aperti già da 36 secondi e LEI non ha ancora potuto iniziare a vedere le vetrine… Che pretese assurde. Per vedere il negozio di elettronica a me bastano 6 ore, sono più che sufficienti. Non capisco l’esasperazione dello shopping, la trovo ridicola.
Intanto finalmente si può accedere al tempio. La scala mobile simboleggia chiaramente l’ascesa di noi miseri esseri umani verso un meraviglioso paradiso sopra le nostre teste, un empireo dove la nostra grigia esistenza avrà finalmente un senso, e dove godremo di una gioia celestiale per tutto il tempo che la carta di credito continuerà a funzionare.
Nel corso di questi sacri week-end ho cercato di imparare ogni volta delle cose nuove sui luoghi magici del consumismo.

COMMESSE
Le commesse sono una delle cose che mi interessano di più nei centri commerciali. Chissà perché… A forza di osservarle e studiare i loro comportamenti sono riuscito a classificarle in varie tipologie che si ripetono abbastanza fedelmente ovunque.

La sexystronza è una delle più comuni. In genere è inguainata in vestiti aderentissimi come un pacco regalo pieno di curve, ha scollature paurose da cui emergono carnose montagne di silicone, e si muove in modo artificioso, studiato. Se deve rispondere al cellulare lo fa con gestualità da thriller hollywoodiano, sfoderando una voce a metà strada fra pornostar e dark lady. Se entri nel negozio da solo non ti si fila. Ti serve con distacco, magari masticando una gomma americana e facendoti aspettare venti minuti per spettegolare con la collega. Ma se entri in compagnia di una donna cambia tutto. Di colpo diventa ostentatamente gentile e premurosa. Sorride continuamente, ti da confidenza, anche se devi provarti un cappello trova comunque il sistema di chinarsi davanti a te per offrirti una visione panoramica delle bocce (se ha il pantacollant è più facile che stia spesso di spalle e si metta a 90° col culo puntato sui tuoi occhi). E’ quasi automatico che la donna che ti accompagna – a meno che non sia tua sorella – comincia a infastidirsi. Dice che “non c’è niente di interessante qui”, e dopo un po’ ripete automaticamente “Andiamocene” con un tono di voce che sottintende “Se non esci subito di qui ti prendo a calci nelle palle”. L’atto finale di ogni sexystronza che si rispetti è affacciarsi un attimo fuori dal negozio e verificare se l’accompagnatrice sta insultando l’uomo, rinfacciandogli di aver tenuto per tutto il tempo gli occhi incollati su quella zoccola di commessa. Se é evidente che romperanno il fidanzamento entro le prossime 24 ore, la sexystronza si prende un attimo di pausa e va al bar dove brinderà con una coppa di champagne. E la sera, a casa, aggiungerà una tacca sul suo reggiseno da guerra.
(continua...)

giovedì 15 ottobre 2009

Buchmesse

Come ogni anno a Francoforte si svolge la Fiera Internazionale del libro. Uno spazio particolare é stato dato alle nuove tecnologie che dovrebbero portare alla sempre maggior diffusione del libro digitale al posto del cartaceo.
Il sito ufficiale della Fiera permette anche di vedere chi sono gli espositori. Per l'Italia ne sono presenti 257, in maggioranza editori più qualche entità particolare come il Festivaletteratura di Mantova e alcuni organismi pubblici. Il presidente degli editori italiani, in un'intervista televisiva, ha dichiarato che il mercato mondiale dell'editoria é un po' in crisi, in Italia c'é stato un calo del 2% nelle vendite che però dovrebbe essere riassorbito grazie al periodo natalizio in cui molti libri dovrebbero trasformarsi in "strenne".
Da lontano osservatore mi chiedo se questa gigantesca kermesse consideri il libro solo come una "merce" (comunque in modo legittimo, visto che gli editori rischiano soldi di tasca propria e sono degli imprenditori a tutti gli effetti) o se vi sia ancora spazio per il suo aspetto più magico, quello della parola scritta capace di evocare storie, emozioni, speranze e fantasie.
Come ogni aspirante autore spero che un giorno riuscirò a entrare in questo tipo di contesto, ma spero anche di non perdere mai la concezione del libro quale "oggetto magico" e non semplice "prodotto" capace di generare profitti o perdite a seconda degli esiti di mercato...

mercoledì 14 ottobre 2009

Francesco Paolo Michetti

Parlo nuovamente di pittura, ovviamente col mio solito approccio amatoriale e privo del sostrato culturale di chi si é dedicato interamente allo studio delle arti figurative.
Mi riferisco ancora ad un artista vissuto a cavallo fra 1800 e 1900. Anche in questo caso ad affascinarmi é lo stile che lo identifica, la profusione di dettagli con richiami esoticheggianti e la capacità di raffigurare una realtà trasfigurata, anche se sicuramente più "autentica" rispetto alle immagini "idealizzate" di Godward e quelle "sognate" di Moreau.
Francesco Paolo Michetti nelle sue tele ha rappresentato l'Abruzzo, un Abruzzo "selvaggio" e pieno di energia primitiva. Tra i suoi soggetti vi sono spesso situazioni connesse al sacro (processioni, eventi quali il Corpus Domini o le messe per il santo patrono) in cui pare di trovarsi di fronte a rituali pagani più che cattolici. La vivacità dei colori, delle persone e delle scene rappresentate riesce a trasmettere l'energia dell'azione che si sta svolgendo, la forza interiore e naturale di una regione all'epoca ancora rurale e legata a rituali tramandati di generazione in generazione. L'Abruzzo di Michetti ricorda l'Egitto di Gérôme o il Marocco di Delacroix, ma con una differenza fondamentale: per lui non era una "esotica colonia d'oltremare" dove attingere ispirazione, era la sua terra, alla quale era profondamente legato. E nelle sue opere infatti si legge l'amore per le scene rappresentate, rispetto alle quali egli non era solo uno "spettatore", ma un partecipante.

lunedì 12 ottobre 2009

Questo libro esiste - 3

Essendo un frequentatore di librerie, non posso fare a meno di notare certi titoli che compaiono sugli scaffali...
DISCLAIMER: io ho il massimo rispetto per i libri e per chi li scrive. In questa "rubrica" saltuaria magari non sembrerò tanto rispettoso, ma é solo un modo di scherzare sul variegato universo delle pubblicazioni editoriali italiche, senza voler offendere nessuno.


Ennesima visita ad un centro commerciale nel week-end, ennesima inevitabile fuga dentro una libreria tanto per passare il tempo. E guardando qua e là noto "Fuga dall'inferno", autore Gheddafi............. Non é un saggio politico, sono proprio racconti. Nell'introduzione, il redattore italiano elogia il talento letterario del colonnello. Il racconto 'Il suicidio dell'astronauta' viene definito "un piccolo capolavoro d'ironia. Visto che é lungo solo tre pagine mi metto a leggerlo seduta stante.................................. Bah. In fondo il mio senso dell'ironia non é un granché. 
Continuo a leggere sia l'introduzione sia i racconti........

Recensione: potrei anche farla, ma non vorrei causare un incidente diplomatico internazionale.
Consiglio: il consiglio lo mando a ManifestoLibri, l'editore che ha pubblicato il colonnello Gheddafi. Ebbene: non so se ne siete a conoscenza, ma in Italia ci sono tante persone capaci di scrivere "piccoli capolavori d'ironia", però sono costrette a pubblicarli su lulu.com o farli circolare gratuitamente su internet perché non riescono a trovare uno straccio di casa editrice disposta a leggere i loro manoscritti. Avete mai pensato di prenderli in considerazione?

giovedì 8 ottobre 2009

Ispirazione...


La famosa "ispirazione" degli antichi é considerata un mito da molti scrittori moderni, secondo i quali scrivere é un'azione concreta che può essere compiuta in modo spontaneo e con ottimi risultati senza alcun bisogno di sentirsi "ispirato".
Sarà che sono un tipo un po' retrò, sarà che non sono sufficientemente moderno, resta il fatto che per me l'ispirazione é fondamentale, e non solo per iniziare a scrivere qualcosa, ma anche per leggere.
Non ho dei gusti definiti, mi piace spaziare nelle letture, e pur avendo alcuni autori che prediligo non é detto che io legga tutto quello che scrivono. Quindi seguo l' "ispirazione" del momento. In questi giorni ho sentito la necessità di leggere il romanzo fanta-filosofico del secolo scorso "Nebbia" di Miguel de Unamuno, e poche settimane prima avevo letto una novella di Pirandello, ma non perché io sia così "filosofico". Magari finita questa lettura passerò a un libro completamente diverso. Quale?
... Mi lascerò guidare dall'ispirazione...

L'ULTIMO LIBRO DEL MAESTRO

titolo: L'ultimo libro del Maestro
anno: 2009
pagine: 161
formato: e-book digitale 15 x 23
prezzo: gratuito
acquisto: download gratuito
genere: romanzo storico-fantastico
anteprima: é gratuito...









Il romanzo ha la struttura di una storia "swords & sorcery", con avventura e colpi di scena, ma é anche l'occasione per analizzare un tema profondo come il sostrato "ideologico" tramite il quale il potere politico si auto-legittima agli occhi dei cittadini.
L'ambientazione é una Cina antica e un po' fantastica, con una connotazione "modernizzata" e più affine alle attuali cognizioni geopolitiche.
Ho provato a scriverlo in modo scorrevole, cercando di renderlo una lettura piacevole e non troppo impegnativa (almeno questa era l'intenzione).
Se volete fare una recensione del libro potete inserirla come commento a questo post.

martedì 6 ottobre 2009

Quali obiettivi?

Da bravo "scrittore" coi numeri ci faccio poco, preferisco le lettere dell'alfabeto. Ma ci sono certe cifre che mi fanno riflettere.
50.000 libri pubblicati in Italia ogni anno (p.o.d. escluso), almeno secondo un editore delle mie parti. Ci sono anche saggi di professori universitari, pubblicazioni a carattere locale, etc., però la cifra rimane alta, molto alta per riuscire a inserirsi...
50% degli italiani non legge neppure un libro, e del 50% restante fanno parte gli studenti che sono costretti a leggere "per forza". Non é detto che continueranno a farlo anche da adulti, e a giudicare dalle principali ambizioni delle generazioni moderne (partecipare ad "Amici" oppure al "Grande fratello"), é probabile che gli unici autori che potrebbero suscitare il loro interesse sono ex concorrenti della "casa" o dell' "accademia" defilippiana (magari anche qualche tronista) che raccontano in un libro le loro esperienze...
25% in meno la popolazione italiana nello spazio di pochi anni, almeno se prosegue il calo demografico in atto, perciò i potenziali lettori si ridurranno a circa 8 milioni.
... Quindi?
Beh, la Svezia con un potenziale analogo di lettori occupa un ruolo non indifferente nel mercato editoriale mondiale. Perciò... forse inizierò a studiare lo svedese e mi trasferirò in Svezia ;)

giovedì 1 ottobre 2009

Non mi pongo limiti

Non pongo limiti al tempo che devo concedere alla scrittura e alla lettura, e infatti mi può capitare di scrivere qualche riga mentre sto per uscire di casa, spegnendo subito il computer dopo aver salvato una trentina di parole, e sempre più spesso mi capita di leggere solo un paio di pagine alle undici di sera prima di arrendermi all’inevitabile necessità di dormire.
Non mi pongo limiti a ciò che vorrei scrivere, infatti sto adattando un mio vecchio racconto a romanzo breve alla media di tre righe al giorno, e contemporaneamente sto portando avanti un mio antico progetto di racconti comici alla stessa media del racconto-romanzo.
Non mi pongo limiti agli obiettivi, infatti intendo spedire entrambi i manoscritti a diversi editori, ovviamente appena saranno terminati.
Per forza di cose, non mi pongo limiti di scadenza per la loro ultimazione. Non sono nella condizione di pormeli. Ci metterò il tempo che ci metterò. Sei mesi, un anno, due anni… chissà.
In definitiva, c’è soprattutto una cosa per la quale non devo pormi dei limiti: la perseveranza. E anche la pazienza.