"Il libro dell'inquietudine" di Fernando Pessoa é piuttosto un non-libro. E' stato "ricostruito" postumo mettendo insieme i tantissimi foglietti scritti a penna (all'epoca non esistevano i personal computer...) dell'autore, e quindi non si potrà mai dire con certezza come sarebbe stato il testo finale se l'avesse curato Pessoa personalmente. A dire il vero non si può neppure dire fosse stato concepito come un testo unitario o se, semplicemente, l'eteronimo "Bernardo Soares" (uno dei tanti creati da Pessoa) sia solo un alter-ego tramite il quale l'autore esprime pensieri propri, una parola comunque rischiosa quando si parla di Pessoa vista la sua tendenza a inventare delle nuove identità letterarie tramite le quali esprimere stili e concetti diversi...
E' comunque un non-libro nel senso che non ha una trama vera e propria. Si compone di un insieme di riflessioni, meditazioni, descrizione di stati d'animo, intuizioni, pensieri... Pessoa fu principalmente un poeta, e questo ipotetico "libro" ricostruito postumo con un lavoro quasi filologico si avvicina ad un raccolta di poesie in prosa... lo slancio lirico ha il sopravvento, anche se viene sempre elegantemente incasellato all'interno della razionalità "emotiva" di Pessoa. Non seguendo una trama precisa, può essere letto in modo discontinuo o riletto più volte, e ogni volta lascia addosso delle sensazioni diverse. E' una mano che scava nella testa che scrive, un'esplorazione dell'anima di Pessoa o di un personaggio inventato (o forse entrambe le cose...). E' un "Libro dell'inquietudine" che, paradossalmente, non lascia addosso alcuna inquietudine, ma piuttosto un indescrivibile senso di serenità, visione profonda e vastità.
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