mercoledì 29 settembre 2010

Al di sopra delle mie possibilità

Come già detto in altri post, ho una grande passione per i codici miniati rinascimentali.
In un commento a un post di Ferruccio Gianola avevo scritto che per una copia anastatica della Bibbia di Borso D’Este sarei stato pronto a spendere cento euro, una discreta emorragia per il mio portafogli.
Però con una cifra del genere potrei comprarci al massimo una pagina.
Ho visitato i siti di alcune case editrici specializzate in fac-simili di manoscritti famosi. Molte non riportano neppure i prezzi di vendita al pubblico, e invitano gli eventuali interessati a richiederlo per iscritto... Più o meno tipo le vetrine che espongono scarpe con l’etichetta “per l’acquisto rivolgersi al personale” (che tradotto dall’implicitese elegante all’esplicitese rozzo significa “se non siete schifosamente ricchi o abbastanza incoscienti da sottoscrivere un mutuo, state alla larga da queste scarpe”).
In altri casi invece il prezzo viene indicato. Su questo sito, ad esempio, è possibile acquistare una copia del famoso codice di Ildefonso Toletano di scuola clunicense. Il costo è riportato in basso, purtroppo...
... pazienza. Vorrà dire che i cento euro che ero disposto a sacrificare saranno destinati a un altro obiettivo. Magari potrebbe essere l’argomento giusto per il prossimo post.

lunedì 27 settembre 2010

Citazione di Osamu Dazai

Il modo di esprimersi di Pescepiatto - no, non soltanto il suo, ma anche quello di ogni altra persona di questo mondo - conteneva certe strane, evasive complessità, tortuosamente esposte, con un vago riverbero di sottintesi. Sono sempre rimasto sconcertato da queste precauzioni, così rigorose da riuscire inutili, e dalle manovre meschine, intensamente irritanti, che le attorniavano.
(Lo squalificato, Osamu Dazai)

sabato 25 settembre 2010

Scusami ancora William!

Alla fine ho concluso la mia profanazione di Shakespeare. Dopo Amleto, ho trasformato Tito Andronico in un racconto noir, che a tratti diventa addirittura pulp, ma solo per seguire meglio l’originale.
Tito Andronico è considerato dalla critica una delle peggiori opere shakespeariane proprio per la presenza di scene piene di violenza demenziale ed esasperata. Una compagnia teatrale dei giorni nostri ha paragonato questa tragedia ai film di Quentin Tarantino, anche se rispetto ai film del regista italoamericano manca completamente l’intento ironico.
Contando sulla minore immediatezza del testo scritto rispetto a una rappresentazione teatrale o cinematografica, ho comunque deciso di inserire tutte le scene “splatter” (con qualche piccola differenza, ma questo riguarda l'intera rielaborazione ovviamente), e per questo motivo voglio premettere subito che è un testo dai contenuti estremamente violenti, a differenza della maggior parte delle cose che scrivo. Sconsigliatissimo ai bambini e a chi è facilmente impressionabile.
L’ho unito alla versione di Amleto in modo da formare un piccolo ebook intitolato “Shakespeare noir”, e potete scaricarlo alla pagina dei miei scritti tra i racconti atipici.
Se vi va, leggetelo e fatemi sapere cosa ne pensate.

venerdì 24 settembre 2010

Gusto italico

Siamo una nazione fatta di contrasti, non ci piove. Si dice che l’italiano ha buon gusto, e spesso è vero, soprattutto quando si parla di abbigliamento, buona cucina e gestione della propria immagine.
Però, forse proprio perché la classe si concentra su vestiti, cibo, e “arte di vivere”, resta poco spazio per le elaborazioni intellettuali e l’apprezzamento di forme espressive complesse. E questo si nota nel settore della creatività e dell’intrattenimento, dove dominano prodotti fin troppo semplicistici che richiedono una soglia di attenzione bassissima e dove ogni minimo accenno di complessità e profondità viene liquidato in pochi secondi, banalizzando persino argomenti seri.
Non è un fenomeno recente. Il teatro della commedia dell’arte, con le maschere che improvvisavano lazzi e guizzi comici anziché seguire un copione, non era tanto diverso da certi film di oggi dove le gag sono sempre le stesse, grevi e banali: il calcio sui coglioni, la testata al lampione, i giochi di parole a sfondo sessuale (neanche troppo originali), la donna formosa che mette in mostra la mercanzia…
Però, anche in questo contesto, abbiamo avuto dei talenti individuali che sono riusciti a sfruttare le convenzioni di genere in modo costruttivo. Goldoni ha scritto molti testi teatrali con tutti i crismi della commedia dell’arte, però riuscendo a raccontare la vita e le persone in modo concreto, non macchiettistico e caricaturale. È successo anche nel settore della “commedia all’italiana”, ad esempio con Dino Risi e Alberto Sordi (ricordato soprattutto come attore, ma anche valido regista). Spesso sono riusciti a creare film comici con molto più spirito di denuncia rispetto ad altri drammatici, ed esplicitamente improntati alla critica sociale, che però erano troppo di parte o eccessivamente retorici.
Sarà un caso, ma ultimamente di film con Alberto Sordi se ne vedono pochi in tivù, soprattutto certi scomodi come “Tutti dentro” o “Finché c’è guerra c’è speranza”, di cui Albertone era anche regista. In compenso spopolano "I Cesaroni"...
Io tengo la tivù spenta in attesa che propongano le repliche di quei film. E nel frattempo mi leggo qualche altra commedia di Goldoni (la lettura è sempre un’ottima alternativa ai palinsesti televisivi).

mercoledì 22 settembre 2010

Il Decameron

Tra i miei “librivissuti” devo necessariamente inserirne uno che di certo non è un recente, anzi. Ed è un libro che tutti hanno letto, anche se solo pochi lo hanno fatto dalla prima all’ultima pagina.
Il “Decameron”, capolavoro classico della prosa italiana, è stata una lettura che ho voluto fare a bocce ferme, dopo aver finito sia le superiori che l’università, quindi potendolo affrontare senza l’incubo del professore di italiano e dell’ancora più insopportabile corollario di valutazioni critiche che nell’economia accademica spesso hanno il sopravvento sul testo stesso.
Libero da queste imposizioni studentesche, ho potuto affrontare il libro con la massima tranquillità e – nel vero senso della parola – godermelo.
Sì, è una lettura davvero godibile perché affronta ogni aspetto dell’esperienza umana, e lo fa in chiave burlesca o drammatica senza alcuna sbavatura. All’inizio c’è, ovviamente, la difficoltà del linguaggio arcaico che a tratti appare davvero incomprensibile. Però, procedendo con la lettura, i vocaboli desueti (specialmente quelli ricorrenti) diventano famigliari, ci si abitua alla diversa struttura delle frasi e si arriva addirittura a capire per intuito il significato di certe parole che a inizio lettura sarebbero sembrate oscure. Arriva il momento in cui non c’è più bisogno di consultare le note a piè di pagina.
E una volta che il libro non è più così lontano dal punto di vista della comprensione verbale, diventa vicino in tutti sensi: vicino come tematiche, come stile, come idee, come (semplicemente) lettura. Un’opera che non appare per niente pretenziosa, a differenza di certi studi analitici che lo riguardano.
A ma ha rammentato una volta di più il piacere che deriva dallo scrivere e dal leggere per il solo gusto di scrivere e di leggere. La parola scritta come esperienza reale che si trasfigura, sia nel momento in cui si ha la penna in mano per dare forma alla propria ‘letteratura’, sia quando si leggono le opere di altri (scrittori affermati o sconosciuti anonimi che siano).
So già che questo modo di presentare il “Decameron” può apparire vergognosamente limitativo e indegnamente banale, ma in fondo cosa volete da me: io sono solo un dilettante.

lunedì 20 settembre 2010

Ancora sul print-on-demand

Tra i servizi di p.o.d. esiste anche quello di Lampi di Stampa, casa editrice che appartiene alla società di distribuzione Messaggerie Italiane. Quest’ultima controlla varie attività legate al mondo dell’editoria, tra cui il rivenditore online IBS e il Gruppo Editoriale Mauri Spagnol (al quale fanno capo marchi conosciuti, ad esempio Tea, Nord, Salani, Garzanti, Longanesi e altri ancora).
Il loro servizio “Tuttiautori” è abbastanza simile a quelli offerti da Boopen e Lulu, con tanto di offerta “pubblica il tuo libro a partire da 99 €”, acquisto minimo di 20 copie e codice isbn incluso nel pacchetto, con conseguente visibilità su ibs.it che (come già detto) appartiene allo stesso gruppo.
La presenza di un gigante del genere in questo settore non è così sorprendente. Il sito ilmiolibro (che però non è editore e non fornisce codice isbn) appartiene al gruppo editoriale Repubblica / Espresso, che di sicuro non si può definire un piccolo tipografo…
La smania di pubblicare è latente in (quasi) ognuno di noi, e rappresenta un discreto business. Probabilmente i “grandi” hanno pensato che era un peccato lasciare questi introiti in mano ai “piccoli”.
Perciò anche il print on demand sta diventando appannaggio dei grossi gruppi editoriali.
Non so se farò mai ricorso al servizio “Tuttiautori”, pagando un centinaio di euro per avere il sospirato codice isbn e la visibilità su Internet Book Shop. Al momento preferisco lasciare le cose come stanno. Forse un giorno cederò alla vanità di vedere il mio nome associato a un libro ufficialmente pubblicato (sia pure tramite questa scorciatoia non molto diversa da un editore a pagamento), ma di sicuro manterrò la possibilità del download gratuito tramite il blog.

venerdì 17 settembre 2010

Il giorno dell'emersione dall'anonimato (*)

Il 16 settembre 2010 il mio blog ha raggiunto il traguardo delle 10.000 pagine visitate dopo 15 mesi di attività. Una media di 22 pagine ogni giorno, quindi i relativi visitatori giornalieri sono sicuramente ancora di meno.
Cifre molto basse, ma non mi preoccupano. Non mi sono mai posto il problema del numero dei contatti, trovo più importante che si crei un buon rapporto con i frequentatori del blog, e devo dire che sinora le cose sono andate bene da questo punto di vista.
Comunque, colgo l’occasione per invitare a farsi vivi i “lettori anonimi”, coloro che bazzicano il blog ma non hanno mai lasciato nessun commento, magari perché negativo rispetto alle opinioni da me espresse o i racconti che ho reso pubblici. Posso garantire che le critiche e le stroncature - se ben sviscerate ed esposte con adeguata profondità - sono veramente importanti. Perciò sentitevi liberi di ferire (con metodo ed argomentazioni dettagliate) il mio orgoglio di scribacchino.
Un saluto a tutti gli internauti nascosti ;-)

(*) ammetto che l’idea del “delurking day” appartiene ad Alex, che ho spudoratamente copiato.

mercoledì 15 settembre 2010

Per chiudere il discorso 'ioscrittore'

Ho potuto leggere i giudizi dei partecipanti sul mio romanzo completo (e non solo l'incipit). Per la cronaca si trattava de "L'ultimo libro del maestro", che infatti ora è nuovamente disponibile per il download nella pagina degli scritti storico-fantastici.
Devo riconoscere che i giudizi sono risultati utili, nel senso che certe osservazioni ricorrenti mi hanno fatto capire quali erano i punti che proprio non andavano bene, e che dovrei assolutamente rivedere e correggere. Al momento non ho il giusto grado di entusiasmo per rimetterci mano, comunque mi ha fatto piacere constatare che ho ricevuto recensioni anche positive. Non sto a riportarle nel dettaglio, ma su un totale di 18 letture ho ricevuto 11 valutazioni positive, tra cui due 9 e cinque 8.
Insomma, sicuramente non sarò mai così bravo da essere pubblicato, però questi voti mi fanno pensare che forse, tutto sommato, quel minimo sindacale di attitudine alla scrittura potrei avercelo davvero, e non è solo una mia illusione.
Una motivazione che ritengo sufficiente per scrivere ancora, e per continuare a rendere i miei scritti disponibili sul blog sperando che siano letti (e magari apprezzati) da qualche internauta di passaggio.

martedì 14 settembre 2010

Monica Cook

Monica Cook è una pittrice americana contemporanea che ama creare dei deliri erotico-gastronomici in cui le donne sono deliberatamente - e in modo abbastanza compiaciuto - oggetti da "mangiare", e come tali impastati di cibo e di sensualità.
Il quadro al centro è un'autentica 'natura morta con orgia di gruppo', mentre il ritratto in basso è una sfida verso il comune senso dell'estetica (e un po' anche verso lo stomaco del fruitore...)
Opere sicuramente provocatorie, magari anche offensive, però realizzate con lucidità e - soprattutto - con una tecnica pittorica davvero impeccabile.


domenica 12 settembre 2010

Ioeliminato

Come facilmente ipotizzabile, non sono riuscito a entrare fra i trenta che si disputeranno il primo posto del concorso ioscrittore.
Non mi sorprende, perchè non ho mai vinto un concorso in vita mia in nessun settore. Se esistesse un'agenzia scommesse che accettasse puntate sulla mia eventuale vittoria in un qualunque tipo di competizione, probabilmente la darebbero 10.000 a 1 con la certezza che non dovrebbero mai pagare la vincita.
Comunque, ho dato un'occhiata alla lista dei prescelti e (come immaginavo) ho trovato "Milo", uno dei libri che ho valutato io e che - a mio modesto avviso - è un piccolo capolavoro al quale auguro la vittoria finale.
Il regolamento parla di pubblicazione formato ebook su IBS per tutti e trenta i partecipanti alla selezione finale, e quindi il romanzo in questione dovrebbe comunque diventare disponibile per la la lettura.
Avendolo letto in anteprima, mi sento di consigliarlo. "Milo", ambientato a Sarajevo durante la guerra civile nella ex-Jugoslavia, è uno straordinario studio psicologico di come la guerra cambi le persone, le loro vite e purtroppo il loro modo di pensare. Complimenti a Marzio Visconti (questo lo pseudonimo dell'autore) che a prescindere dal risultato finale ha già dimostrato di essere uno scrittore.

venerdì 10 settembre 2010

Alfabeto versus disegno

Come si capisce da certi post, sono straordinariamente attratto dalla pittura, l’illustrazione e le immagini in generale. Sarà che da bambino ho imparato a leggere più tramite i fumetti che non tramite i “libri per ragazzi” (verso i quali ho sempre avuto un rapporto conflittuale), e la mia ambizione era fondere disegno e scrittura, purtroppo ottenendo pessimi risultati. Così mi sono dovuto concentrare sulla seconda, e lo reputo un limite.
Provo invidia per gli autori di fumetti e per i filmmakers, anche quando sono dilettanti allo stesso modo in cui io sono “scrittore”. Certi cortometraggi indipendenti che si possono ammirare solo su youtube riescono a trasmettere sensazioni che la (mia) parola scritta non saprebbe in nessun modo evocare.
Saper ragionare tramite immagini e non tramite sceneggiature è un talento meraviglioso. In effetti trovo che i disegnatori e i registi più creativi sono propri quelli con l’istinto della macchina da presa (o dell’inchiostro di china), quelli che non vanno in crisi se non hanno un buon direttore della fotografia alle spalle o uno staff di rifinitori che curano la parte grafica delle vignette.
Avrei potuto ereditarlo questo istinto visuale. Mio padre ha vinto parecchi premi come fotografo, ha anche provato a insegnarmi l’arte di scorgere il soggetto e dare l’inquadratura giusta, ma io niente. Non capivo. Però ero capace di ammirare il talento altrui, ed è ciò che continuo a fare ancora oggi.
Se solo riuscissi a colorare i miei scritti...

giovedì 9 settembre 2010

Segreti (manoscritti) inconfessabili

Nel corso degli anni ho accumulato numerosi tentativi di scrittura.
Su questo blog ho messo on line alcuni dei miei racconti, rendendoli pubblici per chiunque voglia leggerli.
Però, nascosti in un cassetto chiuso a chiave (o secretati da una password di accesso sul pc), conservo anche delle cose che non mostrerei a nessuno.
Ad esempio alcune poesie di mooooooolti anni fa, che rappresentano i miei primi approcci alla 'letteratura'. Prescindendo dal loro scarso valore formale, non le farei leggere neppure sotto tortura perchè espongono senza nessuna difesa il mio lato più fragile. Mi denudano praticamente. E nel corso degli anni la mia coscienza ha sviluppato una sorta di senso del pudore.
Altri scritti che rimarranno nascosti agli sguardi altrui sono dei racconti sperimentali (leggi: demenziali) sempre risalenti alla beata gioventù, quando non avevo minimamente capito il principio fondamentale esposto da Primo Levi: per scrivere bisogna avere qualcosa da scrivere...
Infine, l'elenco dei miei lavori top-secret include anche un romanzo semi-autobiografico che letterariamente parlando ha forse una sua dignità, ma che se per caso venisse letto dai co-protagonisti (ovviamente persone in carne e ossa in grado di identificarsi coi rispettivi personaggi) mi potrebbe costare veramente caro, sotto ogni punto di vista…
E voi, avete da parte dei manoscritti che - per vari motivi - preferireste bruciare prima di farli leggere a qualcuno?

martedì 7 settembre 2010

Classico post "tanto per"

Oggi voglio fare il punto sulla mia attività scrittoria, che praticamente è come dire: siccome sono a corto di idee e non so cosa postare sul blog, beccatevi questo aggiornamento assolutamente inutile. D’altronde è la stessa tecnica del noto portale libero.it (vabbè, loro mettono anche culi e tette, io ne farò a meno).
In effetti sto davvero scrivendo qualcosa. Dopo aver trasformato l'Amleto in un racconto noir ambientato nel mondo della mafia italo-americana nella New York degli anni '70, sto continuando a infierire su Shakespeare. Per sentirmi meno in colpa ho scelto Tito Andronico, che molti critici ritengono una delle peggiori opere del drammaturgo inglese. La sto riadattando sullo sfondo di una favela di Rio de Janeiro, negli anni '80.
Sto anche leggendo ovviamente, e sul lavoro sto sperimentando le incertezze dell'economia italiana, ma qui entriamo nell'ambito della vita reale, e magari ne parlerò in un post specifico.
Progetti (scrittevoli, s'intende): vorrei provare a riscrivere un romanzo molto grezzo e decisamente ingenuo che avevo buttato giù parecchi anni (ok, lustri) fa quasi di getto. Con un buon editing e qualche modifica forse potrebbe diventare passabile.
E direi che può bastare così. Per essere un post "tanto per" mi sono allargato anche troppo. Resto in attesa di vere idee e di suggerimenti da parte di quell'imprescindibile entità chiamata "realtà materiale"...

sabato 4 settembre 2010

Iolettore

Un altro aspetto interessante del concorso ‘ioscrittore’ è stato il fatto di dover leggere e giudicare manoscritti di altri aspiranti pubblicatori. Veniva richiesta un’opinione tecnica, ragionando da editor più che da critico letterario. Per capirci, una valutazione sulla capacità di un certo scritto di interessare il lettore medio.
Ovviamente non è il mio settore (e comunque non lo era neppure per gli altri partecipanti, almeno presumo) perciò non ho la pretesa di aver giudicato correttamente. Ho seguito il mio istinto di lettore, ma ho cercato di valutare soprattutto gli elementi materiali come la scrittura, la trama e la caratterizzazione dei personaggi, prescindendo dall’argomento (e per fortuna non mi sono capitati vampiri ;-)
In linea di massima ho cercato di limitarmi agli aspetti letterari, evitando di essere pedante o moralista. Quindi…
… quando ho letto un romanzo storico ambientato nell’antichità, e mi è sembrato fondamentalmente credibile nelle descrizioni, non mi sono messo a sindacare su quante porte ci fossero esattamente nelle mura della capitale dell’impero ittita o sui tessuti utilizzati dagli egizi per creare vestiti (presumo che un lettore di romanzi storici cerchi soprattutto l’atmosfera e non le nozioni specifiche che si trovano più facilmente nei saggi della Einaudi)…
… quando ho letto un romanzo ambientato negli anni ’40 in cui il protagonista si arruola nella Decima Mas e combatte per la repubblica sociale italiana, ho valutato gli aspetti narrativi, non quelli politici…
… quando ho letto una serie di racconti chiaramente “ruffiani” nei confronti del lettore, constatando che però erano fondamentalmente ben scritti, non mi sono atteggiato a intellettuale sprezzante (cosa che in alcune circostanze, sicuramente più opportune, mi capita di fare) ma gli ho dato un giudizio positivo…
Questo è quanto. Ho cercato di essere onesto. Se sono stato anche competente… beh, non sta a me dirlo. E ora non resta che attendere gli scrutini e sapere chi sono i promossi e i bocciati.

giovedì 2 settembre 2010

Ioscribacchino


Avevo già parlato in un paio di post del concorso ioscrittore, organizzato dal gruppo editoriale Mauri Spagnol.
Pur con qualche perplessità, alla fine ho deciso di partecipare per provare (impossibile giudicare qualcosa senza prendervi parte) e devo dire che è stata un'esperienza interessante.
Come accennato tempo fa, ho letto dieci manoscritti completi di aspiranti scrittori, potendo constatare che c'è gente in gamba ancora in attesa di editore.
Non ho ancora i giudizi sul mio romanzo (e temo che non saranno molto lusinghieri), però dispongo almeno delle opinioni sull'incipit. La prima manche del torneo si basava solo sulla lettura delle 10 pagine (circa) iniziali dei manoscritti, e tramite i voti dei partecipanti si è fatta una cernita riducendo i partecipanti da 3000 a 200.
Ero perplesso su questa formula (lo sono ancora) ma sono rientrato fra i 200 che hanno superato questa selezione primaria.
Le opinioni mi interessavano poichè è maledettamente difficile avere un giudizio sui propri scritti se non sei conosciuto. E in questo caso si tratta di opinioni di perfetti estranei, quindi apparentemente prive di ogni pregiudizio. Ho avuto la conferma di quanto sia vero che ognuno percepisce a modo proprio una lettura. Lo stesso scritto suscita reazioni contrastanti, come avviene anche per libri pubblicati e famosi.
Un concorrente particolarmente generoso definisce così l'incipit del mio romanzo: 

Una scrittura sciolta, fluida, la storia scivola via velocemente e con un buon ritmo. Ottime le descrizioni precise e coincise che collocano il lettore dentro la scena. Forse i dialoghi non appaiono tanto credibili nel contesto storico considerato. Rimane la curiosità delle pagine seguenti.

Giudizio per niente condiviso da un altro partecipante: 

La storia appare discretamente scritta, ma a ben vedere piuttosto noiosa, scontata e pure irreale. Forse il prosieguo dell'opera renderà la storia più intrigante, ma certo l'inizio non è dei più accattivanti. 

Anche la contestualizzazione viene percepita in modo assai diverso. Per un lettore é 

Buona la conoscenza della storia, della cultura, degli usi e costumi del tempo.

Per un altro invece 

La descrizione di ambienti e personaggi della Cina imperiale è effettuata in maniera troppo convenzionale, con un linguaggio per lo più ridondante e involuto. 

Individualità delle percezioni dunque. Però ho tratto anche delle indicazioni utili. In linea di massima questo concorso è stato sicuramente un buon test per le mie ambizioni scrittorie. E adesso aspetto - senza troppe illusioni - l'esito della seconda manche. Quanto meno riceverò dieci giudizi da esaminare attentamente per capire cosa non va nel mio modo di narrare.
E colgo l'occasione per rammentare a tutti che giudizi circostanziati sui miei racconti sono sempre ben accetti, e non preoccupatevi se sono negativi: giuro che non mi offenderò, anzi, ne farò tesoro.