Siamo una nazione fatta di contrasti, non ci piove. Si dice che l’italiano ha buon gusto, e spesso è vero, soprattutto quando si parla di abbigliamento, buona cucina e gestione della propria immagine.
Però, forse proprio perché la classe si concentra su vestiti, cibo, e “arte di vivere”, resta poco spazio per le elaborazioni intellettuali e l’apprezzamento di forme espressive complesse. E questo si nota nel settore della creatività e dell’intrattenimento, dove dominano prodotti fin troppo semplicistici che richiedono una soglia di attenzione bassissima e dove ogni minimo accenno di complessità e profondità viene liquidato in pochi secondi, banalizzando persino argomenti seri.
Non è un fenomeno recente. Il teatro della commedia dell’arte, con le maschere che improvvisavano lazzi e guizzi comici anziché seguire un copione, non era tanto diverso da certi film di oggi dove le gag sono sempre le stesse, grevi e banali: il calcio sui coglioni, la testata al lampione, i giochi di parole a sfondo sessuale (neanche troppo originali), la donna formosa che mette in mostra la mercanzia…
Però, anche in questo contesto, abbiamo avuto dei talenti individuali che sono riusciti a sfruttare le convenzioni di genere in modo costruttivo. Goldoni ha scritto molti testi teatrali con tutti i crismi della commedia dell’arte, però riuscendo a raccontare la vita e le persone in modo concreto, non macchiettistico e caricaturale. È successo anche nel settore della “commedia all’italiana”, ad esempio con Dino Risi e Alberto Sordi (ricordato soprattutto come attore, ma anche valido regista). Spesso sono riusciti a creare film comici con molto più spirito di denuncia rispetto ad altri drammatici, ed esplicitamente improntati alla critica sociale, che però erano troppo di parte o eccessivamente retorici.
Sarà un caso, ma ultimamente di film con Alberto Sordi se ne vedono pochi in tivù, soprattutto certi scomodi come “Tutti dentro” o “Finché c’è guerra c’è speranza”, di cui Albertone era anche regista. In compenso spopolano "I Cesaroni"...
Io tengo la tivù spenta in attesa che propongano le repliche di quei film. E nel frattempo mi leggo qualche altra commedia di Goldoni (la lettura è sempre un’ottima alternativa ai palinsesti televisivi).
La tua analisi è esatta e hai perfettamente ragione sui programmi tv. Sordi sta alla tv come De Filippo sta al teatro: visione profonda della vita quotidiana (l'uno della società più allargata, l'altro della quotidianità povera con dignità), disamina dei rapporti interpersonali, il tutto visto attraverso gli occhi (anche) dell'ironia e della satira. Probabilmente Troisi è stato colui che ha saputo amalgamare le due anime, da vero napoletano.
RispondiEliminaQuanto alla tv la guardo raramente. Una volta ero divoratore di tg. Oggi sono tutti un bidone della spazzatura, dove ogni direttore getta la cacca che l'editore di turno lancia contro i nemici politici; forse si salva LA7, ma dopo l'avvento di Mentana (causa il digitale che non me lo fa più vedere) non l'ho ancora 'testato'. Spero di rivederlo. E naturalmente il TG3.
Temistocle
La tv l'ho eliminata. Basta: giochi stupidi e serial banali e... partite di calcio. Mi mancano i film di una volta e anche certi telefilm, in compenso leggo... leggo e ho sempre più tempo per scrivere:-)
RispondiEliminaAnche per quanto riguarda i libri si potrebbe dire la stessa cosa. Si porta avanti l'intrattenimento a scapito del contenuto. E' una cosa su cui stavo riflettendo anch'io: ok l'intrattenimento, il divertirsi leggendo un libro, ma la sostanza dov'è?
RispondiEliminaLa sostanza sta a noi cercarla.
RispondiEliminaSpesso alla fine dell'arcobaleno non c'è alcuna pentola d'oro, ma la ricerca è già stato un percorso interessante. ;)
Attenzione perché a dire certe cose ti danno del populista, come succede spesso a me :-P
RispondiEliminaComunque la TV non è il male. Basta saperla utilizzare e non farci utilizzare da essa.
"Populista" al gestore di un blog anticonvenzionale come il tuo?
RispondiElimina