lunedì 26 febbraio 2018

Patricia chiama, Ariano Geta risponde

... in via del tutto eccezionale però. Perché Pat ha postato l'arrivo della neve a casa sua e io, normalmente, non sarei stato in grado di rispondere. Qui da me nevica mediamente ogni dieci anni, in genere una mezza spolverata di bianco. Stavolta invece il burian (che dalle mie parti è femminilizzato in la buriàna) non ha portato solo aria fredda ma anche tanta neve.
Sono uscito di casa alle sette di mattina e mi sono reso conto che se avessi voluto prendere la macchina per andare al lavoro sarebbe stato abbastanza complicato...


D'altra parte ho ricevuto un messaggio in cui mi informavano che la mia ditta era chiusa causa maltempo (mai successo prima).
Così ho fatto due passi sino allo squallido parco a pochi metri da casa mia, tipica area verde periferica in stato di semi-abbandono, con erbacce ovunque e i giochi per i bimbi fatti di metallo arrugginito e legno marcito.
E, sorpresa...



Da dove è uscito fuori questo spazio verde così grazioso, così suggestivo? Sono sparite le erbacce, i rifiuti permanenti, i ricordini lasciati dai cani.
É proprio vero che sotto la neve è tutto più bello...


... tranne il monumento post-moderno trans-avanguardista: quello continua a far schifo sempre. Peccato che il vento non lo abbia schiantato al suolo.
Non ho portato il righello per misurare (non sono abituato alla neve e dunque sono disorganizzato) ma presumo che abbia fatto venti centimetri buoni. I miei piedi erano completamente affondati nella coltre bianca.


Non si vedono perché sono sepolte sotto la neve, ma indossavo scarpe da ginnastica (ribadisco: non sono abituato alla neve e dunque sono disorganizzato ;-)
Insomma, capisco pienamente i disagi che comporta la neve laddove raggiunge il metro, blocca le strade, ferma le attività produttive, e mi rendo conto che sia giustamente "odiata" in quei casi.
Però, per una città come la mia dove le "scuole chiuse per neve" praticamente non ci sono mai state, oggi è una giornata speciale a modo suo. Posso garantire che c'era un entusiasmo fra la gente che camminava (o meglio: affondava) nella neve che difficilmente ho visto persino in estate. Ai bambini e agli adolescenti ridevano gli occhi, ma anche ai loro genitori. Ma i più felici in assoluto erano i cani husky che finalmente hanno potuto sfogarsi nel loro elemento naturale :-D
Un saluto dal montarozzo di terra secca in mezzo al parco che, solo per oggi, sembra un sentiero del Monte Terminillo.

giovedì 22 febbraio 2018

Alice in Wonderland o delle sei cose impossibili

Questo me.me. l'ho scoperto tramite Ivano, che ha invitato a partecipare tutti i frequentatori del suo blog, quindi potenzialmente anch'io. Del resto "Alice nel Paese delle Meraviglie" e "Attraverso lo specchio" sono due libri deliziosi che ho letto con piacere: un me.me. che si ispira al personaggio principale è una tentazione irresistibile.
Devo però precisare che non ho apprezzato del tutto i due film disneyani con Johnny Depp improbabile Cappellaio Matto ai quali si ispira l'idea delle 'sei cose impossibili'. La vera Alice di Lewis Carroll è altra cosa.
Comunque, lasciando da parte la mia idiosincrasia per il nuovo corso della Disney e relativi prodotti ciofecatografici, mi cimento in questa prova.
L'idea è partita dal blog Cuore rotante cui rendo doverosamente merito.
Le regole sono semplici:

-Inserire il logo di Alice’s in Wonderland
-Descrivere sei cose impossibili
-Nominare tutti i followers che volete

Ivano Landi è stato particolarmente colto ed erudito ed è praticamente impossibile replicare con una sestina alla sua altezza. Mi limiterò alle inutili lamentazioni da vecchio barbogio in cui ormai incorro sempre più frequentemente.

1-Cambiare la propria vita può essere complesso ma non impossibile; cambiare una nazione partendo dal suo passato, sì, quello è proprio fuori portata. Riesco a immaginare tanti passati alternativi per l'Italia che magari ci avrebbero condotti  a un oggi meno avvilente. Ma resta una mera fantasia irrealizzabile.
2-Nella vita ho commesso errori gravi di cui mi sono pentito, che tuttavia sul lungo periodo hanno anche prodotto conseguenze utili; ho anche fatto cose fondamentalmente giuste e che ricordo con piacere, ma che rimangono fini a se stesse e prive di reale utilità. Insomma: la cosa davvero impossibile è prevedere la catena degli eventi in ogni dettaglio.
3-Aumentare la propria altezza di qualche centimetro è ancora una cosa impossibile, malgrado ciò di cui è capace la medicina moderna. Ci sono anche le scarpe coi tacchi, d'accordo, ma non è la stessa cosa. E poi sono le donne che possono indossare i tacchi alti con stile e fascino, gli uomini con le scarpe zeppate sono solo ridicoli.
4-Cambiare il proprio carattere non dovrebbe rientrare fra le cose impossibili. Volere è potere, con la forza di volontà ci si può imporre ogni sorta di disciplina interiore e arrivare al punto in cui "io" è un'altra persona.
Evidentemente la mia volontà è difettosa e ormai ho pure superato il periodo di garanzia, quindi non me la cambiano più.
5-Stesso discorso per la scrittura: ci si può impegnare per migliorare, per crescere, per essere originali, ma a volte ho l'impressione di rappresentare involontariamente il detto popolare che dalle mie parti suona più o meno: ie manca sempre 'n centesimo pe' fa' 'na lira.
6-L'ultima cosa davvero impossibile che mi dispiace lo sia è il poter trovare la strada per salire sopra le nuvole di cui parlavo in questo post.

E adesso fatevi avanti e date anche voi il vostro contributo ;-)

giovedì 15 febbraio 2018

La creazione di un libro nel senso materiale del termine

Già in passato, in alcuni post risalenti all'era paleolitica di questo blog, avevo accennato al fatto che alcuni libri li ho creati anche nel senso materiale della parola. 
Prima ho seguito l'ispirazione, trascritto su pc, riletto, editato, limato, corretto.
Poi ho stampato i fogli e li ho rilegati con una copertina di cartoncino.
Non è difficile. Bisogna solo armarsi di taglierina e avere la pazienza di smezzare un po’ di fogli A4 in modo preciso e senza strappi per trasformarli in A5 (volendo si possono anche comprare già pronti, eh!) 
Si imposta l'impaginazione del file digitale in quel formato e poi si stampa fronte/retro, controllando costantemente l'operatività della stampante poiché detta funzione applicata ai fogli A5 crea spesso degli inceppamenti della carta. 
Dopo essersi assicurati che le pagine così ottenute siano state disposte nell’ordine giusto, bisogna compattarle in modo che il blocco dei fogli sia un parallelepipedo perfettamente liscio (soprattutto sul lato sinistro che costituirà il dorso del libro). Basta tenere fermo il blocco con l’aiuto di una pressa, spalmare colla abbondante sul lato sinistro e, dopo che si è asciugata, farvi una serie di incisioni con la taglierina sulle quali si inseriranno dei monconi di filo. 
Si va con una seconda passata di colla, ci si applica un cartoncino bristol poco più grande di un foglio A4 su cui è stata disegnata la copertina (e anche la quarta, perché no?), si ripiega il cartoncino in modo da adattarlo al blocco dei fogli ormai rilegati, et voilà: il libro fatto in casa è pronto.
Può sembrare stupido, ma compiere questa semplice operazione (che comunque richiede qualche ora di lavoro) mi ha sempre dato un senso di soddisfazione.
La manualità è sempre un'abitudine utile, da non perdere. I risultati che ottengo come "tipografo dilettante" ovviamente non sono minimamente paragonabili a quelli di un print-on-demand o di un tipografo professionale, però neppure da disprezzare.
Ho sempre amato i libri anche come oggetti fisici, e lo dico senza essere un feticista della carta (leggo e pubblico digitalmente senza problemi, lo sapete già).
C'è qualche altro collega scribacchino che si è improvvisato rilegatore e stampatore?

EDIT: su richiesta di Pat aggiungo alcune foto dei miei lavori da "tipografo" :-D





giovedì 8 febbraio 2018

Abruzzo

Quando ho letto, qualche giorno fa, la notizia che il paesino abruzzese di Città Sant'Angelo è stato inserito dalla rivista Forbes tra i dieci luoghi ideali per trasferirsi nel 2018, il mio primo pensiero è stato: "Allora devo tornarci".
Eh sì, perché io c'ero già stato varie volte quando ancora nessuno lo conosceva.
É un comune sparso, diviso in più frazioni, di cui molte di recente costruzione con case moderne. Ma in cima a un colle vi è il borgo storico con la tipica strada centrale lastricata, le chiese e le piazzette antiche. Se ci capitate avrete la sensazione di trovarvi nel mezzo di Pane, amore e fantasia e da ogni vicolo vi aspetterete di veder sbucare Gina Lollobrigida e Vittorio De Sica...


In autunno può sembrare un luogo un po' triste...


... ma basta entrare in una trattoria locale, gustare rustell e pasta alla mugnaia e torna subito l'allegria. E poi quando arriva la bella stagione e il sole illumina gli oliveti e le case di campagna, è davvero piacevole fare un'escursione.


A pochi chilometri c'è un altro paesino che a quelli di Forbes è sfuggito ma secondo me potrebbe tranquillamente aggiungersi alla lista: Atri.
Ha un centro storico bellissimo in cui spicca il Duomo di Santa Maria Assunta.


Sul belvedere però si possono trovare anche sculture moderne. Ammetto di non amare granché l'arte astratta, però alcune di queste sculture danno una certa suggestione.


E visto che sto parlando dell'Abruzzo, impossibile non nominare il Gran Sasso.
Ai piedi della catena montuosa c' è un luogo interessante da vedere, prescindendo dalla fede religiosa: il Santuario di San Gabriele.


Da lì si ha una vista meravigliosa delle vette, innevate anche in piena estate.


A San Gabriele sono stato vittima della legge del contrappasso: mentre stavo fotografando, qualcuno mi ha fotografato. Che dite, posso perdonare i colpevoli di questo scherzo? ;-)

giovedì 1 febbraio 2018

I dubbi di un principiante alle prese con un romanzo fantasy

L'annunciata auto-sfida scrittoria sta procedendo, le pagine vengono riempite e la storia prende forma.
Ho dei dubbi però, che si trasformano in piccoli tormenti.
Tanto per cominciare: i nomi.
Trattandosi di una vicenda ambientata in un continente immaginario ne consegue che i protagonisti non possono chiamarsi Antonio, John o Yukio, devono avere dei nomi non correlati al nostro mondo. E neanche le città possono derogare.
Ogni volta che ripasso il lungo elenco di nomi fittizi di persone e luoghi che ho stilato mi chiedo: ma suonano bene? Sicuro che non siano ridicoli?
Perché i nomi hanno la loro importanza. Uno legge Tolkien e sa che Frodo e i suoi compagni giungeranno sino a Mordor e nel corso del viaggio vedranno le possenti mura di Minas Tirith, e già questi nomi catturano l'attenzione del lettore.
Howard scrisse saghe di guerrieri mai domi, uomini che incutono timore già quando pronunciano il loro nome: Conan, Bran Mak Morn, Turlough "Il Nero".
Quelli che ho inventato io saranno altrettanto efficaci? Non avrò per sbaglio coniato nomi di personaggi già esistenti o identici a quelli di luoghi del mondo reale?
E poi l'altro dubbio atroce: d'accordo che è un fantasy, ma fino a che punto posso essere fantasioso? Come devo dosare realismo e magia, quanto è lecito far incidere la seconda rispetto al primo ai fini dello svolgimento della trama?
Probabilmente non esiste una regola certa riguardo questo aspetto, c'è solo la capacità dell'autore di equilibrare tutti gli elementi testuali nel miglior modo possibile. Ci riuscirò?
Infine, ultimo in elenco ma primo in ordine di importanza, il timore maggiore: il dubbio se il mondo alternativo che ho concepito piacerà oppure no. Risulterà interessante? Susciterà curiosità in un eventuale lettore oppure gli sembrerà un deja-vu? Si sentirà invogliato a proseguire nella sua scoperta o lo mollerà senza rimpianti?
Insomma, scrivo e dubito. D'altronde mi capita sempre, anche quando il soggetto non è un fantasy.