Ché poi, detto così è fuorviante.
A Lucca ci sono stato tante volte. Mi sono volontariamente perduto in via Fillungo stando sempre a testa in su, gli occhi fissi sulle insegne dei negozi appartenenti a un altro secolo, a un'altra storia. Ho esplorato i vicoli stretti fra palazzi ultracentenari, entrando nel buio di piccole gallerie e riemergendo in minuscole corti dove si addossavano bar rivestiti con antiche travature di legno, librerie dentro saloni di pietra con soffitti a volta, fino a sbucare nel luminoso anfiteatro dell'omonima piazza. Ho fatto il giro delle mura in bicicletta in cinque occasioni, ogni volta con lo sguardo sospeso fra le chiome degli alberi e gli scorci della città che si aprono alla vista a ogni pedalata. Ho visitato Palazzi Mansi e le sue stanze sempre in penombra, le persiane perennemente chiuse per non rovinare i preziosi arazzi che ne adornano le camere. Sono stato nel giardino di Villa Pfanner, ho sostato ogni volta che ho potuto a piazza San Michele per ascoltare la musica dei suonatori di strada, per inseguire lo slancio verso il cielo della facciata della Chiesa che si erge leggera col suo prezioso ricamo di marmo. Ho mangiato la cecina, gustato il buccellato.
Ma non ero mai stato al Lucca Comics. I miei passaggi nell'antica città stato toscana sono sempre stati estivi, mai autunnali. In fondo si tratta di un'esperienza che in passato sono stato sul punto di vivere vista la mia giovanile passione per i fumetti (in parte ancora ardente sotto le ceneri) che è stata giustamente ereditata dalla mia principessina. E lei ci tiene tanto ad andarci e - spera - conoscere due disegnatrici che adora leggere e che sono attese alla kermesse.
So che molti amici di questo blog saranno lì in quei giorni, quindi, che dire? Se il primo novembre vedrete un tizio vestito di nero che tiene per mano una bimba coi capelli castani e una frezza azzurra, beh, forse starete osservando Ariano Geta dal vivo ;-)
giovedì 29 ottobre 2015
sabato 24 ottobre 2015
Scrittori raccomandati
Non ho mai cercato polemiche e non ho ancora cambiato politica. So che talvolta taluni scrittori riescono a pubblicare un libro o essere insigniti di un premio letterario solo grazie all'interessamento di amici che danno qualche opportuna ma invisibile spintarella al protetto di turno, ma non sto accusando nessuno. Questo post non nasce per lanciare accuse ad autori viventi.
Mi riferisco invece all'esistenza sempiterna di questa pratica anche nel caso di autori canonici per i quali è proprio il caso di dire: "Meno male che sono stati raccomandati!"
La vicenda più nota è quella di Italo Svevo, i cui romanzi vennero largamente ignorati dalla critica letteraria. Lui aveva però avuto modo di fare conoscenza con il celebre scrittore irlandese James Joyce che aveva peraltro apprezzato i suoi lavori, in particolare l'ancora inedito "La coscienza di Zeno". Joyce lo incoraggiò a pubblicarlo e volle inoltre segnalare l'opera ad alcuni suoi amici della rivista letteraria francese Le navire d'argent che parlarono largamente del libro in questione e del suo autore. Inevitabile che anche la critica italiana fu costretta ad accorgersi di Svevo.
Di Franz Kafka viene invece riportato un pettegolezzo piuttosto maligno a proposito della menzione che ricevette nell'edizione del 1915 del Premio Fontane, un premio letterario di ambito germanico che in quell'anno venne conferito a Carl Sternheim, il quale tuttavia volle devolvere quasi tutto il denaro ricevuto al secondo lui più meritevole Kafka, dando una discreta visibilità al giovane scrittore ceco. Il saggista americano Bill Peschel sostiene che tale generoso atto di Starnheim non fu spontaneo ma venne incoraggiato da Franz Blei, uno dei giurati che assegnava il premio, al quale successivamente Kafka avrebbe ricambiato il favore abbonandosi a una rivista di cui Blei era editore. Naturalmente ciò non toglie nulla al valore dell'opera narrativa di Franz Kafka.
Insomma, anche la raccomandazione può avere la sua utilità.
E a voi, se aveste la certezza di essere letterariamente meritevoli, piacerebbe essere raccomandati o vi vergognereste pensando che si tratterebbe comunque di una truffa ai danni della buona fede altrui?
Mi riferisco invece all'esistenza sempiterna di questa pratica anche nel caso di autori canonici per i quali è proprio il caso di dire: "Meno male che sono stati raccomandati!"
La vicenda più nota è quella di Italo Svevo, i cui romanzi vennero largamente ignorati dalla critica letteraria. Lui aveva però avuto modo di fare conoscenza con il celebre scrittore irlandese James Joyce che aveva peraltro apprezzato i suoi lavori, in particolare l'ancora inedito "La coscienza di Zeno". Joyce lo incoraggiò a pubblicarlo e volle inoltre segnalare l'opera ad alcuni suoi amici della rivista letteraria francese Le navire d'argent che parlarono largamente del libro in questione e del suo autore. Inevitabile che anche la critica italiana fu costretta ad accorgersi di Svevo.
Di Franz Kafka viene invece riportato un pettegolezzo piuttosto maligno a proposito della menzione che ricevette nell'edizione del 1915 del Premio Fontane, un premio letterario di ambito germanico che in quell'anno venne conferito a Carl Sternheim, il quale tuttavia volle devolvere quasi tutto il denaro ricevuto al secondo lui più meritevole Kafka, dando una discreta visibilità al giovane scrittore ceco. Il saggista americano Bill Peschel sostiene che tale generoso atto di Starnheim non fu spontaneo ma venne incoraggiato da Franz Blei, uno dei giurati che assegnava il premio, al quale successivamente Kafka avrebbe ricambiato il favore abbonandosi a una rivista di cui Blei era editore. Naturalmente ciò non toglie nulla al valore dell'opera narrativa di Franz Kafka.
Insomma, anche la raccomandazione può avere la sua utilità.
E a voi, se aveste la certezza di essere letterariamente meritevoli, piacerebbe essere raccomandati o vi vergognereste pensando che si tratterebbe comunque di una truffa ai danni della buona fede altrui?
lunedì 19 ottobre 2015
Esorcizzare la paura di essere stroncati
Leggendo vari post di colleghi scribacchini della blogosfera ho notato che la paura che il proprio lavoro venga massacrato da lettori-critici insoddisfatti è sempre latente.
Una recensione altamente negativa è sempre indigesta, ma rientra nei rischi del mestiere. In fondo non è detto che siamo così bravi a scrivere come riteniamo. Forse lo siamo, ma non per ogni narrazione che sottoponiamo al giudizio altrui: qualcuna è valida, qualche altra meno. Anche ammesso che il nostro ebook sia a suo modo valido, non tutti lo valuteranno allo stesso modo, e ne hanno il diritto.
Ecco, per esorcizzare il timore di essere lapidati da parole taglienti oggi propongo una delle recensioni che ricevette il mio L'ultimo libro del Maestro quando partecipò al concorso ioscrittore. Preciso che ne ricevette anche di positive, ma questa che segue non lo è affatto...
Ma specifico altresì che l'aver ricevuto una mazzata del genere non mi ha impedito di scrivere, molto tempo dopo, i Racconti sensazionali che hanno venduto centinaia di copie e hanno ottenuto riscontri lusinghieri. Insomma, un flop forse pregiudica il futuro di uno scrittore ufficialmente pubblicato, ma per noi scribacchini è solo un incidente di percorso ;-)
E ora, godetevi la stroncatura di Ariano Geta:
Per scrivere della Cina ai tempi di Confucio e catturare l’interesse del lettore ci vuole un bel talento narrativo. L’argomento è noioso comunque, ma c’è chi riesce a imbastire una storia di beghe tra miniaturisti nella Istambul del 1500 e a cavarne del buono. Qui, a fronte di tanta ambizione il talento manca del tutto. Dopo un inizio fuorviante, il romanzo, peraltro lungo, è di una noia mortale. Scritto in modo approssimativo, pieno di ripetizioni materiali e concettuali ( si sentiva fischiare nell’aria il suono delle sue unghie che tagliavano l’aria – torcersi in pose contorte - il cunicolo era stretto ed angusto ) che indicano una rilettura distratta o assente, farcito di dialoghi assurdi, vuole creare mistero attorno a un libro proibito, ma non ci sono né mistero né storia, solo parole allo sbando a raccontare il niente che succede. Sono rari anche i momenti di ilarità: lo scontro tra due soldati: “senza offesa, ma lei è veramente folle “ che si insultano come due donne per un parcheggio, gli Unni che a fatica trattengono un urlo di eccitazione (centrata l’ iniziativa del pc di coniare il termine plenilUnnio ), il sole che declina verso oriente ( che considero una svista ) e l’acqua narcotizzata ( che invece considero un vero e proprio svarione ). La fine si raggiunge con fatica per trovare lo sbraco totale, col termine coglione ( Generale Kai, lei è veramente un coglione… reputo che la sua richiesta sia degna di un coglione… ma non poté fare a meno di ribadire che questo atteggiamento era tipico di un… coglione ) usato e abusato in una conversazione che ha la pretesa di svolgersi a quei tempi e in quei luoghi. Inopportuno e grottesco. VOTO 3
Una recensione altamente negativa è sempre indigesta, ma rientra nei rischi del mestiere. In fondo non è detto che siamo così bravi a scrivere come riteniamo. Forse lo siamo, ma non per ogni narrazione che sottoponiamo al giudizio altrui: qualcuna è valida, qualche altra meno. Anche ammesso che il nostro ebook sia a suo modo valido, non tutti lo valuteranno allo stesso modo, e ne hanno il diritto.
Ecco, per esorcizzare il timore di essere lapidati da parole taglienti oggi propongo una delle recensioni che ricevette il mio L'ultimo libro del Maestro quando partecipò al concorso ioscrittore. Preciso che ne ricevette anche di positive, ma questa che segue non lo è affatto...
Ma specifico altresì che l'aver ricevuto una mazzata del genere non mi ha impedito di scrivere, molto tempo dopo, i Racconti sensazionali che hanno venduto centinaia di copie e hanno ottenuto riscontri lusinghieri. Insomma, un flop forse pregiudica il futuro di uno scrittore ufficialmente pubblicato, ma per noi scribacchini è solo un incidente di percorso ;-)
E ora, godetevi la stroncatura di Ariano Geta:
Per scrivere della Cina ai tempi di Confucio e catturare l’interesse del lettore ci vuole un bel talento narrativo. L’argomento è noioso comunque, ma c’è chi riesce a imbastire una storia di beghe tra miniaturisti nella Istambul del 1500 e a cavarne del buono. Qui, a fronte di tanta ambizione il talento manca del tutto. Dopo un inizio fuorviante, il romanzo, peraltro lungo, è di una noia mortale. Scritto in modo approssimativo, pieno di ripetizioni materiali e concettuali ( si sentiva fischiare nell’aria il suono delle sue unghie che tagliavano l’aria – torcersi in pose contorte - il cunicolo era stretto ed angusto ) che indicano una rilettura distratta o assente, farcito di dialoghi assurdi, vuole creare mistero attorno a un libro proibito, ma non ci sono né mistero né storia, solo parole allo sbando a raccontare il niente che succede. Sono rari anche i momenti di ilarità: lo scontro tra due soldati: “senza offesa, ma lei è veramente folle “ che si insultano come due donne per un parcheggio, gli Unni che a fatica trattengono un urlo di eccitazione (centrata l’ iniziativa del pc di coniare il termine plenilUnnio ), il sole che declina verso oriente ( che considero una svista ) e l’acqua narcotizzata ( che invece considero un vero e proprio svarione ). La fine si raggiunge con fatica per trovare lo sbraco totale, col termine coglione ( Generale Kai, lei è veramente un coglione… reputo che la sua richiesta sia degna di un coglione… ma non poté fare a meno di ribadire che questo atteggiamento era tipico di un… coglione ) usato e abusato in una conversazione che ha la pretesa di svolgersi a quei tempi e in quei luoghi. Inopportuno e grottesco. VOTO 3
mercoledì 14 ottobre 2015
venerdì 9 ottobre 2015
Haiku masters
Saprete già che ho una passione per gli haiku, non solo come lettore ma anche come espositore (nel senso che talvolta ne scrivo anch'io ed espongo pubblicamente tutta la scarsità del mio mai sbocciato talento).
Nonostante ciò, continuo spudoratamente a cimentarmi in questa antica forma poetica giapponese e tento financo di fare proselitismo.
É con tale spirito che vi segnalo il programma televisivo Haiku masters messo in onda da alcune settimane dal canale internazionale giapponese NHK World. La formula per partecipare è semplice: basta inviare un proprio haiku corredato da una foto che in qualche modo ne esprima lo spirito, oppure scrivere un haiku da abbinare alla foto "muta" fornita dal canale, o infine proporre una foto da abbinare all'haiku proposto da NHK (naturalmente un classico di qualche poeta famoso). L'unico limite è l'obbligo dell'inglese per la composizione del proprio haiku, non sono accettate altre lingue.
Il maestro Michio Nakahara premia i migliori partecipanti durante un apposito programma che va in onda una volta al mese il sabato e, in replica, varie volte durante la domenica seguente.
Se volete unirvi al qui presente e partecipare, troverete i termini del concorso spiegati con nipponica meticolosità a QUESTO LINK.
Nonostante ciò, continuo spudoratamente a cimentarmi in questa antica forma poetica giapponese e tento financo di fare proselitismo.
É con tale spirito che vi segnalo il programma televisivo Haiku masters messo in onda da alcune settimane dal canale internazionale giapponese NHK World. La formula per partecipare è semplice: basta inviare un proprio haiku corredato da una foto che in qualche modo ne esprima lo spirito, oppure scrivere un haiku da abbinare alla foto "muta" fornita dal canale, o infine proporre una foto da abbinare all'haiku proposto da NHK (naturalmente un classico di qualche poeta famoso). L'unico limite è l'obbligo dell'inglese per la composizione del proprio haiku, non sono accettate altre lingue.
Il maestro Michio Nakahara premia i migliori partecipanti durante un apposito programma che va in onda una volta al mese il sabato e, in replica, varie volte durante la domenica seguente.
Se volete unirvi al qui presente e partecipare, troverete i termini del concorso spiegati con nipponica meticolosità a QUESTO LINK.
domenica 4 ottobre 2015
Nazioni immaginarie
Dopo averlo preannunciato un paio di volte, ecco a voi finalmente l'ebook delle Nazioni immaginarie.
Come si può dedurre dal titolo si tratta di racconti a sfondo ucronico e fantapolitico.
Quello più corposo è "L'eroe di un solo mondo", una storia nata da una semplicissima ipotesi: e se Garibaldi fosse rimasto in Sudamerica?
Il secondo, più breve e più improntato all'umorismo, si intitola "Mafialand" ed è un piccolo divertissment.
Come potete notare ho anche risolto il dilemma della copertina che era stato oggetto di un post apposito: l'intervento fondamentale di un professionista come Luca Morandi mi ha permesso di disporre di una cover stilisticamente impeccabile che potete ammirare qui a lato.
Concludendo - lo sapete che non amo le presentazioni megagalattiche - vi invito semplicemente a visionare le prime pagine del libro su amazon e decidere se vi interessa acquistarlo oppure no. Con l'occasione faccio un po' di marketing e vi rammento tutti i titoli disponibili ;-)
Buona domenia a tutti :-)
Come si può dedurre dal titolo si tratta di racconti a sfondo ucronico e fantapolitico.
Quello più corposo è "L'eroe di un solo mondo", una storia nata da una semplicissima ipotesi: e se Garibaldi fosse rimasto in Sudamerica?
Il secondo, più breve e più improntato all'umorismo, si intitola "Mafialand" ed è un piccolo divertissment.
Come potete notare ho anche risolto il dilemma della copertina che era stato oggetto di un post apposito: l'intervento fondamentale di un professionista come Luca Morandi mi ha permesso di disporre di una cover stilisticamente impeccabile che potete ammirare qui a lato.
Concludendo - lo sapete che non amo le presentazioni megagalattiche - vi invito semplicemente a visionare le prime pagine del libro su amazon e decidere se vi interessa acquistarlo oppure no. Con l'occasione faccio un po' di marketing e vi rammento tutti i titoli disponibili ;-)
Buona domenia a tutti :-)
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