martedì 17 gennaio 2017

Un tema pittorico ricorrente - 8

Tra i protagonisti della mitologia greca, Prometeo è sicuramente uno dei più ammirevoli. É un titano che non partecipa alla ribellione contro gli dei e al quale viene dato il compito di creare l'uomo. Utilizzando il fuoco divino genera la vita in una statua di fango alla quale dona poi intelligenza e memoria rubandole ad Atena. Grazie a uno stratagemma che farà infuriare Zeus, permette inoltre agli uomini di tenere per loro la carne più pregiata degli animali e di sacrificare agli dei solo gli scarti. Nel momento in cui Zeus toglie il fuoco all'umanità, Prometeo non esita a sottrarglielo di nascosto per restituirlo agli uomini, venendo perciò condannato a restare incatenato in cima a un monte dove ogni giorno un rapace gli mangia il fegato che poi ricresce, rendendo il supplizio infinito. Viene infine liberato da Ercole (o, secondo altre versioni, gli dei lo graziano fornendogli anche l'immortalità) ed entra a far parte dell'Olimpo.
Tutti questi eventi sono stati raccontati da centinaia di opere d'arte e la figura di Prometeo è ancora oggi oggetto di interpretazioni pittoriche.
La vicenda che più mi intriga è il furto del fuoco divino. Prometeo sfida il potere delle divinità - e già questo basta a renderlo interessante - venendo poi crudelmente punito. E qual è il motivo? Nessun vantaggio personale, solo l'altruistica volontà di ridare agli uomini da lui stesso creati il più prezioso strumento che possano ricevere: il fuoco.
Una dei primi quadri con tale soggetto è opera del fiammingo Jan Cossiers (1600-1671) che in verità non rende molto onore al titano, dipingendolo come un rozzo ladruncolo che si guarda alle spalle mentre porta via il bottino:


A distanza di due secoli anche il tedesco Christian Griepenkerl (1839-1912) ne fornisce un'interpretazione che sottolinea soprattutto la sua abilità da proto-Lupin nel derubare il lussurioso Zeus e il suo giovane Ganimede durante il sonno...


Ma il cambio di sensibilità è nell'aria. Il mondo sta evolvendo e infatti il contemporaneo (e connazionale) di Griepenkerl, Max Klinger (1857-1920), appartenente all'area dei rinnovatori poi definiti simbolisti, nella sua incisione esalta l'aspetto eroico del gesto di Prometeo e la conseguente riconoscenza degli uomini immersi nelle tenebre che infine rivedono la luce:


Un altro simbolista, il belga Jean Delville (1867-1953), propone un Prometeo ancora più vicino alla nostra concezione di arte moderna, ponendolo in una scena ricca di espressività come colui che trasporta una stella luminosa rischiarante il mondo avvolto nell'oscurità:


L'artista australiano Harold Freedman (1915-1999) su richiesta dei pompieri di Melbourne ha decorato la parete di un edificio con un'allegoria del mito sicuramente elementare ma assai suggestiva. Nella parte più alta del mosaico compaiono Zeus e Febo con la fiamma divina, mentre in basso c'è il mondo terreno per il quale il fuoco è una ricchezza ma anche una maledizione. Prometeo rappresenta il trait d'union fra i due elementi:


Un paio di dettagli ravvicinati rendono maggiore merito al lavoro dell'autore (e comunque potete ammirarli meglio su questo blog cui spetta il merito di aver condiviso in rete le immagini):



L'artista canadese contemporaneo André Durand (del quale segnalo doverosamente il sito web) ha invece preferito realizzarne un'interpretazione squisitamente estetica focalizzando la propria attenzione sulla bellezza plastica del corpo di Prometeo che discende col suo dono verso l'umanità, ovvero il pianeta Terra del quale si intravede l'inevitabile profilo della Grecia...


Insomma, come sempre si parte da uno stesso soggetto per scoprire alcune variazioni sul tema. Non sono le uniche e se avete voglia di fare una ricerca sul web scoprirete tante rappresentazioni di Prometeo e del fuoco rubato agli dei.

18 commenti:

  1. Certo che nel tempo il mito è molto cambiato nei dipinti.
    Sinceramente preferisco gli ultimi, quelli che gli rendono onore. In fondo il fuoco serve più a noi che agli dei, no? :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh, direi di sì. Loro, anche col freddo, restano immortali ;-)

      Elimina
  2. Dillo, hai scelto di chiudere la carrellata artistica con l'opera di Durand perché sai che i finali, come gli incipit, sono quelli che restano più in mente. In effetti...
    No, vabbè, invece di sembrare una vecchia maniaca, ti dico che comunque mi sono piaciute molto le opere contemporanee, mi sono sembrate più suggestive, in particolare quella simbolista di Klinger.
    Il mito di Prometeo è quello che ai miei figli è rimasto più impresso, quando glieli leggevo la sera (lo so, originale, invece delle solite favole...)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'ho messo per ultimo solo per una questione cronologica, giuro!
      Mi sembra una buona idea raccontare ai figli miti anziché favole, almeno arricchiscono la propria cultura personale come se fosse un gioco.

      Elimina
  3. Sempre adorato questa figura mitologica. Bella carrellata di immagini, bel post. Tra le altre cose Mary Shelley ha fatto man bassa del mito e si è ispirata per il suo Frankenstein.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. É vero: "Frankenstein o il Prometeo moderno". Ottima citazione :-)

      Elimina
  4. Le prime due immagini sono veri mattoni, anche se la seconda l'ho usata pure io per un mio post. La mia preferita è senza dubbio quella di Klinger, seguita da Delville. Le ultime due non mi piacciono proprio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A me invece piace più quella di Delville e poi Klinger. Durand pure non mi dispiace, ma solo per lo stile.

      Elimina
  5. Io preferisco le rappresentazioni più antiche perchè sono miti che sembrano così lontani da me, che la mia immaginazione riesce a identificarli meglio in dipinti più vecchi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il mito è antico, ma può sempre essere reinterpretato secondo la sensibilità dei giorni nostri.

      Elimina
  6. Bellissimo post... con Prometeo mi hai fornito un'idea che troverà pieno compimento nel mio post del sabato. ;-)

    Beh, bisogna dire che il giovinetto Ganimede di Griepenkerl è bellissimo: nessuna meraviglia che Giove se lo sia portato via. A me piace molto Delville, mentre l'opera di Harold Freedman è un po' troppo affollata per i miei gusti.

    RispondiElimina
  7. Prometeo, da sempre, ispira e affascina e intriga.
    Ottima idea dedicargli un post come questo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tu potresti dedicargli un po' della tua creatività e dargli una forma più contemporanea ;-)

      Elimina
  8. I decori di Harold Freedman mi ricordano i grandi murales di Diego Rivera.
    Aggiungerei alla tua carrellata il Prometeo del Rockefeller Center di New York.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quello l'ho escluso perché è una scultura, non una pittura. Comunque è sicuramente un altro esempio di Prometeo nell'arte.

      Elimina
  9. Preferisco il primo quadro, sembra proprio il personaggio mitico...

    RispondiElimina