Quando sono particolarmente confuso ho difficoltà a leggere, e anche a scrivere, ma in compenso si acuisce il piacere di ammirare immagini e figure. Senza mettermi a cercare interpretazioni e chiavi di lettura, una semplice contemplazione visiva.
Per fortuna internet permette di scoprire artisti che in epoca pre-web sarebbe stato difficile scovare coi metodi tradizionali, soprattutto per un dilettante come me.
Juan Medina é un pittore messicano contemporaneo capace di creare immagini veramente suggestive.
Le sue figure femminili sono di una bellezza straordinaria, ma anziché esaltarne la sensualità preferisce immergerle in contesti misteriosi, sognanti, evocativi.
Delle trasfigurazioni davvero stupende.
Sul web é possibile reperire molti altri suoi lavori.
Qui a sinistra ho riportato "The keylock", la serratura, contrasto quasi inquietante tra due figure speculari ma divergenti, non solo per il differente uso del bianco e del nero.
In basso invece "Sketch of freedom", uno schizzo di libertà tracciato dalle mani della stessa modella che completa il proprio corpo unito ad ali per fuggire...
Una tecnica straordinaria per un pittore che mi ha davvero conquistato.
martedì 30 marzo 2010
domenica 28 marzo 2010
Limbo
Una cosa che ho imparato é che nei periodi di demoralizzazione occore rimanere inerte.
La vita non si ferma, continua anche durante queste fasi che durano settimane, a volte mesi, e quindi ci sono una serie di azioni da compiere, decisioni da prendere, scelte da fare. Però la lucidità non é la stessa. Così capita di compiere delle azioni assurde, prendere decisioni sbagliate, fare delle scelte demenziali. E le conseguenze bisogna portarsele appresso anche quando si ritorna all'equilibrio. Con qualche problema in più a causa delle stronzate commesse durante la fase di demoralizzazione, problemi che ci vorrà tempo a smaltire, forse tutta la vita...
Così mi astengo il più possibile da ogni azione, soprattutto per le cose importanti.
Ma anche per una cosa frivola come questo blog preferisco astenermi da ogni iniziativa. Se seguissi l'ispirazione del momento potrei chiuderlo, oppure rendere disponibili tutti i miei scritti in download gratuito, oppure trasformarlo in un blog personale senza alcun riferimento alla letteratura... (ecco, un altro motivo per cui in questi periodi é meglio non fare nulla é che l'ispirazione del momento passa da un estremo all'altro con una rapidità impressionante, e basta poco a compiere un gesto pensando di aver fatto la cosa giusta per poi pentirsi trenta secondi dopo).
Un po' come succede al pc di casa:
Attendere prego - il sistema é sovraccarico - si consiglia di spegnere e riavviare
Aspetto pazientemente il mio reload...
La vita non si ferma, continua anche durante queste fasi che durano settimane, a volte mesi, e quindi ci sono una serie di azioni da compiere, decisioni da prendere, scelte da fare. Però la lucidità non é la stessa. Così capita di compiere delle azioni assurde, prendere decisioni sbagliate, fare delle scelte demenziali. E le conseguenze bisogna portarsele appresso anche quando si ritorna all'equilibrio. Con qualche problema in più a causa delle stronzate commesse durante la fase di demoralizzazione, problemi che ci vorrà tempo a smaltire, forse tutta la vita...
Così mi astengo il più possibile da ogni azione, soprattutto per le cose importanti.
Ma anche per una cosa frivola come questo blog preferisco astenermi da ogni iniziativa. Se seguissi l'ispirazione del momento potrei chiuderlo, oppure rendere disponibili tutti i miei scritti in download gratuito, oppure trasformarlo in un blog personale senza alcun riferimento alla letteratura... (ecco, un altro motivo per cui in questi periodi é meglio non fare nulla é che l'ispirazione del momento passa da un estremo all'altro con una rapidità impressionante, e basta poco a compiere un gesto pensando di aver fatto la cosa giusta per poi pentirsi trenta secondi dopo).
Un po' come succede al pc di casa:
Attendere prego - il sistema é sovraccarico - si consiglia di spegnere e riavviare
Aspetto pazientemente il mio reload...
giovedì 25 marzo 2010
Post surgelato utile per la circostanza
Per fortuna già da qualche settimana avevo scritto alcune voci relative al compendio della cose da non fare a 40 anni.
Mi tornano utili in questo momento in cui la voglia di scrivere, e di fare ogni altra cosa, sembrano essersi accumulate in fondo allo stomaco come un pranzo indigesto.
In attesa di liberarmene, infilo questo post surgelato nel microonde del blog...
Evitare di pensare alle cose da fare prima di compiere 40 anni
I 40 anni sono stati codificati come l’età dei bilanci, e ti spingono a pensare a quello che hai fatto, ma soprattutto a quello che NON hai fatto. Esistono anche libri tipo: “100 cose da fare prima di compiere 40 anni”.
Ecco, evitate di cadere in questo tipo di ossessioni, magari andando a ripescare desideri formulati a 7 anni quando ancora credevate che sareste diventati grandi scienziati grazie al piccolo chimico regalatovi da Babbo Natale in persona (che somigliava tanto a papà con una barba posticcia…)
“Sognavo di scalare una montagna, ho quasi 40 anni e ancora non l’ho fatto!” (Lascia perdere, la cronaca è già piena di alpinisti della domenica che si sono procurati fratture su tutto il corpo mentre tentavano di scalare il Monte Puzzetta).
“Sognavo una cabriolet sportiva, ho quasi 40 anni e ancora non l’ho mai avuta!” (Ti prego, per quale motivo vuoi costringere i tuoi genitori settantenni e pensionati a ricominciare a lavorare per aiutarti a pagare 48 rate da 1.000 euro l’una?)
“Sognavo di pubblicare un libro, ho quasi 40 anni e ancora non ci sono riuscito!” (Consolati, siamo in tanti…)
“Sognavo di fare sesso con due donne contemporaneamente, ho 40 anni e ancora non l’ho fatto!” (beh… bisogna evitare di ossessionarsi, ok, però qualcosa ci si può pure concedere, no? Nella peggiore delle ipotesi si può trasformare in una delle 100 cose da fare prima di compiere 50 anni…)
Mi tornano utili in questo momento in cui la voglia di scrivere, e di fare ogni altra cosa, sembrano essersi accumulate in fondo allo stomaco come un pranzo indigesto.
In attesa di liberarmene, infilo questo post surgelato nel microonde del blog...
Evitare di pensare alle cose da fare prima di compiere 40 anni
I 40 anni sono stati codificati come l’età dei bilanci, e ti spingono a pensare a quello che hai fatto, ma soprattutto a quello che NON hai fatto. Esistono anche libri tipo: “100 cose da fare prima di compiere 40 anni”.
Ecco, evitate di cadere in questo tipo di ossessioni, magari andando a ripescare desideri formulati a 7 anni quando ancora credevate che sareste diventati grandi scienziati grazie al piccolo chimico regalatovi da Babbo Natale in persona (che somigliava tanto a papà con una barba posticcia…)
“Sognavo di scalare una montagna, ho quasi 40 anni e ancora non l’ho fatto!” (Lascia perdere, la cronaca è già piena di alpinisti della domenica che si sono procurati fratture su tutto il corpo mentre tentavano di scalare il Monte Puzzetta).
“Sognavo una cabriolet sportiva, ho quasi 40 anni e ancora non l’ho mai avuta!” (Ti prego, per quale motivo vuoi costringere i tuoi genitori settantenni e pensionati a ricominciare a lavorare per aiutarti a pagare 48 rate da 1.000 euro l’una?)
“Sognavo di pubblicare un libro, ho quasi 40 anni e ancora non ci sono riuscito!” (Consolati, siamo in tanti…)
“Sognavo di fare sesso con due donne contemporaneamente, ho 40 anni e ancora non l’ho fatto!” (beh… bisogna evitare di ossessionarsi, ok, però qualcosa ci si può pure concedere, no? Nella peggiore delle ipotesi si può trasformare in una delle 100 cose da fare prima di compiere 50 anni…)
mercoledì 24 marzo 2010
Piccola precisazione
Ho avuto diversi riscontri negativi su ciò che scrivo, ok.
Però, soprattutto, sono deluso per altre questioni private (purtroppo decisamente più importanti di qualunque ambizione letteraria) che mi hanno messo addosso una demoralizzazione profonda.
Lo stato d'animo é consequenziale.
Ecco, tutto qui.
Probabilmente passerà, però nel frattempo ho il morale talmente basso che mi viene l'istinto di calpestarmelo da solo.
Prevedibile qualche rallentamento in questo blog, almeno nei prossimi giorni.
Però, soprattutto, sono deluso per altre questioni private (purtroppo decisamente più importanti di qualunque ambizione letteraria) che mi hanno messo addosso una demoralizzazione profonda.
Lo stato d'animo é consequenziale.
Ecco, tutto qui.
Probabilmente passerà, però nel frattempo ho il morale talmente basso che mi viene l'istinto di calpestarmelo da solo.
Prevedibile qualche rallentamento in questo blog, almeno nei prossimi giorni.
lunedì 22 marzo 2010
Pausa di riflessione
Questa é la mia risposta ad un commento sull'ultimo post:
Stavo pensando di mollare tutto. In fondo mi sto rendendo conto che non sono un granché a scrivere.
Che ce ne sono migliaia che sanno scrivere più o meno come me.
Forse il mio é un equivoco di fondo: siccome tutti si sono sempre rivolti a me per scrivere i loro temi a scuola, la loro tesi di laurea, persino le lettere di disdetta a Sky, mi sono convinto di saper scrivere bene. E in effetti so farlo ottimamente per quanto riguarda corrispondenza commerciale, fax, presentazioni, etc.
Però questo non implica che io abbia un'abilità letteraria speciale... Mi ero illuso che questo fosse il mio talento biblico e volevo farlo fruttare, ma forse il talento é solo quello di saper redigere una buona lettera di presentazione per la ditta o un sollecito di pagamento pungente ma non troppo aggressivo...
In questi giorni sono un po' demoralizzato per una serie di problemi personali, quindi qualche sfogo patetico da quarantenne complessato ci può pure stare, però il fatto stesso che mi sia posto il quesito mi impone di rifletterci sopra.
Forse é inutile continuare a mandare plichi alle case editrici...
Stavo pensando di mollare tutto. In fondo mi sto rendendo conto che non sono un granché a scrivere.
Che ce ne sono migliaia che sanno scrivere più o meno come me.
Forse il mio é un equivoco di fondo: siccome tutti si sono sempre rivolti a me per scrivere i loro temi a scuola, la loro tesi di laurea, persino le lettere di disdetta a Sky, mi sono convinto di saper scrivere bene. E in effetti so farlo ottimamente per quanto riguarda corrispondenza commerciale, fax, presentazioni, etc.
Però questo non implica che io abbia un'abilità letteraria speciale... Mi ero illuso che questo fosse il mio talento biblico e volevo farlo fruttare, ma forse il talento é solo quello di saper redigere una buona lettera di presentazione per la ditta o un sollecito di pagamento pungente ma non troppo aggressivo...
In questi giorni sono un po' demoralizzato per una serie di problemi personali, quindi qualche sfogo patetico da quarantenne complessato ci può pure stare, però il fatto stesso che mi sia posto il quesito mi impone di rifletterci sopra.
Forse é inutile continuare a mandare plichi alle case editrici...
giovedì 18 marzo 2010
Qualche nuovo ebook...
Ho reso disponibile nella mia "vetrina virtuale" su lulu.com i racconti nerdotaku già pubblicati sul blog.
Ho inserito anche un racconto di parecchi anni fa, "Elisa". La storia é minimalista, la narrazione traccia per lo più un ritratto della protagonista. Ricordo che tempo fa, rispondendo a una domanda di Luca sul mio modo di scrivere, avevo fatto presente che seguo fondamentalmente due metodi: racconti costruiti come un meccanismo ben preciso in cui tutto é funzionale alla trama, e racconti incentrati totalmente sul carattere problematico del personaggio principale. "Elisa" appartiene al secondo genere. Insieme ad altri due racconti analoghi li ho inseriti in una piccola raccolta intitolata "Disagi".
A chiunque fosse interessato, buona lettura.
EDIT: EBOOK IN REVISIONE - AL MOMENTO NON DISPONIBILE
Ho inserito anche un racconto di parecchi anni fa, "Elisa". La storia é minimalista, la narrazione traccia per lo più un ritratto della protagonista. Ricordo che tempo fa, rispondendo a una domanda di Luca sul mio modo di scrivere, avevo fatto presente che seguo fondamentalmente due metodi: racconti costruiti come un meccanismo ben preciso in cui tutto é funzionale alla trama, e racconti incentrati totalmente sul carattere problematico del personaggio principale. "Elisa" appartiene al secondo genere. Insieme ad altri due racconti analoghi li ho inseriti in una piccola raccolta intitolata "Disagi".
A chiunque fosse interessato, buona lettura.
EDIT: EBOOK IN REVISIONE - AL MOMENTO NON DISPONIBILE
mercoledì 17 marzo 2010
Cesar Santos
Cesar Santos è un pittore contemporaneo, che crede nel realismo della rappresentazione su tela e si ispira ai modelli classici, ovviamente rielaborandoli in chiave moderna secondo la sua personale visione.
Personalmente trovo straordinaria la sua abilità tecnica, ma soprattutto il modo in cui esprime la sua evidente vena polemica verso l’astrattismo e l’espressionismo.
“A nightmare came true” (qui accanto) gioca sulla nota frase del sogno che diventa realtà, ritenendo evidentemente che l’enorme quadro astratto ammirato dalla folla sia piuttosto un incubo (e in effetti ha i connotati di un gigantesco scarabocchio…)
In "Pablo on the table" (in basso) prende invece di mira niente meno che Picasso, evocato da “Guernica” alle spalle della scena principale in cui un giovane artista sembra apprestarsi a “sacrificare” un anziano che somiglia proprio a Pablo Picasso, fermato a stento dalla modella. Da notare che il trittico ricalca abbastanza fedelmente le figure di Abramo, Isacco e l’Angelo di un noto quadro del Caravaggio.
Per un dilettante come me si tratta di un artista degno di nota.
Per gli esperti… non so.
Personalmente trovo straordinaria la sua abilità tecnica, ma soprattutto il modo in cui esprime la sua evidente vena polemica verso l’astrattismo e l’espressionismo.
“A nightmare came true” (qui accanto) gioca sulla nota frase del sogno che diventa realtà, ritenendo evidentemente che l’enorme quadro astratto ammirato dalla folla sia piuttosto un incubo (e in effetti ha i connotati di un gigantesco scarabocchio…)
In "Pablo on the table" (in basso) prende invece di mira niente meno che Picasso, evocato da “Guernica” alle spalle della scena principale in cui un giovane artista sembra apprestarsi a “sacrificare” un anziano che somiglia proprio a Pablo Picasso, fermato a stento dalla modella. Da notare che il trittico ricalca abbastanza fedelmente le figure di Abramo, Isacco e l’Angelo di un noto quadro del Caravaggio.
Per un dilettante come me si tratta di un artista degno di nota.
Per gli esperti… non so.
lunedì 15 marzo 2010
La terapia delle arti
L’arte e la letteratura sono una forma d’espressione, e possono raccontare qualunque cosa. Esprimono il pensiero e l’emozione del loro creatore. Oppure un suo trauma…
Talvolta dietro un capolavoro si nasconde qualcosa di orribile, anche se a prima vista non sembra.
René Magritte è un’icona del XX secolo. I suoi quadri surrealisti sono entrati nell’immaginario collettivo con composizioni ambigue e fuorvianti che interrogano l’uomo sulla effettiva portata della sua percezione sensoriale e ironizzano sulla capacità della pittura di rappresentare il mondo reale.
Una delle sue tele più celebri raffigura una coppia col volto coperto da uno straccio, (“Gli amanti”, qui accanto). L’immagine è perfetta per esprimere un senso di dolorosa incomunicabilità tra le persone, tipico della sua epoca (il quadro in questione sembra la trasposizione pittorica del dramma “La cantatrice calva” di Ionesco).
Ma queste facce velate assumono un significato assai più inquietante se vengono rapportate alla vita privata dell’artista.
Nel 1912, quando Magritte era poco più che un adolescente, sua madre si era suicidata gettandosi in un lago. Il suo cadavere era stato ripescato e trascinato a riva col volto coperto dai vestiti fradici d’acqua, e lui era presente al momento del ritrovamento... una scena che non avrebbe dimenticato mai più.
Otto anni prima in Inghilterra era stata rappresentata una commedia che avrebbe avuto molta fortuna. Il personaggio principale era Peter Pan, il ragazzino che non vuole crescere.
Opera fiabesca particolarmente amata dai bambini, dietro il suo magico mondo nasconde un dramma privato dell’autore, James Matthew Barrie.
Anche in questo caso bisogna tornare indietro nel tempo, all’epoca della sua infanzia. Uno dei suoi fratelli morì per disgrazia mentre pattinava sul ghiaccio, una tragedia per tutta la famiglia e in particolare per la madre che non riusciva a farsene un ragione. Solo nel corso degli anni riuscì ad elaborare il lutto immaginando che, a causa della morte prematura, suo figlio non aveva mai conosciuto la vecchiaia, ma solo la giovinezza… Lo diceva spesso a James Matthew, che evidentemente non dimenticò mai questa particolare teoria consolatoria di sua madre.
Due capolavori dietro i quali si annidano delle tragedie. O forse il contrario: due tragedie che sono state superate solo grazie al potere liberatorio di arte e letteratura, grazie alla possibilità di sublimare la realtà quotidiana in una forma espressiva che potrebbe chiamarsi anche musica o cinema o fotografia.
La bellezza e l’importanza delle arti risiede anche in questo potere liberatorio per l’autore. La ricerca di fama e successo è (o almeno dovrebbe essere) solo un aspetto secondario…
Talvolta dietro un capolavoro si nasconde qualcosa di orribile, anche se a prima vista non sembra.
René Magritte è un’icona del XX secolo. I suoi quadri surrealisti sono entrati nell’immaginario collettivo con composizioni ambigue e fuorvianti che interrogano l’uomo sulla effettiva portata della sua percezione sensoriale e ironizzano sulla capacità della pittura di rappresentare il mondo reale.
Una delle sue tele più celebri raffigura una coppia col volto coperto da uno straccio, (“Gli amanti”, qui accanto). L’immagine è perfetta per esprimere un senso di dolorosa incomunicabilità tra le persone, tipico della sua epoca (il quadro in questione sembra la trasposizione pittorica del dramma “La cantatrice calva” di Ionesco).
Ma queste facce velate assumono un significato assai più inquietante se vengono rapportate alla vita privata dell’artista.
Nel 1912, quando Magritte era poco più che un adolescente, sua madre si era suicidata gettandosi in un lago. Il suo cadavere era stato ripescato e trascinato a riva col volto coperto dai vestiti fradici d’acqua, e lui era presente al momento del ritrovamento... una scena che non avrebbe dimenticato mai più.
Otto anni prima in Inghilterra era stata rappresentata una commedia che avrebbe avuto molta fortuna. Il personaggio principale era Peter Pan, il ragazzino che non vuole crescere.
Opera fiabesca particolarmente amata dai bambini, dietro il suo magico mondo nasconde un dramma privato dell’autore, James Matthew Barrie.
Anche in questo caso bisogna tornare indietro nel tempo, all’epoca della sua infanzia. Uno dei suoi fratelli morì per disgrazia mentre pattinava sul ghiaccio, una tragedia per tutta la famiglia e in particolare per la madre che non riusciva a farsene un ragione. Solo nel corso degli anni riuscì ad elaborare il lutto immaginando che, a causa della morte prematura, suo figlio non aveva mai conosciuto la vecchiaia, ma solo la giovinezza… Lo diceva spesso a James Matthew, che evidentemente non dimenticò mai questa particolare teoria consolatoria di sua madre.
Due capolavori dietro i quali si annidano delle tragedie. O forse il contrario: due tragedie che sono state superate solo grazie al potere liberatorio di arte e letteratura, grazie alla possibilità di sublimare la realtà quotidiana in una forma espressiva che potrebbe chiamarsi anche musica o cinema o fotografia.
La bellezza e l’importanza delle arti risiede anche in questo potere liberatorio per l’autore. La ricerca di fama e successo è (o almeno dovrebbe essere) solo un aspetto secondario…
giovedì 11 marzo 2010
ioscrittore
Il gruppo editoriale Mauri Spagnol ha organizzato un concorso per aspiranti scrittori, e sin qui niente di nuovo.
La cosa strana (e che mi lascia un po' perplesso) é la formula: le opere dei partecipanti verrebbero giudicate dagli stessi partecipanti, che devono rigorosamente mantenere l'anonimato...
Mauri Spagnol é un gruppo importante, e già questo dovrebbe ispirare fiducia, ma le mie personali paranoie mi fanno sorgere dei dubbi sul sistema prescelto. Non escludo di partecipare, però sono scettico...
Comunque, il link per informarsi meglio é questo: ioscrittore
La cosa strana (e che mi lascia un po' perplesso) é la formula: le opere dei partecipanti verrebbero giudicate dagli stessi partecipanti, che devono rigorosamente mantenere l'anonimato...
Mauri Spagnol é un gruppo importante, e già questo dovrebbe ispirare fiducia, ma le mie personali paranoie mi fanno sorgere dei dubbi sul sistema prescelto. Non escludo di partecipare, però sono scettico...
Comunque, il link per informarsi meglio é questo: ioscrittore
mercoledì 10 marzo 2010
Croce e delizia
E' una frase fatta, decisamente cliché, ma il rapporto fra lo scrittore e i propri scritti é davvero croce e delizia.
Quando si ha questa inclinazione é ovvio che impegnarsi nell'atto di scrivere in modo creativo sia una fonte di soddisfazione. Ma é anche un travaglio interiore.
Montaigne, nel suo saggio in cui parla dell'amore dei padri per i figli, riesce addirittura a creare un parallelo con le opere narrative: un uomo può amare i propri scritti come se fossero suoi figli nel senso che sono stati generati da lui, e rappresentano quel che aveva nella sua mente e nella sua anima, pertanto la parte migliore di se.
Questa metafora é stata materializzata dalla sua connazionale dei giorni nostri, Amelie Nothomb, che ha dichiarato di essere "incinta" dei propri libri.
Esiste anche uno stress legato alla scrittura e alla sensazione di non riuscire ad esprimere un concetto con le parole giuste.
Conrad percepiva l'atto di scrivere come una fatica immane, al termine della quale si sentiva spossato.
Hawthorne, imbevuto della religiosità puritana della sua famiglia, confidò in una lettera privata di aver bruciato alcuni suoi manoscritti perché temeva che rappresentassero una forma di blasfemia. Poi cambiò idea e li riscrisse, e sebbene l'episodio sia messo in dubbio da alcuni suoi biografi denota comunque un rapporto a dir poco conflittuale coi propri scritti.
Kafka pubblicò pochissime cose da vivo, e i tanti manoscritti inediti avrebbero dovuto essere bruciati, almeno queste erano state le sue disposizioni per l'amico Max Brod, che invece ritenne che il grande scrittore ceco non volesse realmente distruggerli. E' evidente che per Kafka i propri scritti erano quasi delle tossine da espellere.
Un caso limite é rappresentato da Guido Morselli, morto suicida nel 1973. Il suicidio é un atto estremo, e ovviamente ha origine da chissà quante e quali concause. Tuttavia nel suo caso ci sono molte testimonianze che i continui rifiuti da parte di vari editori a pubblicare le sue opere (non a caso postume) abbiano influito sulla scelta di togliersi la vita.
Insomma, il rapporto con ciò che si scrive é complesso. Talvolta mi chiedo se la passione per la scrittura sia davvero un dono o piuttosto una dannazione...
Quando si ha questa inclinazione é ovvio che impegnarsi nell'atto di scrivere in modo creativo sia una fonte di soddisfazione. Ma é anche un travaglio interiore.
Montaigne, nel suo saggio in cui parla dell'amore dei padri per i figli, riesce addirittura a creare un parallelo con le opere narrative: un uomo può amare i propri scritti come se fossero suoi figli nel senso che sono stati generati da lui, e rappresentano quel che aveva nella sua mente e nella sua anima, pertanto la parte migliore di se.
Questa metafora é stata materializzata dalla sua connazionale dei giorni nostri, Amelie Nothomb, che ha dichiarato di essere "incinta" dei propri libri.
Esiste anche uno stress legato alla scrittura e alla sensazione di non riuscire ad esprimere un concetto con le parole giuste.
Conrad percepiva l'atto di scrivere come una fatica immane, al termine della quale si sentiva spossato.
Hawthorne, imbevuto della religiosità puritana della sua famiglia, confidò in una lettera privata di aver bruciato alcuni suoi manoscritti perché temeva che rappresentassero una forma di blasfemia. Poi cambiò idea e li riscrisse, e sebbene l'episodio sia messo in dubbio da alcuni suoi biografi denota comunque un rapporto a dir poco conflittuale coi propri scritti.
Kafka pubblicò pochissime cose da vivo, e i tanti manoscritti inediti avrebbero dovuto essere bruciati, almeno queste erano state le sue disposizioni per l'amico Max Brod, che invece ritenne che il grande scrittore ceco non volesse realmente distruggerli. E' evidente che per Kafka i propri scritti erano quasi delle tossine da espellere.
Un caso limite é rappresentato da Guido Morselli, morto suicida nel 1973. Il suicidio é un atto estremo, e ovviamente ha origine da chissà quante e quali concause. Tuttavia nel suo caso ci sono molte testimonianze che i continui rifiuti da parte di vari editori a pubblicare le sue opere (non a caso postume) abbiano influito sulla scelta di togliersi la vita.
Insomma, il rapporto con ciò che si scrive é complesso. Talvolta mi chiedo se la passione per la scrittura sia davvero un dono o piuttosto una dannazione...
lunedì 8 marzo 2010
Un lunedì da 40enne
E' lunedì, e io odio i lunedì.
Fa freddo, e io odio il freddo.
Manca qualche mese al mio 40° compleanno... e ci scherzo sopra andando avanti col compendio.
Evitare gli atteggiamenti troppo giovanilistici
A quaranta anni ci si rende conto che l’orologio biologico è ormai un bel pezzo avanti e non c’è modo di farlo tornare indietro (almeno con le tecnologie attuali). Capita perciò che per esorcizzare questa consapevolezza ci si atteggi da adolescenti, per convincersi di essere “tutto sommato” ancora giovane.
Giustissimo. Condivido in pieno. Però bisogna darsi dei limiti.
Mettiamo che vi viene voglia di passeggiare con le cuffiette nelle orecchie e l’mp3 in mano, come un quattordicenne. Perfetto. In fondo la musica si ascolta a tutte le età.
Mettiamo che vi viene il desiderio di canticchiare qualche ritornello a bassa voce… Ma si, va bene anche questo. Certe canzoni suscitano emozioni a prescindere dalla data di nascita dell’ascoltatore.
Però evitate di cantare a squarciagola SUNDAY BLOODY SUNDAY! sbagliando la pronuncia e magari sbracciandovi come se vi trovaste sul prato dello stadio durante un concerto… Questa è un’esclusiva dei quattordicenni: loro possono volare sulle ali della musica anche mentre stanno banalmente seduti in metropolitana di ritorno dalla scuola, noi invece siamo fuori tempo massimo per queste esibizioni (e comunque quando avevamo 14 anni non ascoltavamo gli U2, semmai Sandy Marton, ammettiamolo, dai!)
Fa freddo, e io odio il freddo.
Manca qualche mese al mio 40° compleanno... e ci scherzo sopra andando avanti col compendio.
Evitare gli atteggiamenti troppo giovanilistici
A quaranta anni ci si rende conto che l’orologio biologico è ormai un bel pezzo avanti e non c’è modo di farlo tornare indietro (almeno con le tecnologie attuali). Capita perciò che per esorcizzare questa consapevolezza ci si atteggi da adolescenti, per convincersi di essere “tutto sommato” ancora giovane.
Giustissimo. Condivido in pieno. Però bisogna darsi dei limiti.
Mettiamo che vi viene voglia di passeggiare con le cuffiette nelle orecchie e l’mp3 in mano, come un quattordicenne. Perfetto. In fondo la musica si ascolta a tutte le età.
Mettiamo che vi viene il desiderio di canticchiare qualche ritornello a bassa voce… Ma si, va bene anche questo. Certe canzoni suscitano emozioni a prescindere dalla data di nascita dell’ascoltatore.
Però evitate di cantare a squarciagola SUNDAY BLOODY SUNDAY! sbagliando la pronuncia e magari sbracciandovi come se vi trovaste sul prato dello stadio durante un concerto… Questa è un’esclusiva dei quattordicenni: loro possono volare sulle ali della musica anche mentre stanno banalmente seduti in metropolitana di ritorno dalla scuola, noi invece siamo fuori tempo massimo per queste esibizioni (e comunque quando avevamo 14 anni non ascoltavamo gli U2, semmai Sandy Marton, ammettiamolo, dai!)
giovedì 4 marzo 2010
Aubrey Vincent Beardsley
Aubrey Beardsley, vissuto alla fine del XIX secolo, é stato un illustratore che nei suoi pochi anni di vita é riuscito a creare uno stile unico e suggestivo, che riesce a sembrare "moderno" ancora oggi, a distanza di cento anni.
Accanto alle illustrazioni "ufficiali" (le più famose quelle su una riedizione moderna della saga di re Artù nella versione di Malory), ne ha prodotte altre decisamente trasgressive per i suoi tempi, peraltro pentendosene durante gli ultimi giorni della sua breve vita.
Il contrasto netto fra nero e bianco, le espressioni ambigue delle sue figure androgine, l'atmosfera magica degli ambienti sono tratti distintivi che hanno ispirato moltissimi imitatori.
Come d'abitudine parlo da dilettante, senza improvvisarmi accademico dell'arte (non lo sono e non lo sarò mai). Evito inoltre di fornire link o riferimenti. Chi ha interesse ad approfondire la conoscenza di questo artista deve solo trascrivere il suo nome su google, troverà migliaia di pagine a lui dedicate.
Accanto alle illustrazioni "ufficiali" (le più famose quelle su una riedizione moderna della saga di re Artù nella versione di Malory), ne ha prodotte altre decisamente trasgressive per i suoi tempi, peraltro pentendosene durante gli ultimi giorni della sua breve vita.
Il contrasto netto fra nero e bianco, le espressioni ambigue delle sue figure androgine, l'atmosfera magica degli ambienti sono tratti distintivi che hanno ispirato moltissimi imitatori.
Come d'abitudine parlo da dilettante, senza improvvisarmi accademico dell'arte (non lo sono e non lo sarò mai). Evito inoltre di fornire link o riferimenti. Chi ha interesse ad approfondire la conoscenza di questo artista deve solo trascrivere il suo nome su google, troverà migliaia di pagine a lui dedicate.
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martedì 2 marzo 2010
Tante cose non si potranno mai avere...
BAJO AL JARDIN (Juan Ramòn Jimenez)
Bajo al jardín. ¡Son mujeres!
¡Espera, espera...! Mi amor
coje un brazo. ¡Ven! ¿Quién eres?
¡Y miro que es una flor!
¡Por la fuente; sí, son ellas!
¡Espera, espera, mujer!
… Cojo el agua. ¡Son estrellas,
que no se pueden cojer!
GIU' NEL GIARDINO
Giù nel giardino! Sono donne!
Aspetta, aspetta! Il mio amore
afferra un braccio. Vieni! Chi sei?
E vedo che é un fiore!
Nella fonte, si, sono loro!
Aspetta, aspetta donna!
... Raccolgo acqua. Sono stelle,
e non si possono raccogliere!
Bajo al jardín. ¡Son mujeres!
¡Espera, espera...! Mi amor
coje un brazo. ¡Ven! ¿Quién eres?
¡Y miro que es una flor!
¡Por la fuente; sí, son ellas!
¡Espera, espera, mujer!
… Cojo el agua. ¡Son estrellas,
que no se pueden cojer!
GIU' NEL GIARDINO
Giù nel giardino! Sono donne!
Aspetta, aspetta! Il mio amore
afferra un braccio. Vieni! Chi sei?
E vedo che é un fiore!
Nella fonte, si, sono loro!
Aspetta, aspetta donna!
... Raccolgo acqua. Sono stelle,
e non si possono raccogliere!
lunedì 1 marzo 2010
Questo libro esiste - 5
Essendo un frequentatore di librerie, non posso fare a meno di notare certi titoli che compaiono sugli scaffali...
DISCLAIMER: io ho il massimo rispetto per i libri e per chi li scrive. In questa "rubrica" saltuaria magari non sembrerò tanto rispettoso, ma é solo un modo di scherzare sul variegato universo delle pubblicazioni editoriali italiche, senza voler offendere nessuno.
Girovagando in libreria ho notato un libro sui problemi della scuola italiana, "Cinque in condotta". E' un tema che trovo molto delicato e importante, perciò d'istinto ho iniziato a leggerlo.
... c'é qualcosa di strano. Sono tutte battutine abbastanza idiote, tipo che gli studenti italiani pensano che il Camerun sia un biscotto confinante col Togo... Vengono riportati alcuni dati, ad esempio che il 25% dei professori di matematica non sono laureati in matematica (magari lo saranno in Fisica, che qualche nozione piccola piccola di matematica la implica, però non viene specificato)... Continuo a leggere, ma é solo un susseguirsi di frasette a metà strada fra Zelig e la cartine dei Baci Perugina... Eppure non ha l'aria di un libro comico, semmai di un catalogo di parole che alla fine non dicono nulla.
Chi cavolo sarà l'autore? Oh, adesso é tutto chiaro! E' Mario Giordano, il creatore della linea editoriale di Studio Aperto, il tiggì-varietà che mette come notizia del giorno la scappatella della Canalis, aggiunge dodici servizi su quello che accade nella casa del Grande Fratello e naturalmente uno scoop morboso su una coppia che lo faceva in macchina nel bel mezzo di qualche piazza di una città non specificata...
recensione: i libri si possono recensire, la carta da macero no.
consiglio: lo do all'autore, Mario Giordano. La scuola é un argomento serio, non confacente al suo modo di intendere il giornalismo. La prossima volta scelga qualcosa più attinente alle sue capacità, tipo: "Biografia essenziale di tutti i tronisti di Maria De Filippi", o "Comparazione ragionata fra i calendari della Marcuzzi e quelli della Arcuri". Il risultato sarà sicuramente migliore.
DISCLAIMER: io ho il massimo rispetto per i libri e per chi li scrive. In questa "rubrica" saltuaria magari non sembrerò tanto rispettoso, ma é solo un modo di scherzare sul variegato universo delle pubblicazioni editoriali italiche, senza voler offendere nessuno.
... c'é qualcosa di strano. Sono tutte battutine abbastanza idiote, tipo che gli studenti italiani pensano che il Camerun sia un biscotto confinante col Togo... Vengono riportati alcuni dati, ad esempio che il 25% dei professori di matematica non sono laureati in matematica (magari lo saranno in Fisica, che qualche nozione piccola piccola di matematica la implica, però non viene specificato)... Continuo a leggere, ma é solo un susseguirsi di frasette a metà strada fra Zelig e la cartine dei Baci Perugina... Eppure non ha l'aria di un libro comico, semmai di un catalogo di parole che alla fine non dicono nulla.
Chi cavolo sarà l'autore? Oh, adesso é tutto chiaro! E' Mario Giordano, il creatore della linea editoriale di Studio Aperto, il tiggì-varietà che mette come notizia del giorno la scappatella della Canalis, aggiunge dodici servizi su quello che accade nella casa del Grande Fratello e naturalmente uno scoop morboso su una coppia che lo faceva in macchina nel bel mezzo di qualche piazza di una città non specificata...
recensione: i libri si possono recensire, la carta da macero no.
consiglio: lo do all'autore, Mario Giordano. La scuola é un argomento serio, non confacente al suo modo di intendere il giornalismo. La prossima volta scelga qualcosa più attinente alle sue capacità, tipo: "Biografia essenziale di tutti i tronisti di Maria De Filippi", o "Comparazione ragionata fra i calendari della Marcuzzi e quelli della Arcuri". Il risultato sarà sicuramente migliore.
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