mercoledì 27 febbraio 2013

Leggere leggere leggere...

Leggere non è un’attività sempre uguale a se stessa. Esiste la lettura impegnativa, la lettura di svago, quella di studio, quella informativa… Un articolo sul quotidiano viene letto con scopi diversi rispetto a un classico della narrativa o un manuale di introduzione all’astronomia.
Resta la certezza che leggere è un attività intellettuale, anche quando il testo non si può classificare come tale. L’intellettualità della lettura ripetuta quotidianamente implica l’abituare il proprio cervello a elaborare concetti che originano esclusivamente dai caratteri alfabetici simboleggianti parole e frasi anziché limitarsi agli stimoli sensoriali più diretti di vista, udito, gusto, olfatto e tatto. Per come la vedo io, non ne consegue una diminuita importanza dei sensi ma semmai la nascita di un senso supplementare, per così dire, ovvero lo sviluppo del pensiero. Basta non esagerare, ma questo vale per ogni attività umana.
Tutto questo preambolo per dire che se qualcuno mi chiede “Non ti sembra di leggere troppo?” non ho una reazione sdegnata. Anzi, cerco di analizzare oggettivamente il senso di questa domanda che sa tanto di critica.
E ammetto che in talune circostanze forse eccedo nell’astrarmi dal mondo circostante, preferendo leggere qualcosa anziché integrarmi nelle conversazioni estemporanee che nascono all’interno di compagini umane provvisorie (tipo in una sala d’attesa o sul vagone di un treno).
Il problema – per così dire – è che leggere mi piace. Potrei persino definirlo un mio vizio, anche se fortunatamente non dovrebbe avere conseguenze sulla salute (al massimo mezzo grado di vista in meno, ma ho notato che la maggior parte delle persone coi miei anni hanno più o meno la stessa carenza visiva, prescindendo dal leggere molto o nulla). Sicuramente non riesco a considerarlo neppure una virtù.
Mia zia mi raccontava che quando si complimentavano con lei per la sua estrema discrezione e per l’incapacità di fare pettegolezzi, rispondeva che non meritava elogi perché non compiva alcuno sforzo per attenersi a questa virtù: interessarsi agli affari altrui le pareva un fastidio e non un piacere, quindi non doveva imporsi alcuna disciplina.
Potrei usare le stesse parole per la mia abitudine a leggere (e scrivere). Se in qualche modo eccedo, beh, spero che i miei amici e famigliari possano perdonarmi ;-)

martedì 19 febbraio 2013

I 10 peggiori film (vintage)

In queste ultime settimane alcuni blog hanno pubblicato un post virale sui 10 peggiori film mai visti, con annesso suggerimento di costringere qualche persona antipatica a guardarli.
Da bravo copione ritardatario mi accodo, e propongo la mia lista sull'argomento. Però, visto che dal 2000 non riesco più a seguire in modo decente le uscite cinematografiche (il 2000 coincide casualmente con l'inizio della mia vita da uomo sposato, lavoratore, che paga le tasse, etc.) la mia sarà una lista vintage, più vicina agli anni '80 e '90 che all'ultimo decennio.
Cominciamo ordunque...

UN'ESTATE INDIMENTICABILE, di Lucian Pintilie. Contrariamente al titolo, questa coproduzione rumeno-francese era talmente dimenticabile che non ha una pagina in italiano su wikipedia (ma garantisco che venne distribuito e doppiato, sia pure malissimo). Persino la pagina wikipediana rumena sembra scritta solo per compassione verso il regista. Soporifero.

PALOMBELLA ROSSA, di Nanni Moretti. Praticamente un film sperimentale cecoslovacco di scuola sovietica, però a colori (N.B.: se l'amico antipatico è un morettiano non fateglielo vedere, ne andrebbe pazzo e - contraddicendo ogni logica - sosterrebbe che è un capolavoro).

NOTTURNO INDIANO, di Alain Corneau. Trama del film: un uomo è alla ricerca di un uomo che probabilmente è se stesso. Dura due ore e rimane insoluta. Allucinante.

EXOTICA, di Atom Egoyan. Avete presente i quadri astratti? Ecco, questo è un film astratto. Se leggete su wikipedia sembra che abbia una trama, uno svolgimento e una storia. Siate pur certi che NON è così.

PALERMO MILANO SOLA ANDATA, di Claudio Fragasso. Una sceneggiatura che sembra scritta da un bambino di otto anni. Attori impresentabili, scene dilettantesche. Definirlo uno schifo è un complimento (per la visione devo "ringraziare" mia moglie e la sua insana passione per Raul Bova).

IL PRETE, di Antonia Bird. Un pamphlet anti-cattolico ai limiti del ridicolo, sceneggiato con lo stile di una puntata di "Beautiful" (ovviamente nei paesi protestanti è stato un successone).

ABSOLUTE BEGINNERS, di Julien Temple. Musical inglese pompatissimo dalla pubblicità e presentato, prima ancora che uscisse, come "film dell'anno". Fu, come spesso accade, la cazzata del decennio.

NINFA PLEBEA, di Lina Wertmuller. Insulso melodramma con una sceneggiatura pietosa, recitazione patetica e fotografia da far pena. Logico che Raul Bova fosse uno degli attori.

TERRA BRUCIATA, di Fabio Segatori. Vale quanto già detto per "Palermo Milano sola andata".

FARGO, di Joel e Ethan Coen. Vincitore di una Palma d'Oro per la miglior regia, ha tutte le caratteristiche tipiche dei film premiati a Cannes: noioso, pesante, lento e sopravvalutato.

mercoledì 13 febbraio 2013

Franz Von Stuck


Il pittore Franz Von Stuck (1863-1928) è stato uno dei più celebrati artisti tedeschi già da vivo. Ottenne il pieno successo prima ancora di compiere trent’anni. Le sue tele riuscivano a esprimere e solleticare l’immaginario collettivo di un’epoca: il decadentismo, il potere dell’eros (accentuato dalle coeve tesi di Sigmund Freud) e ovviamente la figura della donna fatale.


La donna è il fulcro della sua pittura. Non è l’unico soggetto da cui traeva ispirazione, ma le opere più famose sono sempre incentrate su un personaggio femminile che emana una torbida, inquietante sensualità. La Eva del “Peccato” (accanto) o la modella che posa per il “Vizio” (qui sotto) cercano di trascinare l’uomo in un abisso non solo passionale.
La scelta deliberata di enfatizzare l'oscurità rende i quadri ben leggibili solo se ammirati nel dettaglio (traduzione per gli eventuali lettori di questo post: non accontentatevi dell'icona ma cliccate sulle immagini per visualizzarle con uno zoom più ampio)



Un’altra celebre variazione sul tema, “Il bacio della Sfinge” (qui sotto), libera in pieno la potenza dell’attrazione sessuale e dell’amore folle in cui può cadere l’uomo. Naturalmente non potevano mancare le due femmes fatales più celebri nella tradizione biblica e romana: Salomé e Circe (per quest’ultima la modella del quadro fu l’allora celebre attrice austriaca Tilla Durieux. É l'immagine che chiude il post).


Insomma, un artista pienamente fin-de-siècle, e per tale motivo apprezzatissimo da questo umile blogger che, come saprete, vive in una torre d’avorio nel lontano 1908.

lunedì 11 febbraio 2013

L'ho meritato

L'amica Sam mi ha assegnato il BoomStick Award, ma io ho deciso di fuggire da cotanta responsabilità.
Conseguentemente mi becco il Bitch, Please, Award ...


EDIT DEL 12/02/13: Sam mi ha detto che posso legittimamente fregiarmi anche del Boomstick Award. E me ne fregio!


mercoledì 6 febbraio 2013

Frammento di un racconto che sto ultimando

[…]
Non ha nessuna attinenza con questa storia, però una volta il professor Kimura ha sorpreso alcuni studenti che leggevano riviste con racconti gotici.
Curiosamente non li ha rimproverati, ha solo provato a convincerli che tali letture si addicono ai vigliacchi piuttosto che ai coraggiosi.
Secondo la sua particolare teoria, la passione per le storie gotiche è un tentativo di aggirare il lato drammatico dell’esistenza trasformandolo in qualcosa di troppo assurdo per essere reale. I personaggi dei racconti gotici passano attraverso sofferenze fisiche e mentali mostruose, ma alla fine non riceveranno nessun premio. Il fine di quelle sofferenze è solo sopravvivere ad esse.
Non potrebbe essere una metafora dolorosa della vita?
Però vedere questa metafora materializzata in gesti quotidiani e comuni sarebbe troppo devastante, e allora viene camuffata sotto forme meno palesi. Il dolore sadico inflitto da un mostro antropomorfo non potrà mai sembrare autentico come quello procurato deliberatamente da un altro essere umano. L’angoscia del personaggio perseguitato da una creatura immaginaria non può apparire verosimile al lettore, al quale non verrà mai in mente di accomunarla ai pensieri ossessivi che talvolta premono sulle tempie degli uomini togliendogli serenità.
Paure reali mascherate da paure impossibili, questa è la natura profonda delle storie gotiche.
Ecco, forse per Hideo sarebbe stato meglio sognare dei mostri inesistenti anziché persone in carne e ossa che soffrono o compiono atti immorali. Se avesse descritto ai genitori un fantasma con un solo occhio e braccia lunghe sino ai piedi, non l’avrebbero sgridato. Gli avrebbero concesso un sorriso e una carezza di incoraggiamento, unitamente alla rassicurazione che si trattava di mere fantasie della mente destinate a svanire al risveglio.
Invece non lo sono affatto…
[…]

lunedì 4 febbraio 2013

Concorso 3Narratori

Visto che parteciperò al concorso 3 Narratori del blogger Solomon Xeno, mi sembra giusto dargli un po' di visibilità. Se vi piace scrivere

opere di genere fantastico, sia nelle tre principali declinazioni (fantasy, fantascienza e horror) sia nei suoi sottogeneri più recenti

 potete cimentarvi. Io ci sarò ;-)