Quando si crea un personaggio talvolta capita di prendere spunto da persone reali.
È capitato a questo umile dilettante che blogga, ma anche ad autori più prestigiosi.
Il sacerdote-detective Padre Brown, protagonista di numerosi racconti di Gilbert Keith Chesterton, in un certo senso è esistito davvero. Si chiamava John O’Connor, era un prete irlandese e fu l’uomo che convinse lo scrittore a convertirsi al cattolicesimo, divenendo anche un suo carissimo amico. Chesterton era meravigliato dall’abilità di quell’ometto in tonaca a capire la psiche umana: apparentemente sembrava un tranquillo sacerdote di campagna con una vita piuttosto solitaria.
Invece padre John O’Connor aveva una mente attiva e un ingegno sottile. Nel 1937, un anno dopo la morte dell'amico scrittore, pubblicò un libro intitolato “Father Brown on Chesterton”, praticamente un saggio su Chesterton scritto da un suo personaggio…
Ma anche l’altro grande detective letterario inglese, Sherlock Holmes, è parzialmente ispirato a un uomo in carne e ossa, ovvero il professor Joseph Bell. Arthur Conan Doyle lo conobbe nel 1877, quando era ancora un giovane studente di medicina, e rimase fortemente colpito dalle sue capacità deduttive. Inoltre Bell collaborava talvolta con la polizia come medico forense. Anni dopo Conan Doyle ammise esplicitamente che il suo investigatore aveva parecchi tratti in comune con il professore.
Tra i personaggi inventati ma reali si potrebbe annoverare inoltre Dorian Gray, che avrebbe i tratti del poeta John Gray. Frequentatore di ambienti artistici e letterari, in gioventù ebbe probabilmente una relazione con Oscar Wilde e rimase in contatto con lui per tutta la vita, diventando poi sacerdote. Egli negò sempre di essere il personaggio ritratto nel romanzo, ma la sua doppia vita (cattolico con aspirazioni clericali e al contempo poeta omosessuale) unitamente alla bellezza androgina che traspare dalle foto che lo ritraggono, lasciano credere che sia davvero stato lui la fonte d’ispirazione di Wilde.
C’è anche il caso di personaggi letterari plasmati sul modello di persone mediaticamente note con lo scopo di creare maggiore interesse attorno al romanzo (in questo caso anche le trame ricalcano ovviamente eventi reali).
Un episodio particolare è quello legato a “Dopo il banchetto”, novella di Yukio Mishima pubblicata nel 1960. Nella vicenda narrata si riconosceva chiaramente un famoso uomo politico giapponese, Hachiro Arita, che all’epoca intratteneva una relazione extraconiugale con la hostess di un locale notturno. Il personaggio creato da Mishima si chiamava Noguchi, ma l’analogia con Arita era evidente (e presumibilmente intenzionale) tanto è vero che il politico querelò lo scrittore per violazione della privacy e il tribunale gli diede ragione condannando Mishima e il suo editore.
Per concludere questo post mi pongo una domanda: John O’Connor, Joseph Bell, John Gray e Hachiro Arita, verrebbero ricordati ancora oggi se non avessero ispirato personaggi letterari di scrittori famosi?
sicuramente no. argomento interessante. credo che comunque un po' tutti i personaggi che gli scrittori usano siano presi un po' qua e un po' là, anche se non forgiati totalmente su una sola persona. ma se ti mando una scheda tecnica di... me, ne faresti un personaggio che rimanga nel tempo? sai, io in fondo sono un modesto...
RispondiEliminaSe vuoi un Temistocle-personaggio che duri nel tempo non devi rivolgerti a uno scribacchino fallito come me, semmai a professionisti di successo ;-)
EliminaPenso di no però il fascino di quei personaggi in parte è dovuto proprio alla storia della loro genesi, quindi personaggio e persona ispiratrice si sono illuminati a vicenda.
RispondiEliminaCompenetrazione tra finzione e realtà... ha indubbiamente il suo fascino.
EliminaOttimo articolo, con una risposta finale che, per quel che mi riguarda, è no.
RispondiEliminaAnche per me è no ;-)
EliminaAnche per me è no... :)
RispondiEliminaE, quando diventerò una famosa scrittrice e mi si studierà tra cento anni ;)... scopriranno che quasi tutti i miei personaggi sono, in effetti, persone che conosco (alle quali magari cambio qualcosa, giusto per non essere troppo palese)...
Allora spero di esserci anch'io ;-)
EliminaPer risponderti alla domanda direi di no.
RispondiEliminaPerò ci sono scrittori che usano se stessi come personaggio di ispirazione. Non tanto per egocentrismo ma xké l'esperienza di se stessi permette di approfondire cose magari realmente vissute e riesce a dare maggior realismo allo scritto.