AVVISO
IMPORTANTE: LETTURA INADATTA AI BAMBINI
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La
testa era ancora appoggiata sulla mano e il gomito ugualmente piantato sopra un
tavolo. Cambiavano solo i dettagli: il disordinato angolo cucina di casa invece
dell’ufficio del commissariato e il pigiama già indosso – anche se erano solo
le nove di sera – al posto della camicia e dei jeans.
Alle
sette e dieci Doglia aveva postato il suo personale messaggio di addio a Edwin
Maas:
Le tue parole sono entrate a far parte
di tante vite e neppure la tua scomparsa potrà mai cancellarle
e
poi si era trattenuto per circa un’ora leggendo i successivi commenti. Li
leggeva nel senso che ripeteva a voce bassa i suoni di vocali e consonanti
mentre comparivano a ritmo continuo nella shoutbox sotto forma di
incomprensibili sequenze. Erano quasi esclusivamente vocaboli di idiomi a lui
ignoti, talvolta apparivano persino caratteri di altri alfabeti. Le parole
italiane o comunque identificabili erano rarissime, prevalevano le lingue
assurde.
Verso
le otto aveva virato su facebook per rispondere ad alcune notifiche sul proprio
profilo, e uno dei suoi ‘amici’ gli aveva rammentato che l’indomani il Royal
Majesty Channel di youtube avrebbe trasmesso in diretta la prima notte di nozze
del principe erede Oliver e della fresca sposina Virginia (ironia del nome). Il
messaggio si concludeva specificando che su twitter era già predisposto, con
largo anticipo, l’hashtag #fucKingAndQueen
per commentare la regale scopata…
Che poi non ho ancora capito per quale
cazzo di motivo dobbiamo sempre adattarci a questi stracazzo di hashtag inglesi
e quelli in italiano vengono ignorati. Cioè, cazzo, vedi commenti italiani che
quotano l’hashtag inglese, e intanto l’hashtag italiano sullo stesso argomento
rimane a quota zero perché non se lo fila nessuno. Siamo proprio un popolo di
esterofili!
Vabbé. Ci vediamo!
Doglia
non aveva risposto, né all’amico in questione né a nessun altro.
Successivamente
aveva visionato il sito della sua amica Rosanna, che sul web si faceva chiamare
semplicemente Rosi. La webcam la riprendeva in tempo reale mentre guardava la
televisione. Ogni tanto si girava verso la telecamera e lanciava un bacio con
la mano, poi subito digitava un messaggio sul proprio pc che in un attimo
scorreva nella parte bassa dello schermo:
un kiss a tutti quelli che mi seguono
:-*
Era
da parecchie settimane che non aveva l’occasione di parlarci. Le inoltrò un
messaggino generico, subito stuzzicandone la reazione: la donna si voltò
voluttuosamente in direzione della webcam e stavolta il bacio venne lanciato a
due mani.
Special kiss per l’amico Sandro!
Il
nome di Doglia non era Sandro, ma il poliziotto decise di essere indulgente:
una che si firma Rosi e in realtà si chiama Rosanna denota scarso feeling coi
nomi di battesimo. E poi, in fondo, lo stress della telecamera in diretta è
sempre in agguato: qualche gaffe può capitare a chiunque.
Intanto
la donna, accoccolata sul proprio divano, gattona come una quattordicenne anche
se nel suo caso le cifre dell’età dovevano essere invertite, guardava la tele e
si beava del suo reality preferito. Alla prima interruzione pubblicitaria
qualcosa la sconvolse. Nuovi sottotitoli comparvero nella parte bassa
dell’inquadratura, stavolta tutto acido e niente miele.
Bastardo figlio di puttana! Quando lo
prendono devono chiuderlo in carcere e buttare la chiave!
Lo
sfogo digitato da Rosi suscitò la curiosità di Doglia, che subito aprì una
nuova finestra sul web per visionare un sito aggregatore di notizie. L’ultimora titolava in rosso, il colore
delle news più eclatanti e tragiche, per informare che l’attentatore misterioso
aveva appena colpito pochi minuti prima, sempre a Roma, stavolta nella zona di
Trastevere. Un’esplosione aveva sventrato l’appartamento di un pianterreno: i
dati erano ancora confusi ma si temevano morti e feriti come nei due casi
precedenti.
Doglia
trascinò le gambe verso il lato notte del suo angusto monolocale e accese la
televisione appesa strategicamente sull’armadio posto ai piedi del letto, ma
non si accomodò fra le lenzuola: preferì rimanere seduto sul bordo, in una
posizione piuttosto scomoda, per evitare di addormentarsi. Voleva seguire senza
distrazioni ogni aggiornamento.
Canale
5 trasmetteva ancora il reality show preferito di Rosanna, ma la presentatrice
lanciò un messaggio non pubblicitario – o semmai diversamente pubblicitario –
che annunciava uno special sul nuovo attentato all’interno del programma Tenera è la notte subito dopo il
reality. La conduttrice del programma, la nota pornostar Ylene, avrebbe
aggiornato i telespettatori su ogni nuova notizia tra un’esibizione e l’altra.
Rai
1 aveva invece improvvisato un tiggì in edizione straordinaria, scusandosi coi
telespettatori per aver cancellato L’intervista
sul filo del rasoio, che tanti attendevano con curiosità perché l’ospite
era il sospettato di un omicidio passionale e già da alcuni giorni giravano
sondaggi e scommesse sul grado di probabilità che l’intervistato mostrasse
gravi segni di alterazione nella pressione sanguigna e nel grado di secchezza
della gola (misurate in tempo reale dagli apparati medici) non appena
l’intervistatore avesse sottolineato la presenza del suo DNA sulle vesti della
ragazza uccisa.
L’anchorman
diede la linea al reporter collegato in diretta da Trastevere. I pompieri erano
già intervenuti e il fuoco era ormai domato, ma il buio rischiarato dai
lampioni appariva saturo di fuliggine e cenere.
“Come
vedete è un disastro, una tragedia, il ripetersi di un incubo che si sta
abbattendo sulla città di Roma e sull’Italia intera” esordì il reporter con
l’enfasi di un attore melodrammatico, nel contempo impartendo disposizioni al
cameraman tramite rapidi gesti della mano sinistra.
“Ma
partiamo dall’inizio. Abbiamo un filmato in esclusiva per i nostri
telespettatori” continuò orgoglioso l’inviato Rai: “Le scene dell’incendio
subito dopo la deflagrazione”.
Vennero
trasmesse le sequenze girate amatorialmente con un cellulare da un residente
del palazzo di fronte, immagini sgranate di fiamme arancioni e fumo nero.
L’autore della ripresa venne inquadrato dalla telecamera, sorridente e
soddisfatto di se: lo stavano intervistando in diretta nazionale all’interno di
un reportage che verosimilmente si sarebbe attestato a uno share del
venticinque per cento.
“Ho
sentito il botto e ho preso subito il Samsung per riprendere” spiegò. “Ché poi,
ho pure una videocamera a alta definizione, ma nella fretta non ci ho mica
pensato” aggiunse quasi scusandosi coi telespettatori.
“Ha
chiamato lei i pompieri?” gli chiese il reporter.
“Veramente
non ho pensato manco a questo. D’altronde era più importante documentare
l’attentato col filmino, no?” si giustificò.
Il
reporter gli diede ragione. Si rivolse nuovamente alle telecamere mentre
l’intervistato continuava a stare piazzato davanti al cameraman e a lanciare
saluti nonché digitare messaggi per amici e followers.
Poi
toccò a un vigile del fuoco. L’inviato Rai sottolineò l’efficienza dimostrata
dai coraggiosi pompieri, testimoniata da ben duemilottocentocinquantatre ‘mi
piace’ ricevuti in pochi minuti sul loro profilo facebook relativamente a
quest’intervento, e domandò con aria grave se vi fossero vittime.
“Purtroppo
sì” commentò triste l’uomo in divisa. “Abbiamo appena aperto un hashtag per
commemorare queste povere persone ancora senza nome: cancelletto
loromeritanogiustizia. Le foto dei cadaveri carbonizzati sono già adesso
visibili sulla nostra pagina instagram per aiutare l’identificazione…”
“Presumo
che comunque la polizia dovrebbe riuscire a identificarli abbastanza
facilmente” lo interruppe il reporter con la gola che gli raspava.
“Sì,
certo, però abbiamo pensato che questa condivisione possa essere d’aiuto anche
per le forze dell’ordine…”
Il
reporter lo interruppe di nuovo. “Ma è pressoché certo che si tratti – almeno a
rigor di logica – degli inquilini dell’appartamento distrutto…”
Si
notava il fastidio dell’inviato Rai nei confronti del pompiere che aveva
pubblicato le fotografie dei morti su instagram anziché richiedere la messa in
onda televisiva. Uno sgarbo assai antipatico, soprattutto se si considerava che
proveniva da uno al quale era stato concesso il privilegio di essere intervistato
in diretta.
Intanto,
mentre i due dibattevano, si intravedeva alle loro spalle una folla compatta di
residenti del quartiere: numerosi trasteverini, ma anche tanti intrusi accorsi
dai quartieri vicini, decine di esseri umani che si ammassavano pian piano nel
riquadro della telecamera. Nel mucchio, un ragazzo con lunghi dreadlocks stava
invitando gentilmente una signora anziana in lacrime a seguirlo in direzione
del reporter. La vecchia indossava pantofole e vestaglia, era uscita di casa
così come si trovava, terrorizzata dall’esplosione. Scuoteva la testa e si
sottraeva all’abbraccio della visibilità, fuggiva dall’inquadratura, non voleva
condividere con gli spettatori della Rai la propria paura ancora viva. Ma il
giovane – forse un parente – insisteva, la prendeva per la mano, indicava la
fila che già si era formata davanti al giornalista con tutti quelli che
speravano di essere intervistati.
Le
lacrime della donna schiva e traumatizzata ebbero tuttavia un istante di
pubblica attenzione quando il cameraman zoomò su quel volto rugoso,
un’inquadratura rapida e presto mollata perché il reporter aveva appena beccato
un testimone importante: un uomo che sosteneva di essere stato il primo a
chiamare il 113 per avvertire dell’esplosione, sebbene si udissero in sottofondo
le urla di protesta di almeno altre tre persone che rivendicavano a loro volta
quel primato.
Il
volto dell’anziana scomparve dallo schermo televisivo, sostituito da quello
giovanile e abbronzato di un trentenne che proclamava di aver telefonato sia
alla polizia che ai pompieri per richiederne l’intervento.
Negli
occhi di Doglia però si era fissata la sagoma della signora che piangeva, il
suo orrore, la sua disperata incredulità. Quella donna non si capacitava della
violenza sconvolgente che aveva appena funestato la sua vita ormai prossima a
concludersi. ‘Perché?’, sembrava chiedersi senza trovare una risposta
plausibile.
Un
avviso di messaggio risuonò inatteso dal cellulare. Il mittente era il
commissariato, le parole essenziali ma cariche di gravità:
Presentarsi tutti entro due ore nessuno
escluso
CONTINUA…
Quanta verità sconcertante.. :s
RispondiEliminaBeh, un pochino esagero...
Elimina... ma solo un pochino ;-)
La cosa triste è che a questo stato di cose ci stiamo arrivando sul serio.
RispondiEliminaCome dicevo: esagero... ma solo un po'.
Eliminaprocede bene :)
RispondiEliminaGrazie :-)
EliminaQui si sente tutto il sapore della distopia e non esagero affatto quando dico che le atmosfere sono quelle orwelliane (io adoro la letteratura distopica) trasmutate in una vicinissima realtà futura che fa spavento.
RispondiEliminaSei stato eccezionale.
Questa pagina è un racconto intero.
Grazie :-)
EliminaSpero che piacciano anche i capitoli successivi.
Il commissario Doglia me lo immagino come una via di mezzo tra Maigret e Lo Gatto. Buon lavoro :-)
RispondiEliminaBeh, spero non troppo il secondo ;-)
EliminaPurtroppo questa è la realtà...
RispondiEliminaBeh, qui è un po' esagerata, ma in effetti è per evidenziare meglio certi atteggiamenti già esistenti.
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