Domani è festa nazionale, una celebrazione della nostra patria e della sua storia, implicitamente anche di tutti i cittadini che ci vivono.
Personalmente ho sempre avuto un rapporto conflittuale con l'Italia: da un lato è il mio paese, dall'altro denota mentalità e atteggiamenti che onestamente non apprezzo. É un po' come la famiglia: puoi anche non essere fiero dei tuoi genitori, dei tuoi fratelli e delle tue sorelle, ma loro rimarranno sempre e comunque i tuoi famigliari più stretti, che a te piaccia o no.
Potrei scrivere un libro su quel che ha significato e che continua a significare per me vivere in Italia (forse un giorno lo farò), però il discorso ha connotazioni anche utopiche per così dire, una riflessione che mi ha ispirato una novella che spero di pubblicare entro la fine dell'anno.
Il concetto è semplicissimo: tutti abbiamo in mente un mondo ideale, probabilmente il grado di soddisfazione o insoddisfazione verso il paese nel quale viviamo deriva dal livello di similitudine col mondo ideale che consciamente o inconsciamente vagheggiamo.
Ho già scritto due ebook che in qualche modo sono scaturiti dal mio complicato rapporto con la nazione in cui vivo: Bilogia del Bicentenario, due brevi romanzi distopici che raccontano un'Italia futura ma non troppo diversa da quella di oggi (il secondo ambientato proprio il 2 giugno, ma nell'anno 2061) e Un sabato diverso, una novella mainstream ambientata ai giorni nostri. Anche se sono due libri molto diversi fra loro, sono comunque uniti dalla comune ispirazione (o piuttosto dalla mia necessità interiore) di dare sfogo all'ambivalente stato d'animo che mi procura il fatto di appartenere all'Italia, alla sua storia, alla sua società. L'elemento tricolore riconoscibile nelle copertine è fin troppo esplicito.
Comunque, chi frequenta il mio blog sa che le polemiche non mi piacciono e neppure le provocazioni, perciò niente messaggi distruttivi e neppure retorica patriottica "a prescindere". Per la giornata di domani non scandirò nessuno slogan pro o contro, ma come sempre mi limiterò a partecipare per quel che sono e sarò sempre: un cittadino di questo paese.
Come sai anch'io sono poco avvezzo al celebrazionalismo, preferisco vivere le cose invece di farle diventare 'parata' (e non nel senso di quella del 2 giugno). Che ci piaccia o no questo è il nostro paese e a me piace, nel senso dei luoghi, della gente, della storia e della cultura. Ci troviamo a vivere in un'epoca di passaggio, non molto diversa da tante altre, solo che ora tocca a noi essere 'invasi' (come dicono alcuni) o meglio siamo pronti ad accogliere uomini e donne che vengono da altre parti del mondo. E ognuno reagisce a modo suo con la propria cultura. Certamente prefersico siciliani, calabresi, pugliesi che ogni giorno vedono arrivare gente sul proprio territorio e che senza farsi troppi problemi fanno posto anche a loro piuttosto che quelli senza conoscere nessuno proclamano l'inviolabilità della purezza della loro razza. Anche questa è Italia, come anche questo è il mondo: bisogna cominciare a pensare diversamente, a pensare oltre i confini della nazione. E in questo gli italiani, quelli veri, sono sempre stati maestri.
RispondiEliminaDici bene, è un'epoca di grandi cambiamenti, quasi un trapasso storico. Ci vorrà ancora parecchio tempo prima che riusciamo a comprendere la forma che prenderà il nuovo mondo globalizzato (nel senso vero, non l'aggettivo applicato ad minchiam anche su fenomeni che c'entrano poco con il melting pot globale che sta avvenendo) e solo allora allora capiremo (se ci saremo ancora) cosa sta nascendo.
EliminaBasandomi sul "se ci saremo ancora" io tralascio sempre molte cose e ammetto che penso più al mio "piccolo" piuttosto che al "grande".
EliminaLo facciamo un po' tutti, però a volte pensare al "grande" è inevitabile...
EliminaMolto tempo fa un certo Giorgio Gaber scrisse una bellissima canzone in cui mi riconosco appieno. Che mi piaccia o meno sono italiano fino al midollo, certo però che vorrei un paese diverso da quello che è diventato (anzi da quello che lo hanno fatto diventare).
RispondiEliminaSaluti a tutti.
Io mi assumo anche qualche responsabilità individuale, comunque so che da solo non posso cambiare nulla (né in meglio né in peggio)
EliminaCiao Ariano, sono d'accordo con Nick. Io in certi momenti sono fiera di essere italiana, in altri proprio no.
RispondiEliminaComunque lo sono e lo resto alla faccia dei detrattori.
Domani? Farò quello che faccio tutti gli anni, anzi a dire il vero l'ho già fatto. Il tricolore appeso al balcone. Basta.
La mia celebrazione con questa madrepatria con cui mantengo un rapporto di odio/amore è mio personale. Niente schiamazzi nè esternazioni pro o contro spinte all'esagerazione.
Ciao e buona festa|
Più o meno come me ;-)
EliminaIl rapporto conflittuale con il nostro paese lo condividiamo un po' tutti, credo. L'Italia è un paese che amiamo ma che allo stesso tempo disprezziamo, non perdendo occasione per lamentarci dei suoi problemi e del comportamento dei suoi abitanti. Ma d'altra parte è anche quello il nostro bello.
RispondiEliminaGià... il classico "italianismo" che troppo spesso mescola rabbia e rassegnato menefreghismo.
EliminaTanto che si può fare? Niente.... questo potrebbe essere il nostro motto
Non tutti! Ok e per fortuna.Troppi però sì. E magari in quei tropi qualche volta mi ci metto pure io per essere onesta.
Quel che dicevo: volenti o nolenti SIAMO italiani, in tutti i sensi.
EliminaPoi. per carità, ce ne sono di italiani peggiori rispetto a noi ;-) ... E anche di migliori per fortuna :-)
Sì, per fortuna!!!
EliminaCi vuole il lanternino di Diogene per trovarli ma ci sono... ;)))
Li compro appena posso... comunque buona festa!
RispondiEliminaGrazie, sei sempre gentile :-)
EliminaMi butto nel mucchio di chi disprezza questo Paese, sì, fosse pure per causa mia.
RispondiEliminaNon riesco a farmi venire in mente manco un episodio in cui mi sia sentito fiero di essere italiano.
Sarò io di memoria corta.
É una sensazione che capita a tutti noi ogni tanto. Però, d'altro canto, io ad esempio non potrei affermare che mi sono impegnato per cambiare le cose neppure nel mio piccolo... Non accetterei neppure di fare l'amministratore di condominio, figurati un po' se posso cambiare qualcosa...
EliminaL'Italia che amo io è quella che mi piace descrivere in certe cose che scrivo. Fatta di ritmi lenti e paesaggi assolati. E' la mia personale utopia, almeno in parte realizzata, e ne è valsa la pena ;-)
RispondiEliminaSì, capisco quel che intendi. L'Italia intesa come nazione più che come stato. A me piacerebbe poterla apprezzare un po' di più anche come stato e non solo come nazione ;-)
EliminaCi sono talmente tante cose che concorrono alla definizione di una identità statale o nazionale che potremmo stare una vita a parlarne e/o specularne.
RispondiEliminaIl fatto è che è un gioco di specchi riflessi che continuano a rimandarsi l'uno agli altri da tempo immemore, prima ancora che fosse sancita un'unità, prima ancora che nascessero i comuni, prima ancora dell'impero.
Forse una confederazione italica di stati indipendenti avrebbe funzionato meglio, chissà...
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