sabato 14 novembre 2015

Proporsi come personaggio pubblico

Uno scapolo che offre consigli su come gestire i rapporti coniugali è poco credibile.
Allo stesso modo, un post di Ariano Geta incentrato sul proporsi come personaggio pubblico sembra quasi una barzelletta. Io sono l'uomo senza volto e senza nome, lo pseudonimo che blogga, non ho e non potrò mai avere le credenziali per fornire utili indicazioni su come proporsi agli altri in modo da diventare un "personaggio pubblico".
E infatti non ho nessuna intenzione di dare suggerimenti. La materia mi sfugge per congenita incompatibilità e la sto ancora studiando senza tuttavia apprendere granché.
Tuttavia, a coloro che condividono sogni scribacchini come il qui presente ma non sono affetti dalle mie ritrosie, consiglio fortemente di curare molto questo aspetto.
Siamo in un'epoca in cui la fanbase deve esistere a prescindere. Avere migliaia di amici su facebook, un canale su youtube in cui ogni video riceve centinaia di like (e aggiungiamoci pure una marea di contatti su twitter e whatsapp) è più importante che avere qualcosa da proporre. Il "qualcosa" in questione può arrivare anche dopo (che si tratti di un libro, di una canzone, di un fumetto o di un cortometraggio poco importa, potete decidere con calma) però bisogna prima essere conosciuti, sapere con certezza che ogni propria iniziativa verrà notificata dai meccanismi automatici di condivisione del web a un numero enorme di followers.
Può essere utile anche per proporvi all'editore al quale sottoporrete il vostro manoscritto: credo che non rimarrà insensibile al fascino dei numeri potenziali che potrete vantare in dote sui social networks.
Quindi, in due parole: siate personaggi. Non è necessario finire in televisione, potete esserlo anche in rete tessendo con pazienza una vasta tela di contatti.
Se ciò sia realmente attinente al desiderio di scrivere non sta a me dirlo. Io mi limito a evidenziare un elemento concreto che può favorire le chances di pubblicazione.

24 commenti:

  1. E' una questione che mi sono posto alla nascita del mio attuale blog, il secondo da me creato. Il mio primo si chiamava Power Spot, cioè Luogo di Potere, senza nessun riferimento al mio nome. Mentre per l'attuale sono partito proprio dal presupposto di giocare a offrirmi come personaggio pubblico, sebbene non lo fossi e non lo sia tutt'ora, a dispetto di qualche centinaio di persone in più al mondo che sa della mia esistenza.
    Non sono neanche mai stato restio a mostrarmi nelle immagini, mentre ho un certo pudore nei confronti della mia voce, che probabilmente sarà l'ultima cosa di me a diventare pubblica se mai la diventerà.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai fatto un ragionamento giusto. Anche se io do un "cattivo esempio" :-D mi convinco sempre di più che bisogna essere "personaggi" prima ancora che scrittori (o cantanti, o qualunque altra cosa che implichi ricevere attenzione da un pubblico). Non mi piace molto questa cosa, ma purtroppo è così, è un dato di fatto ormai.

      Elimina
  2. Non mi piace essere al centro dell'attenzione di qualcosa o qualcuno.. sono il tipo che si fa i fatti suoi; anche perchè io stessa non seguo personaggi pubblici.. e di lì la gente sempre mi chiede "ma dove vivi?".. ^^

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Finalmente una che mi capisce :-D
      In effetti avevo notato che anche tu preferisci non mostrarti, per me è quasi un dogma ;-)

      Elimina
  3. Non sono l'unico che si nasconde allora. Però neppure Elena Ferrante è pubblica. Probabilmente ha le nostre stesse ritrosie. Siamo pochi, o forse no, ma buoni a scrivere (spero).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mah, su Elena Ferrante ho sempre nutrito qualche dubbio... Ho come l'impressione che potrebbe essere un Lara Manni bis... (ma io sono un malevolo sospettoso che vede furbate ovunque, quindi il mio giudizio conta poco).

      Elimina
  4. Purtroppo quello che dici è vero. Dico "purtroppo" perché a me fa tristezza tutto questo. Come hai sottolineato, non conta tanto ciò che dici ma quanto pubblico puoi attirare.
    Poi a me non piace l'idea di diventare un personaggio pubblico, sono piuttosto timida.
    D'altra parte i tempi in cui uno scrittore se ne stava per conto suo non sono più possibili. A ben pensarci, sono mai esistiti? Forse è solo un'idea romantica che abbiamo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Diciamo che in passato scrivere implicava piuttosto uno sfoggio della propria scrittura (per la classe elevata che pubblicava non certo per guadagnarsi da vivere ma solo per mostrare la propria cultura ed esporre le proprie idee) e l'esecuzione di un'attività professionale (non c'era bisogno che lo scrittore fosse un personaggio pubblico, bastava che lo fosse il suo editore).
      Ma ora siamo in un'epoca in cui il "personaggio" che siamo viene prima di ogni cosa... Siamo in un'epoca in cui se non sei su facebook e relazioni il mondo su ciò che fai minuto per minuto non sei nessuno... Siamo nell'epoca in cui le star postano venti messaggi al giorno su twitter... Siamo nell'epoca dell'esibizionismo globale (ci ho scritto anche un racconto in merito).

      Elimina
  5. È giusto crearsi un piccolo bacino d'utenza tramite tutti gli strumenti offerti dal web: credo più nel potenziale del blog, che nell'efficacia reale dei social network. Con quelli ho un'esperienza più impersonale e raccolgo un'utenza più varia, con il risultato che quando parlo di scrittura e della mia relativa passione, so che a pochi interessa veramente ciò che condivido; se posto una mia foto in costume, invece, ricevo molti più like (o.O ma come m'è venuto di fare questo esempio: io non posto foto in costume!) :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Però, ecco, visto che voi donne avete questa possibilità, sfruttatela ;-P
      Se io posto una mia foto in costume da bagno ricevo al massimo qualche risata :-D

      Elimina
    2. I social, fb su tutti, è il luogo del cazzeggio, si fatica a far circolare contenuti di spessore... tipo la tua foto in costume da bagno!

      Elimina
  6. Hai ragione quando dici che il "qualcosa" in questione può arrivare anche dopo... però deve arrivare e deve essere di qualità, altrimenti il follower mangia la foglia!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Meno male! Significa che il senso critico esiste ancora!

      Elimina
  7. Capisco perfettamente, anche se probabilmente la mia tendenza all'anonimato non ha le stesse motivazioni della tua. Tra l'altro di dirò che mi sto cominciando a pentire di aver lasciato in giro indizi sulla mia vera identità in passato... se infatti oggi scrivo il mio vero nome su un motore di ricerca spuntano infiniti riferimenti al blog... e tutto ciò mi fa sentire estremamente vulnerabile.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Capisco quel che intendi. Se avessimo una pagina facebook con fotografie dei nostri pranzi e cene del sbato sera, qualche bestemmia la domenica sera per il risultato della partita di calcio e un po' di parolacce il lunedì mattina perché ricomicia il lavoro non saremmo affatto vulnerabili. Ma un blog sul gotico o sulla scrittura, beh, insomma, dai, abbiamo superato i quaranta, cazzo, ancora stè cose da adolescenti, dico io...
      ;-P

      Elimina
  8. Come vedi Ariano, io uso un nick, uso la foto della mia gattina, parlo del marito, della figlia... sono timida. Fondamentalmente timida.
    E sto bene così nell'anonimato.

    RispondiElimina
  9. Sai che sono fondamentalmente un timidone, anche per me è stato difficile decidere se apparire o meno, se metterci la faccia Ancora adesso odio le cosiddette star del web, non fanno per me. Preferisco aver a che fare con gente come te e me.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In qualche modo però dobbiamo adeguarci a questo stato dei fatti. Poi fra me e te c'è più di un semplice "like" o "following", e questa è la cosa più importante ;-)

      Elimina
  10. Com'è quel detto? Ah, sì: sfondare una porta aperta. Ecco, sai che con me sfondi una porta aperta! Come sai bene ho avuto un blog per 7 anni e ora ne ho un altro, ma nessuno sa veramente chi sono, come mi chiamo, cosa ho fatto finora nella vita. Non che lo sappia io, benintesi... Diciamo che il mio non è un vero nascondermi ma un restare nel vago per assumere la 'persona' (nel senso classico del termine) che sono in quel momento. Tu sei rimasto sempre "Ariano Geta", io via via sono stato Tim, Nino, Juan e altri che nemmeno ricordo più. Forse un giorno mi vedrete col mio vero volto e il mio vero nome, ma solo se verrete a trovarmi nel luogo del mio eterno riposo. Lì, sulla lapide, non avrò più potere di decidere.

    RispondiElimina
  11. Ma tutti vogliono diventare i personaggi veramente? Forse c'è qualcuno che non vuole dare nell'occhio per cui si nasconde nel mondo virtuale...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci sono entrambe le tipologie. I primi forse sono più numerosi dei secondi...

      Elimina