domenica 22 maggio 2016

Finta spacconata dichiarata

Nel mondo dello showbiz capita talvolta che qualcuno si lasci andare a rivelazioni clamorose a proposito di colleghi ormai deceduti e quindi impossibilitati a smentire o confermare. Per fare un esempio, pochi anni fa Carlo Croccolo sostenne di aver avuto in gioventù una relazione con Marilyn Monroe... Vero? Falso? Chi lo sa, la diva americana non potrà mai dircelo.
Ecco, io vorrei lanciarmi in una rivelazione del genere. Con la non trascurabile precisazione che chiaramente mi sto inventando tutto, però, insomma, già lo sapete che spesso scrivo cazzate solo per divertirmi un po'.
Ebbene, io oggi voglio parlarvi di quella volta che suggerii al professor Umberto Eco la trama de "Il nome della rosa".
Era il mese di agosto del 1978, avevo otto anni e come tutti i bambini di quell'età durante le vacanze estive leggevo per passare il tempo. Le mie letture preferite erano "Topolino", "Provolino" e i saggi del professor Eco. Avevo particolarmente apprezzato "Apocalittici e integrati", ma anche "Forma e indeterminazione nelle poetiche contemporanee" era discreto, sebbene macchiato da qualche inesattezza.
Quella mattina ero andato con mia madre al mercato per aiutarla a portare le buste della spesa, quando ebbi un soprassalto: Umberto Eco era lì, a due passi da me. Indossava un camicione hawaiano, sandali Birkenstock, occhiali da sole e un cappellone di paglia; inoltre parlava simulando un forte accento napoletano, ma si vedeva che era lui. Stava chiedendo due etti di sardine a un pescivendolo.
Domandai il permesso alla mamma e mi avvicinai al professore, salutandolo e congratulandomi con lui per i suoi saggi, oltre che per fargli notare quelle inesattezze nelle valutazioni semiotiche ed estetiche che avevo notato e di cui ho già detto sopra.
Il professore sbiancò. Mi trascinò in un angolo del mercato e mi disse di non pronunciare il suo nome. Dovevo rivolgermi a lui chiamandolo Gennarino o' barbone, perché non voleva assolutamente essere riconosciuto.
Mi meravigliai. Perché cotanta segretezza? C'era forse qualche terribile segreto che lo minacciava?
Il professore mi spiegò che, beh, in effetti lui non voleva che si sapesse in giro che amava tanto mangiare pesce. Il pesce è notoriamente ricco di fosforo utile a sviluppare l'intelligenza, perciò lui era terrorizzato all'idea che i colleghi docenti universitari pensassero che il suo smodato consumo di pesce fosse dovuto alla necessità di rinforzare il cervello. Una piccola vanità, d'altronde tutti ne abbiamo.
Aggiunse che evitava appositamente di comprare pesce a Ravenna o Rimini perché troppo vicine all'università: temeva di incontrare conoscenti o ex studenti dei suoi corsi. Partiva da Bologna con la sua macchina, si fermava a Firenze dove metteva sull'auto una targa falsa che iniziava con la sigla NA, si travestiva e guidava sino a Civitavecchia per sembrare davvero un partenopeo fissato coi prodotti ittici della città laziale.
Lo tranquillizzai rassicurandolo che avrei mantenuto il segreto. Però, seppur con molta discrezione, non potei evitare di evidenziargli le inesattezze da me riscontrate sul saggio citato. Lui mi ringraziò e, giacché il discorso aveva preso quella piega, mi chiese un suggerimento: stava meditando di scrivere un'opera di narrativa, sarebbe stata la prima per lui e ci teneva a fare bella figura. Non avevo per caso qualche idea originale da proporgli?
Per sua fortuna proprio pochi giorni prima avevo letto un trattato sulle eresie diffusesi in Europa nel Medio Evo (tutti i bambini di otto anni leggono libri del genere) e, quasi contemporaneamente, una storia su "Topolino" dove comparivano due personaggi che parodiavano Sherlock Holmes e il dottor Watson. Mi venne istintivo ipotizzare un romanzo ambientato in un convento benedettino nel 1327 in cui alcuni monaci tentano di modificare antichi manoscritti, venendo però scoperti da un frate-investigatore.
Il professore mi parve spaventato dalla complessità dell'idea, tuttavia si congedò confidandomi che avrebbe azzardato un tentativo. Il resto della storia lo sapete già. Mi dispiace solo che non sia mai più tornato a Civitavecchia e non mi abbia mai pubblicamente ringraziato per avergli suggerito la trama del suo best-seller.
Spero che un noto scrittore tutt'ora vivente, al quale ho reso un favore analogo, si dimostri più riconoscente. Volete sapere chi è?...
No, mi spiace, per ora non posso rivelarlo. Forse fra qualche anno, chissà...

34 commenti:

  1. Furbacchione, non fare il modesto, so per certo che questo fatto è vero. Allorché, qualche anno fa, Eco mi dette un manoscritto da correggere, mi raccontò di questo episodio. Mi svelò che da allora leggere Provolino diventò una vera e propria ossessione. Di a tutti, per favore, che dovesti anche cambiare numero di telefono perché il professore ti tempestava di chiamate quando non riusciva a completare un capitolo, dillo.

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    1. No, in realtà accadde una sola volta: gli serviva un consiglio su come concludere la vicenda, solo un consiglio, invece andò a finire che l'ultimo capitolo glielo dovetti redigere praticamente io...
      ;-P

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    2. E ti pareva... Eco di qua Eco di la, tzé. Grande Ariano. :D

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  2. Reportage fantastico ed esilarante! Ma perfino più incredibile di Forrest Gump. Se non fosse che un uomo tutto d'un pezzo come Massimiliano testimonia della veridicità dell'episodio, avrei davvero faticato a crederci.

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  3. ahahhahahahahahahhaha ma qui si rivelano dei segreti di stato!!!!
    Capperi!!!!!! Ma sei grande Ariano!!!!!
    Però, senti... lasciamo perdere l'autore ancora in vita, ne riparleremo quando diventerà fu, ma per caso a quel fiorentino dalla lingua fetente... sai quel tal Dante. non so se ne hai sentito parlare... hai suggerito qualcosa per quel libercolo chiamato Commedia? :) O forse è stato Ivano?????
    ahhahahahahaha e così adesso a volermi spedire all'innferno sono in due ahahahahahhahah

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    1. Ma quale inferno, se la Commedia la redigessi in Paradiso il poeta troverebbe mica l'asettica Beatrice ma la simpaticissima Patricia :-D

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    2. Sei proprio sicuro che in tal caso si chiamerebbe ancora "Paradiso"? ^__-

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    3. Ivanoooooo prrrrrrrrrrrrrrr
      Sarebbe un super paradiso con me!
      Toh, ciapa lì! (prendi lì)

      Ariano, ma grassie!!!!!! :)

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  4. Ecco perché quel buon uomo di Umberto non si è fatto più sentire! Mi aveva detto: "Marì, sto scrivendo una signora storia che farà il botto", poi avrà scoperto che ci frequentiamo in rete e avrà pensato: "se Ariano vuota il sacco, faccio una figura di m****" e s'è dato!

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    1. Scommetto che neppure a te ha mai reso merito benché praticamente gli hai scritto "Baudolino", non è vero?
      ;-P

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    2. Questa era una notizia riservata. Come fai a esserne al corrente? :P

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  5. Mmh, non mi fido di Ariano. Secondo me è vera.

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    1. Quello che ho detto, è che lui fa il timido.

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    2. Più che altro, non fidatevi mai di ciò che ho scritto dopo che ho bevuto un bicchierino di sambuca :-D

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  6. Gennarino o' barbone?
    Secondo me è così folle che potrebbe essere vera.

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    1. Ho sempre avuto il sospetto che Gennarino o' barbone mi stesse prendendo per i fondelli e in realtà fosse solo un sosia di Eco.
      ... e se invece fosse stato un gemello separato alla nascita? O un clone?

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  7. Dunque quel bambino eri tu? No perché l'altra sera, era molto tardi, più o meno dopo le 25, ho visto una puntata di 'La Storia siamo Noi' dedicata al grande Eco, e riguardo a Il Nome della Rosa affermava di aver avuto qualche consiglio da un ragazzino intelligente e saputello, che tra l'altro gli aveva fatto notare qualche inesattezza in altri suoi testi.
    :-O

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    1. E poteva fare anche il mio nome già che ci stava.
      ... Ma in effetti non sapeva il mio nome, quindi come avrebbe potuto? Ecco svelato il mistero!
      :-D

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  8. Non amo le sardine... ora capisco tante cose! xD

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  9. Ma sai che anch'io leggevo oltre a Topolino anche Provolino. Avevo dimenticato la sua esistenza. Eco no non lo leggevo accidenti! Sei stato proprio bravo a suggerirgli la trama del romanzo, grande Ariano. Però sono curiosa sul nome dell'altro scrittore, prima o poi ce lo dirai vero?

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  10. Fammi capire... quali inesattezze hai trovato nel mio "Forma e indeterminazione nelle poetiche contemporanee"?

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    1. Azz, glielo avevi redatto tu? Ma sto prof ha un po' approfittato di tutti noi, eh!
      :-D

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  11. Sono qui in veste ufficiale di rompi... ehm di latrice da parte del blog tutto: L.A. pour toi XD (L.A.: no, non ti regaliamo un viaggio negli States -_-) Insomma, vedi il nuovo post :P

    Io però mi faccio alcune domande... chi ha suggerito le altre storie per i romanzi successivi a Gennarino (leggo Marina per Baudolino)??? :O
    (Adoro Eco eh XD è tra gli scrittori italiani che preferisco :D)
    E infine... rivelaci chi altri hai reso immortale :O

    P.S.: son praticamente astemia, ma la sambuca ehhh *__*

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  12. Ho sempre sospettato che "Il nome della rosa" avesse un'origine extra-echiana/ecoliana/echica.

    E la parola che dimostra la veridicità della storia è contenuta nella frase: "Perché cotanta segretezza?" Il termine "cotanta" non poteva che essere adoperato in un incontro tra un esimio professore e quell'enfant prodige di Ariano.

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    1. Più che 'enfant prodige' direi 'menteur prodige' ;-)

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  13. avevo sentito qualche voce circolare negli ambienti accademici alla fine degli anni '70 ma non volevo crederci, adesso che hai confessato ci credo eccome

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    1. :-) Ma se non ci credessi piu ... non mi offenderei ;-)

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  14. Questo romanzo, il nome della rosa, ho letto a fatica con l'ausilio del dizionario tanti anni fa... che nostalgia...

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