Si presentavano in scena vestiti elegantemente come dei fascinosi dandy, tuttavia la loro musica era tutt'altro che banale o commerciale. Nel 1983, proprio nel momento in cui iniziavano a ottenere consenso anche in Inghilterra decisero però di sciogliere la band. Accadde, più o meno come per i Beatles, per colpa di una donna giapponese (inconsapevole emula di Yoko Ono): Yuka Fuji, fidanzata del bassista Mick Karn, lo mollò all'improvviso perché innamoratasi del cantante David Sylvian.
Comunque, al di là di questa vicenda privata, entrambi i musicisti ambivano ormai a carriere soliste.
Entrambi si cimentarono con la sperimentazione. David Sylvian in particolare iniziò a collaborare con gli artisti della cosiddetta ambient music, visto che all'epoca, fortunatamente, la ricerca di sonorità alternative al pop e al rock era assai più attiva di oggi. Partendo dagli anni '70 con la psichedelia dei primi Pink Floyd e le band elettroniche come i Kraftwerk e i Tangerine Dream, in quel periodo erano apprezzati anche musicisti come Brian Eno, Robert Fripp, Bill Nelson e Philip Glass che creavano colonne sonore ma al tempo stesso producevano e mettevano sul mercato dischi altamente sperimentali.
David Sylvian nel corso degli anni avrebbe prodotto opere importanti come Alchemy: an index of possibilities che per scarsità di fondi uscì solo in musicassetta (e io mi vanto di averne un originale comprato a Londra) e Gone to Earth, un LP doppio al quale parteciparono numerosi altri artisti e che uscì anche in vinile (ho anche questo).
In quegli anni era particolarmente attivo (lo è tuttora in effetti) il musicista giapponese Ryuichi Sakamoto, al quale dedicherò poi un post apposito. Il 1983 fu come già detto l'anno dello scioglimento dei Japan, ma anche quello in cui si verificò un incontro artistico anglo-nipponico grazie a una coproduzione cinematografica.
Il film di Nagisa Oshima Merry Christmas Mr. Lawrence (uscito in Italia col titolo Furyo) raccontava una drammatica storia d'amore omosessuale durante la Seconda Guerra Mondiale in un campo di prigionia dell'esercito giapponese dove erano detenuti dei soldati inglesi. I protagonisti erano David Bowie, Takeshi Kitano e lo stesso Ryuichi Sakamoto che oltre ad aver composto la colonna sonora recitava la parte di un ufficiale giapponese.
Una delle sequenze sonore da lui composte era particolarmente suggestiva cosicché venne l'idea di trasformarla in una canzone con il testo in lingua inglese. Ed ecco la collaborazione fra Ryuichi Sakamoto e David Sylvian, che insieme al musicista giapponese riadattò la melodia diventandone poi il vocalist.
Ascoltandola forse qualche coetaneo se la ricorderà, visto che all'epoca ebbe anche un certo successo. Alla canzone venne dato il titolo "Forbidden colours", lo stesso di un romanzo di Yukio Mishima la cui trama però, seppur incentrata sull'omosessualità, non ha niente a che fare col film di Nagisa Oshima.
Io ho visto il film, letto il romanzo che ha lo stesso titolo, ho diversi dischi di entrambi i musicisti... Insomma, adesso tocca a voi ;-)
Riporto il testo tradotto in italiano e il video originale su youtube con la canzone completa in cui si alternano immagini di Sylvian e sequenze tratte dal film. Buon ascolto!
(Testo: Le ferite sulle tue mani sembrano non guarire mai. Pensavo che tutto ciò di cui io avessi bisogno era credere. Io sono qui, una vita lontano da te, il sangue di Cristo o il battito del mio cuore, il mio amore indossa colori proibiti, la mia vita crede. Anni insensati tuonano, a milioni sono pronti a dare la vita per te, c'è qualcosa che sopravviverà? Mentre lotto con sentimenti che sorgono in me le mie mani sono in terra, sono seppellito dentro me stesso. Il mio amore indossa colori proibiti, la mia vita crede ancora in te. Camminerò in tondo dubitando della terra che ho sotto i piedi eppure mostrerò una fede incrollabile in ogni cosa. Io sono qui, una vita lontano da te, il sangue di Cristo o un cambio nel mio cuore. Il mio amore indossa colori proibiti, la mia vita crede, il mio amore indossa colori proibiti, la mia vita crede in te ancora una volta.)