lunedì 22 marzo 2010

Pausa di riflessione

Questa é la mia risposta ad un commento sull'ultimo post:

Stavo pensando di mollare tutto. In fondo mi sto rendendo conto che non sono un granché a scrivere.
Che ce ne sono migliaia che sanno scrivere più o meno come me.
Forse il mio é un equivoco di fondo: siccome tutti si sono sempre rivolti a me per scrivere i loro temi a scuola, la loro tesi di laurea, persino le lettere di disdetta a Sky, mi sono convinto di saper scrivere bene. E in effetti so farlo ottimamente per quanto riguarda corrispondenza commerciale, fax, presentazioni, etc.
Però questo non implica che io abbia un'abilità letteraria speciale... Mi ero illuso che questo fosse il mio talento biblico e volevo farlo fruttare, ma forse il talento é solo quello di saper redigere una buona lettera di presentazione per la ditta o un sollecito di pagamento pungente ma non troppo aggressivo...


In questi giorni sono un po' demoralizzato per una serie di problemi personali, quindi qualche sfogo patetico da quarantenne complessato ci può pure stare, però il fatto stesso che mi sia posto il quesito mi impone di rifletterci sopra.
Forse é inutile continuare a mandare plichi alle case editrici...

10 commenti:

  1. Senti Ariano, posso farti una domanda schietta?

    Perché Scrivi?

    Scrivi per avere la fama?
    Scrivi per diventare ricco?
    Scrivi perché essere pubblicati ti fa sentire importante?

    O semplicemente scrivi perché ti piace scrivere?

    Beh, se la tua risposta è sì a una delle prime tre domande, allora puoi mollare il colpo. In pochissimi diventano famosi, in pochissimi diventano ricchi, e la fama la conquistano solo due o tre in italia ogni anno.
    Ma se la tua risposta è sì alla quarta domanda... allora, che ti frega? Che importanza ha essere pubblicati o no?

    Ti piace scrivere? Scrivi. Distribuisci gratis i tuoi lavori. La gente li cercherà... avrai un numero di lettori superiore a un qualsiasi libro edito di un emergente sconosciuto con scarsa promozione pubblicitaria. Avrai un tuo seguito di appassionati. Ci saranno lettori che ti scriveranno per criticarti, altri per apprezzarti, altri ancora per infamarti.

    Ma la cosa più importante è che farai ciò che ti piace fare.

    Non lasciarti intrappolare dagli ingranaggi del sistema. Non è vero che se non vieni pubblicato allora non sei uno scrittore. No... se analizzi la parola... lo scrittore è colui che scrive... non colui che viene pubblicato!

    E chissà che un editore non si accorga di te. Come è accaduto a me (ma l'accordo non è andato a buon fine) e come credo sia capitato anche a Alex.

    Scrivi e non ci pensare. Come facciamo io, Alex... e anche Simone. Se ami scrivere, scrivi. Se non ami questa attività... allora avresti fatto meglio a non iniziare neppure.

    Riflettici.

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  2. La risposta é sicuramente la quarta, non ci piove.
    E quando ho scritto "mi ero illuso che fosse il mio talento biblico e VOLEVO FARLO FRUTTARE" non mi riferivo all'aspetto economico. "Farlo fruttare" nel senso di usarlo per scrivere qualcosa di bello, qualcosa di cui si possa dire "bel libro" e non "niente di speciale".
    Tu Glauco sei un gran lettore oltre che uno scrittore, e sai riconoscere una cosa ben scritta (che ti trasmette qualcosa mentre la leggi) rispetto a una cosa scritta così, magari con entusiasmo e con sincerità, ma che ti strappa solo un sorriso compassionevole e ti fa pensare "Ci ha provato, però é proprio una cosetta da nulla, banale, scadente, ingenua". Non so se ho reso l'idea...
    Ecco, quando io leggo certi libri provo un'ammirazione enorme per l'autore non perché penso che sia stato pubblicato da un editore importante (talvolta l'editore é tutt'altro che importante), né perché ha venduto tante copie (spesso neppure così tante). Ammiro il modo straordinario in cui sa scrivere. Ammiro la sua capacità di rendere certe atmosfere, certi concetti, certe emozioni.
    Il "talento" inteso proprio come bravura. E il fatto di passare o non passare il vaglio di una selezione editoriale per me non é tanto irrilevante. La vedo come una competizione: tu puoi anche essere bravo a correre, ma se anche dando il massimo già ti eliminano alla prima batteria, allora che senso ha continuare l'attività agonistica? Tanto vale correre a livello amatoriale. E comunque riconoscere che non si era poi così bravi a correre. Aurea mediocritas.
    Non so se ho reso l'idea...
    Comunque ribadisco che l'aspetto economico non c'entra nulla (non mi interessa guadagnare) e neppure il successo (non ci tengo a diventare famoso). La pubblicazione tradizionale per me rappresenterebbe solo una sorta di riconoscimento che, allora, tutto sommato, un po' di talento per la scrittura letteraria ce l'ho. Un esame superato, un concorso vinto, una qualificazione a una gara importante.
    Tutto qui.
    E' il fatto di rendersi conto che questo talento probabilmente non c'é ad avere l'effetto di un'incudine che mi é caduta di colpo addosso...

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  3. Torna a scrivere per te stesso, elabora i tuoi sentimenti, la tua visione del mondo e cerca di trarre profitto da questa esperienza.
    La selezione editoriale non sempre è un riconoscimento. Sai benissimo che non tutti gli autori editi hanno un talento così evidente. Hanno mandato il manoscritto giusto all'editore giusto in un momento giusto. Una sincronicità di eventi che non hanno niente a che fare con la bravura (a volte, non sempre).

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  4. Infatti é quello che stavo per fare. Tornare a scrivere per me stesso.
    La sensazione di demoralizzazione nasce proprio dal fatto che mi sto praticamente arrendendo, e le sconfitte sono sempre dolorose.
    All'atto pratico é solo una questione di orgoglio, ma tu sai bene che anche l'orgoglio ha la sua importanza per la serenità di una persona.
    Vabbé, amen, nei prossimi giorni darò una nuova impostazione al blog, e magari prenderò in considerazione altre opzioni che finora avevo ritenuto troppo riduttive...

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  5. Quoto ciò che ti ha detto Glauco.
    Aggiungo di incrementare, oltre alla scrittura, gli sforzi per ottenere un po' di visibilità sul Web.
    Vedrai che, se ci riuscirai, presto gli editori ti sembreranno quasi superflui.
    Un'altra cosa giustissima che ha detto Glauco è che in Italia sono pochissimi gli scrittori che hanno reale successo.
    Mettiamo anche che domani ti pubblichi la casa editrice "Sotto Casa Mia S.p.A". Venderai cosa... 400 copie? Sarà poi questa la soddisfazione?
    No, non credo.
    Secondo me noi altri abbiamo la fortuna di vivere in un momento storico - per la narrativa - di grande transizione.
    Possiamo ritagliarci i nostri spazi anche se qualcuno non ce li dà. Magari anche se scriviamo maluccio, purché a qualcuno questo "maluccio" risulti comunque interessante.
    Poi i momenti di debolezza ci stanno, per l'amor di Dio.

    Forza e coraggio!

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  6. Hai detto bene Alex, momenti di debolezza.
    Comunque lo supererò sicuramente, e vivrò la mia passione per la scrittura in modo diverso...

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  7. Se diventassi famoso e ricco non ci cagheresti più sul blog, siamo sinceri!!! ^____^
    Quindi per noi è meglio che non ottieni successo!! ;)))

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  8. No, stai tranquilla, anzi: per me l'amicizia e la sincerità vengono prima di qualunque cosa ;)

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  9. Ariano... spero tu mi comprenda. Se ti dicessi che fai bene e quant'altro non sarei un vero amico. Proprio perché tu pensi io sappia valutare ciò che leggo... io mi sento costretto a stimolarti, anche punzecchiarti, anche tirare fuori a pugni il tuo amor proprio.

    Prima di tutto... come dice Mirko, chi è che ha stabilito che gli Editori facciano una selezione di qualità? Da quando in qua scelte come Moccia e la Troisi sono sinonimi di qualità? Gli editori sono "aziende" che basano la loro esistenza sul "profitto". Pubblicano ciò che loro reputano possa vendere... non pubblicano roba di qualità e basta. Non è negli editori che troverai il riconoscimento. Il riconoscimento lo puoi trovare nei lettori... gente come me, alex, angel-a... gente che legge e valuta col proprio cuore, la propria esperienza, la propria sensibilità. Non negli editori... che nel bene o nel male, devono mandare avanti la baracca!

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