AVVISO IMPORTANTE: LETTURA INADATTA AI BAMBINI
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Il prefabbricato in legno non era più disabitato.
Doglia poggiò la mano destra sulla piccola pistola che aveva nella tasca anteriore dei jeans. Inspirò profondamente, conscio di ogni possibile rischio e al tempo stesso deciso a insistere fregandosene delle conseguenze.
Si avvicinò a passi prudenti, bussò con delicatezza.
Una faccia tagliata da due vistose rughe verticali dal naso alla bocca e dagli zigomi al mento comparve, velata, dietro la tenda della finestra accanto alla porta.
“Sono della polizia” si scoprì subito Doglia.
L’uscio cigolò aprendosi in uno spiraglio. Gli occhi di Vincenzo Eranio esprimevano un rassegnato senso di fatalità.
“Si accomodi”.
Per sedersi disponeva di uno sgabello tarlato davanti a un minuscolo tavolino oppure una poltroncina sporca e strappata, probabilmente gli scarti di un condomino che le aveva pietosamente regalate al poveretto in condizioni abitative precarie.
La faccia di un uomo può essere una maschera ingannevole, ma Doglia decise di credere a quel che vedeva. Parlò senza esitazioni.
“Sono venuto per rivolgerle alcune domande riguardo i tre attentati dei giorni scorsi…”
L’uomo mosse le labbra alla ricerca di parole che faticavano a formarsi. “Beh, in fin dei conti lo sapevo che sarebbe successo” riuscì infine a sospirare. Era una situazione surreale ma conforme all’istintivo approccio del poliziotto: il sospettato aveva praticamente già confessato senza opporre alcun tipo di resistenza. Una mente lineare, diretta come una pedina della dama, priva delle sottigliezze dei numerosi pezzi che formano gli scacchi.
“Vuole raccontarmelo con parole sue?” offrì Doglia, tranquillo nella voce ma con la mano prudentemente infilata in tasca e le dita già avvinghiate sul calcio della pistola.
Le rughe di Vincenzo Eranio si tesero attorno alla bocca intristita. “Io sono un uomo inadatto a questi tempi. Però ci vivo, e anche mia figlia. Tempo fa ho scoperto una cosa che la riguardava. Una cosa di cui un altro padre si sarebbe forse vantato. Ma io non…”
“Conosco la storia” lo facilitò il poliziotto. “Lei pensava che fosse stata vittima di un furbo e invece…” Attese la versione dell’uomo, lasciandogli alcuni istanti per sospirare a occhi bassi. Soffriva anche solo a predisporre la frase più adatta per concettualizzare il suo punto di vista.
“È un mondo strano, io non riesco a capirlo. Lei invece ci si trovava bene” fu la sola spiegazione che riuscì a fornire.
“Ma per quale motivo ha iniziato a mettere bombe?” chiese Doglia senza alcuna durezza o tono di rimprovero.
“Alcuni video erano veramente inguardabili” si disgustò Eranio sollevando finalmente la testa. “Inguardabili per un padre come me. Quasi tutti quelli che conosco non se la sarebbero presa, ma io sono fatto a modo mio. Non potevo accettarlo. Soprattutto non accettavo certi commenti… Erano troppo offensivi”.
Doglia strinse con più forza il calcio della pistola. Percepiva negli occhi dell’uomo un’improvvisa rabbia nata dalla disperazione.
“Intende dire che i destinatari delle bombe erano…”
“Quelli ai quali ho potuto risalire” assentì l’uomo. “Ho cominciato con le ricerche più semplici: gli utenti espliciti, i nickname con nome, cognome e link attivo su tutti i profili social. Quelli che danno la possibilità di sapere ogni cosa della loro vita leggendone la pagina facebook o instagram”.
“Perché non ha mai usato il suo cellulare per queste ricerche?”
“Pensavo che fosse meglio disperdere le tracce della mia attività, perciò quel tipo di indagini le ho sempre fatte presso connessioni pubbliche, ogni volta in un luogo diverso”.
Dunque l’uomo seguiva una lucida strategia per non farsi scoprire. Ma allora perché…
“Perché quei tre messaggi col cellulare subito dopo gli attentati? Non ha pensato che potesse essere sospetto un IP attivo solo in quelle giornate?”
Eranio incavò la testa nel collo. “Mi sembrava che non ci fosse niente di strano. In fondo non avevano nessuna attinenza con le esplosioni”.
Credeva di aver scelto la strategia più sicura. “Quindi lei ha deliberatamente pianificato ogni attentato con la massima cura”.
“Sì. Creare un pacco bomba che scoppia nel momento in cui si apre il coperchio è abbastanza semplice, basta leggere le istruzioni su un qualunque sito di terroristi. Anche reperire il materiale è facile. Per la consegna ho indossato una divisa della DHL comprata su ebay e dei veri documenti di trasporto: li regalano spesso ai clienti per permettergli di compilarli anticipatamente prima ancora che giunga il corriere, così guadagnano tempo”.
“E ha consegnato i pacchi esplosivi a tre destinatari che avevano commentato offensivamente sua figlia”.
“Sì. Avevo consultato le loro pagine facebook e scelto ogni volta l’orario in cui ero sicuro che non fossero in casa, così i famigliari avrebbero aspettato il loro ritorno”. La voce dell’uomo si arrochì di furore soffocato. “Ci ho sempre scritto a caratteri grossi ‘riservata personale’, così l’avrebbero aperto i maiali, loro e nessun altro al posto loro”.
“Come faceva a esserne sicuro?” obiettò il poliziotto.
Eranio allargò le braccia che tremolarono confuse insieme alla testa. “Non ero per niente sicuro. Sapevo che potevano aprirli per curiosità pure gli altri famigliari. Però…” Anche la bocca iniziò a tremare penosamente. “Lo so che non aveva senso. Lo capivo, eppure dovevo farlo. Mi si rivoltava dentro una nausea così forte che… Io dovevo fare qualcosa, non potevo restarmene inerte. Sapevo che prima o poi avrei ucciso, sapevo che il tormento mi ci avrebbe spinto. E avrei sparato nel mucchio! Avrei colpito chiunque, senza alcuna logica! In questo modo, almeno, ho limitato gli obiettivi. Ma non credo che lei possa comprendermi”.
Doglia, la mano sempre pronta a estrarre l’arma e sparare, capiva in realtà più di quanto l’uomo immaginasse. Ma quantunque un poliziotto possa compatire un assassino, non può ignorarlo.
“Le devo chiedere di seguirmi in commissariato”.
La faccia dell’uomo si sgranò in un’espressione di orrore. “No, me lo risparmi! Non mi condanni a diventare un hashtag! Non sarò mai l’oggetto delle chiacchiere di milioni di persone che si divertono a giocare con la propria esistenza e con quella degli altri!”
Il poliziotto temette una reazione e si predispose a sparare. Ma prima che estraesse l’arma Eranio aggiunse altre parole inattese.
“Non intendo diventarlo. Almeno, non da vivo. Mi tolgo di mezzo da solo e il problema è risolto. Avevo previsto che prima o poi sarei stato scoperto ed ero pronto”. Annuendo istericamente si alzò mormorando “Le mostro una cosa”.
Aprì una vecchia cassapanca alle spalle della poltrona traendone un pacco.
“Lo avevo già preparato per il prossimo obiettivo, ma a questo punto…”
In una frazione di secondo la pistola di Doglia era puntata contro la sua testa.
“No, non fraintenda” balbettò Eranio. “Ormai è finita, sapevo che prima o poi sarebbe successo, e d’altronde sapevo anche che non avrei mai potuto colpire tutti i maiali. Erano troppi. Questa soluzione riguarda solo me, tranquillo. Lei non c’entra nulla. E poi…”
La voce gli tornò calma, lo sguardo quasi supplichevole. “E poi devo chiederle un favore”.
Doglia lo fissava senza abbassare la tensione, il dito pronto a premere il grilletto.
“Per mia figlia io non esisto più” si intristì Vincenzo Eranio. “Se le offrissi aiuto lo rifiuterebbe. Mi ha ucciso, mi ha cancellato. Non posso più far nulla per lei. Ma io non voglio lasciarla sola. Ha bisogno di una persona che la salvi. Sta uscendo da quel giro schifoso in cui era entrata, lo so, ma è rimasta sola. Se nessuno le da una mano ci ricadrà e finirà anche peggio. Lei è un poliziotto, può entrare nella sua vita senza dover chiedere il permesso. Io…” (sospirò profondamente) “… Io so che mia figlia, in qualche modo, vorrebbe solo essere aiutata. Avrei voluto provvedere io, ma non è più possibile. La prego di prendersi cura di Michela”.
“Trovi il coraggio di affrontare le sue responsabilità invece di fuggire” parlò infine il poliziotto.
“Non è una fuga, è l’inevitabile destino ormai” si arrese a testa bassa Eranio. “Le do cinque minuti. Sono sufficienti per allontanarsi a distanza di sicurezza. E…”
Esitò prima di pronunciare le ultime parole. “Le chiedo anche, se possibile – ma la consideri una richiesta secondaria, meno importante rispetto all’altra – di non trasformarmi nell’oggetto della curiosità dei maiali, neppure da morto! Se può, se ne ha la possibilità, non riveli a nessuno la verità. In ogni caso, fra pochi minuti l’attentatore misterioso smetterà di colpire”.
Per prudenza Doglia si allontanò mantenendo la pistola puntata in direzione dell’uomo, ma ormai era chiaro che tutto si sarebbe svolto nel modo in cui lui aveva promesso.
Attraversò di corsa il cortile dove era stata allestita la misera casa di legno portandosi sufficientemente lontano per evitare conseguenze, e si protesse dietro il muro di cinta all’angolo, gli occhi puntati sul prefabbricato, pronto a dare l’allarme se per caso qualcuno fosse transitato nei paraggi proprio in quel momento.
Ma nessuno passò, e la deflagrazione causò una sola vittima, quella prevista.
CONTINUA
Ma se lo racconti così fa veramente dispiacere per Eranio.. ^^
RispondiEliminaLa bravura di uno scri...bacchino è rendere simpatico un personaggio oggettivamente colpevole e viceversa ;-)
EliminaIo sono una di quelle che non perdona.. ahahah!
EliminaIn effetti lo stile di Doglia è molto più alla Maigret che alla Lo Gatto. Le mie impressioni iniziali sono andate smentite ;)
RispondiEliminaSolo al 50%
Elimina;-)
Vedremo adesso in che acque naviga Michela!
RispondiElimina[SPOILER] In fondo sono un romantico... ;-)
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