Il risultato furono alcune centinaia di vittime - compresi due miei bisnonni - e un deserto di macerie da ricostruire, operazione svolta negli anni '50 dando priorità alla funzionalità delle case abitabili piuttosto che al recupero dell'eleganza architettonica della vecchia città pontificia.
Visto che in questo periodo la blogosfera è in ferie, ne approfitto per una serie di post non attinenti alle questioni scribacchine e incentrati invece sulla città che ha l'alto disonore di avermi dato i natali. Magari a qualcuno potrà interessare ;-)
Cominciamo dal nome. Qual è la sua origine?
Il porto venne creato dall'imperatore Traiano agli inizi del II secolo d.c. per dare all'Urbe un'ulteriore via d'acqua, in aggiunta alla già satura Ostia. Il nome della città era allora Centumcellae, ovvero "cento celle" (nessuna attinenza col quartiere di Roma) forse indicante la quantità di spazi per l'approdo disponibili per le imbarcazioni.
Passata per due secoli sotto il dominio bizantino dopo le vicende della caduta dell'Impero Romano d'Occidente, nel 728 divenne invece parte del "patrimonio di San Pietro" e quindi del futuro Stato Pontificio fino al 1870.
Ma con una interruzione... logistica.
Nell'anno 813 la città venne assaltata per la prima volta dai pirati arabi (i famigerati saraceni) che negli anni a seguire condussero un'attività predatoria con incursioni a base di saccheggi, violenze e imprigionamento di civili tratti in schiavitù. Il culmine giunse con lo sbarco dell'anno 828 che causò la prima distruzione della città (della seconda avvenuta undici secoli dopo ho già parlato sopra).
I superstiti abbandonarono la costa, ormai divenuta troppo pericolosa, e si ritirarono nell'entroterra. (Per inciso: è questo il motivo per cui non mi unisco ai tanti buonisti nostrani che si affannano a chiedere scusa agli arabi per le Crociate. Il giorno in cui qualche buonista arabo riterrà di dover chiedere scusa ai civitavecchiesi per quel ventennio di sangue, allora potrò prendere in considerazione l'ipotesi).
I profughi si adattarono a vivere in un nuovo centro abitato a circa quindici chilometri dal mare (ne esiste tuttora il sito archeologico) che pian piano prese forma grazie all'iniziativa del papa Leone IV. Il nome del borgo avrebbe dovuto essere Leopoli in onore del pontefice, ma divenne invece Cencelle (volgarizzazione in italico dell'antico epiteto latino).
Esiste una narrazione popolare locale secondo la quale, alcuni decenni dopo questi fatti, i discendenti degli sfollati si riunirono sotto una quercia per valutare la possibilità di tornare sulla costa, decisione che venne infine presa grazie alle convincenti argomentazioni del vecchio marinaio Leandro, cosicché le famiglie tornarono alla civita (città) vecchia sul mare, dandole appunto questo nome. Da ciò deriverebbe lo stemma araldico cittadino: una quercia con ai lati le lettere O e C, che significherebbero "ottimo consiglio".
La prosaica realtà è che furono quasi certamente le autorità pontificie a voler ricostruire l'antico porto nel secolo XI, utilissimo sul piano strategico, e a ripopolarlo facendovi affluire gente dall'entroterra. Mentre le lettere O e C si riferirebbero allo storico nome latino della città (ordo centumcellemsis). E il mitico marinaio Leandro sarebbe invece... l'albero dello stemma (non si tratterebbe di una quercia ma di un oleandro).
Insomma, lasciando da parte il confine fra storia e leggenda, di certo c'è soltanto il nome nuovo attribuito alla rinata città portuale: Civitavecchia.
E naturalmente nella toponomastica urbana resta memoria del passato: c'è via Traiana, piazza Leandra, piazza Imperatore Traiano, via Leone IV, via Leopoli.
Purtroppo c'è anche il Centro Polifunzionale "Il saraceno", geniale più o meno come se a Varsavia creassero il centro polifunzionale "Wehrmacht"...
Sì, "Il saraceno" è decisamente un nome molto azzeccato. 😝
RispondiEliminaA me non dispiace conoscere la storia delle città e poi, quando ho sfiorato Civitavecchia, per accompagnare mio figlio alle gare, questa primavera, non mi è sembrata male. Intanto è sul mare, che per me è già un valore aggiunto.
Sì, il mare è la sua bellezza. Però avrebbe potuto essere valorizzata diversamente. O - meglio ancora - avrebbe potuto essere risparmiata dai bombardamenti e aver mantenuto le vecchie strutture pontificie...
EliminaCiao, Ariano. Conosco Civitavecchia abitando non molto distante da Tarquinia. Non ci vado spesso, ma appena c'è motivo per andare a visitare navi (Amerigo Vespucci, fregata Carlo Margottini tra le più recenti.) non diciamo di no. Oppure per arrivare a Santa Marinella, al castello di Santa Severa che ha riaperto. Pure per andare a Civitavecchia per mille motivi. Molto spesso pure in pullman ci andiamo vista la brevità di distanza. Come tutte le città di porto è pregna di cose buone o meno, di certo non ha l'aria salutare della campagna, ma ha luoghi e storia intorno.
RispondiEliminaGrazie per la nota storica di Civitavecchia.
Io invece capito spesso a Tarquinia e Viterbo, proprio vero che l'erba del vicino è sempre più verde :-D
EliminaForse ci siamo incrociati e neppure lo sappiamo.
EliminaChi lo sa, può darsi. Magari a corso Vittorio Emanuele, a due passi dal museo; oppure a via IV novembre vicino alla pizzeria "Falchetto" :-D
EliminaScritto male e di fretta. Spero che si capisca. :D
RispondiEliminaTranquilla, era chiarissimo ;-)
EliminaCivitavecchia ha un porto importante, tappa d'obbligo per chi vuole andare in Sardegna via mare. Come tutti i grandi porti, anche a Livorno è così, ha luci e ombre. L'urbanizzazione degli anni 60 lascia a desiderare in molte città italiane e non solo nella tua, Adriano
RispondiEliminaSicuramente, però dove i centri storici sono sopravvissuti almeno è rimasto qualcosa di bello.
EliminaMi è piaciuto molto questo post sulla tua città, che spiega come propaganda, verità e leggenda siano state abilmente mescolate. Sto giusto rileggendo un po' di storia a partire dagli albori, e certe strategie si ripetono indisturbate - non da ultimo certi miti che venivano fatti circolare sulla città di Roma. Comunque è interessantissimo il commento che fai sullo stemma cittadino.
RispondiEliminaBeh, è importante creare un "mito" di partenza in cui tutti possano identificarsi ;-)
EliminaUhm... una caratteristica delle invasioni arabe è che alla fase distruttiva di solito segue una fase costruttiva. Non hanno lasciato niente di valore gli arabi in eredità alla cultura civitavecchiese?
RispondiEliminaNon c'è stato dominio o convivenza, il "contatto" è stato solo quello del saccheggio e poi via, ritorno nelle basi di partenza sino al prossimo saccheggio. Quindi è mancata del tutto la seconda fase.
EliminaPost interessante. Sono stato a Civitavecchia e non è poi così male
RispondiEliminaSicuramente c'è di peggio :-D
EliminaFinalmente arrivo anch'io eh.... pant pant...
RispondiEliminaTu hai scritto "sulla città che ha l'alto disonore di avermi dato i natali". A questo punto protesterei vivamente.
Che Civitavecchia? Arianocity!!!!! :)
Comunque le città nostre, quelle dove siamo nati, non sono mai brutte. Sono nostre, ci appartengono come noi apparteniamo a loro. Anche se non lo ammetteremmo mai!
Io non l'ho mai vista ma redo che mi piacerebbe. Dalle foto, a parte ancora il mare, si respira aria di passato, di storia.
Le foto sono dei dettagli, il quadro generale è quello di una città ricostruita negli anni '50 e posso garantirti che si nota eccome...
EliminaD'accordo ma tutto sommato Civitavecchia ha una storia notevole alle spalle. Anche se ricostruita per forza di cose vestigia ce ne saranno ancora no?
EliminaQualcosina sì ;-)
EliminaE' molto interessante!
RispondiEliminaBeh, ogni città ha una sua storia e in genere è sempre interessante :-)
EliminaUn giorno potresti raccontarci quella di Osaka...