lunedì 12 marzo 2018

Moderne furberie antiche

Quando di parla di opere autopubblicate su amazon c'è sempre chi avanza il sospetto che talune recensioni particolarmente entusiastiche siano in realtà tutt'altro che imparziali.
Per esperienza diretta posso garantire gli autori indipendenti in genere agiscono con correttezza e non ricorrono a trucchetti del genere, tuttavia le mele marce esistono in tutte le categorie e gli scribacchini non fanno eccezione.
A volte succede, è vero: giudizi a cinque stelle, lodi sperticate all'autore Tizio firmate dall'acquirente Caio che magari è... Tizio stesso che si è auto-recensito, chissà con quanta obiettività.
Qualcuno si illude che queste bassezze dipendano dal maledetto self-publishing su amazon e che "Quando si pubblicava solo tramite gli editori cartacei certe cose non succedevano".
Eppure basta leggere La stanza rossa del letterato svedese Johan August Strindberg, anno di pubblicazione 1879, per trovare episodi come quello che cito integralmente:

Costui [il critico letterario di una rivista di secondaria importanza dal nome 'Toga Grigia'] aveva pure, per sedici anni, scritto poemi mai letti da nessuno, per i quali s'era valso di uno pseudonimo senza che mai nessuno si fosse dato la pena di indagare sul vero nome dell'autore. I suoi poemi, tuttavia, venivano riesumati, rispolverati nonché lodati in ogni numero natalizio della 'Toga Grigia', naturalmente da parte di un critico imparziale, il quale sempre firmava il proprio articolo affinché il pubblico non credesse che l'avesse scritto l'autore medesimo dei poemi; e questo sempre nella speranza che il pubblico conoscesse l'autore.

Insomma, come vedete non è colpa di amazon se capita che qualcuno recensisca positivamente se stesso.
Per la cronaca, secondo la narrazione di Strindberg nella redazione della rivista 'Toga Grigia' lavorava anche un critico d'arte che

era un vecchio accademico che non aveva mai messo mano a un pennello, ma che faceva parte del famoso circolo artistico 'Minerva' ed era perciò in grado di presentare - appunto - le opere d'arte al pubblico già prima che fossero terminate, risparmiando in tal modo agli interessati la fatica di dover emettere un giudizio. Era sempre indulgente con quelli che conosceva, e mai che dimenticasse i loro nomi quando si trattava di presentare una mostra [...] Dei giovani invece ignorava del tutto l'esistenza, cosicché il pubblico, che per dieci anni non aveva udito altri nomi che quelli vecchi, cominciava a disperare per l'avvenire dell'arte.

Insomma, direi proprio che centocinquanta anni sono passati invano ;-)

25 commenti:

  1. Sono d'accordo,certe cose sono sempre accadute.Diciamo che adesso si notano prima e fanno più rumore quando si scoprono.

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    1. Sì, ora tutto ciò che diventa noto in un attimo è subito virale.

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  2. Non mi stupisce. Mi chiedo solo che gusto ci sia nel farlo. Il bello di una pubblicazione - e ne dico anche come autrice di teatro - sta tutto nell'accoglienza del pubblico. Non sempre può andarti bene e non puoi piacere a tutti, ma le energie si dovrebbero spendere tutte nel fare arrivare l'opera il più possibile ai lettori, attraverso promozioni, pagine dedicate, incontro con l'autore, piuttosto che mediante questi mezzucci.

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    1. Penso che lo scopo sia anche il voler vendere qualche copia in più contando sulla curiosità causata da una recensione molto positiva.

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  3. L'uomo è sempre se stesso, con tutte le sue meschinità.

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    1. Purtroppo sì, alla fine il problema è nel manico...

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  4. Ariano trovi sempre delle perle, complimenti! Cambiano i mezzi e si evolvono ma il vizio antico della furbizia rimane quello

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    1. E questo romanzo è ambientato nella Svezia di fine '800, pensa un po'. Teoricamente agli antipodi rispetto all'Italia di oggi.

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  5. Parafrasando Mia Martini, gli uomini non cambiano...da sempre nella storia.

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    1. L'homo sapiens è passato dalle capanne ai grattacieli, ma il suo animo è rimasto simile...

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  6. Adesso su Amazon non è possibile lasciare una recensione sotto mentite spoglie (anche se i modi si trovano sempre) e poi si cade nell’eccesso opposto: mio cugino, con il mio cognome (lui vive in Francia) aveva scritto ai tempi una bella recensione sul mio libro, ovviamente non gliel’hanno pubblicata pensando a chissà cosa. Pazienza, per carità, l’ho letta via mail e tanto mi è bastato, però non nascondo la mia delusione.
    Poi, dico che se il libro è oggettivamente brutto, tutti quei giudizi sperticati si autoannullano da soli (io do sempre scarsissimo credito alle stellette su Amazon)

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    1. Tante recensioni tutte positive però fanno il loro effetto. Io resto semmai sorpreso quando trovo ebook che hanno recensioni da 5 stelle entusiastiche e, contemporaneamente, recensioni da 1 stella con commenti tipo "quelli che hanno dato 5 stelle che libro hanno letto? Sicuramente non questo!"
      Ecco, quando ci sono queste differenze abissali di giudizio io divento sospettoso...

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  7. Certe volote pensiamo che le furberie siano un'invenzione moderna, invece sono vecchie quanto l'umanità. A tal proposito vale la pena ricordare un esempio eclatante: pare che il primo singolo dei Beatles, Love me do, fu spinto in classifica dal manager Brian Epstein che ne acquistò personalmente migliaia di copie.

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    1. Altra tecnica di certi autopubblicati su amazon, che magari sono convinti di essere originali nella loro furbizia :-D

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  8. Insomma, piove sempre sul bagnato...
    Comunque dovresti leggere le recensioni di alcuni utenti ai grandi classici della letteratura, commentati come se parlassero dell'ultimo libro di Volo che li ha un po' delusi...

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    1. Capisco che alcune facciano inorridire, però io in parte le giustifico poiché si intende che in quel caso venga espresso un parere come lettore, non certo come critico letterario. Alcune mi fanno sorridere.

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  9. Già il nome di "Toga Grigia" mi mette tristezza... Non parliamo poi di questi espedienti, e il bello è che queste persone pensano sempre di farla franca. Probabilmente persino nel Neolitico c'era un tizio che incideva le recensioni su quanto il suo vasellame fosse bello, facendola passare come scritta dal vicino di caverna.

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  10. Arrivo anch'io eh... mi sono persa in questi giorni.
    Io non credo alle stellette. Posso anche leggere le recensioni ma lasciano il tempo che trovano. A meno che non siano appunto come dici tu da 5 e da 1.. uhm... qualcosa non torna forse!
    Troppa furbizia e dabbenaggine perchè la furbizia a lungo andare non paga. I lettori veri possono essere intortati la prima volta non la seconda.
    Ultimamente leggo parecchi autori autopubblicati. Ne sono soddisfatta al 90, 95%. Ho anche intenzione di continuare perchè quelli che a mio parere valgono hanno diritto ad un po' di pubblicità, al passaparola, al "ma sai che era proprio bello?".
    Poi se stiamo a guardare, a volte le ce famose sponsorizzano ciofeche immani soltanto perchè il nome in copertina fa cash...

    ps non ci azzecca ma.. fai un giro da me il 19 marzo :D)

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    1. Che poi è un peccato perché invece, come tu dici, un autore autoprodotto ha bisogno proprio di farsi conoscere per le sue (si spera) qualità narrative, quindi l'uso di certi trucchetti danneggia tutta la categoria, anche quelli onesti.
      Prendo nota del gradito invito :-)

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    2. Ti avviso che ho sudato sette camicie eh... ahahhahaha

      Certo che un autore autoprodotto ha bisogno di farsi conoscere. SE fosse già famoso le ce farebbero la coda per pubblicarlo.
      Al contrario uno "sconosciuto" ha più da rimetterci da certe recensioni fasulle che da guadagnarci. Ci perde la faccia, al di là dei gusti personali.

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  11. Questo potrebbe aprire una grossa parentesi sull’autopubblicazione che se da un lato è una cosa sacrosanta dall’altro permette un po’ a tutti di farsi ‘grandi’ senza magari passare prima per un percorso di crescita fatto anche di critiche, di pesci in faccia e, quindi, di miglioramenti. Ovviamente è anche un mezzo che permette a tantissimi di poter almeno provare a proporre il proprio prodotto, ma è un’arma a doppio taglio come moltissime altre cose da maneggiare e valutare con cautela!

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    1. Certamente. Purtroppo però spesso è anche l'unica possibilità per pubblicare i propri lavori. C'è chi non vuole farsi grande ma solo condividere i propri scritti con lettori neutrali allo scopo di mettersi in gioco.

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  12. E' sempre così... e io sono sempre ingannata...

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