mercoledì 25 agosto 2010

... (la mia mente a volte lavora a sproposito)...

Mi sono sempre chiesto come potrebbe essere il paradiso (ammesso che esista davvero).
Credo che cercare di capire troppo a fondo ciò che viene dopo la morte sia una cosa da evitare, perciò ho provato a elaborare una mia ipotesi di aldilà totalmente priva di connotazioni teologiche e filosofiche, e basata esclusivamente sull’immaginazione.
Ebbene, il mio paradiso è una giornata di cui posso scrivere la trama la sera precedente, qualche ora prima di addormentarmi. Devo solo decidere chi voglio essere, cosa, dove e quando. In un’altra epoca, in un altro mondo, in un contesto fantastico... Io creo, e il giorno dopo vivo quel che ho scritto.
Un purista del ragionamento potrebbe facilmente obiettare che, ipotizzando la vita dopo la morte come un tempo infinito, sarebbe impossibile creare ogni volta nuove esperienze e si finirebbe col ripetersi. Dato un tempo infinito e seguendo la logica del calcolo percentuale, è automatico che un evento si ripeta almeno una volta, o anche di più. L’obiezione più ovvia che mi viene in mente è: a volte capita di rileggere lo stesso libro o rivedere lo stesso film, e magari piace lo stesso…
… ma mi sto allargando troppo, già mi gira la testa. Fine della divagazione.

3 commenti:

  1. Avere un'idea per un racconto mi risulta facile.
    Trasformare effettivamente l'idea in questione in una narrazione è leggermente più difficile... :-P
    Questo è il tipico caso...

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  2. È una bella visione, in effetti...
    Mi chiedo dopo quanto tempo inizierei a restare senza idee, e a sbuffare spegnendo la luce: "Massì, che accada quel cazzo che accada, mica posso sempre inventà tutto io!"

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