Ho sofferto, e talvolta soffro ancora, di saccenteria snobistica. Faccio del mio meglio per essere un anti-intellettuale, ma di natura sono un po’ pedante, quindi a volte mi viene spontaneo mostrare smorfie schifate - o al limite qualche compassionevole sorriso pietoso - verso certe forme di fiction orientate a gusti commercial-sensazionali. Ma poi arriva il momento in cui rammento a me stesso l’importanza del rispetto, che è un valore da cui reputo non si possa mai prescindere nella vita (il che non implica che io dia sempre il buon esempio) e provo ad avere un atteggiamento più conforme a questo principio.
E allora mi rendo conto che è facile parlare di “narrativa di consumo”, ma forse non è ugualmente facile dare il cattivo esempio… Se un editore mi chiedesse di scrivere su commissione uno di quei famigerati libri noti come “romanzi rosa”, e mi offrisse un contratto vantaggiosissimo, temo che rifiuterei. Ma non perché ritenga indegno di me scrivere qualcosa del genere, semplicemente perché non ne sarei capace. Si può parlare di sotto-genere, sub-cultura, letteratura di serie B, o usare qualunque altra categorizzazione che abbia lo scopo di svilire un certo tipo di fiction, ma resta il fatto che se ha un suo pubblico e riesce a dare a quel pubblico ciò che esso chiede, ha pienamente svolto il suo ruolo.
Edoardo Sanguineti a suo tempo ironizzò su Carlo Cassola e Giorgio Bassani definendoli “liale”, con chiaro riferimento dispregiativo a Liala, la più famosa scrittrice rosa italiana additata come esempio di scrittura melensa e convenzionale. Resta il fatto che Cassola e Bassani rimangono due autori importanti del XX secolo, nonostante Sanguineti. E resta soprattutto Liala, i cui romanzi hanno venduto qualcosa come dieci milioni di copie, ed è troppo semplice liquidare il dato numerico pensando che siano stati comprati da “casalinghe col cervello atrofizzato” (n.b.: espressione non mia, ma coniata da una mia professoressa universitaria, alla faccia del femminismo e della solidarietà fra donne). Mi ricorda la polemica letteraria contro gli autori di narrativa fantastica accusati di “escapism”, posizione che io non condivido. Insomma, anche la letteratura di consumo e i suoi simpatizzanti meritano il titolo di questo post. Io non mi sento di scagliare la prima pietra perché fra le mie letture gradite ci sono libri che farebbero inorridire di sdegno i puristi della letteratura impegnata. Eppure spesso mi balocco con opere pedantemente intellettuali.
Concludendo, quando parlerò di libri farò del mio meglio per evitare atteggiamenti sprezzanti verso gli autori e i relativi lettori (ma aspettatevi pure che talvolta trasgredirò questo principio), e tenterò sempre la strada della critica costruttiva anziché quella del bombardamento a tappeto. Soprattutto, parlerò solo di ciò che conosco. Non chiedetemi di stroncare Liala perché non ho mai letto i suoi romanzi, e non intendo condannare a prescindere. Vale per tutti.
Apprezzo molto quello che scrivi qui.
RispondiEliminaIo non mi definirei certo una casalinga dal cervello atrofizzato... intanto non sono casalinga e poi il cervello è perfettamente funzionante e "nutrito"... e non ho mai letto Liala, ma amo qualche lettura che farebbe inorridire i "puristi".
Secondo me un libro ti piace anche in base a come ti senti in quel momento, a quello che le parole riescono a dirti, perché magari ti rivedi nelle esperienze descritte in un romanzo...
E' vero che ci sono libri che non riesco a leggere o altri che non sono interessata a leggere al momento, ma non lo so, con i libri (più che con i film), secondo me non si può dire che il genere tal dei tali è per le casalinghe dal cervello atrofizzato oppure che quell'altro è solo per i puristi della letteratura italiana, ecc.
Questo discorso merita più tempo, ma io adesso devo scappare, forse torno dopo.
Le mie letture sono pubbliche, nel senso che ho un account su anobii, e chiunque può verificare ciò che leggo. C'é Borges e c'é Banana Yoshimoto, che molti considerano una sopravvalutata scribacchina per quattordicenni. Forse lo è, ma come dici te uno legge in base a ciò di cui ha bisogno in un certo momento. Evidentemente a volte ho avuto la necessità di leggere sopravvalutati racconti per quattordicenni...
RispondiEliminaNeanch'io snobbo nessuno, neanche il tanto odiato Moccia o Volo. Posso dire che non mi piacciono così come dico che scrittori ben più autoriali non mi piacciono. Mi limito a pensare che non sono in grado di capirne il successo, tutto qua. L'unico "romanzo" che ho scritto è abbastanza commerciale quindi sarei ipocrita se fossi snob :)
RispondiEliminaEsatto, è questo il concetto.
RispondiEliminaAriano, se ti offrono un lavoro del genere e a te non interessa me lo gireresti per favore? :)
RispondiEliminaHai letto "Misery", di Stephen King? Il protagonista è uno scrittore che per soldi scrive proprio quel genere di libri, nonostante nutra un sommo disprezzo per tutta la faccenda :)
È molto bello che tu ti sforzi di non stroncare alcuni libri solo perché non ne capisci il successo.
Io per la verità non so se riuscirei a fare lo stesso... per me a gente come Moccia dovrebbe essere proibito scrivere (ho letto lo stramaledetto "3 metri sopra il cielo" perché la mia sorellina lo adorava).
@ Michela : anch'io trovo rivoltanti certe fiction televisive, però al limite me la prendo con chi le guarda, non con chi le inventa...
RispondiElimina