mercoledì 3 agosto 2011

Scrittori con un solo hit

Certi autori sono universalmente noti per un unico libro, pur avendone scritti molti di più.
Un esempio tipico è l'inglese Jerome K. Jerome. Il suo capolavoro comico "Three men in a boat" (Tre uomini in barca), viene pubblicato e letto ancora oggi, spesso unitamente al seguito "Three men on the bummel" (Tre uomini a zonzo). Ma lui aveva prodotto decine di opere: romanzi, saggi, testi teatrali. Tutto finito nel dimenticatoio, tranne i "tre uomini".
Anche J.D. Salinger viene ricordato quasi esclusivamente per "The catcher in the rye" (che i traduttori italiani hanno stravolto per vari motivi in "Il giovane Holden"). Non è certo il suo unico libro, ma persino negli Stati Uniti pochi lettori conoscono il resto della sua produzione libraria.
In Italia si può citare il caso di Riccardo Bacchelli, noto come l'autore de "Il mulino del Po". Presumo che anche uno studente di Lettere avrà seri problemi ad abbinare il suo nome ad altri titoli.
Mi chiedo se davvero questi autori abbiano azzeccato la giusta alchimia narrativa una sola volta nella loro carriera, o se invece quei libri eletti siano usciti nel momento giusto e nel contesto giusto.
Uno dei miei tanti dubbi letterari che rimarrà senza risposta.

10 commenti:

  1. Probabilmente, come dici tu, sono libri usciti nel momento giusto o forse c'era unità d'intenti tra l'argomento e lo stile narrativo. Penso a Philip Dick che accanto alla meraviglia dei libri di FS (se possiamo dargli quest'etichetta) ha prodotto diversi testi mainstream, che io personalmente, che sono un suo estimatore, metto però all'ultimo gradino della scala. Forse perché ci si aspetterebbe da un momento all'altro un colpo di scena particolare e invece filano via piatti.
    Temistocle

    RispondiElimina
  2. Chissà... a ogni modo a me piace che esistano domande prive di risposta. ^^

    RispondiElimina
  3. In effetti è difficile dare da una risposta ma è molto bello porsi la domanda! ;)

    RispondiElimina
  4. Secondo me sono fortunati, perchè almeno un'opera viene tramandata e letta da varie generazioni di lettori.
    Non dimentichiamo che ci sono autori che hanno avuto un grande successo al momento dell'uscita e poi sono stati dimenticati (come Marie Corelli che ho scoperto da poco, e tanti altri casi).
    Comunque sono d'accordo sull'idea del libro giusto uscito al momento giusto
    Un pò come Kerouac che ha pubblicato "sulla strada" in un momento particolare della storia (tanto che è diventato il manifesto della beat generation negli anni sessanta).

    RispondiElimina
  5. Una cosa è certa: un aspetto davvero bello degli interrogativi è la loro capacità di creare discussione, circolazione di idee e opinioni diverse che si compenetrano.

    RispondiElimina
  6. Io penso che quasi ogni autore abbia il suo "capolavoro", contornato magari da tanti lavori analoghi o di livello appena inferiore.

    Poi il problema è che magari viene conosciuto il lavoro meno valido, e quello invece più importante si perde per tanti motivi.

    Io per dire di capolavori ne ho scritti 4-5... e ancora però non me ne hanno riconosciuto nemmeno uno!! ^^

    Simone

    RispondiElimina
  7. di Salinger preferisco Franny and Zooey. I capolavori servono per poi conoscere altre opere dello stesso scrittore. Di Kerouac dopo aver finito On the road ho letto tutto il resto :)
    Poi chi vuole rimanere sul superficiale studia solo questi cosidetti "capolavori".

    RispondiElimina
  8. Anch'io quoto Luca, non è una cosa semplice da analizzare:-)

    RispondiElimina
  9. Interessante riflessione. Voto per "momento giusto contesto giusto"... regola che vale per un sacco di cose, secondo me.

    RispondiElimina