La mia esagerata passione per il fin-de-siècle talvolta mi porta a leggere libri scritti in quel periodo... solo perché sono stati scritti in quel periodo.
Di Carolina Invernizio conoscevo solo le nozioni più note: scrittrice di romanzi nero-giallo-rosa pieni di colpi di scena abbastanza ingenui, con trame kitsch e commenti intrisi di moralismo pedante. I personaggi sono piuttosto demarcati: cattivi al limite del sadismo gratuito o buoni senza alcuna macchia.
Leggendo personalmente un suo libro ("I misteri delle soffitte") ho notato che il suo stile ha sicuramente le pecche succitate, ma in misura non superiore a un altro scrittore per le masse suo contemporaneo, Emilio Salgari.
La cosa che mi ha sorpreso è stato notare che mentre Salgari gode ancora oggi di ottima salute e i suoi libri sono ristampati, letti e adorati da migliaia di lettori, la Invernizio è stata quasi dimenticata. Eppure ha uno stile non peggiore di certi sceneggiati televisivi che - benchè abbiano le già dette trame kitsch e personaggi sin troppo monotematici - sembrano ottenere una notevole audience. Mi è addirittura venuto il sospetto che gli sceneggiatori di alcune soap opera nostrane raccolgano idee nei racconti di Carolina Invernizio.
Comunque sia, quale può essere il motivo di questo diverso esito per le loro figure letterarie?
Una possibile spiegazione è che Salgari, proprio per l'ingenuità delle trame, continui a piacere ai lettori più piccoli e meno smaliziati (in effetti ormai compare quasi sempre nelle collane "per ragazzi", sebbene all'epoca in cui l'autore era attivo i suoi romanzi non erano indirizzati solo ai giovanissimi, ma a tutte le fascie di età). Il tema avventuroso contribuisce ulteriormente a renderlo interessante per i preadolescenti, nonostante il linguaggio "antiquato".
Carolina Invernizio invece sceglie contesti poco adatti ai bambini, con riferimenti - comunque molto ben nascosti - a situazioni morbose che apparirebbero noiosamente ingenue a un sedicenne di oggi, ma al tempo stesso troppo adulte per il fratellino di dieci anni (da notare che alcuni suoi romanzi vennero messi all'indice dal Vaticano...) Insomma, non esiste più il giusto target per lei: ha una narrativa troppo "da grandi" per i piccoli, ma eccessivamente prevedibile e retrò per... i grandi.
Ma questa è solo una mia ipotesi.
Forse pesa anche lo storico pregiudizio nei suoi confronti. Già da viva veniva bersagliata dalla critica letteraria che la considerava una scrittrice per "servette" (che poi, francamente, non ho mai capito il motivo di tutto questo disprezzo snobistico verso le cameriere. A volte i critici sono più odiosi di certi personaggi "cattivi"). Salgari invece era rispettato, e inoltre la sua tragica morte ha creato una leggenda intorno a lui, contro la quale la tranquilla esistenza della Invernizio non può certo competere.
Ho letto tre romanzi di Carolina Invernizio, il bacio di una morta (il più famoso e citato), la vendetta di una pazza e la felicità nel delitto. Dei tre ho apprezzato il primo titolo, per la storia intricata e il suo modo di tratteggiare le due donne protagoniste, una totalmente buona e l'altra la malvagità in persona, come hai detto tu, Ariano, nei suoi romanzi non ci sono personaggi chiaroscuri.
RispondiEliminaPurtroppo sono in pochi a conoscerla.
Ma non la paragonerei a Salgari, perchè sono due generi diversi, la Invernizio potremmo inserirla nel noir o nel gotico, Salgari nel classico romanzo d'avventura.
Secondo me il successo di Salgari dipende dall'ambientazione dei suoi romanzi, perché descrive luoghi affascinanti e misteriosi che fanno ancora sognare i suoi lettori, tra l'altro non ha mai visitato questi luoghi e li ha descritti grazie a ricerche e ad una fervida immaginazione.
Consiglio in ogni caso la lettura di entrambi
p.s. anni fa paragonavano la fiction "Orgoglio" ai romanzi della Invernizio...
RispondiElimina@ Ivana : in effetti il paragone è un po' forzato, ma io li ho messi in analogia non per i contenuti ma per le "pecche". Curioso notare come per Salgari non incidano affatto sul suo nome (mai letta un'opinione negativa sulla sua narrativa) mentre per la Invernizio c'è sempre stato un gioco al massacro.
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RispondiEliminaIn effetti sulla Invernizio hanno scritto di tutto, forse non sopportavano che una donna potesse vendere tanto, c'era un forte pregiudizio sulle sue opere (come per Marie Corelli, un'autrice dell'era vittoriana che vendeva moltissimo ma criticata ferocemente dagli autori del tempo), ed è un vero peccato.
RispondiEliminaSi probabilmente la massacravano proprio perché dava fastidio il fatto che fosse una donna scrittrice.
RispondiEliminaconcordo...il maschilismo c'è sempre stato verso chi scriveva, tanto che molte donne per poter essere pubblicate dovevano necessariamente ricorrere a pseudonimi maschili..
RispondiEliminaInteressante post. Non ho letto neinte della Invernizio forse proprio a causa del pregiudizio di cui parli benissimo tu e i tuoi commentatori. Non posso quindi dare alcun giudizio sulla sua scrittura; viceversa conosco bene Salgari e devo dire che, alla fin fine, al di là del tema dei suoi romanzi che stuzzicava (e stuzzica) la curiosità specie dei più giovani, non siano poi questa gran cosa. E' servito certo a nutrire la mia bramosità letteraria dei 10-12 anni, a farmi 'volare' in mondi sconosciuti e pieni d'avventura, ma volendolo rileggere oggi non sono certo di ritrovare le sensazioni di una volta.
RispondiEliminaIo ho letto sei romanzi di Carolina Invernizio e, sinceramente, la trovo moderatamente femminista. (in "Il bacio di una morta" Clara Rambaldi perdona il marito sì, ma che cosa non gli fa passare per fargli assaggiare lo stesso dolore che ha provato lei! E possiamo darle torto?) Tutto il rispetto per Salgari (che adoravo e adoro tutt'ora), ma secondo me lei è stata penalizzata perché donna.
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