L'unico svantaggio è quello creativo: avendo sei millenni di antenati alle spalle che si sono sbizzarriti nell'arte, è stata prodotta una quantità di immagini vastissima, peraltro ormai compenetrata ovunque nel mondo grazie alla globalizzazione, e diventa difficile liberarsi dalla loro persistenza nella nostra memoria.
Per fare un esempio, qualcuno ha evidenziato che la Duchessa creata da John Tenniel per "Alice nel paese delle meraviglie" di Lewis Carroll (1866) rammenta la dama grottesca dipinta dal pittore fiammingo Quentin Massys, vissuto ben tre secoli prima.
Allo stesso modo, io ho notato alcune similitudini, diciamo così.
Jean Delville, (1890) Parsifal
James McCarthy (contemporaneo), Solstizio d'estate
Steven Sommers (contemporaneo), Fissazione orale
Barry Godber (1969), copertina del long playing
In the Court of King Crimson, dei King Crimson
Tutto è già stato immaginato. É un piccolo prezzo da pagare al benessere materiale di cui godiamo.
A volte si viene talmente colpiti da un'immagine (letteraria, musiva, artistica in generale) che inconsciamente la riproduciamo anche senza rendercene conto. Penso sia un po' come lo scrivere: si finisce a volte per ricalcare lo stile e i temi del nostro autore preferito senza rendercene conto.
RispondiEliminaMagari sono lo stesso autore reincarnato a nuova vita! ^_^
RispondiEliminaUn'altra cosa che mi viene in mente è che può trattarsi di archetipi, quindi immagini legate a modelli ideali innati e presenti nella coscienza universale. In questo senso mi avvicino in qualche modo al commento di Glauco.
RispondiEliminaOltre che gli archetipi mi verrebbe da dire che come in fisica anche nella creatività umana "niente si crea e niente si distrugge".
RispondiEliminaSi trasforma solo...alle volt ein maniera un pochettino troppo smaccata.
davvero interessante questo post!
RispondiElimina