mercoledì 2 novembre 2011

Veleni letterari

Una delle letture “leggere” più piacevoli che io ricordi è un tascabile comprato a Londra, The book of insults di Nancy McPhee, raccolta di insulti e offese (mai volgari) indirizzati a popoli, nazioni, scrittori, poeti, categorie sociali, etc.
Essendo inglese, l’autrice ha vagliato quasi esclusivamente il mondo anglosassone. Inutile aggiungere che la sezione più interessante è quella relativa alle rivalità letterarie. Le dispute e i dualismi suscitano sempre interesse, che si tratti di sport, politica o scrittura. E poi svelano degli aspetti profondamente umani dei letterati: invidia, irriverenza, antipatia, supponenza.
Invidia come quella del commediografo Robert Greene, che sfogò il proprio livore per il successo del suo contemporaneo William Shakespeare accusandolo velatamente di copiare le idee di altri autori teatrali:
un corvo che si è fatto bello con le nostre penne
D’altronde i drammaturghi elisabettiani erano spesso in disputa tra loro. Ben Jonson, altro celebre contemporaneo di Shakespeare, dedicò (eufemismo) al collega Thomas Dekker una commedia il cui titolo lascia presagire il contenuto: Il poetastro.
L’irriverenza ha invece un grande interprete in Oscar Wilde, che non risparmiava battute al vetriolo ai suoi contemporanei. Riferendosi a Dickens e a una delle sue celebri storie strappalacrime disse che
Solo chi ha un cuore di pietra riesce a leggere la descrizione della morte di Nell senza mettersi a ridere
Di straordinario interesse i giudizi emessi privatamente, molto più sinceri (e pesanti) delle frasi di circostanza pronunciate in pubblico. In una lettera alla moglie, D. H. Lawrence esprime un’opinione non proprio benevola su un romanzo di James Joyce…
La parte finale è la cosa più schifosa, più indecente e più oscena che sia mai stata scritta […] È ripugnante
Sarebbe interessante avere il tempo, la voglia e i mezzi per compiere una ricerca del genere anche nell’ambito della letteratura italiana. Dispute e controversie ce ne sono state tante, quindi il materiale non mancherebbe. Così su due piedi mi viene in mente l’epigrafe ironica che Foscolo dedicò a Vincenzo Monti:
Questi è Monti, poeta e cavaliero,
gran traduttor dei traduttor d’Omero

con la quale viene malignamente sottolineata la discutibile scelta di Monti di tradurre l’Iliade basandosi non sull’originale greco ma su una traduzione francese.
Penso anche a una strofa feroce dello scapigliato Emilio Praga probabilmente indirizzata a Manzoni:
casto poeta che l’Italia adora,
vegliardo in sante visioni assorto,
tu puoi morir!...
degli anticristi è l’ora!...

o ai versi sommessi di Sergio Corazzini in cui molti scorgono una malinconica invidia verso D’Annunzio:
io so che per essere detto: poeta, conviene
vivere ben altra vita

Una raccolta di veleni letterari, ecco. Sarebbe un libro frivolo ma… stuzzicante.

6 commenti:

  1. Si sarebbe bello. Ricordo ad esempio il caso di Leoncavallo e Pucccini col secondo che chiamava il primo "Leonbestia" e così via.

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  2. Post divertente e curioso. Chissà se un giorno qualcuno scriverà sullo stesso argomento... tra blogger?

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  3. In Italia oggidì non credo funzionerebbe: tolta la blogsfera, non pare anche a te che la diffusa abitudine dei nostri autori sia piuttosto quella di elevare sempre e comunque a "è bravissssssimo" i colleghi? ;-)

    Alessandro Forlani

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  4. Post molto curioso e divertente. E di dispute italiane ce ne sono eccome. In qualsiasi ambito:D.

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