Mi è capitato di leggere in questi giorni un racconto di attualità che sviscera assai elegantemente le smanie di noi scribacchini.
Il protagonista della narrazione ha da poco pubblicato un romanzo che ha intitolato "Inesorabilmente" e da quel momento
non ebbe più pace nè di giorno nè di notte. Di giorno appostava il procaccia, ansioso di ricevere dal suo editore una lettera che gli annunciasse l'edizione esaurita; di notte non vedeva che donne ideali curve sulle nitide pagine dove egli aveva posto tanta parte di sè stesso
L'esordiente in questione è convinto di aver elaborato un'opera di grande spessore, un romanzo in cui
c'era tanto pensiero da interessare il filosofo, tanto movimento da tener desta l'attenzione dell'uomo di mondo, tanto amore tanto entusiasmo da cattivarsi ogni cuore femminile.
Non ricevendo alcun riscontro dal libraio-editore che glielo ha pubblicato, decide infine di recarsi da lui per saperne qualcosa in più. Il giovane autore è convinto che nella grande città vi sia una attivo fermento culturale e il suo libro abbia avuto maggiori possibilità di emergere. Si sente invece rispondere dal libraio-editore che
- Il suo romanzo? Non va niente affatto.
- Ni…en…te?
- Af-fat-to. Ne vuole la prova? Pietro - (chiamò il commesso) - quante copie hai venduto di «Inesorabilmente»?-
- Neppur una, - rispose il commesso senza pietà.
E si ha compassione per quelli che si rompono una gamba! Quaranta giorni di letto fra morbidi guanciali, accarezzati dai parenti, visitati dagli amici che recano fiori, dolciumi, giornali illustrati… Ah! veramente il cuore è fuori di posto.
E quando l'esordiente si meraviglia non comprendendo come sia possibile che gli intellettuali della borghesia e le giovani donne emancipate della nobiltà non abbiano voglia di leggere il suo romanzo, si sente rispondere che le loro spese librarie sono assai limitate poiché
- Che vuole, la vita è cara. I guanti devono essere freschi tutti i giorni al pari dei fiori, i nastri si gualciscono, le trine si stracciano, i cappelli si sformano prima che finisca la stagione. Un abito appena appena decente costa due o trecento lire, le mantelline duecento, trecento, cinquecento, ottocento a seconda dei ricami. Converrà che una signora vestita a questo modo non può portare scarpe scalcagnate e che se versa una goccia di profumo sul suo fazzoletto non può essere che una essenza da quindici lire la boccetta. Allora è naturale che per fare un po' di economia si permetta solo due e cinquanta al mese di intellettualità.
L'esordiente chiede allora conto dei colleghi scribacchini che, a suo avviso, dovrebbero interessarsi al suo libro:
- E gli scrittori? Essi sono una falange. Questi uomini intelligenti non comperano mantelli da cinquecento lire nè profumi rari. Si interessano ben essi all'opera letteraria dei confratelli.
Ma il libraio-editore la vede diversamente:
- Ah! caro signore, gli scrittori non leggono che sè stessi. È il magro compenso che loro resta.
Infine, nel più nero sconforto, l'esordiente si risolleva quando vede entrare un uomo che sfoglia il suo libro. Tuttavia il potenziale lettore rinuncia all'acquisto lamentandone il costo eccessivo. E allora l'esordiente gli si fionda addosso e
Lo afferrò per la manica del nero pastrano e con voce ancora più umile, ancora più scorata, gli pose nelle mani il suo romanzo sospirando lieve:
- Lo accetti, la prego, lo accetti in omaggio…Sono l'autore.
Come dicevo sopra è un racconto d'attualità della scrittrice Neera, praticamente una mia contemporanea visto che io vivo agli inizi del XX secolo. Forse la sua attualità si estenderà anche agli inizi del XXI secolo, chissà...
Bellissimo questo post ma anche quello del 2012 che non avevo letto. Scriverne uno analogo per me avrebbe però poco senso, visto che faccio già poco di diverso con il mio blog in generale, con così tanti post - che sono quelli in cui mi sento più a casa - che sguazzano negli anni '70 del secolo scorso.
RispondiEliminaGrazie :-)
EliminaIl post del 2012 era un meme. E a proposito di meme, sto lavorando alle quattro stagioni ;-)
Certe realtà restano sempre attuali, purtroppo!
RispondiEliminaHo letto anche l'altro tuo vecchio post: veramente originale!
Hai ragione: sei proprio un uomo d'altri tempi! :P
Infatti nel mio caso è molto più di un modo di dire ;-)
EliminaE' sparito un mio commento. Nzomma.
RispondiEliminaTi consiglio sempre di copiarlo prima di dare l'invio, blogger fa spesso scherzi del genere :-/
EliminaVabbè, volevo solo dire che questo post descrive bene la realtà. Il post del 2012... è bellissimo.
RispondiEliminaCome dicevo a Ivano era un meme che ha permesso a molti bloggers di mostrare la propria fantasia.
EliminaIrresistibile la parte in cui si dice "gli scrittori non leggono che se stessi" :)
RispondiEliminaFortunatamente é un'esagerazione... con un fondo di verità
Elimina;-)
Diciamo che senza l'autopublicazione, molti dei 'grandi scrittori' che popolano il web farebbero questa fine. Ogni scarrafone è bello a mamma sua e ogni libro è perfetto nella testa dell'autore; poi la perfezione si perde neltratto di strada tra il cervello la penna e la carta... Comunque: ottimo post, come sempre!
RispondiEliminaSì, un gran merito del selfpublishing è aver stroncato - almeno in parte - i famigerati editori a pagamento.
EliminaQuoto Juan, l'autopubblicazione ci ha trasformato tutti in scrittori, e il destino dello scrittore è quello che citi nel post; per lo meno, per una buona percentuale di scrittori è così. Del resto siamo in un paese dove meno della metà legge un libro all'anno, e di questa metà, solo il 15/20% legge almeno un libro al mese. Figurati tu. Io, se dovessi mettermi in proprio, non aprirei mai una libreria, piuttosto un take away kebab (ma questa è un'altra storia... e avrei un bell'aneddoto da raccontare).
RispondiEliminaQuando vuoi, raccontalo pure ;-)
EliminaLa riassumo. Una mia amica ha provato ad aprire una libreria. Ha lasciato il lavoro, e con i risparmi, e appellandosi al 'prestito d'onore' concesso dallo stato ai giovani che vogliono avviare una attività, sperava di realizzare il proprio sogno. Beh... Lei la libreria l'ha aperta, ma dal prestito d'onore non ha ricevuto neppure un euro perché - cito - Con i libri in Italia non si campa, non è che preferisce aprire un kebab da asporto? In quel caso riceverebbe il finanziamento.
EliminaHa aperto ugualmente, in centro città, ma ha resistito solo 3 anni, poi ha dovuto chiudere. :-/ Il bello è che non è neppure riuscita a ritornare al vecchio lavoro - colpa la crisi - ora lavora, se non ricordo male (è un po' che non la vedo) con un contratto a voucher in un francising di una compagnia telefonica.
Che tristezza :-(
EliminaRacconto tristemente realistico.
RispondiEliminaIl post del 2012 mi è piaciuto moltissimo!
Grazie :-)
EliminaNon è cambiato niente dai tempi del racconto, che tristezza.....;-)
RispondiEliminaLa frase sugli scrittori che leggono solo sè stessi è fantastica!
Per certi aspetti è persino rassicurante sapere che anche i nostri bisnonni scribacchini avevano le stesse preoccupazioni.
EliminaMi sta venendo voglia di leggerlo, quell'Inesorabilmente...
RispondiEliminaIn realtà è il titolo dell'ipotetico romanzo scritto dal protagonista del racconto.
EliminaIl racconto si intitola "Viaggio di istruzione" e fa parte della raccolta "La sottana del diavolo" di Neera.
Epperò!!!! Tristemente vero eh..... anche se è un racconto parla di una realtà. Quella che recita "abbiamo tutti un capolavoro nel cassetto". :))
RispondiEliminaIo.. ben due ma nel cassetto restano!!!! Fanno .... da confetto falqui! :))
Il tuo post invece no! E' ottimo!
Se non provi a farli leggere come fai a saperlo?
EliminaPerchè fanno schifo a me!!!!!
EliminaGrave eh.... :))
Questa storia descrive anche l'attualità...
RispondiEliminaSì, come spesso accade la storia si ripete.
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