mercoledì 22 settembre 2010

Il Decameron

Tra i miei “librivissuti” devo necessariamente inserirne uno che di certo non è un recente, anzi. Ed è un libro che tutti hanno letto, anche se solo pochi lo hanno fatto dalla prima all’ultima pagina.
Il “Decameron”, capolavoro classico della prosa italiana, è stata una lettura che ho voluto fare a bocce ferme, dopo aver finito sia le superiori che l’università, quindi potendolo affrontare senza l’incubo del professore di italiano e dell’ancora più insopportabile corollario di valutazioni critiche che nell’economia accademica spesso hanno il sopravvento sul testo stesso.
Libero da queste imposizioni studentesche, ho potuto affrontare il libro con la massima tranquillità e – nel vero senso della parola – godermelo.
Sì, è una lettura davvero godibile perché affronta ogni aspetto dell’esperienza umana, e lo fa in chiave burlesca o drammatica senza alcuna sbavatura. All’inizio c’è, ovviamente, la difficoltà del linguaggio arcaico che a tratti appare davvero incomprensibile. Però, procedendo con la lettura, i vocaboli desueti (specialmente quelli ricorrenti) diventano famigliari, ci si abitua alla diversa struttura delle frasi e si arriva addirittura a capire per intuito il significato di certe parole che a inizio lettura sarebbero sembrate oscure. Arriva il momento in cui non c’è più bisogno di consultare le note a piè di pagina.
E una volta che il libro non è più così lontano dal punto di vista della comprensione verbale, diventa vicino in tutti sensi: vicino come tematiche, come stile, come idee, come (semplicemente) lettura. Un’opera che non appare per niente pretenziosa, a differenza di certi studi analitici che lo riguardano.
A ma ha rammentato una volta di più il piacere che deriva dallo scrivere e dal leggere per il solo gusto di scrivere e di leggere. La parola scritta come esperienza reale che si trasfigura, sia nel momento in cui si ha la penna in mano per dare forma alla propria ‘letteratura’, sia quando si leggono le opere di altri (scrittori affermati o sconosciuti anonimi che siano).
So già che questo modo di presentare il “Decameron” può apparire vergognosamente limitativo e indegnamente banale, ma in fondo cosa volete da me: io sono solo un dilettante.

3 commenti:

  1. Non l'ho ancora letto. I ricordi scolastici, per me, hanno fatto terra bruciata attorno a certi testi... dovrei farmi coraggio e provare, ma non adesso :-)

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  2. Ammetto di non averlo mai letto.
    Ma, coi libri, la cosa bella è che ti aspettano anche per secoli.
    E il momento giusto per leggere i classici è praticamente sempre.

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  3. Non l'ho letto ma concordo ugualmente con te, è un "capolavoro classico della prosa italiana".

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