Anche se il mio blog non é certo la piattaforma ideale per promuovere un evento (non ho tutti questi gran contatti), raccolgo doverosamente l'invito di Alex a pubblicizzare il concorso letterario "Ucronie Impure".
E' un'iniziativa sicuramente coraggiosa e meritevole di attenzione, considerando che competizioni di questo genere abbondano, ma nel 99% dei casi non conducono assolutamente a nulla, anche perché spesso organizzate da enti locali o associazioni culturali che all'atto pratico non so quanto siano davvero entusiasti di leggere racconti, e forse si inventano concorsi letterari solo "tanto per".
Alessandro Girola invece, nel suo piccolo, ha già coinvolto una casa editrice, ha messo sul piatto un premio in denaro e in libri, e soprattutto sta portando avanti la cosa con un entusiasmo contagioso e ammirevole. Sicuramente parteciperò, e spero che siano in tanti a farlo.
sabato 30 ottobre 2010
venerdì 29 ottobre 2010
Sospetto
Da un po’ di tempo ho iniziato a tenere il conto dei downloads dei miei ebook, più che altro per capire se c’è davvero qualcuno che mostri interesse scaricandoli (leggerli è un altro paio di maniche, ma ovviamente la seconda azione non potrebbe esistere senza la prima).
Con mia sorpresa ho notato che il più gettonato in assoluto non è un mio libro… In cima alla hit parade dei downloads c’è “Reginald”, la mia traduzione in italiano di alcuni racconti dello scrittore inglese H.H. Munro “Saki”.
Mi è venuto un tremendo sospetto: poiché, oltre alla traduzione, c’è anche una prefazione stile saggio scolastico e un apparato critico con l’elenco delle opere di “Saki”, non sarà mica che uno studente ha scoperto su internet questo lavoro bello e pronto da presentare al professore di inglese e ha fatto circolare la voce tramite qualche social network?
Se fosse così, spero almeno che qualcuno mi ringrazi se è riuscito a prendere un bel voto...
Con mia sorpresa ho notato che il più gettonato in assoluto non è un mio libro… In cima alla hit parade dei downloads c’è “Reginald”, la mia traduzione in italiano di alcuni racconti dello scrittore inglese H.H. Munro “Saki”.
Mi è venuto un tremendo sospetto: poiché, oltre alla traduzione, c’è anche una prefazione stile saggio scolastico e un apparato critico con l’elenco delle opere di “Saki”, non sarà mica che uno studente ha scoperto su internet questo lavoro bello e pronto da presentare al professore di inglese e ha fatto circolare la voce tramite qualche social network?
Se fosse così, spero almeno che qualcuno mi ringrazi se è riuscito a prendere un bel voto...
giovedì 28 ottobre 2010
Un grazie a Tim
Ricevere una recensione positiva fa sempre piacere, é inutile negarlo e fare i finti modesti: i complimenti sono sempre un ottimo carburante per la propria soddisfazione personale.
Ma il post che Tim ha dedicato sul suo blog a "L'ultimo libro del Maestro" é veramente piacevole poiché ha saputo cogliere proprio certi aspetti che avevo voluto inserire nel romanzo, e questo mi fa pensare che, forse, tutto sommato, sono riuscito almeno in parte nei miei propositi iniziali.
Ho preso atto anche di "ciò che non va". Vedrò di applicarmici sopra appena il tempo me lo permetterà, e prometto a Tim che riceverà in anteprima il capitolo finale ampliato.
Ma il post che Tim ha dedicato sul suo blog a "L'ultimo libro del Maestro" é veramente piacevole poiché ha saputo cogliere proprio certi aspetti che avevo voluto inserire nel romanzo, e questo mi fa pensare che, forse, tutto sommato, sono riuscito almeno in parte nei miei propositi iniziali.
Ho preso atto anche di "ciò che non va". Vedrò di applicarmici sopra appena il tempo me lo permetterà, e prometto a Tim che riceverà in anteprima il capitolo finale ampliato.
mercoledì 27 ottobre 2010
Giulio Clovio
Il Libro d’Ore della famiglia Farnese, un codice miniato rinascimentale di cui ho comprato un fac-simile tempo fa, mi impone di inserire l’autore di questa piccola meraviglia fra le etichette degli artisti le cui opere mi hanno sinceramente colpito.
Giulio Clovio è il nome italianizzato di un pittore croato vissuto tra il 1498 e il 1578. La sua abilità come miniaturista lo aveva reso celebre, e così il giovanissimo cardinale Alessandro Farnese gli affidò l’incarico di creare il proprio libro di preghiere (“libro d’ore”).
In questo tipo di lavori era normale che la parte scritta fosse curata da un amanuense, mentre un pittore aggiungeva le decorazioni. I committenti dei codici miniati si affidavano a grandi artisti per farsi creare libri assolutamente unici sul piano della bellezza estetica, e ovviamente maggiore era il rango del committente maggiori erano le pretese di ricevere un’autentica opera d’arte. Per contro, il pittore richiedeva delle cifre stratosferiche per eseguire questi lavori, e si prendeva tutto il tempo che riteneva necessario.
Per realizzare il Libro d’Ore Farnese, Giulio Clovio impiegò nove anni, dal 1537 al 1546.
Oltre a pagine interamente coperte dai suoi disegni, tutti a carattere sacro vista la natura del libro, vi sono anche numerose decorazioni ai lati della scrittura, e talvolta a fondo pagina (in questi ultimi casi fanno capolino temi profani come immagini di città, grottesche, figure celebri dell’antichità classica).
Di Giulio Clovio parlò anche Vasari nella sua celebre raccolta di biografie degli uomini illustri, definendolo un miniaturista di cui non si avranno più uguali per secoli, e un piccolo Michelangelo (nel senso che le sue miniature sembrano riprodurre in scala ridotta i temi del grande pittore rinascimentale).
In effetti la cosa straordinaria è rendersi conto delle proporzioni. Ho pubblicato in basso alcune mie (pessime) foto di alcune pagine del libro, che ovviamente possono essere zoomate per ammirare ogni minimo dettaglio. Però è opportuno rammentare che le dimensioni originali di ogni pagina del codice sono pari a 17,2 cm di lunghezza per 10,5 cm di larghezza. Praticamente un formato tascabile dei giorni nostri, uno spazio davvero piccolo su cui Clovio ha saputo inserire una quantità enorme di dettagli lavorando su ogni millimetro quadrato come se si trattasse di una tela di grandi dimensioni.
Davvero un piccolo Michelangelo.
Giulio Clovio è il nome italianizzato di un pittore croato vissuto tra il 1498 e il 1578. La sua abilità come miniaturista lo aveva reso celebre, e così il giovanissimo cardinale Alessandro Farnese gli affidò l’incarico di creare il proprio libro di preghiere (“libro d’ore”).
In questo tipo di lavori era normale che la parte scritta fosse curata da un amanuense, mentre un pittore aggiungeva le decorazioni. I committenti dei codici miniati si affidavano a grandi artisti per farsi creare libri assolutamente unici sul piano della bellezza estetica, e ovviamente maggiore era il rango del committente maggiori erano le pretese di ricevere un’autentica opera d’arte. Per contro, il pittore richiedeva delle cifre stratosferiche per eseguire questi lavori, e si prendeva tutto il tempo che riteneva necessario.
Per realizzare il Libro d’Ore Farnese, Giulio Clovio impiegò nove anni, dal 1537 al 1546.
Oltre a pagine interamente coperte dai suoi disegni, tutti a carattere sacro vista la natura del libro, vi sono anche numerose decorazioni ai lati della scrittura, e talvolta a fondo pagina (in questi ultimi casi fanno capolino temi profani come immagini di città, grottesche, figure celebri dell’antichità classica).
Di Giulio Clovio parlò anche Vasari nella sua celebre raccolta di biografie degli uomini illustri, definendolo un miniaturista di cui non si avranno più uguali per secoli, e un piccolo Michelangelo (nel senso che le sue miniature sembrano riprodurre in scala ridotta i temi del grande pittore rinascimentale).
In effetti la cosa straordinaria è rendersi conto delle proporzioni. Ho pubblicato in basso alcune mie (pessime) foto di alcune pagine del libro, che ovviamente possono essere zoomate per ammirare ogni minimo dettaglio. Però è opportuno rammentare che le dimensioni originali di ogni pagina del codice sono pari a 17,2 cm di lunghezza per 10,5 cm di larghezza. Praticamente un formato tascabile dei giorni nostri, uno spazio davvero piccolo su cui Clovio ha saputo inserire una quantità enorme di dettagli lavorando su ogni millimetro quadrato come se si trattasse di una tela di grandi dimensioni.
Davvero un piccolo Michelangelo.
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lunedì 25 ottobre 2010
Maschile e femminile
Sono sempre stato dell’idea che la differenza tra uomo e donna sia fisiologica, ma non psicologica. Per capirci, carattere e personalità non sarebbero legati al sesso, tanto meno la scrittura.
Eppure, quando leggo opere letterarie al femminile le trovo talvolta molto più attente a certi dettagli relativi al gusto, alla percezione, alle sfaccettature dei sentimenti e degli stati d’animo… Mi sembrano anche caratterizzate da una maggiore lentezza narrativa, dall’indugiare sui particolari piuttosto che sul meccanismo complessivo della trama. Vedo meno nettezza, maggiore sfumatura. E la adoro. La prosa di Virginia Woof, di Edith Wharton, di Jane Austen hanno uno stile che apprezzo tantissimo.
Probabilmente è solo una mia impressione, però. Mi basta leggere qualcosa di Pessoa per trovare qualcosa di “femminile” anche nella sua maschilissima scrittura.
Voi che ne dite? Esiste davvero una differenza (sia pure impercettibile) fra maschile e femminile in letteratura?
Eppure, quando leggo opere letterarie al femminile le trovo talvolta molto più attente a certi dettagli relativi al gusto, alla percezione, alle sfaccettature dei sentimenti e degli stati d’animo… Mi sembrano anche caratterizzate da una maggiore lentezza narrativa, dall’indugiare sui particolari piuttosto che sul meccanismo complessivo della trama. Vedo meno nettezza, maggiore sfumatura. E la adoro. La prosa di Virginia Woof, di Edith Wharton, di Jane Austen hanno uno stile che apprezzo tantissimo.
Probabilmente è solo una mia impressione, però. Mi basta leggere qualcosa di Pessoa per trovare qualcosa di “femminile” anche nella sua maschilissima scrittura.
Voi che ne dite? Esiste davvero una differenza (sia pure impercettibile) fra maschile e femminile in letteratura?
sabato 23 ottobre 2010
Aggiornamento
Come diceva Fra in un suo post, è meglio non finirci mai.
Io al momento me la sono cavata benino, nel senso che dopo una visita specialistica e una medicazione in ambulatorio abbastanza dolorosa, sono stato rimandato a casa senza essere ricoverato, anche se l’ipotesi purtroppo non è ancora esclusa del tutto...
Nel frattempo sto scontando una sorta di convalescenza a casa. Non posso mangiare molto, non posso fare sforzi, devo riposare il più possibile, e riesco a sentirmi comodo solo stando sdraiato. Non è il massimo della vita, ecco. E’ proprio vero che la salute è la cosa più importante, più ancora della letteratura ;-)
Comunque mi sono stufato di essere un pupazzo di pelouche sopra il letto, mi devo organizzare per fare qualcosa di utile e anche per tornare al lavoro. Credo che sia l’occasione buona per comprarsi un pc portatile e una chiavetta internet, così posso svolgere le mie mansioni anche a domicilio, in attesa di recupero completo.
Nel frattempo cercherò anche di riprendere possesso del blog e dei contatti con gli amici.
E soprattutto, voglio tornare a parlare dei miei argomenti preferiti. Per il momento, salvo novità particolari, non intendo parlare ancora della mia condizione fisica. Ho già programmato un paio di post attinenti alla natura di questo blog.
Io al momento me la sono cavata benino, nel senso che dopo una visita specialistica e una medicazione in ambulatorio abbastanza dolorosa, sono stato rimandato a casa senza essere ricoverato, anche se l’ipotesi purtroppo non è ancora esclusa del tutto...
Nel frattempo sto scontando una sorta di convalescenza a casa. Non posso mangiare molto, non posso fare sforzi, devo riposare il più possibile, e riesco a sentirmi comodo solo stando sdraiato. Non è il massimo della vita, ecco. E’ proprio vero che la salute è la cosa più importante, più ancora della letteratura ;-)
Comunque mi sono stufato di essere un pupazzo di pelouche sopra il letto, mi devo organizzare per fare qualcosa di utile e anche per tornare al lavoro. Credo che sia l’occasione buona per comprarsi un pc portatile e una chiavetta internet, così posso svolgere le mie mansioni anche a domicilio, in attesa di recupero completo.
Nel frattempo cercherò anche di riprendere possesso del blog e dei contatti con gli amici.
E soprattutto, voglio tornare a parlare dei miei argomenti preferiti. Per il momento, salvo novità particolari, non intendo parlare ancora della mia condizione fisica. Ho già programmato un paio di post attinenti alla natura di questo blog.
martedì 19 ottobre 2010
Stop imprevisto
Causa un improvviso problema di salute di cui avrei volentieri fatto a meno, nei prossimi giorni mi dovrò ricoverare in ospedale. L'attività del blog rimarrà ferma, e spero di poterla riprendere il più presto possibile.
Nel frattempo mando un saluto a tutti.
Nel frattempo mando un saluto a tutti.
lunedì 18 ottobre 2010
Hundertwasser
Anche l’architettura ogni tanto trova spazio su questo blog, e nel post di oggi voglio esprimere la mia ammirazione (come al solito da fruitore e non da addetto ai lavori) per l’austriaco Friedrich Stowasser (1928-2000) meglio noto come Hundertwasser.
Artista del tutto anticonvenzionale, è stato principalmente un pittore, ma è comunque difficile inquadrarlo in modo preciso. Paradossalmente le sue opere figurative non mi attirano granché in quanto tendono all’espressionismo e all’astrattismo, generi che non amo molto. Trovo però interessanti certe sue proposte architettoniche, anche e soprattutto dal punto di vista concettuale.
Egli provava una profonda repulsione per la serialità, per gli edifici monotoni e “tutti uguali”. Il comune di Vienna gli diede la possibilità di applicare i suoi principii, e lui riuscì a realizzare qualcosa di apparentemente impossibile: una casa popolare dove tutti gli appartamenti sono diversi tra loro, dalle finestre al colore delle stuccature. La Hundertwasserhaus (vedi foto in alto), è un’autentica sfida alle grigie palazzine a schiera che spesso rattristano le periferie.
D’altro canto, progetti di questo tipo sono obiettivamente difficili da attuare, e proporli su larga scala resta un’utopia. Ma Hundertwasser, da bravo artista, cercava proprio le utopie. Così, tra i suoi progetti ancora incompiuti figurano anche case e autostrade parzialmente interrate nel sottosuolo e circondate da alberi e piante, in modo da creare un’interazione (e soprattutto una compatibilità profonda) tra sviluppo ed ecologia. Difficile dire se un giorno sarà davvero possibile realizzarli, ma su piccola scala sono sicuramente verosimili. Il comune di Jonkoping, in Svezia, vorrebbe ridisegnare i propri spazi urbani in modo da diventare una città completamente ciclabile e senza bisogno di autovetture entro il 2050. Se Hundertwasser fosse ancora vivo sicuramente starebbe già lì, a progettare il possibile scenario eco-sostenibile inseguito da questa piccola comunità nordica. Egli credeva così profondamente alla possibilità di coniugare progresso, ecologia e arte al punto di creare un design esteticamente piacevole persino per gli stabilimenti industriali (vedere per credere l'inceneritore di Spittelau, opera sua).
Ma l’artista austriaco immaginava anche un coinvolgimento delle persone comuni in questa ridefinizione dell’edilizia abitativa. Una sua particolare teoria era “il diritto alla finestra”, un principio in base al quale chiunque doveva essere libero di decorare e dipingere le finestre di casa propria (includendo nel discorso gli appartamenti dei condomini). Egli diede l’esempio, personalizzando alcune case private con disegni fantasiosi, ma anche in questo caso resta purtroppo valida l’obiezione mossagli da uno dei beneficiari del suo lavoro: lei è un artista e può permettersi di aggiungere liberamente colori attorno ai telai delle finestre, ma se ci provassi io, cittadino qualsiasi, ci sarebbero problemi a non finire.
Ecco, forse rimane questo il limite più grande ai sogni di Hundertwasser, ovvero: non tutti sono Hundertwasser, e c’è anche chi preferisce le monotone case a schiera squadrate e identiche l’una all’altra. E ciò, in fin dei conti, rappresenta pur sempre un sacrosanto diritto assolutamente incontestabile. Resta comunque doveroso, almeno da parte mia, dire grazie a questo artista austriaco che ha cercato di mettere un po’ di fantasia nelle città moderne.
Artista del tutto anticonvenzionale, è stato principalmente un pittore, ma è comunque difficile inquadrarlo in modo preciso. Paradossalmente le sue opere figurative non mi attirano granché in quanto tendono all’espressionismo e all’astrattismo, generi che non amo molto. Trovo però interessanti certe sue proposte architettoniche, anche e soprattutto dal punto di vista concettuale.
Egli provava una profonda repulsione per la serialità, per gli edifici monotoni e “tutti uguali”. Il comune di Vienna gli diede la possibilità di applicare i suoi principii, e lui riuscì a realizzare qualcosa di apparentemente impossibile: una casa popolare dove tutti gli appartamenti sono diversi tra loro, dalle finestre al colore delle stuccature. La Hundertwasserhaus (vedi foto in alto), è un’autentica sfida alle grigie palazzine a schiera che spesso rattristano le periferie.
D’altro canto, progetti di questo tipo sono obiettivamente difficili da attuare, e proporli su larga scala resta un’utopia. Ma Hundertwasser, da bravo artista, cercava proprio le utopie. Così, tra i suoi progetti ancora incompiuti figurano anche case e autostrade parzialmente interrate nel sottosuolo e circondate da alberi e piante, in modo da creare un’interazione (e soprattutto una compatibilità profonda) tra sviluppo ed ecologia. Difficile dire se un giorno sarà davvero possibile realizzarli, ma su piccola scala sono sicuramente verosimili. Il comune di Jonkoping, in Svezia, vorrebbe ridisegnare i propri spazi urbani in modo da diventare una città completamente ciclabile e senza bisogno di autovetture entro il 2050. Se Hundertwasser fosse ancora vivo sicuramente starebbe già lì, a progettare il possibile scenario eco-sostenibile inseguito da questa piccola comunità nordica. Egli credeva così profondamente alla possibilità di coniugare progresso, ecologia e arte al punto di creare un design esteticamente piacevole persino per gli stabilimenti industriali (vedere per credere l'inceneritore di Spittelau, opera sua).
Ma l’artista austriaco immaginava anche un coinvolgimento delle persone comuni in questa ridefinizione dell’edilizia abitativa. Una sua particolare teoria era “il diritto alla finestra”, un principio in base al quale chiunque doveva essere libero di decorare e dipingere le finestre di casa propria (includendo nel discorso gli appartamenti dei condomini). Egli diede l’esempio, personalizzando alcune case private con disegni fantasiosi, ma anche in questo caso resta purtroppo valida l’obiezione mossagli da uno dei beneficiari del suo lavoro: lei è un artista e può permettersi di aggiungere liberamente colori attorno ai telai delle finestre, ma se ci provassi io, cittadino qualsiasi, ci sarebbero problemi a non finire.
Ecco, forse rimane questo il limite più grande ai sogni di Hundertwasser, ovvero: non tutti sono Hundertwasser, e c’è anche chi preferisce le monotone case a schiera squadrate e identiche l’una all’altra. E ciò, in fin dei conti, rappresenta pur sempre un sacrosanto diritto assolutamente incontestabile. Resta comunque doveroso, almeno da parte mia, dire grazie a questo artista austriaco che ha cercato di mettere un po’ di fantasia nelle città moderne.
sabato 16 ottobre 2010
Quando non si ha niente di meglio da fare...
Può capitare una mattinata con tutta la famiglia in giro e la casa a disposizione. Può capitare pure che rimettendo in ordine il caos sotto la scrivania salti fuori il dischetto preistorico di Photoplus, che credevo perduto chissà dove. E magari, viene voglia di installarlo subito sul pc per rammentare le sue funzionalità, scoprendo di padroneggiarlo ancora come dieci anni fa (anche perché nel frattempo non ho fatto nulla per aggiornarmi, la mia esperienza di fotoritocco è ancora ferma al 2000). E poiché il giorno prima stavo navigando su internet alla ricerca di stampe popolari ormai tipiche nel loro contesto (dalle ukiyo-e ai manifesti propagandistici), mi è venuta la scintilla dell’artificio…
Ho già detto che adoro gli artifici letterari: i personaggi che diventano reali, la realtà che si confonde con la finzione, i paradossi narrativi, le invenzioni…
Così ho fatto una specie di esperimento grafico, con lo scopo primario di verificare quanto ancora me la cavassi come ritoccatore di foto (bugia: lo scopo primario era cazzeggiare). Risultato: sono venuti fuori… vabbé, io li propongo con tanto di commento esplicativo. So già che ci rimetterò gran parte della mia credibilità.
Immagine 1: un manga giapponese si è subdolamente introdotto nel manifesto propagandistico cinese di una scuola d’arte popolare socialista, ed è riuscito a corrompere la mente dei giovani proletari inducendoli a creare degenerate forme d’arte capitalista come il ritratto pin-up, la pop art e il futurismo.
Immagine 3: giunge l’inevitabile scontro finale: da un lato il popolo combattente della propaganda cinese, dall’altro l’arma segreta degli anime imperialisti giapponesi… chi sarà il vincitore?
Ho già detto che adoro gli artifici letterari: i personaggi che diventano reali, la realtà che si confonde con la finzione, i paradossi narrativi, le invenzioni…
Così ho fatto una specie di esperimento grafico, con lo scopo primario di verificare quanto ancora me la cavassi come ritoccatore di foto (bugia: lo scopo primario era cazzeggiare). Risultato: sono venuti fuori… vabbé, io li propongo con tanto di commento esplicativo. So già che ci rimetterò gran parte della mia credibilità.
Immagine 1: un manga giapponese si è subdolamente introdotto nel manifesto propagandistico cinese di una scuola d’arte popolare socialista, ed è riuscito a corrompere la mente dei giovani proletari inducendoli a creare degenerate forme d’arte capitalista come il ritratto pin-up, la pop art e il futurismo.
Immagine 2: la vendetta cinese arriva subito, con un valoroso soldato dell’armata popolare maoista che irrompe in una stampa giapponese per andare all’assalto di due nemici (un anziano shunga e una giovane hentai) che indulgono in corrotti passatempi borghesi di chiara matrice sovversiva.
Immagine 3: giunge l’inevitabile scontro finale: da un lato il popolo combattente della propaganda cinese, dall’altro l’arma segreta degli anime imperialisti giapponesi… chi sarà il vincitore?
giovedì 14 ottobre 2010
Filologo di me stesso
Come da titolo. Sto "decifrando" questi fogli il cui biancore é quasi scomparso sotto l'inchiostro, operazione comunque non difficile considerato che la mia scrittura so leggerla. Perché questi sono miei manoscritti (nel vero senso della parola) di tantissimi anni fa, quando ancora non usavo il pc.
Ho smesso per ragioni pratiche, prima fra tutte l’inutilità di scrivere a penna ciò che avrei dovuto comunque dattiloscrivere successivamente.
Però posso dire che quando mi veniva la fase giusta e iniziavo a vergare le parole sul foglio, sperimentavo la sensazione che la mano fosse diventata una terminazione diretta della mente. Cadevo in una trance creativa, le frasi formavano una linea quasi continua di scrittura e scavavano solchi nella carta. Mi accanivo sul foglio in modo nervoso, talvolta furioso.
Sicuramente gran parte di quella sensazione era dovuta alla maggiore emotività dell’adolescenza, però garantisco che stando al computer non ho mai provato niente del genere. Pigiare tasti non è la stessa cosa che reggere una penna e farla scorrere sul quadernone in modo febbrile, senza quasi più seguire le righe e non sentendo mai stanchezza nelle dita. Subito dopo aver messo via la penna all’improvviso la mano mi si rattrappiva, era indolenzita. Ma finché scrivevo non mi accorgevo di nulla.
Insomma, per quanto possa sembrare strano provo una certa nostalgia per il foglio protocollo e la biro. E rileggendo questi vecchi racconti in cerca di spunti utili, mi viene voglia di correggerli con la Bic, invece di trasporli su Word…
Ho smesso per ragioni pratiche, prima fra tutte l’inutilità di scrivere a penna ciò che avrei dovuto comunque dattiloscrivere successivamente.
Però posso dire che quando mi veniva la fase giusta e iniziavo a vergare le parole sul foglio, sperimentavo la sensazione che la mano fosse diventata una terminazione diretta della mente. Cadevo in una trance creativa, le frasi formavano una linea quasi continua di scrittura e scavavano solchi nella carta. Mi accanivo sul foglio in modo nervoso, talvolta furioso.
Sicuramente gran parte di quella sensazione era dovuta alla maggiore emotività dell’adolescenza, però garantisco che stando al computer non ho mai provato niente del genere. Pigiare tasti non è la stessa cosa che reggere una penna e farla scorrere sul quadernone in modo febbrile, senza quasi più seguire le righe e non sentendo mai stanchezza nelle dita. Subito dopo aver messo via la penna all’improvviso la mano mi si rattrappiva, era indolenzita. Ma finché scrivevo non mi accorgevo di nulla.
Insomma, per quanto possa sembrare strano provo una certa nostalgia per il foglio protocollo e la biro. E rileggendo questi vecchi racconti in cerca di spunti utili, mi viene voglia di correggerli con la Bic, invece di trasporli su Word…
martedì 12 ottobre 2010
A proposito dell’elenco delle etichette
Le etichette di questo blog sono costituite in maggioranza da artisti e letterati più o meno celebri, ognuno nel suo settore: scrittori, pittori, architetti, illustratori, poeti…
Messi in fila così, l’uno accanto all’altro, si evidenziano degli accostamenti che sembrano abbastanza irriverenti. Pirandello e Borges sono due geni della letteratura, Leblanc e “Saki” solo dei simpatici intrattenitori; Holman Hunt ha fatto parte di un movimento pittorico passato alla storia, Monica Cook per ora è una provocatoria artista contemporanea che forse tra un secolo nessuno ricorderà più.
Ho paura che questa sfilza di nomi apparentemente acritica e banalizzante possa sembrare superficiale, perciò ritengo opportuno fare una precisazione.
Sono io il primo a rendermi conto che questa lista include stelle luminose e semplici pianetini, ma la rispettiva grandezza che ognuno merita di occupare nell’universo dell’arte è esclusa dagli obiettivi di questo blog. Esistono persone molto più competenti di me per giudicare tali aspetti. Io stesso, come dicevo, sarei il primo a fare dei distinguo tra l’uno e l’altro.
La loro presenza qui, così apparentemente egualitaria, rispecchia soltanto la mia gratitudine verso quegli impeti di creatività che sono riusciti a colpire la mia sensibilità.
L’uomo è capace di compiere le peggiori bassezze, ma – per fortuna – riesce anche a raccontare le proprie emozioni in modo straordinario, sfruttando tutte le forme espressive che ha saputo inventare nel corso dei secoli. Ci sarebbero da inserire anche la musica, il cinema, i fumetti e tante altre che per motivi di attinenza non troveranno spazio qui (ma questo non vuole certo dire che non io non le apprezzi, ci mancherebbe!)
Ognuno degli artisti citati fra le etichette è stato capace – chi più chi meno, chi in un modo chi in un altro – di sorprendermi, di farmi restare ammirato, di costringermi a riflettere, di propormi una diversa visione della realtà. In poche parole, di dare più sapore alla mia vita. E io gliene sono estremamente riconoscente, e voglio dimostrarlo in qualche modo. Magari parlandone qui.
Messi in fila così, l’uno accanto all’altro, si evidenziano degli accostamenti che sembrano abbastanza irriverenti. Pirandello e Borges sono due geni della letteratura, Leblanc e “Saki” solo dei simpatici intrattenitori; Holman Hunt ha fatto parte di un movimento pittorico passato alla storia, Monica Cook per ora è una provocatoria artista contemporanea che forse tra un secolo nessuno ricorderà più.
Ho paura che questa sfilza di nomi apparentemente acritica e banalizzante possa sembrare superficiale, perciò ritengo opportuno fare una precisazione.
Sono io il primo a rendermi conto che questa lista include stelle luminose e semplici pianetini, ma la rispettiva grandezza che ognuno merita di occupare nell’universo dell’arte è esclusa dagli obiettivi di questo blog. Esistono persone molto più competenti di me per giudicare tali aspetti. Io stesso, come dicevo, sarei il primo a fare dei distinguo tra l’uno e l’altro.
La loro presenza qui, così apparentemente egualitaria, rispecchia soltanto la mia gratitudine verso quegli impeti di creatività che sono riusciti a colpire la mia sensibilità.
L’uomo è capace di compiere le peggiori bassezze, ma – per fortuna – riesce anche a raccontare le proprie emozioni in modo straordinario, sfruttando tutte le forme espressive che ha saputo inventare nel corso dei secoli. Ci sarebbero da inserire anche la musica, il cinema, i fumetti e tante altre che per motivi di attinenza non troveranno spazio qui (ma questo non vuole certo dire che non io non le apprezzi, ci mancherebbe!)
Ognuno degli artisti citati fra le etichette è stato capace – chi più chi meno, chi in un modo chi in un altro – di sorprendermi, di farmi restare ammirato, di costringermi a riflettere, di propormi una diversa visione della realtà. In poche parole, di dare più sapore alla mia vita. E io gliene sono estremamente riconoscente, e voglio dimostrarlo in qualche modo. Magari parlandone qui.
lunedì 11 ottobre 2010
Voglio un editor!
Sì, voglio un editor, senza la “e” finale. Uno che rilegga tutto quello che scrivo e lo corregga con il giusto grado di distacco.
Io cerco di fare del mio meglio, ma quando sei contemporaneamente autore e revisore i due ruoli tendono a confondersi tra loro (chi scrive e edita in autarchia come me sa bene cosa intendo). Mi capita addirittura di leggere parole inesistenti, perché l’ “autore” rielabora inconsciamente alcune frasi che non suonano bene, e il “revisore” sente echeggiare nelle orecchie quelle parole e le attribuisce al testo scritto anche se non compaiono da nessuna parte (talvolta si accorge dell’equivoco e manda a quel paese l’ “autore” che crea questa confusione assurda).
Me ne sto accorgendo in questi ultimi giorni, che ho dedicato alla rilettura di alcuni scritti già disponibili per il download: li avevo editati più volte, eppure trovo ancora piccoli refusi, parole ripetute nello stesso paragrafo, lievi incongruenze… Tutte cose che potrei evitare, se solo avessi un maledetto editor.
Ma al momento l’unica soluzione che posso adottare è l’editing permanente: i files degli ebook messi a disposizione oggi sicuramente non saranno gli stessi della prossima settimana, e questo processo andrà avanti per un bel pezzo. A ogni errore trovato, cambierò il file pdf con una versione aggiornata e corretta. Però il processo sarà lento, perché purtroppo il tempo che posso dedicare all’auto-correzione è assai limitato :-(
Io cerco di fare del mio meglio, ma quando sei contemporaneamente autore e revisore i due ruoli tendono a confondersi tra loro (chi scrive e edita in autarchia come me sa bene cosa intendo). Mi capita addirittura di leggere parole inesistenti, perché l’ “autore” rielabora inconsciamente alcune frasi che non suonano bene, e il “revisore” sente echeggiare nelle orecchie quelle parole e le attribuisce al testo scritto anche se non compaiono da nessuna parte (talvolta si accorge dell’equivoco e manda a quel paese l’ “autore” che crea questa confusione assurda).
Me ne sto accorgendo in questi ultimi giorni, che ho dedicato alla rilettura di alcuni scritti già disponibili per il download: li avevo editati più volte, eppure trovo ancora piccoli refusi, parole ripetute nello stesso paragrafo, lievi incongruenze… Tutte cose che potrei evitare, se solo avessi un maledetto editor.
Ma al momento l’unica soluzione che posso adottare è l’editing permanente: i files degli ebook messi a disposizione oggi sicuramente non saranno gli stessi della prossima settimana, e questo processo andrà avanti per un bel pezzo. A ogni errore trovato, cambierò il file pdf con una versione aggiornata e corretta. Però il processo sarà lento, perché purtroppo il tempo che posso dedicare all’auto-correzione è assai limitato :-(
sabato 9 ottobre 2010
Finalmente mio
Avevo scritto in un precedente post che mi sarebbe piaciuto avere il facsimile di un codice miniato rinascimentale, ma i prezzi erano troppo al di sopra della mia portata.
Continuando a cercare su internet, alla fine ho scoperto che la deliziosa casa editrice austriaca Adeva dispone nel proprio catalogo di un'edizione economica del Libro d'Ore della famiglia Farnese, perfettamente riprodotto ma acquistabile al ragionevolissimo prezzo di € 39,90.
Con l'aiuto di una carta di credito, di un corriere internazionale e dell'online shopping, infine eccomi qui, felice come un bambino mentre scarta il suo regalo di compleanno...
Continuando a cercare su internet, alla fine ho scoperto che la deliziosa casa editrice austriaca Adeva dispone nel proprio catalogo di un'edizione economica del Libro d'Ore della famiglia Farnese, perfettamente riprodotto ma acquistabile al ragionevolissimo prezzo di € 39,90.
Con l'aiuto di una carta di credito, di un corriere internazionale e dell'online shopping, infine eccomi qui, felice come un bambino mentre scarta il suo regalo di compleanno...
giovedì 7 ottobre 2010
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“I nostri introiti derivano esclusivamente dalla pubblicità”. La tipica frase pronunciata dai presentatori delle tivù private, che siano le tre reti Mediaset o Canale 45 Valtellina. Tradotto in concreto: io offro intrattenimento televisivo a titolo gratuito, e a finanziarmi ci pensano gli sponsor in cambio della visibilità del loro marchio presso l’audience televisiva.
Negli ultimi anni questo fenomeno della “sponsorizzazione” è dilagato. La pubblicità ormai è presente anche in luoghi impensabili sino a pochi anni fa: le fiancate degli autobus pubblici, le magliette delle squadre di calcio rionali (alla faccia delle banali t-shirt tutte dello stesso colore di quando ero bambino io), i vestiti di singole persone che vogliono provare a stabilire un record da guinness dei primati e chiedono a una ditta di “sostenerlo economicamente” in cambio della pubblicità riflessa che otterrebbe se il record verrà effettivamente raggiunto…
Adesso siamo arrivati ai banchi di scuola: sarà possibile “sponsorizzarli” col proprio marchio commerciale (leggi questo link).
Non esprimo giudizi in merito, ma invece lancio una proposta: e se lanciassero la “casa editrice sponsorizzata”? Il libro è gratuito, te lo regalo, però devi sorbirti a ogni pagina, in alto e in basso, le pubblicità dei “sostenitori” del progetto. Forse così potrebbero essere pubblicati romanzi e racconti difficilmente proponibili tramite i canali ufficiali.
Una provocazione, lo ammetto, anche per tutte le considerazioni che si potrebbero fare, sia sul piano morale che su quello etico (senza contare la dignità e l’amor proprio dello scrittore). Comunque, i giornali cosiddetti “free-press” (come l’ormai famoso Metro News) già utilizzano questa politica editoriale per le loro edizioni cartacee…
Negli ultimi anni questo fenomeno della “sponsorizzazione” è dilagato. La pubblicità ormai è presente anche in luoghi impensabili sino a pochi anni fa: le fiancate degli autobus pubblici, le magliette delle squadre di calcio rionali (alla faccia delle banali t-shirt tutte dello stesso colore di quando ero bambino io), i vestiti di singole persone che vogliono provare a stabilire un record da guinness dei primati e chiedono a una ditta di “sostenerlo economicamente” in cambio della pubblicità riflessa che otterrebbe se il record verrà effettivamente raggiunto…
Adesso siamo arrivati ai banchi di scuola: sarà possibile “sponsorizzarli” col proprio marchio commerciale (leggi questo link).
Non esprimo giudizi in merito, ma invece lancio una proposta: e se lanciassero la “casa editrice sponsorizzata”? Il libro è gratuito, te lo regalo, però devi sorbirti a ogni pagina, in alto e in basso, le pubblicità dei “sostenitori” del progetto. Forse così potrebbero essere pubblicati romanzi e racconti difficilmente proponibili tramite i canali ufficiali.
Una provocazione, lo ammetto, anche per tutte le considerazioni che si potrebbero fare, sia sul piano morale che su quello etico (senza contare la dignità e l’amor proprio dello scrittore). Comunque, i giornali cosiddetti “free-press” (come l’ormai famoso Metro News) già utilizzano questa politica editoriale per le loro edizioni cartacee…
mercoledì 6 ottobre 2010
Una poesia di Federico Garcìa Lorca
GACELA DEL NIÑO MUERTO
Todas las tardes en Granada,
todas las tardes se muere un niño.
Todas las tardes el agua se sienta
a conversar con sus amigos.
Los muertos llevan alas de musgo.
El viento nublado y el viento limpio
son dos faisanes que vuelan por las torres
y el día es un muchacho herido.
No quedaba en el aire ni una brizna de alondra
cuando yo te encontré por las grutas del vino.
No quedaba en la tierra ni una miga de nube
cuando te ahogabas por el río.
Un gigante de agua cayó sobre los montes
y el valle fue rodando con perros y con lirios.
Tu cuerpo, con la sombra violeta de mis manos,
era, muerto en la orilla, un arcángel de frío.
GACELA (*) DEL BAMBINO MORTO
Tutte le sere a Granata,
tutte le sere muore un bambino.
Tutte le sere l'acqua si siede
a conversare coi suoi amici.
I morti hanno ali di muschio.
Il vento torbido e quello chiaro
sono due fagiani che volano tra le torri
e il giorno è un ragazzo ferito.
Non restava nell'aria neppure una traccia d'allodola
quando t'incontrai nella grotta del vino.
Non restava sulla terra neppure una briciola di nube
quando ti affogavi nel fiume.
Un gigante d'acqua cadde sui monti
e la valle rotolò con cani e con gigli.
Il tuo corpo, con l'ombra viola delle mie mani,
era, morto sulla riva, un arcangelo di freddo.
(*) forma poetica di origine araba
Todas las tardes en Granada,
todas las tardes se muere un niño.
Todas las tardes el agua se sienta
a conversar con sus amigos.
Los muertos llevan alas de musgo.
El viento nublado y el viento limpio
son dos faisanes que vuelan por las torres
y el día es un muchacho herido.
No quedaba en el aire ni una brizna de alondra
cuando yo te encontré por las grutas del vino.
No quedaba en la tierra ni una miga de nube
cuando te ahogabas por el río.
Un gigante de agua cayó sobre los montes
y el valle fue rodando con perros y con lirios.
Tu cuerpo, con la sombra violeta de mis manos,
era, muerto en la orilla, un arcángel de frío.
GACELA (*) DEL BAMBINO MORTO
Tutte le sere a Granata,
tutte le sere muore un bambino.
Tutte le sere l'acqua si siede
a conversare coi suoi amici.
I morti hanno ali di muschio.
Il vento torbido e quello chiaro
sono due fagiani che volano tra le torri
e il giorno è un ragazzo ferito.
Non restava nell'aria neppure una traccia d'allodola
quando t'incontrai nella grotta del vino.
Non restava sulla terra neppure una briciola di nube
quando ti affogavi nel fiume.
Un gigante d'acqua cadde sui monti
e la valle rotolò con cani e con gigli.
Il tuo corpo, con l'ombra viola delle mie mani,
era, morto sulla riva, un arcangelo di freddo.
(*) forma poetica di origine araba
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Lorca Federico Garcìa,
poesia,
traduzione
lunedì 4 ottobre 2010
Bobby Logic
Torno a dare spazio a pittori contemporanei che hanno suscitato il mio interesse.
L’americano Bobby Logic sembra aver acquisito nel proprio universo mentale le tematiche e gli elementi stilistici tipici della pop art, senza però limitarsi a diventare un clone di Andy Warhol o un emulo di Roy Lichtenstein.
La sua tecnica pittorica è un’esplosione cromatica applicata a soggetti urbani, o comunque attinenti alle sottoculture della metropoli (incluse figure femminili decisamente cyberpunk).
Una grafica che racconta e trasfigura la città moderna.
venerdì 1 ottobre 2010
(anche) Questo libro esiste...
Essendo un frequentatore di librerie, non posso fare a meno di notare certi titoli che compaiono sugli scaffali...
DISCLAIMER: io ho il massimo rispetto per i libri e per chi li scrive. In questa "rubrica" saltuaria magari non sembrerò tanto rispettoso, ma é solo un modo di scherzare sul variegato universo delle pubblicazioni editoriali italiche, senza voler offendere nessuno.
Avete presente Shining? Ricorderete sicuramente l’inquietante protagonista, Jack Torrance, e il suo ossessivo romanzo su cui lavorava tutto il giorno tra un’allucinazione e l’altra.
Ebbene, quel romanzo è in vendita. Lo potete trovare su amazon.com. Su questo link c’è anche l’anteprima.
Cosa ve ne pare?
Qualcuno dirà: questo libro è in contrasto con il disclaimer, non ha niente a che vedere con l’editoria italiana. Errore: se andate alla terza pagina dell’anteprima noterete che il copyright é della “Gengotti editore”, sigla dietro la quale si nasconde un nostro fantasioso connazionale (infatti esiste anche un'edizione tramite unilibro, che però è fuori catalogo, chissà perché...)
recensione: Interessante ma ripetitivo Interessante ma ripetitivo Interessante ma ripetitivo Interessante ma ripetitivo Interessante ma ripetitivo Interessante ma ripetitivo Interessante ma ripetitivo
consiglio: considerato che costa 9,99 $ più le spese di spedizione, direi di accontentarsi dell’anteprima.
DISCLAIMER: io ho il massimo rispetto per i libri e per chi li scrive. In questa "rubrica" saltuaria magari non sembrerò tanto rispettoso, ma é solo un modo di scherzare sul variegato universo delle pubblicazioni editoriali italiche, senza voler offendere nessuno.
Avete presente Shining? Ricorderete sicuramente l’inquietante protagonista, Jack Torrance, e il suo ossessivo romanzo su cui lavorava tutto il giorno tra un’allucinazione e l’altra.
Ebbene, quel romanzo è in vendita. Lo potete trovare su amazon.com. Su questo link c’è anche l’anteprima.
Cosa ve ne pare?
Qualcuno dirà: questo libro è in contrasto con il disclaimer, non ha niente a che vedere con l’editoria italiana. Errore: se andate alla terza pagina dell’anteprima noterete che il copyright é della “Gengotti editore”, sigla dietro la quale si nasconde un nostro fantasioso connazionale (infatti esiste anche un'edizione tramite unilibro, che però è fuori catalogo, chissà perché...)
recensione: Interessante ma ripetitivo Interessante ma ripetitivo Interessante ma ripetitivo Interessante ma ripetitivo Interessante ma ripetitivo Interessante ma ripetitivo Interessante ma ripetitivo
consiglio: considerato che costa 9,99 $ più le spese di spedizione, direi di accontentarsi dell’anteprima.
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