giovedì 1 dicembre 2011

Immaginazione applicata alla scienza

Qualche sera fa ho visto un servizio interessante sul canale internazionale giapponese NHK. Si parlava dello scrittore di fantascienza Sakyo Komatsu (1931-2011), autore fra l'altro di un romanzo apocalittico, "Il Giappone affonda" (1973) in cui ipotizzava che l'intero arcipelago sprofondasse in mare a seguito di eventi sismici la cui potenza devastatrice superava le previsioni dei geologi.
Komatsu non era un improvvisatore. Gli occorsero nove anni per scrivere questo romanzo perché volle documentarsi accuratamente sugli elementi scientifici di un disastro del genere anziché lasciarli nel vago. Il risultato fu un'ipotesi di sommovimenti tettonici tecnicamente plausibile, ma decisamente improbabile poiché veniva ipotizzata una violenza nelle scosse telluriche sin troppo superiore a quelle più alte mai registrate. Ma in fondo era solo un esercizio di immaginazione applicata alla geologia, e Komatsu, da bravo scrittore, voleva solo provare a immaginare, non sostituirsi agli scienziati.
Ebbene, il servizio giornalistico riportava notizie e testimonianze degli ultimi anni di vita di questo autore, sottolineando come egli fosse rimasto sconvolto dal devastante terremoto del 1995 nella prefettura di Hyogo che causò oltre seimila morti. Per un paese come il Giappone, da mezzo secolo all'avanguardia nell'architettura antisismica, era un dato abnorme. Per ritrovare un terremoto con esiti tanto drammatici in termini di vite umane perdute bisognava riandare addirittura al 1948, in un contesto assai diverso in cui il paese si stava ancora risollevando dal disastro della Seconda Guerra Mondiale.
Komatsu, abituato a consultarsi con geologi e studiosi, chiese come fosse stato possibile. La risposta degli scienziati fu che, semplicemente, il terremoto era stato più forte di quelli precedenti, di intensità superiore ai dati conosciuti, e pertanto "non gestibile" dagli esperti.
Il recente tsunami che ha devastato la prefettura di Miyagi è stato un ulteriore shock per Komatsu, che in un romanzo aveva ipotizzato un disastro nucleare. Anche in questo caso si è verificato un evento "superiore" ai dati noti, come nelle dinamiche de "Il Giappone affonda". Lo scrittore, ormai ottantenne ed emotivamente disorientato, è morto il 26 luglio. In uno dei suoi ultimi messaggi pubblici, un articolo su una rivista, scriveva: "Pensavo che ogni giorno mi andasse bene per morire, ma ora mi piacerebbe poter vivere ancora un po' di tempo per vedere come il Giappone andrà avanti".
La sua immaginazione aveva parzialmente preso forma, e lui si chiedeva "cosa succederà adesso?"
Il potere immaginativo di taluni scrittori è uno dei talenti più straordinari della mente umana. La fantasia che talvolta supera i dati scientifici, li anticipa, li sconvolge. Gli esempi potrebbero essere tanti: Jules Verne è il più significativo, ma non l'unico. Peraltro occorre considerare il contesto storico: il giorno in cui dovessero creare la macchina del tempo, Wells diventerebbe a sua volta un anticipatore letterario del progresso tecnologico.
Per quanto possa sembrare pazzesco, credo che una maggiore cooperazione tra razionalità scientifica e immaginazione potrebbe produrre risultati migliori sul piano del progresso.

7 commenti:

  1. Beh, abbiamo l'esempio di Asimov che coniugava scienza e fantascienza. Ma sono tanti gli scrittori che erano anche scienziati, docenti universitari. Questo non significa che abbiano 'predetto' qualcosa, ma sicuramente hanno gettato l'occhio oltre la realtà per cercare un'altra realtà possibile e plausibile, proprio a partire dai dati scientifici. Questo però non cambia il fatto che gli scienziati vedano gli scrittori come fumo negli occhi e vedo difficile una collaborazione che invece, come dici tu, porterebbe sicuramente vantaggi per tutti.

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  2. Uno dei peggiori limiti di tanti scienziati è proprio la mancanza d' immaginazione e la risposta data dai tecnici a Komatsu dopo l'evento del 1995 è scioccante in se stessa.

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  3. E' una cosa che dico sempre pure io... non è che abbia l'ambizione di vivere in eterno, ma mi piacerebbe vedere come si evolverà l'uomo, che ne sarà della nostra civiltà, dove arriveremo. :)

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  4. Atz... mi è partito un click del mouse involontario ^_^
    Quanto alla collaborazione tra scienza e immaginazione, io credo esista più di quanto noi lo si veda. Il fatto è che l'immaginazione di massa proietta un'immagine semplicistica della scienza. Come hai scritto tu stesso, lo scrittore dovette studiare per diversi anni prima di produrre un romanzo che potesse rispecchiare una realtà plausibile. Le variabili in gioco sono tantissime, e non è così banale avere delle certezze. Komatsu intravide gli eventi che hanno devastato il Giappone di recente, ma li amplifica in maniera estrema... anche per motivi di fiction... facendo accadere in un breve periodo cose che invece potrebbero impiegare diversi secoli. Senza contare che ciò che chiamiamo catastrofi, non è detto che lo siano. Le Alpi si sono formate a causa di uno scontro tra due zone tettoniche... possiamo solo immaginare i terremoti provocati da tali fenomeni, ma oggi abbiamo montagne maestose che tutti ci invidiano... e la vita sulla Terra non è cessata per via di mutamenti climatici e geografici.
    Ma è un discorso davvero troppo ampio per un commento... :)

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  5. Beh, ora il romanzo mi incuriosisce... tanto più che il mio (primo) viaggio in Giappone è stato solo 5 settimane dopo lo Tsunami e la catastrofe della centrale di Fukushima.

    Alla fine tutti i personaggi storici che ricordiamo, son stati dei precursori del tempo che hanno avuto il coraggio di osare...

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  6. Komatsu Sakyo è davvero bravo.
    E ha detto anche così prima di morire. "Quest'incidente ha fatto paura tante persone, ma ancora non ha provocato nemmeno una vittima a luglio del 2011. Vorrei meditare su questa realtà con calma."

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  7. Il problema è che tanti aborriscono quest'idea,razionalità di scienza e immaginazione non possono andare d'accordo,mentre invece sono le comninazioni più strampalate che a volte danno rislutati stupefacenti! Ciao Ariano ;)

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