giovedì 4 gennaio 2018

Una citazione per iniziare l'anno

Avevo già accennato che prima o poi vorrei scrivere un post dedicato al grande Lucio Battisti.
Per iniziare il 2018 ho pensato di sfruttare alcune sue considerazioni tratte da una delle poche interviste rilasciate dal cantautore (per la precisione è la sua ultima intervista ufficiale) che possono trasformarsi in uno spunto di discussione interessante ma anche in un ideale programmatico per noi scribacchini e creativi in genere. Perché sebbene qui Battisti si riferisca - ovviamente - alla musica, i concetti che espone sono estendibili a qualunque forma di espressività artistica. Ho trascritto il passaggio dell'intervista in modo testuale, senza alterare in nessun modo il linguaggio semplice di Battisti e il suo tipico modo di parlare da 'ragazzo di paese'. Ho solo omesso alcune esitazioni e intercalari onomatopeici.

Coesistono nella mia musica il desiderio di fare musica molto bella e di fare della musica molto popolare. Il desiderio di fare musica molto creativa e musica molto rozza perché possa arrivare a un pubblico che magari non ha voglia per niente di spremersi la testa e che magari ha ragione. E quindi questo crea di volta in volta delle strane cose che sono molto diverse anche da come ero partito, da come erano le mie intenzioni, ma questo è il bello della musica: non si sa mai che cosa esce fuori. É logico che delle volte può venir fuori una canzonetta scema, però delle volte da questo contrasto, da questa cosa caotica possono nascere delle cose molto belle.

Cosa ne pensate? É corretto restare sospesi fra il desiderio di creare qualcosa che sia davvero bello (che però non potrà essere compreso dalla massa) e qualcosa che invece tutti possano capire (ma forse divergerà dall'obiettivo iniziale)? Questo contrasto può comunque dare vita a "cose molto belle" adatte a tutti i palati o finisce col generare soltanto una 'canzonetta' (racconto, poesia, quadro, etc.) "scema"?

22 commenti:

  1. Vale pari pari per il teatro. Fare del teatro "facile", comico, che attira folle che vogliono divertirsi è quanto di più semplice. Fare teatro vero, impegnato, come fosse una missione anche educatrice, è difficile, non si può arrivare a tutti. Ma il pubblico va educato all'arte. La roba commerciale puramente d'evasione lascia il tempo che trova.

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    1. Infatti l'obiettivo di cui parlava Battisti era trovare una sintesi fra questi due estremi. É fattibile?

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  2. Parlando di letteratura, questa è l'estrema sintesi: scrivere cose degne ma apprezzabili da tutti. Fosse facile.

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    1. Sicuramente è l'obiettivo più difficile da conseguire, persino più difficile che scrivere un capolavoro per pochi.

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  3. Il ragionamento di Battisti sulla musica si associa molto bene alla scrittura, ma siamo sicuri che il bello non possa essere anche "popolare"? Forse raggiungere tutti è difficile, ma ciò che diventa troppo popolare a volte perde fascino e diventa meno bello.

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    1. Considerazione interessante. A volte il critico e l'intellettuale boicottano un'opera di successo solo perché ha avuto successo, è vero.

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  4. Per trovare un compromesso bisogna essere davvero abili ma penso che il "popolare" non debba essere necessariamente un concetto da poco.
    C'è differenza fra il "popolare" e il "commerciale". Ci sono le canzonette da due soldi commerciali e ci sono le canzoni popolari che chiunque può comprendere, ricordare e amare.

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    1. In effetti una volta lessi un articolo in cui parlava di quelle opere poco considerate dalla critica che tuttavia resistono nella memoria collettiva (tipo "Piccole donne" che continua a essere letto) a riprova che esisterebbe una sorta di tradizione "popolare" che travalica il mero aspetto commerciale o meno dell'opera in questione.

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  5. Allora onestamente non è semplice rispondere perché ci sono tante variabili in gioco, fra cui le effettive intenzioni dell’artista/ideatore/creatore ed il contesto in cui e per cui qualcosa viene portata alle masse.
    In campo asrtistico esistono diversi modi di presentare un’idea da quella più diretta e semplice a quella più strettamente personale, se bisogna considerare l’espressione propria di un artista allora è giusto che venga seguita l’inclinazione interiore, anche se un po’ ermetica, secondo me, poi se questo canale espressivo corrisponde anche ad una comprensibilità maggiore da parte di tutti ciò dipende dal tipo di traduzione che l’artista fa delle proprie idee. Non so se ho spiegato bene quello che penso, ma spero si capisca xD
    Io, al momento, preferisco un canale piuttosto personale e vedo declinerei un po’ tutto a questo intento!

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    1. Ciao Alessia, bentornata :-)
      L'intenzione dell'artista è sicuramente importante, in effetti Battisti faceva quella considerazione proprio sulla base di un conflitto interiore che lo attanagliava riguardo le sue due volontà antitetiche di creare qualcosa "bello e profondo" e qualcosa "facile da capire".

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  6. Penso che Battisti abbia raggiunto spesso il punto di equilibrio tra bello e popolare, cioè fruibile da un vasto pubblico non sempre esperto. La bellezza si nasconde spesso nella semplicità e non è per niente facile da ottenere

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    1. Su questo sono d'accordo. Molti lo hanno classificato come cantante "nazionalpopolare" e certe sue canzoni lo sono. Ma altre - e soprattutto alcuni suoi dischi completi come "Anima latina" - sono piccoli capolavori pur nella loro "semplicità".

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  7. Credo che ognuno debba scrivere o comporre quello che sente di voler dire nel modo in cui desidera comunicarlo. Ogni altro compromesso, inquina l'arte stessa, ma nel caso di Battisti non era un compromesso bensì un proposito creativo per cui il mio ragionamento iniziale in questo caso non credo si debba applicare. Insomma la classica eccezione che conferma la regola. Buon Anno Ariano di tutto cuore!

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    1. Un proposito creativo e non un compromesso, questo è il punto. Io parto da un desiderio analogo (che poi ci riesca o no è altra cosa ;-)
      Buon anno anche a te!

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  8. Credo che abbinare il "bello" e il "per tutti" non sia ffatto cosa semplice. Bisogna avere pelo sullo stomaco e capacità notevoli. Ritengo però che il 100% del favore non si raccoglierà mai se si farà una indagine corretta e onesta.
    Auguri di buona befana ARiano!

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    1. Il 100% del favore è ovviamente un'utopia, ma già il 60% sarebbe ottimo :-D
      Auguri anche a te!

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  9. La sintesi è difficile, e so di alcuni autori che la studiavano a tavolino. Uno di questi era Simenon che aveva condotto delle vere indagini di mercato su quale tipo di pubblico sarebbe stato più adatto ai suoi gialli. Naturalmente era un pubblico disprezzato dagli intellettuali francesi, quello delle modiste e delle sartine avide di letture a tinte forti. I suoi gialli sono semplici, e allo stesso tempo scritti splendidamente.

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    1. Qualcosa di simile l'ho letto riguardo Van Gogh, che secondo alcuni biografi non cercava l'approvazione dei critici esperti ma quella della gente comune. In entrambi i casi i risultati sono stati sorprendenti.

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  10. Io credo che uno debba comporre, scrivere o creare a partire da ciò che piaccia a lui medesimo. Se poi ne risulta qualcosa di bello o qualcosa di piacevole o ancora un sapiente miscuglio dei due è una questione secondaria. Del resto non si scrive mica un'opera sola. :)

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    1. Credo che l'autore quasi automaticamente crei comunque cose che piacciono per primo a lui. Però magari, soprattutto se è un professionista, deve pure porsi qualche domanda sul suo pubblico...

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  11. Forse questo è il dilemma eterno per tutti gli artisti...

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    1. Non per tutti: alcuni inseguono solo il successo commerciale, altri creano cose che solo loro possono capire e non gli importa che siano comprese anche dagli altri.

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