lunedì 19 ottobre 2009

Meglio ridere...

Ogni tanto mi capita di sentirmi sotto pressione, tra lavoro, famiglia e piccole rotture quotidiane che mi vengono a cercare contro la mia volontà, e divento serio. Se poi "indosso" lo pseudonimo Ariano Geta divento ancora più serio, un Batman della letteratura sempre all'inseguimento di intellettualismi, significati e riflessioni profonde.
Ma in realtà S.D.P.V. (ovvero il Bruce Wayne che sono nella vita di tutti i giorni) quando é lontano da pc, carta, penne e libri, é piuttosto "scazzato", cerca di scherzare su ogni cosa... "E lasciatemi divertire", scrisse Aldo Palazzeschi, e tutto sommato approvo.
Quindi, da oggi inserisco una nuova "rubrica" saltuaria, un post dedicato alle cose scritte con leggerezza, senza significati particolari. E incomincio con un

COMPENDIO SUI CENTRI COMMERCIALI
Scritto per passare il tempo mentre stavo in fila per pagare

I centri commerciali sono perfetti per trascorrere uno o due pomeriggi al mese. Il problema è che quando hai una partner di sesso femminile più o meno fissa, più che “pomeriggi” diventano intere giornate. I sabati, le domeniche, le festività infrasettimanali, eventuali giorni di ferie che hai preso per motivi personali, tutti si trasformano in pellegrinaggi ai sacri templi dello shopping.
Alle 9 della mattina entri nel parcheggio, e LEI è già stressata perché gli hai detto che alle 19 bisognerà andare via, quindi ha a disposizione APPENA 10 ORE per visitare accuratamente tutti i 206 negozi di abbigliamento disponibili. Infili la macchina in uno dei mille posti auto ancora vuoti (praticamente siete arrivati prima ancora dei commessi che ci lavorano) e già LEI si lamenta perché l’hai posteggiata troppo lontana dall’ingresso, è tutto tempo che si perde a camminare. Allora riaccendi il motore e la avvicini, però anche questa è una perdita di tempo, i negozi sono aperti già da 36 secondi e LEI non ha ancora potuto iniziare a vedere le vetrine… Che pretese assurde. Per vedere il negozio di elettronica a me bastano 6 ore, sono più che sufficienti. Non capisco l’esasperazione dello shopping, la trovo ridicola.
Intanto finalmente si può accedere al tempio. La scala mobile simboleggia chiaramente l’ascesa di noi miseri esseri umani verso un meraviglioso paradiso sopra le nostre teste, un empireo dove la nostra grigia esistenza avrà finalmente un senso, e dove godremo di una gioia celestiale per tutto il tempo che la carta di credito continuerà a funzionare.
Nel corso di questi sacri week-end ho cercato di imparare ogni volta delle cose nuove sui luoghi magici del consumismo.

COMMESSE
Le commesse sono una delle cose che mi interessano di più nei centri commerciali. Chissà perché… A forza di osservarle e studiare i loro comportamenti sono riuscito a classificarle in varie tipologie che si ripetono abbastanza fedelmente ovunque.

La sexystronza è una delle più comuni. In genere è inguainata in vestiti aderentissimi come un pacco regalo pieno di curve, ha scollature paurose da cui emergono carnose montagne di silicone, e si muove in modo artificioso, studiato. Se deve rispondere al cellulare lo fa con gestualità da thriller hollywoodiano, sfoderando una voce a metà strada fra pornostar e dark lady. Se entri nel negozio da solo non ti si fila. Ti serve con distacco, magari masticando una gomma americana e facendoti aspettare venti minuti per spettegolare con la collega. Ma se entri in compagnia di una donna cambia tutto. Di colpo diventa ostentatamente gentile e premurosa. Sorride continuamente, ti da confidenza, anche se devi provarti un cappello trova comunque il sistema di chinarsi davanti a te per offrirti una visione panoramica delle bocce (se ha il pantacollant è più facile che stia spesso di spalle e si metta a 90° col culo puntato sui tuoi occhi). E’ quasi automatico che la donna che ti accompagna – a meno che non sia tua sorella – comincia a infastidirsi. Dice che “non c’è niente di interessante qui”, e dopo un po’ ripete automaticamente “Andiamocene” con un tono di voce che sottintende “Se non esci subito di qui ti prendo a calci nelle palle”. L’atto finale di ogni sexystronza che si rispetti è affacciarsi un attimo fuori dal negozio e verificare se l’accompagnatrice sta insultando l’uomo, rinfacciandogli di aver tenuto per tutto il tempo gli occhi incollati su quella zoccola di commessa. Se é evidente che romperanno il fidanzamento entro le prossime 24 ore, la sexystronza si prende un attimo di pausa e va al bar dove brinderà con una coppa di champagne. E la sera, a casa, aggiungerà una tacca sul suo reggiseno da guerra.
(continua...)

2 commenti:

  1. sono l'unico uomo a divertirsi nei centri commerciali? Ci ho passato tutto il pomeriggio ieri. Alla fine ho preso solo una felpa, però.

    RispondiElimina
  2. Beh, se leggi fra le righe anche la voce narrante maschile non é poi così immune al fascino dei centri commerciali. E poi seguiranno altri post sull'argomento molto più illuminanti (e persino più "leggeri") di questo...

    RispondiElimina