giovedì 26 gennaio 2012

Nuova tendenza sospetta

Mi sono perso qualcosa?
L'autopubblicazione, ovvero l'opzione degli scrittori mediocri, all'improvviso sembra fare tendenza.
La Fazi sta lanciando in Italia Amanda Hocking sottolineando - tramite le già ben avviate operazioni promozionali - che "nessuno credeva in lei", "si autopubblicava su amazon dopo essere stata rifiutata da molti editori" e così via.
Un'altra casa editrice del gruppo Mauri Spagnol invece lancia il romanzo di tale Eloy Moreno enfatizzando che ha preferito "evitare la trafila dell’invio del manoscritto alle case editrici" e lo ha venduto porta a porta prima di avere successo.
Insomma: lo sfigato che evita di mettersi in gioco, l'aspirante scrittore risibile, lo scribacchino patetico che puntualmente viene preso per i fondelli dai brillanti editors nostrani fastidiosamente costretti a cestinare tonnellate di cartaccia illeggibile, all'improvviso diventa un mito. Nessuno credeva in Amanda Hocking, ma lei ha avuto successo autopubblicandosi; Eloy Moreno diffidava degli editori, e infatti ha convinto i lettori da solo. Questi sono i messaggi che sto leggendo. E sono scritti da due editori...
Sono visionario se dico che in tutto ciò traspare una dose notevole di ipocrisia, opportunismo e incoerenza?

14 commenti:

  1. Oltre l'ipocrisia, l'incoerenza ed opportunismo noto anche altre cose poco piacevoli, tipo il calcolo e la falsità.
    Un altra cosa, come mai come dicono di credere a stranieri non danno la stessa opportunità anche a qualcuno dei tanti autoprodotti nostrani?

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  2. Beh, nel secondo caso c'é una risposta: sottolineano che, dopo aver avuto successo coi propri mezzi, hanno ricevuto un CONTRATTO da una GROSSA CASA EDITRICE... ovviamente é a quel punto che loro hanno comprato i diritti per l'Italia... ovviamente evito ogni genere di commento.

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  3. Bisogna tenere conto che l'editoria, oggi, è più che altro un'industria. Se un oggetto vende, allora va venduto, indifferentemente da quali che possono essere le sue origini.

    Il valore di un testo, oggi, si misura sulle vendite, e non su ciò che contiene... basta pensare alla fascette presenti sui libri, che declamano il numero di persone che hanno comprato il libro, non quello dei lettori che hanno apprezzato il suo contenuto. Questa è una sottile differenza... io posso averlo comprato, esserne rimasto deluso, aver scritto una pessima recensione... ma per la casa editrice è comunque un libro venduto.
    E un milione di delusi... è uguale a un milione di entusiasti... è la regola del BEST SELLER.

    Senza contare che, a volte, il numero di vendite sulle fascette è gonfiato... Senza contare che, a volte, il termine Best Seller viene usato prima ancora che il libro sia in vendita (es. domani esce l'ultimo best seller di tizio!!).

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  4. Se l'ho ben capita, con la tua affermazione "l'autopubblicazione, ovvero l'opzione degli scrittori mediocri" penso che ti farai un bel po' di nemici! Secondo me, comunque, dipende dallo spirito e dal motivo con cui ci si autoproduce. Per molti è vero quello che dici tu; per altri è solo un modo per rendere visibile a tutti il proprio lavoro; per qualcuno è solo per un senso di rivalsa verso la casta editoriale.

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  5. Pensa che continuano a dire che Steve Jobs era un genio e una persona "normale"...
    Il marketing sta cambiando (in peggio), non l'editoria.
    E come diceva il mitico Totò: - maffatemi il piacere!

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  6. @ Glauco: sì, lo capisco, però mamma mia :-(
    @ Eddy: in effetti...
    @ Tim: "autopubblicazione ovvero l'opzione degli scrittori mediocri" veramente è il messaggio che sinora avevo percepito da parte delle case editrici... "Se uno viene scartato dagli editori ma pubblica lo stesso col print-on-demand allora è un mediocre con manie di grandezza", questo quello che più o meno dicevano. Adesso invece... bah!

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  7. Allora avevo capito male io, pensando che fosse una tua idea (anche se la cosa mi sembrava strana per la verità!). In questo modo tutto il ragionamento fila perfettamente. Ha ragione Glauco quando parla dell'editoria come di un'industria che vive secondo le comune e (ahimè!) ovvie regole dell'economia.

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  8. Credo che anche qui vadano fatti dei distinguo: ci sono cialtroni che si autopubblicano perché tutti gli altri gli hanno smontato il loro lavoro a suon di grasse risate, e gente valida che investe del proprio, magari facendo anche sacrifici, perché crede fermamente in ciò che fa ma non è riuscito a superare lo scoglio di un editore che pensa che il suo libro non sia abbastanza commerciale.
    E cmq le considerazioni di Glauco sulle fascette fan pensare.

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  9. Mah, mi sembra la classica cosa strillata a fini promozionali, come quando andava di moda dire "l'autore tal dei tali ha scritto il suo ultimo romanzo su cellulare"...

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  10. Ho letto adesso il link che hai messo per la Hocking e posso concludere dicendo che il commento del Times la dice lunga sulla promozione selvaggia. Eccitazione per la Meyer e per La Rowling? Santodiodelcieloproteggicitu...

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  11. E' positivo che, mi pare, nessuno di noi cui queste cose importano, e mi azzardo a definirci "addetti ai lavori", ci caschi più.

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  12. Insomma, solite menate del marketing selvaggio per sedurre i lettori non professionisti... Pazienza, questo mondo non è perfetto.

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  13. Alla fine l'editoria è solo marketing. Pensa che pubblicano libri perchè l'autore ha ucciso i genitori o perché è stato in galera... alla fine gli basta poter scrivere qualcosa sulla fascetta famosa che dice Glauco e sperare di vendere qualcosa in più.

    Simone

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  14. Di questi tempi, purtroppo, le case editrici puntano più sulla storia dello scrittore che su quella del suo libro.

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