Normalmente si scrive nella propria madrelingua, ma può
capitare di cimentarsi con una lingua acquisita per varie ragioni.
Giacomo Casanova scrisse le proprie memorie in francese
poiché era la lingua più diffusa dell’epoca, e lui (viva la sincerità) voleva
raggiungere quanti più lettori possibile.
Invece Joseph Conrad, polacco, dopo anni trascorsi in
Inghilterra scelse l’inglese quando decise di tentare la via della letteratura.
Nel suo caso si trattò probabilmente anche di una scelta simbolica visto che
aveva perso i contatti col proprio paese di origine.
In tempi più recenti il francese è stato eletto lingua
letteraria dal rumeno Eugene Ionesco – che aveva comunque trascorso gran parte
della sua vita a Parigi sin da bambino – e dall’irlandese Samuel Beckett,
probabilmente più per motivi personali che ‘commerciali’. Anche Kundera, dopo
anni di soggiorno in Francia, ha scritto alcuni libri direttamente in francese
anziché in ceco.
Per parecchi intellettuali di ex colonie francesi e inglesi
la scelta di queste due lingue è quasi inevitabile: un romanzo scritto in
dialetto yoruba (Nigeria) o in tamil (Ceylon) avrebbe una diffusione
limitatissima, mentre in francese o in inglese diventa leggibile in tutto il
mondo. Autori come Anita Desai e Cyprian Ekwensi hanno raggiunto notorietà
proprio grazie alla loro scelta della lingua inglese.
Potessi scriverei in inglese, sono sicuro che sfonderei LOL
RispondiEliminaNon ho mai scritto in un'altra lingua.
RispondiEliminaTroppo umido.
ok, ok, me vò... ;)
Io conosco a mala pena l'itaGliano, e quando ho provato a fare un corso di inglese di quelli acquistati al centro commerciale, mi si è rotta la scheda audio del PC. Sarà un segno?
RispondiEliminaL'Inglese servirà sempre di più, man mano che andremo avanti ma se guardo appena oltre l'orizzonte momentaneo penso- e non credo di esagerare- che quanto prima dovremo imparare anche il Cinese ,almeno dovranno impararlo coloro tra noi che vorranno avere successo nel futuro mercato mondiale.
RispondiEliminaMa scrivere in una lingua diversa se uno non è proprio madrelingua secondo me è macchinoso. Verrano un sacco di frasi poco scorrevoli, con termini banali, qualche incespicatura... poi se uno ha vissuto per anni a contatto con un'altra lingua magari ok, lì si può provare.
RispondiEliminaSimone
Ultimamente mi sono ritrovato spesso a pensare che se scrivessi in inglese avrei sicuramente un più ampio mercato su cui svendermi...
RispondiEliminaPerò, per quanto a leggere non abbia troppe difficoltà, so che con la scrittura non andrebbe via così bene.
Chissà, un giorno...
Alla fine tutti hanno un talento di scrivere...
RispondiEliminaMeno male che io non scrivo ... neanche in italiano ... non ho questi problemi!
RispondiElimina@ tutti: grazie per la vostra presenza costante sul mio blog :-)
RispondiEliminaA me viene in mente Dante, che anzichè scrivere in latino, considerata allora la lingua "ufficiale", scrisse in volgera, che non è propriamente una lingua straniera, ma a quell'epoca forse sì :)
RispondiEliminavolevo dire volgare ovviamente, non volgera...maledetta fretta!! ^__^
RispondiEliminaIn effetti Dante e i vari letterati del medioevo scrivevano in una lingua "straniera", perché il latino per loro non era la lingua madre, ma semmai una lingua franca universale.
EliminaAnche io penso spesso al voler scrivere un romanzo in inglese. A parte il fatto che mi piace molto scrivere in inglese, anche perché ci sono alcune amiche, a cui mi piacerebbe far leggere qualcosa di mio, che non parlano l'italiano.
RispondiEliminaPerò, come ha detto Simone, dal momento che certamente non conosco l'inglese come fosse la mia lingua di orgine, ci sarebbero molte banalità dentro! :)
Ciao! :)