martedì 22 settembre 2009

Elogio dello scrittore professionista

Come già fatto in passato, per il post del giorno sono stato ispirato da altro blog, in questo caso quello di Glauco.
Il tema é semplice: c'é chi scrive intingendo la penna nel proprio sangue anziché nell'inchiostro. L'immagine é un po' forte, e non va presa letteralmente, però quasi tutti coloro che all'improvviso, a 14 o 15 anni, prendono in mano un pezzo di carta per scriverci sopra vogliono solo raccontare qualcosa che gli brucia dentro.
Quella é un'età in cui a tutti capita di scrivere poesie patetiche, penose pagine di diario, sfoghi ridicoli e lettere melodrammatiche. Poi c'é anche chi continua a scrivere superata l'adolescenza, chi si appassiona ai grandi scrittori e sogna di diventare come loro. Ma magari continua ad avere lo stesso approccio emotivo e non razionale.
Personalmente per tanto tempo ho odiato quei professionisti del libro capaci di scrivere con mestiere le loro 400 pagine annuali per vendere le solite migliaia di copie. Li consideravo romanzi prefabbricati.
Adesso però mi rendo conto di quanto sia importante la loro capacità di "saper scrivere" prescindendo dall'ispirazione del momento, dai propri gusti personali e dal genere affrontato. In fondo é un'abilità, una grande abilità coltivata nel corso degli anni.
Io so scrivere bene, ma onestamente non ho fatto sforzi particolari perché un dono di natura. Sapevo scrivere bene già in prima media. Quando scrivo un racconto non faccio altro che assecondare questo dono. Se però mi dicessero: scrivi un romanzo di genere (che so, giallo, rosa o thriller) di almeno 300 pagine, anche mediocre, basta che non sia proprio una cazzata... beh, dubito che ci riuscirei.
Perciò, complimenti ai vari Stephen King, Ken Follett, Danielle Steel, Michael Crichton, ma anche ai tanti sconosciuti che, sotto vari pseudonimi, pubblicano diversi libri ogni anno vendendo le 1000 / 2000 copie richieste dall'editore.
Detto con sincerità e con tanta, tanta invidia.
(N.B.: l'invidia é per il loro talento, non per il successo o i soldi che guadagnano).

3 commenti:

  1. Basta ricordare che è comunque un mestiere. King stesso in On writing parla di ferri del mestiere, che uniti alle capacità linguistiche aiutano a formare un testo narrativo.
    Non ci trovo niente di male a scrivere tanto assecondando i gusti. Lo facevano Salgari, Dickens e molti altri

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  2. Ma infatti io li invidio questi qua. Mi piacerebbe saper gestire l'attività scrittoria come fanno loro. Per me continua ad essere un momento di "ispirazione", non una cosa che potrei fare tutti i giorni meccanicamente.
    Io non riesco a scrivere tutti i giorni neppure sul mio blog...

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  3. Io sono una via di mezzo: riesco a scrivere, magari anche poco, tutti i giorni, ma non riesco a scrivere su commissione.

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