Avverto costantemente il pericolo che la letteratura annienti la morale. E più volte ho analizzato i tranelli in cui cadono inconsciamente coloro che tentano di trovare un'etica ed un obiettivo di vita nella letteratura […] Chi infatti cerca un obiettivo di vita nella letteratura è in qualche modo insoddisfatto dell'esistenza reale. Ma invece di risolvere concretamente la sua insoddisfazione nell'ambito della realtà, anela ad un mondo diverso, con la speranza di poter risolvere in esso i propri problemi, e tenta di scoprire nella letteratura un obiettivo di vita e una morale. Ma la letteratura che soddisfa tali richieste è inevitabilmente di second'ordine: va però detto che i giovani da essa influenzati non subiscono che lievi danni […] Ciò da cui desidero mettere in guardia i giovani intellettuali è il pericolo insito nell'autentica letteratura. Essa ci mostra con durezza, senza alcun eufemismo, quale orribile destino gravi sull'essere umano […] Chi fa di essa il proprio scopo di vita, non è condotto nel dominio della religione, che occupa senza dubbio una posizione lievemente più avanzata, ma viene portato sull'orlo del più terribile precipizio, e qui abbandonato.
(Yukio Mishima, Lezioni spirituali per giovani samurai)
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