A volte mi capita di pensare a cosa farò da anziano, possibilmente pensionato (coi tempi che corrono purtroppo non è una certezza).
Almeno quando sogno vorrei essere libero dalla mia ossessiva razionalità, e immaginarmi mentre faccio un tour lunghissimo da San Pietroburgo a Kyoto, ma inevitabilmente inizio a ragionare in termini oggettivi e concludo che non avrò mai i mezzi economici per togliermi sfizi del genere, anzi, semmai il contrario.
Le uniche cose su cui spero di poter contare (almeno guardando i tanti pensionati che incontro mentre vado in giro a fare commissioni di lavoro) sono la salute e il tempo libero.
Come passerei il tempo non avendo troppi soldi da spendere? In questo momento non avrei dubbi: farei il cacciatore di nuvole. Novembre è un mese umido e piovoso, ma ha il pregio di mettere in mostra le nuvole più belle dell’anno. Bianche, spumose, enormi che spuntano da dietro i palazzi, oppure tendenti al grigio in varie sfumature, come se il cielo fosse diventato un acquerello. Fotocamera digitale e click!, un po’ di scatti alla ricerca della nube più bella.
… Vabbé, per il momento devo andare in banca.
martedì 30 novembre 2010
domenica 28 novembre 2010
Conversazione immaginaria (forse) - 2
IO (sto leggendo un ebook sul mio palmare in sala d’attesa in banca)
AVVENTORE: Che è, uno smartphone?
IO (con poca voglia di parlare): No, è un palmare.
AVVENTORE: Ah! Ci si può installare il navigatore satellitare, no?
IO: Volendo, sì.
AVVENTORE: E ci si può pure connettere con facebook tramite il cellulare, giusto?
IO: Giusto.
AVVENTORE: Che è quello, twitter?
IO: No, è un libro.
AVVENTORE (sbalordito): Un libro?
IO: Sì.
AVVENTORE (curioso): L’ultimo di Dan Brown?
IO: No, è di un blogger italiano.
AVVENTORE: Un blog? Allora sei connesso su internet.
IO: No.
AVVENTORE (confuso): Cioè, ma che scrive questo?
IO: Romanzi.
AVVENTORE: Ma come si chiama? Per caso é quello che ha vinto il premio Strega?
IO: No, non ha ancora pubblicato niente. Distribuisce i suoi lavori tramite il proprio blog.
AVVENTORE: Ah, si possono scaricare con emule!
IO: Non c’è bisogno, li offre gratuitamente.
AVVENTORE (dubbioso): Ma è famoso?
IO: No.
AVVENTORE (con l’aria di chi sta facendo un ragionamento): Cioè, questo è un palmare ma non ci stai navigando su internet. Lo usi per leggere un libro. E l'autore di questo libro non è famoso.
IO: Esatto.
AVVENTORE (resta per un attimo sconcertato, poi si alza e va a sedersi da un’altra parte).
AVVENTORE: Che è, uno smartphone?
IO (con poca voglia di parlare): No, è un palmare.
AVVENTORE: Ah! Ci si può installare il navigatore satellitare, no?
IO: Volendo, sì.
AVVENTORE: E ci si può pure connettere con facebook tramite il cellulare, giusto?
IO: Giusto.
AVVENTORE: Che è quello, twitter?
IO: No, è un libro.
AVVENTORE (sbalordito): Un libro?
IO: Sì.
AVVENTORE (curioso): L’ultimo di Dan Brown?
IO: No, è di un blogger italiano.
AVVENTORE: Un blog? Allora sei connesso su internet.
IO: No.
AVVENTORE (confuso): Cioè, ma che scrive questo?
IO: Romanzi.
AVVENTORE: Ma come si chiama? Per caso é quello che ha vinto il premio Strega?
IO: No, non ha ancora pubblicato niente. Distribuisce i suoi lavori tramite il proprio blog.
AVVENTORE: Ah, si possono scaricare con emule!
IO: Non c’è bisogno, li offre gratuitamente.
AVVENTORE (dubbioso): Ma è famoso?
IO: No.
AVVENTORE (con l’aria di chi sta facendo un ragionamento): Cioè, questo è un palmare ma non ci stai navigando su internet. Lo usi per leggere un libro. E l'autore di questo libro non è famoso.
IO: Esatto.
AVVENTORE (resta per un attimo sconcertato, poi si alza e va a sedersi da un’altra parte).
Etichette:
conversazioni immaginarie,
divertissment
venerdì 26 novembre 2010
Prometeo e la guerra - 1935 di Alessandro Girola
Solo in questi ultimi giorni ho letto “1935”, inizio della trilogia ucronica di Alex, e sono talmente in ritardo rispetto alla sua uscita che, mentre io finivo questo primo libro, contemporaneamente sta prendendo forma (e dovrebbe essere disponibile a breve) il terzo.
Io non scrivo mai recensioni in senso stretto, anche per una questione di principio che magari un giorno spiegherò in modo più dettagliato, ma mi limito a esprimere le mie impressioni da lettore/scribacchino che sono ovviamente opinabili.
se l’avessi scritto io: l’atmosfera plumbea con cui parte il romanzo cede il passo a uno stile più pacato, soprattutto in certi capitoli dove effettivamente non è necessario mantenere un clima di inquietudine, salvo poi riprendere man mano che inizia il climax finale in cui si susseguono una serie di colpi di scena. Personalmente avrei mantenuto una certa tensione anche nella parte centrale.
io non ne sarei stato capace: la ricostruzione ucronica è perfetta. Già dall’antefatto (di cui non cambierei una virgola) il lettore viene immerso in questa storia alternativa dove il mostro di Frankestein (o meglio: tantissimi suoi simili “assemblati”) esiste davvero ed è un’arma militare al servizio degli Asburgo. L’infodump per spiegare i dettagli di questa Europa "dieselpunk" (copyright A. Girola) è molto discreto ma esauriente, non annoia, non crea complicazioni al lettore che può comunque documentarsi separatamente tramite una ricca appendice, ed è tracciato in modo verosimile. La scrittura è scorrevole ma non banale, e il romanzo si lascia leggere sino all’ultima pagina senza tempi morti.
Resta l’annotazione più importante: si tratta di una trilogia, e il libro si chiude con un finale che non è un finale, ma solo il prologo al secondo volume della trilogia (che cercherò di leggere quanto prima possibile ;-)
Io non scrivo mai recensioni in senso stretto, anche per una questione di principio che magari un giorno spiegherò in modo più dettagliato, ma mi limito a esprimere le mie impressioni da lettore/scribacchino che sono ovviamente opinabili.
se l’avessi scritto io: l’atmosfera plumbea con cui parte il romanzo cede il passo a uno stile più pacato, soprattutto in certi capitoli dove effettivamente non è necessario mantenere un clima di inquietudine, salvo poi riprendere man mano che inizia il climax finale in cui si susseguono una serie di colpi di scena. Personalmente avrei mantenuto una certa tensione anche nella parte centrale.
io non ne sarei stato capace: la ricostruzione ucronica è perfetta. Già dall’antefatto (di cui non cambierei una virgola) il lettore viene immerso in questa storia alternativa dove il mostro di Frankestein (o meglio: tantissimi suoi simili “assemblati”) esiste davvero ed è un’arma militare al servizio degli Asburgo. L’infodump per spiegare i dettagli di questa Europa "dieselpunk" (copyright A. Girola) è molto discreto ma esauriente, non annoia, non crea complicazioni al lettore che può comunque documentarsi separatamente tramite una ricca appendice, ed è tracciato in modo verosimile. La scrittura è scorrevole ma non banale, e il romanzo si lascia leggere sino all’ultima pagina senza tempi morti.
Resta l’annotazione più importante: si tratta di una trilogia, e il libro si chiude con un finale che non è un finale, ma solo il prologo al secondo volume della trilogia (che cercherò di leggere quanto prima possibile ;-)
giovedì 25 novembre 2010
Un po' di copertine per i miei ebook
Mi piace ammirare l'arte grafica, ma non ho il talento per produrla.
Luca Morandi invece di talento ne ha in abbondanza, e lo ha gentilmente impiegato per me fornendomi delle copertine per alcuni dei miei ebook, che ora hanno un'immagine a rappresentarli.
Propongo le copertine in questo post ringraziando nuovamente l'amico "cyberluke".
Luca Morandi invece di talento ne ha in abbondanza, e lo ha gentilmente impiegato per me fornendomi delle copertine per alcuni dei miei ebook, che ora hanno un'immagine a rappresentarli.
Propongo le copertine in questo post ringraziando nuovamente l'amico "cyberluke".
martedì 23 novembre 2010
Per leggere i miei ebook
N.B.: I DOWNLOAD GRATUITI SONO SOSPESI
Il 75% di quel che scrivo è sempre leggibile gratuitamente. Il 25% mancante NON è il finale della storia. State pur tranquilli che se iniziate a leggere un mio ebook non troverete mai una narrazione incompleta, ma solo racconti autoconclusivi. Potete consultare le tre sezioni divise per tipologia di cui rammento i link:
NARRATIVA TRADIZIONALE
NARRATIVA STORICO-FANTASTICA
NARRATIVA ATIPICA
Oppure potete trovarli in un unico elenco su questa pagina statica del blog in cui sono indicate le varie versioni disponibili.
Se restate soddisfatti della lettura e volete fare un complimento al sottoscritto (e magari vi viene anche la curiosità di leggere il 25% mancante nella versione free) sappiate che questi e altri titoli sono disponibili anche su AMAZON (formato prc / mobipocket) al prezzo minimo imposto dal rivenditore (attualmente € 1,10). L’eventuale acquisto diventa quindi una forma di riconoscimento verso l'autore per far capire che il libro è piaciuto (ovviamente un feedback sul blog o su amazon è sempre il complimento più gradito).
Per premiare gli ipotetici acquirenti disposti a spendere 1 € per un mio scritto, nelle versioni a pagamento ho inserito qualche “bonus track” che manca nella versione free (ad esempio un racconto in più o l’aggiunta di una prefazione, praticamente il 25% mancante di cui parlavo sopra).
Infine, c’è la mia PAGINA SU ILMIOLIBRO dove sono disponibili alcuni miei lavori in formato cartaceo. Confermo che ho mantenuto il prezzo di stampa più basso possibile, sia perché le spese di spedizione vanno poi a pesare sul costo globale, sia perché si tratta di libri autoprodotti (ma l’acquirente può preventivamente leggere la versione gratis sul mio blog e decidere anticipatamente se il prodotto è valido).
Ecco, questo è tutto. Buona lettura ;-)
lunedì 22 novembre 2010
Eclettismo
In questi ultimi giorni ho rispolverato le mie letture su Mikhail Bulgakov, passando dai “Racconti di un giovane medico”, letteratura tradizionale estremamente realista a “Diavoleide”, surreale e grottesca parodia della burocrazia, senza dimenticare “Cuore di cane”, romanzo fantastico con intenti satirici.
Quello che mi colpisce in autori come Bulgakov è la capacità di passare da uno stile all’altro, non solo come genere ma anche e soprattutto come linguaggio. “Diavoleide” in particolare é decisamente sperimentale e pieno di suggestioni e immagini che disorientano il lettore, in netto contrasto con la prosa lineare dei “Racconti”.
Parlando di me, in una scala infinitamente più bassa rispetto al grande scrittore russo, anch’io tendo a cimentarmi in più generi e stili, secondo l’ispirazione del momento. E forse sbaglio.
Mi chiedo spesso se questo eclettismo sia una scelta giusta, ma in fondo rientra nel mio carattere, e non solo per le mie inclinazioni scribacchine. Da sempre mi riesce più spontaneo andare di palo in frasca...
Quello che mi colpisce in autori come Bulgakov è la capacità di passare da uno stile all’altro, non solo come genere ma anche e soprattutto come linguaggio. “Diavoleide” in particolare é decisamente sperimentale e pieno di suggestioni e immagini che disorientano il lettore, in netto contrasto con la prosa lineare dei “Racconti”.
Parlando di me, in una scala infinitamente più bassa rispetto al grande scrittore russo, anch’io tendo a cimentarmi in più generi e stili, secondo l’ispirazione del momento. E forse sbaglio.
Mi chiedo spesso se questo eclettismo sia una scelta giusta, ma in fondo rientra nel mio carattere, e non solo per le mie inclinazioni scribacchine. Da sempre mi riesce più spontaneo andare di palo in frasca...
Etichette:
Bulgakov Mikhail,
leggere,
scrivere,
stile
domenica 21 novembre 2010
Esiste pure questa...
Essendo un frequentatore di librerie (anche virtuali), non posso fare a meno di notare certi titoli che compaiono sugli scaffali...
DISCLAIMER: io ho il massimo rispetto per i libri e per chi li scrive. In questa "rubrica" saltuaria magari non sembrerò tanto rispettoso, ma é solo un modo di scherzare sul variegato universo delle pubblicazioni editoriali italiche, senza voler offendere nessuno.
DISCLAIMER: io ho il massimo rispetto per i libri e per chi li scrive. In questa "rubrica" saltuaria magari non sembrerò tanto rispettoso, ma é solo un modo di scherzare sul variegato universo delle pubblicazioni editoriali italiche, senza voler offendere nessuno.
In questo caso più che “questo libro esiste” sarebbe il caso di dire “anche questo editore esiste”…
Tutto è partito da un libro, che ho notato per caso sul sito di amazon mentre ne cercavo un altro. In genere quando compare un elenco di libri mi basta un attimo per spuntare i vari titoli (giusto il tempo di capire se è quello che cerco oppure no) ma in questo caso sono rimasto… sconcertato. Vorrei vedere voi se trovaste un titolo di questo genere:
“La Tensione, E La Pressione Dispvtanti Qual Di Loro Sostenga L' Argantovivo Ne' Cannelli Dopo Fattone Il Vuoto”
Ho immaginato fosse un libro antico, e lo è, ma sembrava assurdo sia il titolo sia l’autore, senza contare l'editore "unknown", sconosciuto. Allora ho cercato di trovare più informazioni nel web, e alla fine ho trovato associato questo titolo alla “Nabu Press”.
Però ho scoperto anche che questo bizzarro editore non ha un sito internet, non ha link, non ha nulla di rintracciabile. Però vanta migliaia di titoli, ma acquistabili solo su amazon o su altri rivenditori on line tipo webster (vedi qui per esempio). Si nota subito che le copertine spesso sono identiche, e TUTTI i libri sono descritti così:
“This is an EXACT reproduction of a book published before 1923. This IS NOT an OCR'd book with strange characters, introduced typographical errors, and jumbled words. This book may have occasional imperfections such as missing or blurred pages, poor pictures, errant marks, etc. that were either part of the original artifact, or were introduced by the scanning process. We believe this work is culturally important, and despite the imperfections, have elected to bring it back into print as part of our continuing commitment to the preservation of printed works worldwide. We appreciate your understanding of the imperfections in the preservation process, and hope you enjoy this valuable book”
Traduzione rapida: "é un libro con copyright scaduto, e se sulle pagine ci sono macchie, sbavature, etc. è perché si tratta della scansione di un originale antico. Speriamo che lo apprezziate per il suo valore storico".
Piccolo particolare: i libri in elenco (quasi tutti) si trovano già scansionati su google libri o altrove, e ovviamente sono scaricabili gratuitamente.
Per capirci, se io comprassi un libro "antico" di questa sedicente casa editrice, loro non farebbero altro che connettersi su google libri e stampare tramite print-on-demand un libro già scansionato da Google (cosa che potrei fare anche per conto mio), e poi spedirmelo facendomelo pagare dagli 11 ai 50 euro più spese di corriere…
commento: ma qual è lo scopo di una cosa del genere? Non può essere solo il cercare di spillare soldi al prossimo, perché la ectoplasmatica “Nabu Press” qualche costo comunque ce lo avrà, quanto meno per attribuire i codici ISBN e per l'inserimento dei titoli negli internet bookshops. Inoltre, per la maggior parte sono documenti che quasi nessuno si sognerebbe di comprare (neppure io, pensate un po'). Perciò, qual é lo scopo?
consiglio: lo do a me stesso: basta scrivere, da oggi in poi voglio diventare editore. Perché uno che riesce a inventarsi una cosa come quella appena descritta, dimostra di avere una creatività davvero pazzesca. Roba che nessuno scrittore potrebbe mai eguagliare.
venerdì 19 novembre 2010
Conversazione immaginaria (forse)
AVVENTORE (leggendo il giornale): Ma che vonno cambià i programmi scolastici, tanto i giovani d’oggi so’ ignoranti. C’hanno tutti il diploma, ma ne sanno meno di noi co’ la quinta elementare. Tu ce l’hai il diploma?
IO (accettando incautamente di conversare): Sì.
AVVENTORE: Ecco, tu lo conosci il latino?
IO: No, non ho fatto il Classico…
AVVENTORE: Ecco, io, a settant’anni conosco il latino, e mica ho fatto il liceo! Rose rosarum rosis rosas rose rosis! Tu mica lo sapevi, eh?
IO: No.
AVVENTORE: E le poesie! Che tra i ragazzi d’oggi ce ne sta uno che sa le poesie? Manco uno! Io me le ricordo tutte invece! La nebbia agli irti colli piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar… Non insegnano più niente! Ai tempi miei sì che c’insegnavano bene le cose!
IO (continuando stupidamente a farmi coinvolgere nella discussione): Il fatto di imparare le cose a memoria non credo sia rilevante. Una cosa che mi fastidio – questa sì – è che non riescono quasi mai a terminare il programma e a arrivare almeno al ventesimo secolo. Autori come Svevo e Pirandello andrebbero studiati meglio…
AVVENTORE (con aria decisa e sdegnata): Pirandello lo possono pure saltà, tanto nun serve a niente.
IO (cominciando tardivamente a capire): Come non serve a niente?
AVVENTORE: Tu l’hai mai visto “Sei personaggi in cerca d’autore”? Cioè, nun è una cosa normale, quella è roba bona pe’ er pissicologo! A me me so’ bastati cinque minuti in televisione e poi ho subbito cambiato canale.
IO (inspiegabilmente fiducioso nel voler insistere nella discussione): E’ un testo teatrale complesso, però la letteratura di Pirandello è qualcosa di gigantesco, non è solo “Sei personaggi in cerca d’autore”. Ha scritto tantissime opere di narrativa tradizionale piene di spunti straordinari, e c’è anche dell’umorismo. Infatti molte novelle di Pirandello hanno avuto successo proprio perché erano perfettamente comprensibili per tutti, e spesso avevano elementi comici.
AVVENTORE: Comici? Pirandello? Me sa che stai a sbajà, eh!
IO: Beh, per fare un esempio: “La giara” e “La patente” sono due racconti divertenti, anche se hanno contenuti profondi…
AVVENTORE (ridendo con l’aria di chi la sa lunga): Eccolo là, te lo dicevo che a voi non ve insegnano niente! “La giara” e “La patente” nun sono di Pirandello, ma del grandissimo Edoardo De Filippo. E tu sicuramente nun lo sai, ma de “La patente” hanno fatto pure un film col grandissimo Totò, che oltre a essere un grandissimo comico era pure un grandissimo poeta. Tu l’hai letta “A’ livella”?
IO (meglio tardi che mai, finalmente mi sono reso conto): Sono argomenti interessanti, però adesso devo andare perché… mi aspettano… altrimenti faccio tardi… Arrivederci.
AVVENTORE (soddisfatto di se): 'A morte 'o ssaje ched'e? E’ una livella… Altro che Pirandello, dovrebbero insegnà Totò ai giovani d’oggi. Ma tanto che ne sanno, nun sanno niente!
IO (accettando incautamente di conversare): Sì.
AVVENTORE: Ecco, tu lo conosci il latino?
IO: No, non ho fatto il Classico…
AVVENTORE: Ecco, io, a settant’anni conosco il latino, e mica ho fatto il liceo! Rose rosarum rosis rosas rose rosis! Tu mica lo sapevi, eh?
IO: No.
AVVENTORE: E le poesie! Che tra i ragazzi d’oggi ce ne sta uno che sa le poesie? Manco uno! Io me le ricordo tutte invece! La nebbia agli irti colli piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar… Non insegnano più niente! Ai tempi miei sì che c’insegnavano bene le cose!
IO (continuando stupidamente a farmi coinvolgere nella discussione): Il fatto di imparare le cose a memoria non credo sia rilevante. Una cosa che mi fastidio – questa sì – è che non riescono quasi mai a terminare il programma e a arrivare almeno al ventesimo secolo. Autori come Svevo e Pirandello andrebbero studiati meglio…
AVVENTORE (con aria decisa e sdegnata): Pirandello lo possono pure saltà, tanto nun serve a niente.
IO (cominciando tardivamente a capire): Come non serve a niente?
AVVENTORE: Tu l’hai mai visto “Sei personaggi in cerca d’autore”? Cioè, nun è una cosa normale, quella è roba bona pe’ er pissicologo! A me me so’ bastati cinque minuti in televisione e poi ho subbito cambiato canale.
IO (inspiegabilmente fiducioso nel voler insistere nella discussione): E’ un testo teatrale complesso, però la letteratura di Pirandello è qualcosa di gigantesco, non è solo “Sei personaggi in cerca d’autore”. Ha scritto tantissime opere di narrativa tradizionale piene di spunti straordinari, e c’è anche dell’umorismo. Infatti molte novelle di Pirandello hanno avuto successo proprio perché erano perfettamente comprensibili per tutti, e spesso avevano elementi comici.
AVVENTORE: Comici? Pirandello? Me sa che stai a sbajà, eh!
IO: Beh, per fare un esempio: “La giara” e “La patente” sono due racconti divertenti, anche se hanno contenuti profondi…
AVVENTORE (ridendo con l’aria di chi la sa lunga): Eccolo là, te lo dicevo che a voi non ve insegnano niente! “La giara” e “La patente” nun sono di Pirandello, ma del grandissimo Edoardo De Filippo. E tu sicuramente nun lo sai, ma de “La patente” hanno fatto pure un film col grandissimo Totò, che oltre a essere un grandissimo comico era pure un grandissimo poeta. Tu l’hai letta “A’ livella”?
IO (meglio tardi che mai, finalmente mi sono reso conto): Sono argomenti interessanti, però adesso devo andare perché… mi aspettano… altrimenti faccio tardi… Arrivederci.
AVVENTORE (soddisfatto di se): 'A morte 'o ssaje ched'e? E’ una livella… Altro che Pirandello, dovrebbero insegnà Totò ai giovani d’oggi. Ma tanto che ne sanno, nun sanno niente!
Etichette:
conversazioni immaginarie,
divertissment
mercoledì 17 novembre 2010
E.L.I.T.E. di Glauco Silvestri
Come avevo già detto tempo fa, ho preso l’abitudine di utilizzare il palmare e il software gratuito mobipocket per leggere in formato digitale gli ebook disponibili in rete, soprattutto classici con il copyright ormai scaduto, ma anche autori contemporanei che rendono disponibili le proprie opere.
Ovviamente non potevano mancare gli autoprodotti, e dovendo fare una scelta ho optato per quelli che già conosco via web.
Glauco Silvestri è stato un riferimento per me, poiché tramite il suo blog ho raccolto molte informazioni utili sull’editoria. Inoltre mi è stato d’esempio per creare un mio blog e per trovare il coraggio di mettere on line i miei scritti.
Ma qui voglio parlare di lui come autore. Ho letto diversi suoi racconti: “Strage”, Sogna Sarajevio”, “Gloria” (ne avevo già parlato qui), “L'uomo dei compleanni”, “N.D.E.” e una prova di fan art come “Inferno”. Nei giorni scorsi ho aggiunto all'elenco “E.L.I.T.E.”, che é ispirato a un videogioco, ma nel mio caso appariva totalmente privo di questo legame creativo poiché non conoscevo il videogame in questione, e quindi l’ho letto senza alcuna predisposizione specifica. Tuttavia qualcosa mi ha risvegliato, ma solo per motivi generazionali: un ricordo della fantascienza stile anni ’80 (*).
La vicenda si snoda in un futuro ipertecnologico dove però le rotte spaziali assomigliano alle piste dei pionieri del vecchio west, e presumo che non sia un caso se a un certo punto…
Ma non intendo spoilerare, mi limito a esprimere le mie opinioni da lettore-scribacchino, non da critico.
se l'avessi scritto io: essendo un racconto ha una lunghezza limitata, tuttavia certi passaggi (soprattutto nel finale) potevano essere maggiormente ampliati, la vicenda lo meritava.
io non ne sarei stato capace: cala perfettamente nell’atmosfera dello space far west che accennavo. Si vola verso la misteriosa Confederazione, si gioca tra passato e futuro, sembra di stare davvero lì accanto a Jonathan O'Reele, e la lettura fila che è un piacere.
Complimenti all'autore, e adesso non posso più rimandare la lettura di altri suoi lavori di fantascienza, stavolta formato romanzo.
(*) per Glauco: mi sono ricordato, il titolo era "Bryger"
Ovviamente non potevano mancare gli autoprodotti, e dovendo fare una scelta ho optato per quelli che già conosco via web.
Glauco Silvestri è stato un riferimento per me, poiché tramite il suo blog ho raccolto molte informazioni utili sull’editoria. Inoltre mi è stato d’esempio per creare un mio blog e per trovare il coraggio di mettere on line i miei scritti.
Ma qui voglio parlare di lui come autore. Ho letto diversi suoi racconti: “Strage”, Sogna Sarajevio”, “Gloria” (ne avevo già parlato qui), “L'uomo dei compleanni”, “N.D.E.” e una prova di fan art come “Inferno”. Nei giorni scorsi ho aggiunto all'elenco “E.L.I.T.E.”, che é ispirato a un videogioco, ma nel mio caso appariva totalmente privo di questo legame creativo poiché non conoscevo il videogame in questione, e quindi l’ho letto senza alcuna predisposizione specifica. Tuttavia qualcosa mi ha risvegliato, ma solo per motivi generazionali: un ricordo della fantascienza stile anni ’80 (*).
La vicenda si snoda in un futuro ipertecnologico dove però le rotte spaziali assomigliano alle piste dei pionieri del vecchio west, e presumo che non sia un caso se a un certo punto…
Ma non intendo spoilerare, mi limito a esprimere le mie opinioni da lettore-scribacchino, non da critico.
se l'avessi scritto io: essendo un racconto ha una lunghezza limitata, tuttavia certi passaggi (soprattutto nel finale) potevano essere maggiormente ampliati, la vicenda lo meritava.
io non ne sarei stato capace: cala perfettamente nell’atmosfera dello space far west che accennavo. Si vola verso la misteriosa Confederazione, si gioca tra passato e futuro, sembra di stare davvero lì accanto a Jonathan O'Reele, e la lettura fila che è un piacere.
Complimenti all'autore, e adesso non posso più rimandare la lettura di altri suoi lavori di fantascienza, stavolta formato romanzo.
(*) per Glauco: mi sono ricordato, il titolo era "Bryger"
lunedì 15 novembre 2010
Roberto Innocenti
Avevo accennato qualche giorno fa all'intenzione di approfondire la mia conoscenza nel settore dei libri illustrati contemporanei, e il primo post sull'argomento lo dedico al nostro connazionale Roberto Innocenti, che a quanto ho avuto modo di capire gode di maggior fama all'estero che non in Italia.
Sul web ho potuto reperire un certo numero di informazioni, e soprattutto di esempi del suo lavoro, e sono rimasto davvero colpito dalla sua abilità nell'uso di prospettive particolari: vedute dall'alto, o dal basso, inquadrature con punto di fuga inusuale rispetto a quello tipico. E poi una cura minuziosa dei dettagli e delle scelte cromatiche perfette. Riporto come esempio tre sue tavole relative a Pinocchio, probabilmente il libro per ragazzi italiano più conosciuto (e illustrato) al mondo, dove era quindi difficile essere originale, eppure... Giudicate voi.
(N.B.: se volete vederle con uno zoom maggiore, e insieme ad altre della stessa serie, provate su questo link)
Sul web ho potuto reperire un certo numero di informazioni, e soprattutto di esempi del suo lavoro, e sono rimasto davvero colpito dalla sua abilità nell'uso di prospettive particolari: vedute dall'alto, o dal basso, inquadrature con punto di fuga inusuale rispetto a quello tipico. E poi una cura minuziosa dei dettagli e delle scelte cromatiche perfette. Riporto come esempio tre sue tavole relative a Pinocchio, probabilmente il libro per ragazzi italiano più conosciuto (e illustrato) al mondo, dove era quindi difficile essere originale, eppure... Giudicate voi.
(N.B.: se volete vederle con uno zoom maggiore, e insieme ad altre della stessa serie, provate su questo link)
sabato 13 novembre 2010
Giganti contro
Esistono i mostri sacri della letteratura, decretati tali dai critici e dalle opinioni favorevoli degli addetti ai lavori.
Non necessariamente piacciono anche ai lettori, o almeno non a tutti. L'apprezzamento di uno stile narrativo é un fattore estremamente soggettivo (come qualunque altra cosa :-), e la maggior parte di noi "utenti finali" dell'opera letteraria non dispone del necessario background culturale per poterla valutare "oggettivamente" (parola grossa quando si parla di scrittura e arte in genere, ma questo é un altro discorso).
Comunque, la cosa curiosa é quando un mostro sacro viene criticato da un suo pari.
William Shakespeare è sicuramente odiato da tantissimi studenti inglesi, così come Manzoni é detestato da migliaia di studenti italiani. Ma quando a trovare difetti nelle opere di Shakespeare (anche quelle ritenute capolavori) é George Bernard Shaw (1856-1950), premio Nobel per la Letteratura nel 1925 e premio Oscar per la miglior sceneggiatura cinematografica nel 1938, la cosa diventa intrigante. Come nascono questi scontri fra giganti (anche postumi, come quello citato)? Cosa spinge due grandi della letteratura a criticarsi reciprocamente? Possono subentrare questioni ideologiche e antipatie personali, o tutto é davvero legato all'impressione che il rivale - classico o contemporaneo che sia - goda di una stima eccessiva rispetto ai suoi meriti effettivi?
I casi di questo genere sono molti nella storia della letteratura.
Nel XVIII secolo Voltaire non sopportava le opere di Blaise Pascal (vissuto circa cento anni prima), che a sua volta non apprezzava i saggi di Montaigne (secolo precedente al suo).
Parlando invece di schermaglie fra autori che hanno potuto confrontarsi anche faccia a faccia poiché viventi nella stessa epoca, é noto che l'autore di romanzi polizieschi Raymond Chandler non sopportava lo stile dei gialli di Agatha Christie e Conan Doyle.
Ecco, é una questione che mi ha sempre interessato. Quanto meno perché fa pensare che sia sempre legittimo criticare, anche quando si parla di giganti apparentemente intoccabili del grande universo letterario.
Non necessariamente piacciono anche ai lettori, o almeno non a tutti. L'apprezzamento di uno stile narrativo é un fattore estremamente soggettivo (come qualunque altra cosa :-), e la maggior parte di noi "utenti finali" dell'opera letteraria non dispone del necessario background culturale per poterla valutare "oggettivamente" (parola grossa quando si parla di scrittura e arte in genere, ma questo é un altro discorso).
Comunque, la cosa curiosa é quando un mostro sacro viene criticato da un suo pari.
William Shakespeare è sicuramente odiato da tantissimi studenti inglesi, così come Manzoni é detestato da migliaia di studenti italiani. Ma quando a trovare difetti nelle opere di Shakespeare (anche quelle ritenute capolavori) é George Bernard Shaw (1856-1950), premio Nobel per la Letteratura nel 1925 e premio Oscar per la miglior sceneggiatura cinematografica nel 1938, la cosa diventa intrigante. Come nascono questi scontri fra giganti (anche postumi, come quello citato)? Cosa spinge due grandi della letteratura a criticarsi reciprocamente? Possono subentrare questioni ideologiche e antipatie personali, o tutto é davvero legato all'impressione che il rivale - classico o contemporaneo che sia - goda di una stima eccessiva rispetto ai suoi meriti effettivi?
I casi di questo genere sono molti nella storia della letteratura.
Nel XVIII secolo Voltaire non sopportava le opere di Blaise Pascal (vissuto circa cento anni prima), che a sua volta non apprezzava i saggi di Montaigne (secolo precedente al suo).
Parlando invece di schermaglie fra autori che hanno potuto confrontarsi anche faccia a faccia poiché viventi nella stessa epoca, é noto che l'autore di romanzi polizieschi Raymond Chandler non sopportava lo stile dei gialli di Agatha Christie e Conan Doyle.
Ecco, é una questione che mi ha sempre interessato. Quanto meno perché fa pensare che sia sempre legittimo criticare, anche quando si parla di giganti apparentemente intoccabili del grande universo letterario.
giovedì 11 novembre 2010
Avventura
Come avevo preannunciato, ho reso disponibile un nuovo racconto.
L’ho inserito nella sezione della narrativa tradizionale (secondo link in questo messaggio).
Ha un ambientazione storica (per me è sempre un piacere rievocare la Venezia del XVIII secolo) ma é fondamentalmente una novella sentimentale, che parte come una riflessione sui viaggi e sul loro scopo. Il viaggio come metafora dei turbamenti della vita e al tempo stesso come fuga da questi turbamenti, senza mai perdere la sua natura di ricerca di qualcosa di nuovo e diverso.
Riporto di seguito il preambolo al racconto:
AVVENTURA
Il viaggio non inizia nel momento in cui si parte.
Il viaggio comincia quando l’irrequietezza pervade lo spirito, e ogni luogo conosciuto assume la forma di una prigionia nascosta ma percepibile. Un carcere talmente ampio da non riuscire a scorgere l’esatto perimetro delle sue mura. I guardiani hanno le fattezze delle persone conosciute, i loro gesti sono i medesimi di sempre, e nessuna sbarra apparentemente ostacola il cammino. Eppure la pelle stessa sembra diventata un involucro che costringe all’inerzia il desiderio di evadere. Persino su nel cielo sembra di scorgere le travature di un soffitto.
E’ possibile sfuggire a questa curiosa sensazione solo spostandosi altrove.
Il primo passo è immaginare l’altrove con la mente, e talvolta può persino bastare.
Il secondo passo è partire fisicamente verso una destinazione, che sovente non è la vera meta del viaggio. Quella è nascosta dentro l’anima, e lo spostamento del corpo è solo uno strumento per cercare di raggiungerla intimamente.
Il terzo passo è quando il viaggio assume i contorni dell’avventura. Colui che ritorna non è la stessa persona che era partita.
L’ho inserito nella sezione della narrativa tradizionale (secondo link in questo messaggio).
Ha un ambientazione storica (per me è sempre un piacere rievocare la Venezia del XVIII secolo) ma é fondamentalmente una novella sentimentale, che parte come una riflessione sui viaggi e sul loro scopo. Il viaggio come metafora dei turbamenti della vita e al tempo stesso come fuga da questi turbamenti, senza mai perdere la sua natura di ricerca di qualcosa di nuovo e diverso.
Riporto di seguito il preambolo al racconto:
AVVENTURA
Il viaggio non inizia nel momento in cui si parte.
Il viaggio comincia quando l’irrequietezza pervade lo spirito, e ogni luogo conosciuto assume la forma di una prigionia nascosta ma percepibile. Un carcere talmente ampio da non riuscire a scorgere l’esatto perimetro delle sue mura. I guardiani hanno le fattezze delle persone conosciute, i loro gesti sono i medesimi di sempre, e nessuna sbarra apparentemente ostacola il cammino. Eppure la pelle stessa sembra diventata un involucro che costringe all’inerzia il desiderio di evadere. Persino su nel cielo sembra di scorgere le travature di un soffitto.
E’ possibile sfuggire a questa curiosa sensazione solo spostandosi altrove.
Il primo passo è immaginare l’altrove con la mente, e talvolta può persino bastare.
Il secondo passo è partire fisicamente verso una destinazione, che sovente non è la vera meta del viaggio. Quella è nascosta dentro l’anima, e lo spostamento del corpo è solo uno strumento per cercare di raggiungerla intimamente.
Il terzo passo è quando il viaggio assume i contorni dell’avventura. Colui che ritorna non è la stessa persona che era partita.
martedì 9 novembre 2010
Un lettore per Hamlet noir
Ho scoperto in modo casuale negli ultimi giorni che Angelo "The Swordman" ha letto e recensito sul suo blog la mia rielaborazione dell'Amleto.
Lo ringrazio per aver utilizzato parte del suo tempo e un post apposito per un mio scritto, e prometto di fare tesoro di quanto da lui segnalato, soprattutto ciò che "non va".
Nel frattempo rammento che il racconto in questione forma adesso un piccolo ebook assieme ad un'altra rielaborazione ("Tito Andronico"), ed é disponibile col titolo "Shakespeare noir" tra i miei scritti atipici (né letteratura tradizionale né storico-fantastico, per capirci, terzo link nella pagina dei downloads).
Lo ringrazio per aver utilizzato parte del suo tempo e un post apposito per un mio scritto, e prometto di fare tesoro di quanto da lui segnalato, soprattutto ciò che "non va".
Nel frattempo rammento che il racconto in questione forma adesso un piccolo ebook assieme ad un'altra rielaborazione ("Tito Andronico"), ed é disponibile col titolo "Shakespeare noir" tra i miei scritti atipici (né letteratura tradizionale né storico-fantastico, per capirci, terzo link nella pagina dei downloads).
lunedì 8 novembre 2010
Bologna Book Fair
Grazie a un servizio molto esauriente de La compagnia del libro, il programma di TV 2000 di cui avevo già parlato in termini lusinghieri e per il quale confermo gli attestati di stima, ho potuto viaggiare virtualmente sino alla Book Fair di Bologna, evento editoriale in cui si celebra un genere che onestamente non rientra tra i miei favoriti, ovvero il libro per l'infanzia, ma che é stato esaminato da un punto di vista per me interessante: l'illustrazione.
Al giorno d'oggi i libri illustrati sono considerati esclusivamente un genere per bambini, almeno in Italia. Spesso il loro corredo grafico ricalca proprio lo stile della prima infanzia, con disegni naif abbastanza simili a quelli che produrrebbe un ragazzino di sei anni col pennello in mano.
Ma in passato i libri illustrati non erano riservati ai più piccoli. Anche i romanzi d'avventura per adolescenti (e, perché no, per gli adulti) erano finemente illustrati con graziosi capolavori di arte pittorica che accompagnavano la lettura. Le "tavole" di Aubrey Beardsley e di Edmund Dulac (di cui ho parlato in un paio di post e i cui nomi compaiono infatti nell'elenco delle etichette) non corredavano la favolina di Nuvoletta e dell'uccellino Cipcip, ma i racconti cavallereschi di re Artù narrati da Thomas Malory e pregiate edizioni antologiche sui miti greci.
Insomma, l'illustrazione sul libro aveva una sua dignità pari al testo, anche per i lettori adulti.
A quanto sembra in Italia siamo (tanto per cambiare) indietro, tanto é vero che gli illustratori sono costretti a guardare i mercati esteri per lavorare.
Per un appassionato di arti grafiche e di codici miniati come me, questo terreno é sicuramente interessante. Vedrò di sfruttare quanto più possibile il web per scoprire quel che offre il mercato anglosassone, che purtroppo continua a superare sotto ogni punto di vista quello nostrano. E comunque in questo settore ha una grande e consolidata tradizione risalente all'Età Vittoriana.
Al giorno d'oggi i libri illustrati sono considerati esclusivamente un genere per bambini, almeno in Italia. Spesso il loro corredo grafico ricalca proprio lo stile della prima infanzia, con disegni naif abbastanza simili a quelli che produrrebbe un ragazzino di sei anni col pennello in mano.
Ma in passato i libri illustrati non erano riservati ai più piccoli. Anche i romanzi d'avventura per adolescenti (e, perché no, per gli adulti) erano finemente illustrati con graziosi capolavori di arte pittorica che accompagnavano la lettura. Le "tavole" di Aubrey Beardsley e di Edmund Dulac (di cui ho parlato in un paio di post e i cui nomi compaiono infatti nell'elenco delle etichette) non corredavano la favolina di Nuvoletta e dell'uccellino Cipcip, ma i racconti cavallereschi di re Artù narrati da Thomas Malory e pregiate edizioni antologiche sui miti greci.
Insomma, l'illustrazione sul libro aveva una sua dignità pari al testo, anche per i lettori adulti.
A quanto sembra in Italia siamo (tanto per cambiare) indietro, tanto é vero che gli illustratori sono costretti a guardare i mercati esteri per lavorare.
Per un appassionato di arti grafiche e di codici miniati come me, questo terreno é sicuramente interessante. Vedrò di sfruttare quanto più possibile il web per scoprire quel che offre il mercato anglosassone, che purtroppo continua a superare sotto ogni punto di vista quello nostrano. E comunque in questo settore ha una grande e consolidata tradizione risalente all'Età Vittoriana.
domenica 7 novembre 2010
Una poesia di Walt Whitman
A CLEAR MIDNIGHT
This is thy hour O Soul, thy free flight into the wordless,
Away from books, away from art, the day erased, the lesson done,
Thee fully forth emerging, silent, gazing, pondering the themes thou lovest best,
Night, sleep, death and the stars.
LIMPIDA MEZZANOTTE
Questa é la tua ora, Anima, il tuo volo libero nell'assenza di parole,
Lontano dai libri, lontano dall'arte, il giorno cancellato, i compiti fatti,
Tu che emergi pienamente, silenziosa, sguardo fisso, riflettendo sulle materie che più ami,
Notte, sonno, morte e le stelle.
This is thy hour O Soul, thy free flight into the wordless,
Away from books, away from art, the day erased, the lesson done,
Thee fully forth emerging, silent, gazing, pondering the themes thou lovest best,
Night, sleep, death and the stars.
LIMPIDA MEZZANOTTE
Questa é la tua ora, Anima, il tuo volo libero nell'assenza di parole,
Lontano dai libri, lontano dall'arte, il giorno cancellato, i compiti fatti,
Tu che emergi pienamente, silenziosa, sguardo fisso, riflettendo sulle materie che più ami,
Notte, sonno, morte e le stelle.
venerdì 5 novembre 2010
Il punto della situazione - il sequel !
Se qualcuno sta pensando che sono a corto d’idee… evidentemente ha un’ottima memoria, perché io stesso ho ammesso che quando faccio “il punto della situazione” significa che non so proprio cosa postare.
In effetti “fare il punto” serve anche a autoconvincermi che, siccome sto scrivendo qualcosa e lo dichiaro addirittura pubblicamente, devo andare avanti ad ogni costo e non arenarmi.
Qualcosa di concluso già esiste. Ho ultimato il racconto ucronico per il concorso di Alex, e glielo ho inviato. Inoltre, ho praticamente terminato la revisione di un altro racconto un po’ inusuale per me, una narrazione sentimentale ambientata nel XVIII secolo, ma in cui l’elemento storico non è poi così importante. Probabilmente la metterò on line entro qualche giorno, o forse la pubblicherò a puntate sul blog se la crisi di idee persiste ;-)
Sto iniziando inoltre una revisione più complessa, quella de “L’ultimo libro del Maestro”. Da un lato posso contare sull’editing di Tim, che ringrazio sentitamente per avermi pazientemente annotato tutte le cose che non "filano", dall’altro devo evidentemente riscrivere alcune parti, soprattutto il finale. Non sarà una cosa tanto rapida.
Infine i progetti futuri.
Ho iniziato a scrivere i primi capitoli di un romanzo di fantascienza sociologica ambientato nel futuro, ma qui non posso porre alcuna scadenza. Ci potrebbero volere mesi e mesi.
E poi sono tentato dall’idea di “tradurre” un'altra novella di Hiroshi Miura, l’immaginario scrittore giapponese autore del “Romanzo sensazionale”. Ho qualche idea per la testa, ma solo in embrione. Niente di scritto per il momento.
Che ne dite, può bastare?
In effetti “fare il punto” serve anche a autoconvincermi che, siccome sto scrivendo qualcosa e lo dichiaro addirittura pubblicamente, devo andare avanti ad ogni costo e non arenarmi.
Qualcosa di concluso già esiste. Ho ultimato il racconto ucronico per il concorso di Alex, e glielo ho inviato. Inoltre, ho praticamente terminato la revisione di un altro racconto un po’ inusuale per me, una narrazione sentimentale ambientata nel XVIII secolo, ma in cui l’elemento storico non è poi così importante. Probabilmente la metterò on line entro qualche giorno, o forse la pubblicherò a puntate sul blog se la crisi di idee persiste ;-)
Sto iniziando inoltre una revisione più complessa, quella de “L’ultimo libro del Maestro”. Da un lato posso contare sull’editing di Tim, che ringrazio sentitamente per avermi pazientemente annotato tutte le cose che non "filano", dall’altro devo evidentemente riscrivere alcune parti, soprattutto il finale. Non sarà una cosa tanto rapida.
Infine i progetti futuri.
Ho iniziato a scrivere i primi capitoli di un romanzo di fantascienza sociologica ambientato nel futuro, ma qui non posso porre alcuna scadenza. Ci potrebbero volere mesi e mesi.
E poi sono tentato dall’idea di “tradurre” un'altra novella di Hiroshi Miura, l’immaginario scrittore giapponese autore del “Romanzo sensazionale”. Ho qualche idea per la testa, ma solo in embrione. Niente di scritto per il momento.
Che ne dite, può bastare?
mercoledì 3 novembre 2010
Le note del guanciale
Visto il mio patologico interesse per la cultura giapponese, e la congenita propensione a leggere cose strane (non è vero, Mirco?), era inevitabile che finissi col comprare “Le note del guanciale” di Sei Shonagon, sorta di diario semi-privato di una dama di corte del X secolo d.c.
Niente di apparentemente più lontano dai nostri giorni, sia in termini cronologici che culturali.
Eppure, sebbene possa sembrare assurdo ho come l’impressione di esplorare un… blog.
Nel raffinato e ozioso mondo dei cortigiani di Heian (l’antica capitale del Giappone) questi “diari” erano - a quanto sembra - un passatempo diffuso. Erano privati ma non troppo, nel senso che quasi certamente venivano fatti leggere ad altre persone della corte (più o meno come i post dei nostri blog), quindi il contenuto era "preparato" in modo da poter essere apprezzato da un lettore. Inoltre, procedevano senza un filo logico. Così, la dama che si nasconde dietro il nome di Sei Shonagon magari racconta un episodio curioso capitato a corte. Poi in un’altra pagina invece si lancia in una poetica descrizione dei momenti più belli della giornata a seconda delle stagioni. In quella successiva si mette a fare delle liste… Sì, proprio delle liste! Come facciamo noi sui blog? “I 5 film che mi sono piaciuti di più”, oppure “I 10 capi d’abbigliamento che non indosserei mai”. Sei Shonagon elenca “cose fastidiose”, o “cose armoniose”, ma con la massima leggerezza (ad esempio, tra le cose fastidiose inserisce il fatto di accorgersi che un paio di parole scritte su una lettera non andavano bene, ma solo dopo che la lettera in questione è stata ormai consegnata al destinatario).
La trovo una lettura piacevolmente frivola ma al tempo stesso intrigante. Aiuta a calarsi in un’antica corte imperiale, tra giovani cortigiane con un notevole grado di libertà individuale, quasi paragonabile a quello delle ragazze di oggi. C'é il fascino del documento storico e la profonda umanità di situazioni e sensazioni che potrebbero essere attuali (i cortigiani al tempio per la funzione religiosa, che seguono poco il sermone e invece cercano di scorgere le donne più interessanti all'interno dei loro palanchini, gli amanti che si incontrano segretamente durante la notte...)
E poi non necessita di continuità, si può leggere a sbalzi, pochi minuti al giorno… esattamente come un blog!
Insomma, è proprio vero che tutto ciò che possiamo immaginare forse già esisteva prima di noi.
Annotazione finale: fa il paio con un post di Alex, e riguarda il prezzo. Anche se conosco abbastanza bene l’inglese avrei preferito leggerlo nella mia lingua madre, salvo scoprire che una selezione italiana delle “Note” è presente nei cataloghi librari nazionali al modico prezzo di 21 euro (peraltro scontato, perché il prezzo di copertina sarebbe 28 euro).
Ho cercato su libraccio.it, ma non esisteva una copia usata. Allora mi sono rivolto ad amazon… In cinque minuti ho reperito una copia usata “state: good” (praticamente nuova, pagine in perfette condizioni) e ho comprato “The Pillow Book of Sei Shonagon” edito dalla Penguin al prezzo di 6,25 euro, spese di spedizione incluse!
Seguendo lo stile diaristico di questa dama giapponese mi viene da concludere:
“Cose piacevoli: mantenere l’abitudine a leggere in inglese risparmiando 14 euro” ;-)
Niente di apparentemente più lontano dai nostri giorni, sia in termini cronologici che culturali.
Eppure, sebbene possa sembrare assurdo ho come l’impressione di esplorare un… blog.
Nel raffinato e ozioso mondo dei cortigiani di Heian (l’antica capitale del Giappone) questi “diari” erano - a quanto sembra - un passatempo diffuso. Erano privati ma non troppo, nel senso che quasi certamente venivano fatti leggere ad altre persone della corte (più o meno come i post dei nostri blog), quindi il contenuto era "preparato" in modo da poter essere apprezzato da un lettore. Inoltre, procedevano senza un filo logico. Così, la dama che si nasconde dietro il nome di Sei Shonagon magari racconta un episodio curioso capitato a corte. Poi in un’altra pagina invece si lancia in una poetica descrizione dei momenti più belli della giornata a seconda delle stagioni. In quella successiva si mette a fare delle liste… Sì, proprio delle liste! Come facciamo noi sui blog? “I 5 film che mi sono piaciuti di più”, oppure “I 10 capi d’abbigliamento che non indosserei mai”. Sei Shonagon elenca “cose fastidiose”, o “cose armoniose”, ma con la massima leggerezza (ad esempio, tra le cose fastidiose inserisce il fatto di accorgersi che un paio di parole scritte su una lettera non andavano bene, ma solo dopo che la lettera in questione è stata ormai consegnata al destinatario).
La trovo una lettura piacevolmente frivola ma al tempo stesso intrigante. Aiuta a calarsi in un’antica corte imperiale, tra giovani cortigiane con un notevole grado di libertà individuale, quasi paragonabile a quello delle ragazze di oggi. C'é il fascino del documento storico e la profonda umanità di situazioni e sensazioni che potrebbero essere attuali (i cortigiani al tempio per la funzione religiosa, che seguono poco il sermone e invece cercano di scorgere le donne più interessanti all'interno dei loro palanchini, gli amanti che si incontrano segretamente durante la notte...)
E poi non necessita di continuità, si può leggere a sbalzi, pochi minuti al giorno… esattamente come un blog!
Insomma, è proprio vero che tutto ciò che possiamo immaginare forse già esisteva prima di noi.
Annotazione finale: fa il paio con un post di Alex, e riguarda il prezzo. Anche se conosco abbastanza bene l’inglese avrei preferito leggerlo nella mia lingua madre, salvo scoprire che una selezione italiana delle “Note” è presente nei cataloghi librari nazionali al modico prezzo di 21 euro (peraltro scontato, perché il prezzo di copertina sarebbe 28 euro).
Ho cercato su libraccio.it, ma non esisteva una copia usata. Allora mi sono rivolto ad amazon… In cinque minuti ho reperito una copia usata “state: good” (praticamente nuova, pagine in perfette condizioni) e ho comprato “The Pillow Book of Sei Shonagon” edito dalla Penguin al prezzo di 6,25 euro, spese di spedizione incluse!
Seguendo lo stile diaristico di questa dama giapponese mi viene da concludere:
“Cose piacevoli: mantenere l’abitudine a leggere in inglese risparmiando 14 euro” ;-)
lunedì 1 novembre 2010
La parte manuale della creazione di un libro
In un vecchio post avevo accennato al fatto che alcuni miei libri li ho “creati” anche nel senso materiale della parola. Stampati e rilegati con copertina di cartone.
Non è difficile. Bisogna solo armarsi di taglierina e avere la pazienza di smezzare un po’ di fogli A4 in modo preciso e senza strappi, controllare costantemente l'alimentatore della stampante perché la funzione fronte/retro coi fogli formato A5 crea spesso degli inceppamenti, assicurarsi che le pagine così ottenute siano nell’ordine giusto, compattarle in modo che il blocco dei fogli risulti perfettamente liscio (soprattutto sul lato sinistro che costituirà il dorso del libro), tenere fermo il blocco con l’aiuto di una pressa, spalmare colla abbondante sul lato sinistro, e dopo che si è asciugata fare una serie di incisioni con la taglierina su cui inserire dei pezzetti di filo. Basta una seconda passata di colla, un cartoncino bristol poco più grande di un foglio A4 su cui è stata disegnata (meglio ancora stampata) la copertina al punto giusto, si ripiega in modo da adattarlo al blocco dei fogli ormai rilegati, e il libro fatto in casa è pronto.
Può sembrare stupido, ma compiere questa semplice operazione (che comunque richiede qualche ora di lavoro) mi ha sempre dato soddisfazione. Anzi, ogni tanto mi viene voglia di rifarlo. In fondo a me i libri piacciono anche come oggetto materiale, e non solo per i loro contenuti.
Non è difficile. Bisogna solo armarsi di taglierina e avere la pazienza di smezzare un po’ di fogli A4 in modo preciso e senza strappi, controllare costantemente l'alimentatore della stampante perché la funzione fronte/retro coi fogli formato A5 crea spesso degli inceppamenti, assicurarsi che le pagine così ottenute siano nell’ordine giusto, compattarle in modo che il blocco dei fogli risulti perfettamente liscio (soprattutto sul lato sinistro che costituirà il dorso del libro), tenere fermo il blocco con l’aiuto di una pressa, spalmare colla abbondante sul lato sinistro, e dopo che si è asciugata fare una serie di incisioni con la taglierina su cui inserire dei pezzetti di filo. Basta una seconda passata di colla, un cartoncino bristol poco più grande di un foglio A4 su cui è stata disegnata (meglio ancora stampata) la copertina al punto giusto, si ripiega in modo da adattarlo al blocco dei fogli ormai rilegati, e il libro fatto in casa è pronto.
Può sembrare stupido, ma compiere questa semplice operazione (che comunque richiede qualche ora di lavoro) mi ha sempre dato soddisfazione. Anzi, ogni tanto mi viene voglia di rifarlo. In fondo a me i libri piacciono anche come oggetto materiale, e non solo per i loro contenuti.
Iscriviti a:
Post (Atom)