Esistono i mostri sacri della letteratura, decretati tali dai critici e dalle opinioni favorevoli degli addetti ai lavori.
Non necessariamente piacciono anche ai lettori, o almeno non a tutti. L'apprezzamento di uno stile narrativo é un fattore estremamente soggettivo (come qualunque altra cosa :-), e la maggior parte di noi "utenti finali" dell'opera letteraria non dispone del necessario background culturale per poterla valutare "oggettivamente" (parola grossa quando si parla di scrittura e arte in genere, ma questo é un altro discorso).
Comunque, la cosa curiosa é quando un mostro sacro viene criticato da un suo pari.
William Shakespeare è sicuramente odiato da tantissimi studenti inglesi, così come Manzoni é detestato da migliaia di studenti italiani. Ma quando a trovare difetti nelle opere di Shakespeare (anche quelle ritenute capolavori) é George Bernard Shaw (1856-1950), premio Nobel per la Letteratura nel 1925 e premio Oscar per la miglior sceneggiatura cinematografica nel 1938, la cosa diventa intrigante. Come nascono questi scontri fra giganti (anche postumi, come quello citato)? Cosa spinge due grandi della letteratura a criticarsi reciprocamente? Possono subentrare questioni ideologiche e antipatie personali, o tutto é davvero legato all'impressione che il rivale - classico o contemporaneo che sia - goda di una stima eccessiva rispetto ai suoi meriti effettivi?
I casi di questo genere sono molti nella storia della letteratura.
Nel XVIII secolo Voltaire non sopportava le opere di Blaise Pascal (vissuto circa cento anni prima), che a sua volta non apprezzava i saggi di Montaigne (secolo precedente al suo).
Parlando invece di schermaglie fra autori che hanno potuto confrontarsi anche faccia a faccia poiché viventi nella stessa epoca, é noto che l'autore di romanzi polizieschi Raymond Chandler non sopportava lo stile dei gialli di Agatha Christie e Conan Doyle.
Ecco, é una questione che mi ha sempre interessato. Quanto meno perché fa pensare che sia sempre legittimo criticare, anche quando si parla di giganti apparentemente intoccabili del grande universo letterario.
E cosa dire di Hemingway che ha criticato un po' tutti i suoi contemporanei: memorabili sono le sue questioni con Faulkner
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