lunedì 26 marzo 2012

Vapore 1910 - parte sette

7
“Io vorrei capire chi potrebbe avere interesse a incastrarti”, gli chiese Deverò.
“Nessuno” rispose Guglielmo. “Celzani aveva parecchi nemici grazie ai suoi metodi, probabilmente uno di loro ha voluto eliminarlo e ha sfruttato la rissa di ieri per far ricadere la colpa su un altro. Gli sono servito esclusivamente come vittima sacrificale da far condannare al suo posto, nessuna vendetta personale”.
“Ne sei sicuro? E se invece fosse il contrario? Se qualcuno avesse ucciso Celzani non per uccidere Celzani ma solo per incastrare te?”
“Oh, andiamo! Mi dai troppa importanza. Nessuno si scomoderebbe a tal punto solo per farmi incarcerare. Non merito una simile considerazione: non sono un principe ereditario da togliere di mezzo per favorire la successione al trono di un ramo cadetto della famiglia reale”.
Malgrado la situazione Guglielmo riusciva a mantenere una impressionante freddezza. Era rassegnato a finire in carcere e a essere additato come brutale omicida. Ma l’onore del suo amante e della sua famiglia sarebbero stati salvi, e questa consapevolezza gli dava sollievo, anzi, gli faceva quasi provare la sensazione di compiere un nobile sacrificio che lo avrebbe elevato al di sopra dei comuni mortali, qualcosa di simile all’estasi di un santo prima di essere martirizzato.
“C’è un’altra cosa strana”, continuò Alfredo riconducendo l’amico alla pragmatica realtà dei fatti materiali. “Suppongo che i tuoi incontri con…”
“Il mio amante” lo tolse dall’imbarazzo Guglielmo.
“Ecco, presumo siano assai riservati”.
“Certamente. Lui è un personaggio noto, e al pari mio è stato comunque vittima di qualche illazione… Se si sapesse in giro che ci conosciamo, e talvolta ci incontriamo, molti farebbero automaticamente due più due e per lui sarebbe un problema. A differenza tua, lui ha una reputazione da difendere” concluse Guglielmo ironizzando sul totale disinteresse di Deverò verso la cosiddetta opinione pubblica.
“Ma se vi vedete clandestinamente, in teoria nessuno poteva sapere della vostra réunion di ieri sera. Presumendo che davvero ci sia stato un complotto per incastrarti, è ovvio che hanno scelto la data giusta per metterti nell’impossibilità di avere un alibi. Una strategia mirata, per capirci. Perciò chi ha ucciso Celzani presumibilmente sapeva tutto. È possibile che il tuo… amante abbia rivelato confidenzialmente a qualcuno le date dei vostri…?”
“No”, lo interruppe deciso Clapasson. “Sono sicuro della sua prudenza su questo argomento”.
“Neppure qualche famigliare” ipotizzò Alfredo “che magari voleva porre fine alla vostra scomoda storia separandovi tramite la tua detenzione?”
“Non ha questi problemi” precisò Guglielmo. “Sua madre è morta alcuni anni fa, mentre il padre si è risposato con una donna francese e ora vive a Lione insieme alla figlia femmina”. Sorrise per un attimo e poi aggiunse: “Praticamente ti ho appena fatto capire chi è la persona in questione”.
Deverò annuì. “In effetti, per quel poco che lo conosco, ha l’aria di chi non rivelerebbe nulla a nessuno, figurarsi una cosa tanto delicata. Tutti lo definiscono come un uomo estremamente riservato e persino un po’ solitario, in contrasto con le abitudini tipiche dei parlamentari”.
Guglielmo Clapasson chinò la testa con un cenno di conferma. Poi, assumendo la stessa aria rassegnata di poco prima, disse: “Sapere che lui sta bene mi renderà meno sgradevole la detenzione”.
Deverò non commentò. Era assorto e rifletteva. Disponeva di una lucidità e un senso della logica straordinari, ma li utilizzava solo in casi particolari, preferendo normalmente occuparsi di materie frivole. Questa situazione però non lo era affatto, e doveva assolutamente ponderarla a fondo con tutta la profondità della sua mente.
“Non ti chiedo di coinvolgere il tuo amico. Ti propongo però un’alternativa: facciamo arrestare il vero assassino. Tu rimani libero e puoi continuare a vivere la tua vita”.
“Ti dirò, questa opzione l’avevo considerata prima ancora che tu me la proponessi” replicò Clapasson con un tono di voce ironico ma anche un po’ amaro. “Peccato per quel piccolissimo dettaglio di non avere la benché minima idea di chi possa essere l’omicida…”
“Io invece penso di saperlo”, precisò Alfredo.
Guglielmo Clapasson divenne serio, più di quanto lo fosse stato mentre si immaginava recluso presso Le Nuove regie carceri di Torino.”Davvero hai fondati sospetti su chi abbia ucciso Celzani?”
Alfredo Maria Deverò, Conte di Bussoleno, si fece a sua volta serio. Ciò lo rendeva innaturale poiché il suo volto non sembrava adatto agli atteggiamenti gravi. Era inimmaginabile senza l’usuale sorriso leggero e gli occhi spensierati che sembravano vagare liberamente alla ricerca casuale di ogni possibile forma di bellezza.
“Da quanto ho avuto modo di vedere” iniziò a parlare, “mi pare evidente che esiste un solo possibile colpevole…”
(continua)

2 commenti:

  1. Finalmente ho letto "Miura Hiroshi", è stato molto interessante!

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  2. Grazie Titti, ho letto i tuoi suggerimenti, davvero utilissimi :-)

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