martedì 12 aprile 2011

Il miglior giudice

Una discussione sul blog di Temistocle mi ha ispirato questo post, relativo alla percezione dell’autore sui propri scritti.
Come spiegavo all’amico Tim, a me è successo più volte di considerare certi miei racconti come particolarmente riusciti e significativi, accorgendomi però che non suscitavano particolari reazioni in chi li leggeva. Per contro, altre narrazioni che consideravo poco più di un esercizio di scrittura sono state pubblicamente lodate senza neppure attendere che io chiedessi un'opinione.
Morale: è possibile che uno scribacchino / scrittore non sappia percepire la buona o cattiva riuscita dei suoi lavori?

8 commenti:

  1. Grazie per la citazione. Faccio solo due osservazioni: la prima è che, probabilmente, è una questione di 'trasmissione', cioé a volte ci sembra di non aver espresso al meglio certe cose e invece il lettore ha lo sguardo più lungo del nostro (o è meno ipercritico) e coglie la situazione voluta. La seconda è che al lettore piace 'quello' stile o 'quel' contenuto che magari non fanno proprio parte delle nostre corde ma che abbiamo ugualmente messo lì. Penso ci siano tantissimi scrittori (quelli 'che pubblicano') che hanno approfittato della cosa e abbiano cominciato a pubblicare solo quello che vuole il lettore.
    Temistocle

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  2. Capisco. E succede anche nel mio campo: quando presentiamo al cliente due o tre proposte per lo stesso lavoro, quasi invariabilmente questo sceglie quella che a me sembrava la più zoppicante, la più debole, quella raffazzonata e assemblata in tutta fretta tanto "per fare numero".
    Dev'esserci qualcosa, in quello che facciam e come la facciamo, che ci fa sfuggire una visione alternativa, quella che spesso si rivela essere proprio quella di ch guarda.
    E valuta.

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  3. Come cantava un noto artista italiano: Ogni scarrafone è bello a mamma sua.
    Il problema è che il mondo è vario e, ogni individuo ha un metro di giudizio molto diverso da quello che possiamo immaginare.
    Ricordo ancora che, in 31 Ottobre, molti hanno visto citazioni/omaggi che io, scrivendolo, non avevo minimamente considerato. Qui sta il bello della narrativa.
    L'autore, con i suoi scritti, trasmette il suo pensiero e non solo quello. A volte riesce ad accendere delle lampadine nel lettore, che neppure immaginava esistessero.
    L'autore comunica. Ma anche lo scritto, da solo, è capace di comunicare. ^^

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  4. Succede, cose che considero magnifiche a volte sono considerate meno di zero. Ma fa parte della soggettività... è una faccenda che non mi preoccupa.

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  5. Concordo in pieno con Gloutchov... le cose, un libro, un quadro, ci colpiscono perché ci "parlano" e magari quello che parla a te non parla a me e viceversa!! :)

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  6. Insomma, è una cosa quasi normale a quanto sembra.

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  7. Più che probabile, specialmente quando si è ancora meno scafati, meno esperti.
    I miei primi lavori mi sembrano capolavori di perfezione. Riletti ora meritano solo il rogo (la benzina la porto io).

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