Le
nature morte sono uno dei soggetti più tipici della pittura. Hanno il vantaggio di poter essere create in studio - o addirittura a casa - con relativa facilità: è sufficiente un tavolo sul quale arrangiare gli elementi che comporranno la tela, non servono né modelli da pagare né condizioni atmosferiche favorevoli per la luce. Inoltre sono soggetti generalmente apprezzati da tutti, quindi con ampio mercato per la vendita.
L'ascesa delle nature morte come genere è iniziata nel Rinascimento, dapprima create in forma di piccole allegorie, poi semplicemente come opere decorative.
La messa in scena artistica di selvaggina e primizie è uno dei temi preferiti, che peraltro ha una storia molto più antica. Tra gli egiziani, e soprattutto fra i romani, era considerato di buon auspicio decorare la propria casa con immagini di frutta e carne, un augurio di abbondanza e un omaggio visivo per i commensali. Nelle
domus di Pompei sono abbastanza frequenti affreschi che noi definiremmo "nature morte" (i romani li chiamavano
xenia, parola greca che indica il concetto di ospitalità e convivialità).
L'uso di soggetti quali fiori, frutti, selvaggina (ma anche libri, strumenti e altri oggetti inanimati) si sviluppò soprattutto nell'Europa del Nord, inizialmente come decorazione di tele di argomento religioso, poi come genere a se stante. L'elemento metaforico emerge grazie a delle simbologie che risultano comprensibili a chi ammira il quadro.
In questa opera di Pieter Claesz (1598-1661) è sin troppo evidente quale sia il messaggio implicito dell'immagine...
Nella natura morta del suo connazionale Laurens Craen (1620-1670) il messaggio è opposto: un elogio della vita e dei piaceri terreni. Lo si capisce dalla prosperità della tavola, dalla lussuosa presenza di uva e agrumi (non così diffusi in Olanda) e dai calici per gli alcolici semivuoti che lasciano intendere l'ebbrezza dai commensali; ma soprattutto dall'ostrica aperta in basso. É una simbologia che passa inosservata per i non-iniziati, ma sappiate che nella semantica figurativa di quell'epoca, ebbene, un'ostrica aperta simboleggiava... una donna che si concede.
Oltre ai vantaggi compositivi già citati, la natura morta ha l'ulteriore vantaggio di poter essere utilizzata per mettere in mostra i particolari virtuosismi stilistici del pittore che la esegue. Nelle due tele già viste si nota ad esempio come nella prima vi sia un uso notevole del contrasto luce/ombra, mentre nella seconda c'è una bellissima luminosità. Il pittore - pure lui olandese - Samuel Dirksz van Hoogstraten (1627-1678) aveva un gran talento per il
trompe l'oeuil, e si divertiva a creare nature morte che rappresentavano gli interni di borsoni con lacci per bloccare gli effetti personali... Praticamente ritraeva valigie dell'epoca.
Ho mostrato solo pittori olandesi sinora, ma l'orgoglio patriottico mi spinge a rammentare che anche celebri artisti italiani come il Caravaggio hanno dipinto nature morte di grande effetto. Qui però voglio cogliere l'occasione per dare spazio a una delle pochissime pittrici italiane di epoca non moderna.
Come saprete purtroppo nei secoli scorsi le donne erano escluse da tante cose, compreso lo studio dell'arte. Ma Fede Galizia (1578-1630) era figlia di un pittore ed ebbe modo di apprendere da lui i segreti dei colori a olio. I suoi quadri più celebri sono proprio le nature morte, per le quali aveva un talento eccezionale.
In tempi più recenti le nature morte sono state coinvolte nel processo di rinnovamento della pittura, nel senso che rispecchiano le evoluzioni stilistiche dell'arte moderna e le attitudini dell'autore.
Ad esempio, il nostro Giorgio Morandi (1890-1964) ha dipinto quasi esclusivamente nature morte composte con bottiglie e altri recipienti per liquidi. Tuttavia la sua opera viene spesso associata al movimento dei metafisici come De Chirico e Carrà, poiché le sue bottiglie sembrano voler trasmettere una sensazione di straniamento e alienazione.
Il pittore francese Fernand Léger (1881-1955) è stato uno sperimentatore delle nuove correnti di inizio novecento, in particolare cubismo e astrattismo, cosicché la sua "Natura morta con un boccale di birra" sembra strizzare l'occhio ai quadri di Picasso e Braque:
Il visionario surrealista spagnolo Salvador Dalì (1904-1989) ha addirittura scherzato sul nome di questo tema pittorico ricorrente dipingendo una "Natura morta
viva" in cui gli oggetti inanimati sulla tavola iniziano a muoversi come se avessero preso vita:
Insomma, le nature morte pur essendo così apparentemente semplici possono però fornire degli spunti originali all'artista che decide di cimentarvisi.